Venerdì, 18 Ottobre 2019 16:55

In ricordo di Ferdinando Santi, "di lui ci si poteva fidare" In evidenza

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Ferdinando Santi. “ Di lui ci si poteva fidare”: questa era la prima considerazione che esprimeva un bracciante, un operaio della fabbrica un cittadino quando si parlava di Ferdinando Santi.
Con Ferdinando Santi l’operaio si sentiva protetto e difeso in tutti i suoi diritti per trovare quella determinazione necessaria per andare avanti insieme ed uniti sulla difficile strada delle riforme e conquiste sociali: e qui sta il mio orgoglio di familiare, cugino di Ferdinando Santi.
La mia presenza qui, in veste di familiare, ha lo scopo di ricordare che il 15 settembre 1969 (di 50 anni fa) alle ore 22,45 è morto all’ospedale di Parma un uomo buono, giusto, un socialista di profonda fede: un dolore che pervase tutta la mia famiglia.
Sono qui a ricordare Ferdinando Santi come uomo più che come politico o sindacalista: altri personaggi saranno presenti o sono stati presenti per ricordarlo come politico e come sindacalista e ringraziarlo perché sono qui grazie a lui , tutti nessuno escluso!
La storia di Ferdinando Santi è intimamente legata al suo Cornocchio ove nacque al Palazzetto il 13 novembre 1902: figlio di Eugenio, un umile “lampista” delle ferrovie, già all’età adolescenziale assorbì la tensione sociale che si respirava in quel tempo e maturata nel suo costante confronto con i braccianti con i lavoratori nel mondo del Cornocchio che lo circondava: l’esempio del padre, che fu assessore al Comune di Golese, lo portò a toccare con mano le contraddizioni sociali per la soluzione delle quali combatté per tutta la sua vita.
Già dal 1917 finite scuole dell’obbligo si diede anima e corpo ai giovani e alla politica organizzando il primo circolo socialista al Cornocchio: e di qui nacque Ferdinando Santi politico che lo portò nel 25 a Milano ove visse in condizioni disagiate toccando con mano, ancora una volta, la povertà! (Fece il rappresentante di sapone pur di sostenere la famiglia). La fedele Maria condivise con lui questi momenti difficili pur di permettere a Ferdinando di esplicare il proprio impegno politico e sociale.
A chi parlava di difficoltà della vita esprimeva tutta la sua saggezza e sensibilità affermando: “Quella mia povertà per me era una cosa naturale, mio padre l’aveva eredita da suo padre e suo padre dal padre di suo padre….e di mia madre Clementina non dico!”
Questo suo amore per il socialismo per i braccianti e per gli operai nel 34 lo portò esule in Svizzera dopo aver conosciuto il carcere a San Vittore e partecipò con orgoglio alla Resistenza nel battaglione “Matteotti”: ma mai condivise gli scontri e gli omicidi tra i fratelli della guerra di liberazione che sempre ricordò con il grande dolore di uomo libero e di pace.
Infatti lui aveva amici dappertutto anche nell’area del fascismo e guai a chi accennava a fomentare l’odio verso di questi: questi sono i miei amici e gli amici non si toccano, sono la mia storia di bambino ed ora di giovane! Al mondo esistono opinioni e azioni differenti che per me sono il patrimonio degli avversari che combatterò con l’arma della ragione e che mai potrò considerarli nemici! E’ QUESTA LA TESTIMONIANZA FONDAMENTALE CHE MI HA LASCIATO, la differenza tra avversari e nemici !
Resta nella storia di Parma e del Cornocchio anche la lettera accorata alla sua gente del Cornocchio in occasione del bombardamento che portò alla morte di una sessantina di amici, parenti, conoscenti rimasti sotto il rifugio Quaranta morti al mio paese:………………………..

Ferdinando mi ha trasmesso l’esempio di cosa vuol dire essere uomo tutto ad un pezzo e uomo onesto … e oggi lo ringrazio ancora!///
Povero Ferdinando con quale sofferenza vivrebbe oggi il suo psi che ha perduto la propria identità ideologica, la sua libertà politica svendendosi ai cattocomunismi per una poltroncina nel bagno di Montecitorio ove far sedere un corridore sorretto da dei somari e corrotti fuori dalla realtà della storia del partito socialista: noi qui parleremo di tutto meno che di quello che Ferdinando avrebbe voluto: un psi riformista, unico libero da ogni condizionamento e soprattutto unito.
Per non dire del sindacato per il quale sempre ha combattuto per la realizzazione di un sindacato unico ed unito al servizio dei lavoratori e NON dei partiti o della massoneria oggi imperante.
Basta: ora bisogna ripulirsi di tutte le ganghe politiche e dei soggetti opportunisti ed incapaci. Basta, parlare del mondo e di ciò che avviene a Roma: senza occuparsi della realtà di Parma e del suo territorio. Sono cialtronerie di chi non ha e non cerca argomentazioni sulle problematiche esistenti! Basta offendere Ferdinando Santi!
Oggi evidentemente non è così … come si suol dire non ci sono più gli uomini….i politici di una volta!
Grazie Ferdinando……..di te ci si poteva fidare!
Egidio Tibaldi
Parma,18.10.2019

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