I legali di Pastorello, Matteo Faggioli e Luca Sirotti, hanno chiesto che vengano citati venti testimoni, tra loro anche Arrigo Sacchi e Adriano Galliani. -
Parma, 6 luglio 2015 - di Salvatore Pizzo -
Nonostante il Parma Calcio sia stato azzerato da un nuovo fallimento a dodici anni di distanza, non mancano i contraccolpi giudiziari relativi al passato crack del club emiliano, che nel 2003 fu travolto dal default della Parmalat, vicende finanziarie che stando alle carte processuali portano ancora una volta in Canton Ticino.
In questi giorni in Tribunale a Parma si è tenuta una delle udienze del processo a carico di Gian Battista Pastorello, imputato nella sua qualità di ex presidente dell'Hellas Verona, società calcistica che i magistrati della Procura di Parma ritengono che fosse occultamente controllata da Calisto Tanzi, l'ex patron della Parmalat che controllando già il Parma Calcio non poteva detenere un'altra squadra di serie A e stando alle accuse contestate, avrebbe agito per il tramite di Pastorello che in passato è stato anche direttore sportivo del Parma Calcio. Pur trattandosi di una materia apparentemente di competenza della sola giustizia sportiva, gli inquirenti di Parma ritengono che ciò, se provato, avrebbe contribuito ad ingigantire il dissesto finanziario di quello che fu il Parma A. C. e quindi della Parmalat di cui era uno dei tanti asset. I legali di Pastorello, Matteo Faggioli e Luca Sirotti, hanno chiesto che vengano citati venti testimoni, tra loro anche Arrigo Sacchi e Adriano Galliani, il primo nella qualità di ex direttore tecnico del Parma tra il 2002 e il 2003 e il secondo in qualità d presidente della Lega calcio italiana. Nell'elenco presentato dai legali e che dovrà essere vagliato dal Tribunale figura anche l'ex presidente dell'Hellas Verona Alberto Mazzi.
Il collegio giudicante presieduto da Gennaro Mastroberardino, con a latere Luca Agostini ed Enrico Vernizzi, intenderebbe riunire il procedimento con quello a carico di Gustavo Carlos Mascardi, procuratore sportivo di nazionalità argentina, a quale secondo le accuse, tutte da provare, mosse dal pubblico ministero Paola Dal Monte, verrebbero imputate presunte operazioni finanziarie relative alla compravendita di due calciatori sudamericani, per complessivi 8 milioni di dollari versati sui conti luganesi di una società panamense riconducibile allo stesso procuratore argentino, le filiali di Lugano del Banco del Sempione e di Credit Agricole. In realtà parte di quei soldi, secondo la Procura di Parma, non corrispondevano al reale valore delle operazioni e sarebbero stati prelevati in contanti e trasferiti su altri conti svizzeri. Per problemi di notifica degli atti in Argentina i giudici di Parma hanno preferito aggiornare entrami i processi al 16 luglio.