Giovedì, 13 Ottobre 2022 11:23

GDF. Imprenditori e un commercialista nel mirino delle fiamme gialle. (Video) In evidenza

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Operazione di contrasto a bancarotta fraudolenta tra Parma e Reggio Emilia

Parma, 12 ottobre 2022 - Nella giornata di ieri i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Parma hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e contestuale decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Parma, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di imprenditori, un professionista e numerose società, per le ipotesi di reato di   associazione per delinquere finalizzata a commettere delitti di bancarotta fraudolenta, insolvenza fraudolenta, truffa, autoriciclaggio, omessa dichiarazione fiscale e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.   

Con l’ordinanza sono state disposte 3 misure cautelari personali in carcere nei confronti dei fratelli Vetere Antonio (classe 1956) e Vetere Marcello (classe 1968) nonché dell’Avvocato Antonio Dimichele del foro di Parma, ritenuti dal GIP, i primi due, capi e promotori di un’associazione per delinquere e, il terzo, stabile partecipe della stessa con una molteplicità di condotte (redazione di contratti di vendita da una società all’altra; predisposizione e produzione in giudizio di fittizi accordi contrattuali tra società finalizzati a sottrarre garanzie; predisposizione di contratti di vendita di beni per neutralizzare le attività delle curatele; contributo alla stesura di atti finalizzati alla dissipazione di beni aziendali).

Con il decreto è stato disposto il sequestro preventivo impeditivo di:

  • un centro sportivo (piscine e palestra) ubicato a Parma denominato “Aqualena” e relative attrezzature del valore complessivo di circa € 3.500.000,00;
  • due rami d’azienda connessi alla gestione di un hotel con sede a Parma (Hotel City Parma) e di un’impresa di manutenzione meccanica;
  • quote di partecipazione al capitale sociale di nr. 26 società intestate ai principali quattro indagati;  somme di denaro pari a circa € 4.900.000,00 che sarebbero state distratte da fallimenti di diverse società.

Con il richiamato decreto è stato altresì disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di € 2.762.815,98, pari all’ammontare delle imposte complessivamente evase e del profitto del reato di autoriciclaggio, da eseguire nei confronti di tre società e, in alternativa, per equivalente su beni mobili, immobili e disponibilità liquide dei principali indagati.

Per la gestione dei citati beni è stato nominato un amministratore giudiziario.

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Le attività di polizia giudiziaria, dirette dalla Procura della Repubblica di Parma e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Parma, hanno riguardato la gestione negli anni di un complesso sportivo ubicato a Parma. 

In particolare, le indagini hanno consentito di ipotizzare la sussistenza di un sodalizio delinquenziale connotato da un vincolo associativo stabile, dall’indeterminatezza del programma criminoso e da un’organizzazione strutturale di uomini e mezzi, con al vertice n. tre soggetti, quali promotori e organizzatori, che avrebbero realizzato un programma criminoso volto a lucrare il massimo profitto dal centro sportivo, omettendo di onorare i debiti verso i fornitori e l’Erario e contestualmente evitando che il compendio aziendale potesse essere aggredito dai creditori, riversando i costi gestionali e fiscali dell’esercizio dell’impresa su società ed associazioni “satelliti”, intestate a meri prestanome, destinate al fallimento e svuotate per tempo di ogni bene.

In dettaglio, funzionali allo scopo dell’associazione per delinquere sarebbero risultati i reati di appropriazione indebita di svariati cespiti aziendali, la sottrazione di beni ai creditori anche mediante distrazioni o negozi simulati, il successivo riutilizzo degli stessi in attività economiche e l’evasione fiscale

Come riportato nel provvedimento del GIP, la strategia complessiva del gruppo criminale, espletata per quasi dieci anni, sarebbe stata finalizzata a non sostenere i costi per i beni che impiegava nelle attività economiche esercitate negli impianti sportivi e nelle strutture alberghiere, scaricandoli su altre persone giuridiche e sui prestanome. In tal modo, per il GIP, l’attività della consorteria criminosa avrebbe contaminato il tessuto economico locale con condotte predatorie e parassitarie ai danni di fornitori privati, oltre che dell’Erario e degli Enti pubblici. 

A titolo esemplificativo, secondo l’ipotesi accusatoria condivisa dal GIP, la prima società formalmente proprietaria del centro sportivo e titolare delle licenze, la UNISPORT srl, sarebbe stata depauperata in quanto da subito privata degli incassi derivanti dalla gestione della piscina e della palestra, che sarebbero stati incamerati da altre società riconducibili ai principali indagati e, prima del fallimento, sarebbe stata spogliata dell’unico bene di sua proprietà, ossia l’immobile sede del centro sportivo. 

In dettaglio, tale immobile, nell’anno 2017, sarebbe stato trasferito fraudolentemente a un’altra società riconducibile di fatto agli indagati (V.V.V. AQUALENA srl), senza alcun corrispettivo, in quanto il prezzo di cessione, pari a € 2.800.000,00, già sottostimato rispetto al valore iniziale del leasing di € 3.475.000,00, sarebbe stato corrisposto, in parte, con il riscatto del leasing e, per la quota residua, con l’applicazione di una penale a carico di UNISPORT srl per la mancata esecuzione di presunti lavori di ampliamento e migliorie.

La citata penale, priva di ogni valida ragione economica, sarebbe stata diretta a giustificare il mancato pagamento della restante somma di Euro 1.050.000,00, a danno dei creditori di UNISPORT srl.

Nell’ambito della descritta operazione di compravendita, stando all’ipotesi d’accusa, il professionista destinatario della misura cautelare in carcere avrebbe fornito un contributo essenziale, escogitando gli accorgimenti per dissimulare, dietro un’apparente correttezza formale, il mancato pagamento di larga parte del prezzo del cespite, nella consapevolezza che il fine dell’operazione era quello di far transitare l’immobile da una società all’altra senza un reale corrispettivo, ai danni della società venditrice e  (soprattutto) dei suoi creditori.  

  

Nel 2018, l’immobile sede del centro sportivo sarebbe stato ancora una volta distratto fraudolentemente mediante la cessione ad un’altra società costituita ad hoc, la HOUSE IMMOBILIARE srl, priva di alcun patrimonio e anch’essa riconducibile agli indagati, senza che la venditrice V.V.V. AQUALENA srl incamerasse alcun corrispettivo. Secondo l’ipotesi d’accusa, scopo degli indagati sarebbe stato sottrarre l’immobile ai creditori di V.V.V. AQUALENA srl e, in particolare, all’Erario, dopo che l’Agenzia delle Entrate aveva notificato avvisi di accertamento di illeciti tributari per € 580.000,00.    

Anche in tale operazione il ruolo del professionista indagato, che secondo il GIP sarebbe stato consapevole della finalità distrattiva perseguita con la cessione del bene, sarebbe consistito nel fornire indicazioni sul contenuto di una clausola, fittizia e fraudolenta, già adottata per la precedente compravendita.

Un’ulteriore contestazione di bancarotta fraudolenta per distrazione riguarda la società, amministrata di fatto dai principali indagati, deputata alla gestione di un hotel quattro stelle ubicato a Parma. Anche in questo caso, stando alla ricostruzione del GIP, l’intento degli indagati sarebbe stato quello di sottrarre l’attività produttiva alla procedura concorsuale alla quale era ineluttabilmente destinata la società, trasferendo il complesso aziendale a un’ulteriore società ad essi riconducibile e, in tal modo, continuando a percepirne gli introiti.

Agli indagati sono altresì contestate numerose distrazioni sia di attrezzature sportive di ingente valore che di somme di denaro, per complessivi € 4.900.000,00, trasferite dalle società portate al fallimento sui propri conti personali o di ulteriori società schermo.

Ulteriore contestazione nei confronti dei principali indagati riguarda l’ipotesi di autoriciclaggio per € 157.000,00, in quanto avrebbero reimpiegato in una nuova attività imprenditoriale il complesso sportivo distratto dalle società fallite. Anche nell’estate del 2022 la piscina esterna sarebbe stata gestita da una società riconducibile agli indagati, condotta che il GIP ha qualificato nell’ordinanza come autoriciclaggio nella forma tentata.

Dalle indagini sarebbero emersi anche illeciti penaltributari in capo a svariate società, consistiti nell’omessa dichiarazione dei redditi per diverse annualità e nella sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte mediante operazioni di pagamento - disposte in favore di beneficiari privi di rapporti commerciali con le società disponenti – idonee a rendere in tutto o in parte inefficaci le procedure di riscossione coattiva dei crediti.

Nel corso dell’esecuzione del provvedimento del GIP, sono state contestualmente effettuate perquisizioni a Parma e Reggio Emilia, con l’ausilio di cash-dog, ossia unità cinofile addestrate dalla Guardia di Finanza a fiutare l’odore dei soldi.

All’esito delle attività di servizio svolte nella giornata di ieri sono stati oggetto di sequestro:

-         il complesso sportivo e relative attrezzature;

  • un albergo;
  • 3 autoveicoli di recente immatricolazione nella disponibilità degli indagati; - n. 5 motoveicoli;
  • 45 immobili ubicati nelle province di Parma e Reggio Emilia;
  • disponibilità finanziarie e quote societarie in corso di quantificazione.

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Con il presente comunicato si intendono sottolineare, in definitiva, i seguenti aspetti, che denotano la particolare rilevanza pubblica dei fatti: 

  • in primo luogo le reiterate condotte illecite dei principali indagati che hanno portato, nel corso di circa dieci anni, al fallimento di diverse società;
  • in secondo luogo, la rilevanza dei plurimi atti distrattivi, contestati nei fallimenti delle società, con i quali è stata più volte trasferita la proprietà dei beni a imprese create ad hoc allontanandoli dalle azioni recuperatorie dei fallimenti e dei creditori ed ostacolando concretamente l’identificazione della relativa provenienza delittuosa, sia utilizzando prestanome sia stipulando atti di compravendita connotati da una chiara natura fraudolenta e simulatoria ab origine;
  • in terzo luogo, l’attenzione posta dall’Autorità Giudiziaria (Procura della Repubblica e Giudice per le indagini preliminari) ai destini delle società coinvolte, testimoniata dalla contestuale nomina di un amministratore giudiziario per assicurare la continuità aziendale delle imprese, attualmente operative, e per evitare l’interruzione dell’attività societaria, a tutela tanto dell’Erario quanto degli ulteriori interessi generali sottesi;

in quarto luogo, per la rilevanza sul tessuto economico locale dei numerosi illeciti che sarebbero stati realizzati ai danni di fornitori privati, oltre che dell’Erario e degli Enti pubblici, con la complicità di numerosi prestanome e la partecipazione attiva di un professionista.