Se così non fosse, si rischierebbe di cancellare una parte del mondo del no-profit, già provato dalla crisi che la pandemia ha generato. Nella pratica, per le associazioni comporterebbe l’obbligo di farsi carico di nuovi oneri, oltre alla gestione della contabilità.
Ed è proprio per evitare che ci si trovi sommersi dagli adempimenti previsti per i titolari di partita IVA che il Governo, per evitare di veder soccombere molti enti di volontariato, soprattutto quelli più piccoli, deve trovare il modo affinchè il Terzo Settore venga esonerato dall'obbligo di questo nuovo balzello.
Il volontariato è stato duramente colpito dalla crisi della pandemia, moltissime attività sono state sospese e rischiano di non riaprire più; questa iniziativa rischierebbe di dare il colpo finale a gran parte del mondo no-profit. Da una parte viene stanziato un fondo straordinario per il Terzo settore non commerciale, intervento positivo anche se ancora insufficiente, dall’altra gli si complica la vita con nuova burocrazia e nuovi costi: una scelta francamente incomprensibile.
Non si possono cancellare i volontari che si mobilitano, per fare fronte ai bisogni della popolazione più vulnerabile nella gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, dalla consegna della spesa, di farmaci e altri beni di prima necessità, ma soprattutto alle attività di ascolto e sostegno psicologico a distanza e non solo, rivolti a persone in condizione di solitudine o diversamente abili.
Attività che noi di Intesa San Martino assolviamo molto volentieri.