La donna aveva acquistato uno smartphone online e su richiesta dell'inserzionista, aveva versato 200 euro -
Reggio Emilia, 31 gennaio 2014 -
Ormai capita sempre più spesso di acquistare prodotti e servizi su Internet. E uno dei settori più gettonati per gli acquisti online rimane senza dubbio quello dell'hi-tech, anche per le tante offerte che è possibile trovare. Su siti come Amazon, infatti, tablet e cellulari la fanno da padroni. Ma bisogna sempre stare in guardia, come dimostra la truffa capitata a una 30enne residente a Baiso, un piccolo comune nella provincia di Reggio.
La donna aveva acquistato uno smartphone su un noto sito di e-commerce e su richiesta dell'inserzionista, con cui aveva contatti via e-mail, aveva versato 200 euro sulla sua carta ricaricabile Postepay. All'accredito dell'importo, tuttavia, non era corrisposta la spedizione, mentre il venditore si era reso reperibile.
A seguito della denuncia della donna, sono subito scattate le indagini dei carabinieri della stazione di Baiso. Dopo una serie di riscontri tra l'account di posta elettronica, l'IP del computer utilizzato per l'annuncio trappola e la Postepay dove erano stati versati i soldi, i carabinieri hanno denunciato per truffa alla procura reggiana un 50enne della provincia di Varese. L'uomo non era nuovo a tali espedienti, come rivelato dai suoi precedenti: in passato aveva già compiuto decine di truffe.
Su Internet nessuno è anonimo, in quanto ogni utente è associato a un numero IP utilizzato per collegarsi al web. Se si è quindi caduti in una finta vendita online, si può riuscire ad arrivare al responsabile e chiamarlo in causa, almeno per il risarcimento del danno subìto. La prima cosa da fare, ricordano i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia, è quella di raccogliere le prove (stampa della pagina web in cui era presente l'annuncio, eventuali risposte e-mail, numeri di telefono) e presentarsi alla più vicina stazione per sporgere una regolare denuncia. Per fortuna, per la donna reggiana c'è ora la possibilità di essere risarcita in sede penale, a conclusione dell'iter processuale. Ma non sempre per queste storie c'è un lieto fine, anzi.