“ Oggi (ieri per chi legge, ndr) è avvenuta la celebrazione collettiva di un uomo di grande valore che ha combattuto la mafia mediante le istituzioni, istituzioni che, lui per primo, ha sempre combattuto pretendendo che fossero trasparenti”.
Ha continuato Schifani: “ La mafia non va sottovalutata, va combattuta senza se e senza ma, perché si infiltra. Non è di destra né di sinistra. Il contrasto del mio governo alla criminalità organizzata sarà massimo e avverrà attraverso una verifica attenta degli appalti e di tutto quanto attiene all’utilizzazione dei fondi pubblici”.
Tornando indietro con la memoria, a quei primi mesi, la cosiddetta epoca del riflusso, il 1980 fu segnato oltre che dalla morte del leader socialista Pietro Nenni proprio dall’omicidio del fratello dell’attuale inquilino del Quirinale; inizialmente si pensò ad un delitto politico perpetrato dai terroristi.
Quando la notizia del delitto era già nota, alle 14.55 all’agenzia ANSA, arrivò una chiamata. Il redattore che la raccolse riferì di aver udito la voce di un uomo che spiegava come il delitto Mattarella fosse opera dei “ Nuclei fascisti rivoluzionari” i quali rivendicavano l’uccisione del politico democristiano in onore delle vittime di via Acca Larenzia dove persero la vita due militanti del Msi, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta.
In quell’occasione venne messo in scena lo stesso copione dell’omicidio del segretario della DC Michele Reina quando sedicenti emissari di “ Prima Linea” rivendicarono l’attentato.
Nato a Castellamare del Golfo Mattarella diede inizio alla sua vita politica negli ambienti dell’azione cattolica dove ricoprì incarichi importantissimi. Durante gli anni ’60 Mattarella divenne prima consigliere comunale e la sua ascesa verso Palazzo delle Aquile venne accompagnata da furibonde polemiche da parte dei comunisti.
Nel 1967 divenne deputato regionale mentre quattro anni dopo assessore al Bilancio. Di quel settore specifico fu responsabile fino ad un anno cruciale anche per Bologna ossia il 1977 ( anno dell’ultimo Governo a guida Bonfiglio).
Nel corso di anni in cui le giunte di Palazzo D’Orleans erano tempestate di accuse e scandali e di malgoverno Mattarella rimase immune da contestazioni e denunce tanto che arrivò a guadagnarsi la fama di essere un “democristiano diverso”. A lui, legato al suo Maestro Aldo Moro, toccò presiedere il primo Governo regionale, nel 1978, nato da un accordo con il Pci.
Piersanti Mattarella, con la rettitudine morale ed etica che lo contraddistingueva, perseverò nella sua lotta contro le scorie della mala politica che non facevano altro che allungare ombre opache ed oscure su più di un assessorato. Promosse l’indagine amministrativa sull’operato dell’assessore regionale ai lavori pubblici dell’epoca accusato di aver favorito per gli appalti sempre le solite imprese. In apertura dell’articolo Renato Schifani ha promesso che la sua giunta procederà ad una revisione puntuale degli appalti e proprio su questa questione era in programmazione una legge che dava parecchio fastidio. Oltre a fare piazza pulita delle imprese fittizie erano previste norme più severe relativamente all’affidamento dei lavori e le cooperative edilizie erano vincolate dall’obbligo della gara d’appalto escludendo la trattativa privata. Questo metodo costituiva una minaccia per troppi interessi, quell’appartenente alla corrente di sinistra della “ Balena bianca” andava “spento”.
E così, purtroppo, avvenne.