Martedì, 13 Agosto 2024 09:52

Il potere del pallone In evidenza

Scritto da Andrea Caldart

Di Andrea Caldart Cagliari, 12 agosto 2024 - Ci risiamo, sta ripartendo, dopo la brevissima pausa estiva, l’over dose della ritualità domenicale, ormai non più soltanto tipica italiana, il campionato di calcio.

Ci verrà raccontato in tutte le salse, ad ogni ora del giorno, di questa grande frenesia nazional-popolare che, tenendo festantemente occupati tutti, tifosi e non, con tutto questo giubilo, si coprirà il “rumore” dei “magheggi” governativi, inflazione, guerre, genocidi, “emergenze pandemiche”, perdite di diritti e di libertà…

Quello che però non viene descritto nella sua interezza è che il calcio sia diventato un driver della globalizzazione, perché su di esso ormai c’è un’OPA fatta di denari, molti denari, provenienti soprattutto dai paesi arabi.

I cosiddetti fondi sovrani fanno a gara per poter dominare i più importanti club calcistici europei e lo fanno con l’intento di rimodellarsi la faccia.

Tra tutti questi spicca l’Arabia Saudita che, aprendo le porte alla laicità del mondo arabo, prova la carta della modernizzazione attraverso il calcio, per tentare di placare quell’odio verso l’occidente radicato nelle popolazioni di quei territori.

Lasciando libero questo mercato di squadre, stiamo cambiando l’equazione dello sport calcistico, trasferendo al denaro il valore stesso della disciplina calcistica, cedendo di far decidere a terzi, lo spirito sano delle competizioni calcistiche, come fosse un affare nel quale conta solo il profitto.

In tutto questo mercanteggiare la politica sembra assente e, lasciando fare al denaro, si apre la strada alla liquidazione dello sport, a favore di interessi interconnessi alla globalizzazione.

Dobbiamo riattivare la radice del valore dello sport calcistico che è la passione per il pallone, altrimenti lasciando fare solo al potere del profitto, sarà inevitabile la sua mercificazione.

Il calcio è spettacolo, muove persone, è sempre presente in ogni edizione dei Tg giornalieri, fa parte della cultura dell’occidente e sposta grandi interessi economici.

Ma il calcio è anche il potente veicolo di comunicazione del prodotto-paese perché trascina con sé, l’immagine di una bandiera e del suo “made in”.

Se vogliamo difendere il calcio dobbiamo essere in grado di poter creare anche progetti di rigenerazione urbana, dando valore allo stadio, creando azionariati diffusi, volti a mantenere localmente la gestione dei club e arginare l’avanzata dei fondi speculativi.

E, con tutta questa modernità del calcio, addio anche a quell’immagine della tribù dei nostri nonni e papà, che si radunavano nel bar del paese per ascoltare le radiocronache delle partite, per lasciare il posto ai più tecnologici telefonini che, come tornelli elettronici, possono spiare le nostre passioni, ma anche con il pretesto dell’emergenza, spegnerle.

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