Mirandola (MO) 15 ottobre 2020 - La Polizia di Stato di Mirandola ha tratto in arresto un cittadino albanese e una donna italiana, rispettivamente di 39 e 43 anni, entrambi pregiudicati, per i reati di violenza, resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale.
Nella mattinata di ieri, personale del Commissariato di P.S. ha proceduto ad un controllo del 39enne, sottoposto al regime degli arresti domiciliari.
Giunti presso la sua abitazione, gli agenti hanno notato una donna affacciata al balcone dell’appartamento dell’albanese, il quale nel corso delle verifiche ne ha negato la presenza in casa.
Gli operatori hanno, pertanto, ispezionato le varie stanze, trovando la donna accovacciata sotto un letto. Alla richiesta di farsi identificare, la 43enne ha iniziato ad urlare e a dare in escandescenza, colpendo con due schiaffi un agente. Nel contempo l’albanese, al fine di distrarre gli operatori e permettere alla donna di scappare, dapprima ha colpito il tavolo della cucina con pugno talmente forte da farlo quasi ribaltare, poi si è scagliato contro gli agenti facendone rovinare uno a terra sulle scale.
In ausilio della Volante è sopraggiunta un’altra pattuglia che ha bloccato la donna nell’androne del palazzo in procinto di uscire dal portone.
Una volta placati gli animi e riportata alla tranquillità la situazione, gli agenti hanno richiesto l’intervento di due ambulanze. I due operatori aggrediti, refertati presso l’ospedale di Mirandola, sono stati dimessi, uno con prognosi di trenta giorni e l’altro di dieci giorni; l’albanese e la donna, rispettivamente con trenta e due giorni di prognosi.
La reazione dei due malviventi era dipesa dal fatto che l’uomo, sapendo che tra le prescrizioni impartite ai detenuti sottoposti al regime degli arresti domiciliari vi è il divieto di associarsi a persone pregiudicate, voleva evitare che la donna, gravata da precedenti penali per reati inerenti gli stupefacenti, venisse identificata, mettendo in discussione il beneficio attribuitogli dal Tribunale di Sorveglianza.
I due sono stati trattenuti presso le camere di sicurezza della locale Questura, come disposto dal Magistrato di turno, in attesa del processo con rito direttissimo.