L’attività investigativa trae origine da una verifica fiscale eseguita dai finanzieri del Gruppo di Parma nei confronti di una società attiva nel settore dei lavori di meccanica generale (nell’ambito della cosiddetta food machinery) sia sul territorio nazionale che all’estero.
Gli accertamenti sono stati da subito estesi a dieci società fornitrici allo scopo di ricostruire i rapporti commerciali con la committente per verificare la genuinità dei contratti d’appalto di manodopera in essere.
La ricostruzione investigativa eseguita dalle Fiamme Gialle avrebbe evidenziato l’esistenza di un meccanismo fraudolento che sarebbe stato realizzato dalla committente con il ricorso a contratti d’appalto non genuini stante l’assenza, in capo a tre imprese appaltatrici, intestate a prestanome e a soggetti irreperibili, di quegli elementi sintomatici della genuinità degli appalti, ovvero:
- organizzazione dei mezzi, in relazione alle esigenze dell’opera o del servizio dedotti in contratto;
- potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizzati nell’appalto;
- assunzione del rischio d’impresa.
A titolo esemplificativo, i formali intestatari delle tre imprese appaltatrici non conoscevano le condizioni e le modalità di esecuzione del contratto, il costo orario della manodopera e la localizzazione dei cantieri ove i propri lavoratori avrebbero lavorato per la committente.
L’ingerenza della committente sarebbe emersa anche dalla circostanza che il personale della stessa avrebbe impartito direttamente le direttive ai lavoratori formalmente assunti dai tre fornitori.
Secondo l’ipotesi d’accusa, tale meccanismo fraudolento avrebbe prodotto vantaggiosi effetti fiscali per la committente consistenti in detrazioni dell’IVA delle fatture ricevute dagli appaltatori, deduzione dei costi anche ai fini IRAP essendo qualificati quali costi per servizi e trasferimento di fatto del debito IVA alle società appaltatrici collegate, alle quali con separate attività amministrative sono state già contestate condotte di omesso versamento di IVA per gli anni dal 2019 al 2022.
Ciò avrebbe comportato, altresì, un vantaggio competitivo per la committente, consentendole di praticare alle imprese clienti condizioni economiche più favorevoli rispetto ai concorrenti.
I reati a vario titolo contestati sono l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti (artt. 2 e 8 D.Lgs. 74/2000), con la complessiva rilevazione di un’IVA evasa per € 545.440,00 a fronte di fatture soggettivamente inesistenti di importo totale pari a € 3.024.716,00.
Sulla base di tali presupposti, i finanzieri hanno anche constatato l’irregolare somministrazione di lavoro per n. 48 dipendenti, elevando nei confronti della committente e delle tre imprese fornitrici sanzioni amministrative per complessivi € 248.240,00.
Giova evidenziare che successivamente all’avvio delle attività ispettive e prima che i verificatori procedessero alla constatazione delle violazioni, la società committente, per tutti gli anni d’imposta ispezionati, si è avvalsa dell’istituto deflattivo del “ravvedimento speciale” e, sotto il profilo amministrativo fiscale, ha regolarizzato la propria posizione riconoscendo all’Erario un importo totale di € 708.502,00, composto da IVA per € 545.440,00 ed IRAP per € 89.472,00, allo stato versato per un importo superiore alla metà.
Con il presente comunicato si intendono sottolineare, in definitiva, i seguenti aspetti che denotano la particolare rilevanza pubblica dei fatti:
- in primo luogo, la diffusione sul territorio di questa Provincia della fenomenologia dell’illecita somministrazione di manodopera che provoca una concorrenza sleale nei confronti delle imprese che si attengono alla normativa di settore, minori entrate per lo Stato e minori tutele per i lavoratori irregolari occupati;
- in secondo luogo, la complessità del meccanismo fraudolento concepito e realizzato mediante l’impiego di ben 48 lavoratori dipendenti;
- in terzo luogo, l’ammontare certamente rilevante del sistema di frode fiscale posto in essere che riguarda complessivamente fatture per € 3.024.716,00 e un’imposta evasa pari a € 708.502,00.
Per gli indagati e le rispettive difese è previsto un termine di venti giorni per chiedere di essere sentiti, articolare mezzi istruttori e comunque esporre le proprie deduzioni difensive.