Di Francesca Dallatana Parma, 21 luglio 2024 -
I campi coltivati intorno alla casa di campagna. Muri curati da mani attente, un giardino pettinato con ciuffi di rose ribelli alla disciplina della potatura, una grande porta di legno verde all’ingresso del ripostiglio per gli attrezzi. Cani di stazza potente, capaci di stare in relazione con le persone, un gatto nero dal pelo lucido che non ama essere accarezzato da tutti. Pomeriggio d’estate a Massenzatico, frazione di Reggio Emilia. A parlare di immigrazione, tra le pagine della storia di lavoro e di vita di Monica Neagoe. Occhi brillanti, sorriso di disponibilità per conoscere e farsi conoscere. La curiosità dell’intelligenza emotiva. Altissima competenza linguistica: italiano fluente e perfetto per sintassi e accento. Rumena di Piatra Neamt, in Italia dal 2005. Aveva solo diciassette anni e non parlava la lingua italiana, quando è arrivata. La Romania non era europea. Ha raggiunto il ragazzo conosciuto in Romania che è diventato il suo compagno di vita e con il quale ha costruito un progetto di futuro: migliorare le condizioni di vita, lavoro, famiglia. E la sfida di un nuovo inizio. Lo racconta in modo lieve. E’ seria, pacata e tenace. Lo è stata nello studio della lingua da autodidatta davanti alla televisione. Film in lingua italiana e il programma “Uomini e donne”. Poi una sera, in italiano Monica propone al compagno di ritorno dal lavoro: “Andiamo a fare una passeggiata?”. La lingua italiana li sorprende in un nuovo forte abbraccio con la campagna reggiana a fare da palcoscenico. Massenzatico è arrivato dopo; la casa di campagna tuffata nel silenzio verde dei campi ha sostituito la prima abitazione della città, l’appartamento nel quale ha vissuto a Reggio Emilia, “dove ho conosciuto e trovato persone meravigliose. Ho avuto una grande fortuna. La relazione con le persone è stata piacevole e facile.” Lo è stata in città, a Reggio Emilia. Lo è nella frazione di Massenzatico, case a manciate in una pianura verde dotata di servizi, negozi e agenzie sociali di supporto ai residenti.
“Non ero abituata al silenzio e alla natura e al tempo che sembra rallentare. Ero abituata alla città. Piatra Neamt e Reggio Emilia: sono molto diverse ma hanno ritmi cittadini. Qui, al mattino, mi sono ritrovata con me stessa. La famiglia era impegnata fuori: chi a scuola, chi al lavoro.”
Comincia l’avventura creativa di Monica Neagoe. “Non amo Internet, non amo la rete. Ma non ne possiamo farne a meno oggi. Gli strumenti informatici fanno parte della nostra vita. Ho cominciato a seguire tutorial in rete. Alle intuizioni creative ho aggiunto la parte tecnica necessaria alla realizzazione.”
Manualità, precisione, creatività, disciplina. L’artista crea le rose di sapone. Bouquet di rose rosse di sapone, con una coroncina a renderli unici, in una composizione floreale molto raffinata avvolta in una carta di colore tenue. Sbuccia i petali di sapone uno a uno con uno strumento dedicato, li avvicina uno all’altro, li collega, permette loro l’intreccio del fiore: una rosa, tante rose. Per le composizioni di rose proposte in piccole scatole a forma di cuore, cubi e parallelepipedi colorati. Oggetti per regalare leggerezza a celebrazioni, momenti particolari delle persone oppure per rendere più bella la casa. Alle rose di sapone si sono aggiunti portachiave prodotti con la tecnica della sublimazione, la stessa utilizzate per la personalizzazione delle tazze, poi i portachiave e gli oggetti in resina. Colorati, allegri. Un’idea creativa che potrebbe accompagnare all’attivazione di un progetto imprenditoriale. “Sono in fase di studio e di ricerca, ancora. Ho acquistato qualche strumento per la creazione degli oggetti: una pressa per la personalizzazione delle tazze, le forme per gli oggetti in resina e gli strumenti per cesellare i petali e comporre i fiori di sapone”, racconta. La parte più complessa, ora, è l’avviamento dell’attività.
“Ho partecipato alle notti rosa di Massenzatico e ho esposto gli oggetti artigianali creati da me, nei primi giorni del mese di giugno. Sono stati apprezzati. Molte persone si sono fermate ad osservare, altre hanno acquistato. Molte hanno fatto domande sulle tecniche utilizzate per la creazione artigianale degli oggetti. Non è l’unica iniziativa pubblica alla quale ho preso parte: ho proposto i miei oggetti artistici anche ad Albinea, in occasione della Festa del Lambrusco e a Modena per la Fiera del benessere.” Esperienze positive che rafforzano l’idea dell’inizio di una attività come lavoratrice autonoma. “I dubbi e le preoccupazioni restano. La parte burocratica è quella più complessa. Pensavo fosse più facile. L’attività raggiungerebbe una sua autonomia in diversi anni.” Preoccupata ma orientata alla meta. “Di recente ho partecipato a un corso di formazione organizzato dall’associazione Plai (associazione senza scopo di lucro nata nel 2022 a Reggio Emilia, finalizzata alla valorizzazione della cultura moldava e rumena in Italia, ndr). Con il docente esperto di lavoro autonomo abbiamo fatto alcune simulazioni sulle aperture di attività artigianali e commerciali. Abbiamo costruito un business plan per capire quale somma sia necessaria per l’apertura e per il mantenimento di una attività in Italia e quale sia il tempo necessario per raggiungere il profitto. Non è facile raggiungere l’obiettivo. Complessa anche la gestione della parte tecnico-burocratica. Ho seguito il corso per capire come fare, quale sia il percorso per iniziare l’attività commerciale.”: la burocrazia è più complicata della parte artistica. Che invece per Monica Neagoe è la normalità quotidiana. Quando lavora alle creazioni, Monica? “Al mattino. Lo faccio qui, in giardino. Oppure in casa. Al silenzio non ero abituata. L’ho riempito facendo cose che mi piacciono.” Il silenzio creativo di Massanzatico si è alternato e ora ha sostituito il lavoro nella fabbrica. “Sapevo che avrei avuto problemi con il lavoro pesante. Ma avevo bisogno di lavorare. E ci ho provato. Sono andata. La conseguenza della prima esperienza in fabbrica ha avuto risvolti sanitari molto precisi. Ma ho voluto provare di nuovo. Alla seconda esperienza in fabbrica ho capito che davvero quel tipo di lavoro non è possibile per me.” Il lavoro in fabbrica non è stato l’unico. “Ho lavorato come badante e come colf. Un lavoro che mi è piaciuto. Con le famiglie degli assistiti ho legami forti anche adesso. Mi sono trovata molto bene.” La relazione ha facilitato il rapporto. “La vita della badante non è facile. Veniamo in Italia per migliorare la nostra vita. In Romania il costo della vita è come in Italia. Per fare la spesa al supermercato servono le stesse somme di denaro. Ma gli stipendi sono la metà rispetto a quelli italiani. Per questo motivo molte persone decidono di emigrare. Le donne spesso si spostano da sole e lasciano famiglia e figli e marito e genitori anziani. La loro è una vita di preoccupazioni.” Di notte il sonno è difficile. “Chi emigra lo fa per necessità. Non è un giro turistico. Anche chi attraversa il mare e rischia la vita cerca di raggiungere un Paese dove sia possibile migliorare la propria condizione di vita.” Dall’Africa oppure dall’est Europa, difficoltà in agguato. “Donne rumene impegnate come badanti mi hanno raccontato che qualche volta i familiari degli assistiti impediscano loro di fare la doccia. Capita che non vogliano riconoscere il Tfr (trattamento di fine rapporto, ndr) alla fine del contratto. Per questo motivo il patronato suggerisce di calcolare e di pagare il Tfr insieme allo stipendio mensile. Lo abbiamo fatto notare anche ai docenti del corso dedicato all’orientamento al lavoro e al lavoro autonomo organizzato dall’associazione Plai.” Integrazione è dialogo, innanzitutto. Dialogo è relazione, cioè scambio bi-univoco: “è importante imparare a chiedere e ad ascoltare. La regola vale per i datori di lavoro e per il lavoratori. Il lavoro è uno scambio, una relazione tra le parti.” Gli italiani li ha conosciuti nelle loro case, durante l’assistenza alle persone che ha seguito. E nelle fabbriche, dove ha lavorato. Ma il primo italiano non lo ha conosciuto a Reggio Emilia. “Ho conosciuto il primo italiano a Piatra Neamt. Era il proprietario di un bar. Ho lavorato per lui come cameriera a sedici anni, durante le vacanze estive. Lui parlava rumeno. Si era trasferito in Romania per amore: si era fidanzato con una donna rumena. Parlava rumeno. Mi ha assunto per tre mesi, per le vacanze estive. Facevo i caffè, preparavo i cocktail, i panini. Mi ha trattato bene come lavoratrice. Avevamo un rapporto essenziale, tra datore di lavoro e lavoratore. Di lui ho un ricordo positivo.”
Piatra Neamt, Romania: quanto è presente nella vita e nella memoria di Monica? “La sensazione di essere a casa. Questo è per me Piatra Neamt, la Romania. Potremmo anche ritornare se gli stipendi fossero adeguati al costo della vita. In Romania è difficile, oggi, permettere ai bambini di studiare e di prepararsi alla vita. Gli stipendi sono molto bassi e non lo permettono.” Lo dice in perfetto italiano. E’ forte il legame con la Romania ed è vivo di una delle più belle città rumene e di un Paese di grande potenzialità “e di ricca varietà sotto il profilo ambientale e culturale. Un Paese che mai smetterei di visitare. E nel quale ritorno con molto piacere.” Il lavoro, il futuro della famiglia per se stessa e per la famiglia: un petalo dopo l’altro. Venti minuti per comporre una rosa, poi il tempo di mettere insieme la composizione. Oppure di disegnare un oggetto nuovo, di occuparsi del diamond painting. Monica Neagoe lavora con creatività e metodo. Quasi si ispirasse alla teoria dello scientific management di Frederick Winslow Taylor, uno dei maestri delle teorie dell’organizzazione. Lo stesso Taylor che ha dato vita alla rosa Taylor, coltivando la passione per la floricoltura e per gli innesti. Un petalo dopo l’altro Monica Neagoe lavora per innestare in Italia un futuro creativo e commerciale. Ispirato alla bellezza della rosa Taylor. Sicuro e poggiato su fondamenta solide come lo è stata la teoria del Taylor per generazioni di imprenditori. Monica Neagoe, futura imprenditrice: un mattone per il futuro d’Europa. Lo dice in italiano, ma – sorride e confessa - lo pensa in rumeno.
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(Link rubrica: La Biblioteca del lavoro e lavoro migrante ” https://gazzettadellemilia.it/component/search/?searchword=francesca%20dallatana&searchphrase=all&Itemid=374
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