La nuova struttura è stata inaugurata alla presenza del Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi a Sorbara, frazione del Comune di Bomporto. Ospiterà iniziative per promuovere la cultura della legalità e contrastare i fenomeni delle infiltrazioni mafiose sul territorio.
Di Manuela Fiorini
Il più grande inganno della mafia è stato quello di farci credere che la mafia non esiste. Per tanto, troppo tempo, il Nord Italia si è sentito “immune” dalle infiltrazioni mafiose . Invece, a poco a poco, la criminalità organizzata ha cominciato a gettare i suoi semi e a mettere radici anche in ambiti prima “insospettabili”. Ed è arrivata anche nella Bassa modenese, in un territorio dall’economia ricca, appetibile, ultimamente anche fragile, a causa del terremoto del maggio 2012 e dell’alluvione del gennaio di quest’anno. Ha cavalcato le debolezze degli imprenditori, ha sfruttato la loro necessità di capitali, spesso negati dai canali legali, si è giudicata appalti attraverso aziende prestanome e riciclato il denaro sporco, proveniente da attività illecite, come lo sfruttamento della prostituzione, il gioco d’azzardo illegale e il commercio di sostanze stupefacenti, in altre attività che di pulito hanno solo la facciata. Tuttavia, la mafia vive e si nutre anche di altri aspetti, di cui tutti possiamo, più o meno consapevolmente, diventare complici: facendo finta di non vedere, voltandoci dall’altra parte, negando l’evidenza, consentendo o tollerando certi atteggiamenti che vanno ad alimentare le cosiddette “zone grigie”, situazioni in cui il confine tra ciò che è legale e quello che non lo è diventa sempre più sfumato. Proprio per cambiare questa mentalità, partendo dal “basso”, quindi dall’educazione della cittadinanza attraverso la conoscenza dei fenomeni e il loro contrasto, ha aperto i battenti a Sorbara di Bomporto (Modena), la Casa delle Legalità, una struttura di 250 mq realizzata con il contributo della Regione Emilia Romagna e della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Una vera e propria “spina nel fianco” per le organizzazione mafiose, che terrà alta l’attenzione su di loro anche attraverso la collaborazione con associazioni come Libera e Gruppo Abele, da sempre attive sul territorio nazionale nella lotta contro la criminalità organizzata.
Una scelta non casuale, quella di costruire la “Casa della Legalità” a Sorbara, una piccola frazione con circa 5000 abitanti, conosciuta per la produzione del suo ottimo Lambrusco. Nel 2011, qui arriva Egidio Coppola, legato alle cosche casalesi della Nuova Famiglia prima e al Clan Bardellino, poi. Coppola, dopo aver scontato la pena in carcere, chiede di stabilire il suo “soggiorno obbligato” nella casa presa in affitto dalla moglie, ufficialmente per ricongiungersi alla sua famiglia. Subito la popolazione e le istituzioni si sollevano. La scelta di Coppola non pare essere stata casuale, dal momento che proprio la Bassa modenese è sotto la lente delle Forze dell’Ordine per la concentrazione di affiliati, o sospetti tali, ai clan camorristici. Egidio Coppola torna in carcere dopo una nuova condanna a 7 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso, ma la presa di coscienza da parte di cittadini e istituzioni porta alla decisione di costruire proprio a pochi metri dalla casa di Coppola, su un terreno di proprietà comunale, la Casa della Legalità.
Al taglio del nastro ha presenziato anche la Presidente della Commissione Nazionale Antimafia Rosy Bindi, che nel suo intervento ha sottolineato come l’Italia sia sì, il paese delle mafie ma anche “il paese della lotta alle mafie, grazie anche alla reazione civile che da qualche anno a questa parte c’è nel nostro paese e che ogni giorno trova interlocutori più consapevoli nel tessuto economico e sociale”. Nel suo intervento la Bindi ha parlato anche degli strumenti e delle strategie da mettere in atto per un contrasto sempre più forte e capillare al fenomeno delle infiltrazioni mafiose. Primo tra tutte la legge 416 ter sul voto di scambio, per fare sì che, soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative del 25 maggio, la politica si renda “indisponibile” alle mafie. Una riflessione ha riguardato anche riguardo alla cosiddetta “White list”, la lista delle imprese dichiarate “pulite” che, alla prova dei fatti, si è rivelata un’iniziativa buona a metà e da completare e con strumenti più dinamici, poiché “qualche volta rischia di dare la patente di “bianco” a chi nel giro di poco tempo bianco non lo è più, oppure lo è nella prima fase”, perché “i mafiosi non partecipano agli appalti, hanno chi partecipa per loro e ha il bollino blu” e “. quando si interdice un’azienda la si leva dal mercato”. E la “chiamata alla responsabilità” è rivolta anche ai notai e ai direttori di banca, ai quali non si chiede di “diventare eroi” ma di “fare il proprio dovere” segnalando le operazioni sospette o rimandando la decisione di finanziamenti o mutui di immobili o attività che presumono derivanti da attività illecite” .
All’inaugurazione della Casa della Legalità c’erano anche tanti cittadini, famiglie e bambini e ragazzi delle scuole. Vincenza Rando dell’Ufficio legale di Libera, nel suo intervento ha citato il giudice Antonino Caponnetto che sosteneva quanto la mafia abbia più paura della scuola, dei ragazzi dal pensiero libero, che dell’ergastolo e dei sequestri dei loro beni. Più volte citato anche il caso di Giovanni Tizian, il giornalista modenese minacciato dalle cosche e messo sotto scorta per aver portato alla luce, con i suoi articoli di inchiesta, gli affari sporchi e le dinamiche mafiose sul territorio, facendo nomi e cognomi delle persone coinvolte. Un caso emblematico, in quanto il processo, tutt’ora in corso,contro il gruppo malavitoso che ha minacciato il giornalista, ha visto la costituzione parte civile, oltre che di Libera, anche della Regione Emilia Romagna, del Comune e della Provincia di Modena, mentre hanno intenzione di seguire questa strada anche Confindustria Nazionale e lo Stato italiano a dimostrazione che le istituzioni sono dalla parte dei cittadini che perseguono la strada della legalità e dell’onestà.