Venerdì, 27 Gennaio 2017 16:59

Parma, omicidio-suicidio: Arianna voleva aiutare il suo strangolatore In evidenza

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A poche ore di distanza dal ritrovamento dei corpi di un uomo e di una donna nel condominio di via Gibertini, 6, si tenta una ricostruzione dei fatti. Parlano gli amici di Arianna e Paolo.

di Alexa Kuhne

Parma, 27 gennaio 2017 -

Arianna aveva tanti amici, un bel lavoro e un animo generoso.
Uno di quegli amici con cui ogni mattina si incrociava lungo la strada per il lavoro, con cui scambiava messaggi e confidenze, con cui condivideva cene, racconti di gioie e dolori, parla, incredulo, di come era ultimamente la sua amica.
Un filo diretto costante fra i due, che si è spezzato con l'sms di ieri mattina.
L'ultima vittima di femminicidio, Arianna Rivara, 43 anni, di Casaltone, in provincia di Parma, impiegata alla Barilla, aveva detto delle due ultime scenate del suo ex compagno, Paolo Cocconi, 51 anni - una figlia grande da una unione precedente - trovato morto nel suo appartamento di via Gibertini, 6, accanto a lei. Lei strangolata. Lui stroncato da psicofarmaci.
Cocconi aveva avuto con la donna una relazione di 16 anni, fra alti e bassi continui, fino a quando, a luglio, Arianna aveva detto definitivamente basta e si era proiettata verso una nuova vita, fatta di tanti amici che le volevano bene, di viaggi in montagna e in Grecia e di un lavoro soddisfacente. Nessuno della cerchia di conoscenti avrebbe mai detto di lui. Così innamorato e calmo. Mai stato geloso, dicono, solo che pare non si volesse rassegnare a un amore che per la donna era finito già due anni prima.
A quanto pare per gli inquirenti, lui no, non aveva lasciato indietro la loro storia d'amore. Perché Paolo non ce la faceva a superare quella rottura. Non si arrendeva al fatto che Arianna non fosse più sua. Lo sentiva, questa volta.
Dopo l'ultimo dell'anno trascorso in solitudine in montagna, probabilmente in seguito a una ennesima richiesta di aiuto, la donna aveva intuito che il suo ex era giù, tanto da chiedere ai loro amici della comitiva di coinvolgerlo.
Lei stessa lo aveva convinto a farsi aiutare da uno psicologo e si era confidata con il suo amico dicendo che aveva visto dei miglioramenti, tant'è che Paolo non l'aveva più cercata.
Insomma, era cominciato bene il 2017. Era felice per la sua auto nuova, progettava un altro viaggio in Grecia.
Ma per l'ex fidanzato la storia poteva essere recuperata. Non si era mai rassegnato e, forse, sapeva come far leva su Arianna. L'aveva convinta a raggiungerlo nel suo appartamento di via Gibertini e lei non si era tirata indietro, probabilmente nella convinzione di poterlo rasserenare.
Da quel momento in poi si ricostruisce la scena del delitto. Lui ha capito di averla persa definitivamente. Lei ha cercato dapprima di calmarlo. Poi la tragedia: le urla, il tentativo di fuggire.
Arianna, così minuta, non sarebbe riuscita a divincolarsi, a contrastare la forza dell'uomo che l'avrebbe strangolata per poi darsi la morte con una dose massiccia di psicofarmaci.
A terra, a mezzanotte di ieri, i due corpi senza vita.
L'appartamento al civico 6 è diventato la tomba di un'altra donna.

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