Sabato, 28 Novembre 2020 14:09

Una minigonna non vuol dire “puoi toccarmi” In evidenza

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Claudia Belli - "Lo Sguardo Dentro" Claudia Belli - "Lo Sguardo Dentro"

Educhiamo i bambini fin da piccoli al rispetto

di Claudia Belli Sant’Ilario d’Enza 27 novembre 2020 - Troppe volte in diversi contesti abbiamo sentito le frasi: “E’ stata violentata, però se l’è andata a cercare, va in giro mezza nuda!” oppure: ”Chi glielo ha detto di andare in discoteca e fare amicizia con ragazzi sconosciuti, bere e ballare come una donnaccia? Se l’è voluta! ”oppure: “ La colpa è anche sua, era ubriaca, avrebbe potuto opporsi, le donne serie non vengono stuprate!”

Poche parole che pesano come macigni nel concetto di epoca moderna in cui viviamo, apparentemente sicuri che nulla può intaccare la nostra sicurezza, convinti che ogni reato venga punito a dovere e che ogni individuo abbia il diritto di gestire il proprio corpo, il proprio intelletto, la libertà di crescere e svilupparsi secondo le proprie attitudini e propensioni.

Abbiamo un concetto garantista, liberale e moderno del nostro tempo ma è un concetto che poco si attaglia alla realtà dei fatti quando avvengono casi di violenza di genere, quando dalla parte lesa c’è una donna giovane o matura che sia, bianca o di colore, cristiana, musulmana o atea, quando una donna viene violentata, percossa o addirittura sfigurata con acidi, quando viene brutalmente uccisa, quando viene torturata e viene sottoposta a mutilazione dei genitali, quando viene venduta, costretta a prostituirsi, a drogarsi, a diventare l’ombra di se stessa.

Non importa l’etnia o il colore o la posizione sociale, conta ciò che viene fatto a una donna, una donna! Quando tutto ciò avviene, non fallisce solo l’uomo o gli uomini autori del reato, l’intera società fallisce e porta sulle spalle il carico pesante di qualcosa che sfugge al controllo, di un ignobile gesto che troppe volte poteva essere evitato se solo le tutele fossero maggiori e quelle esistenti fossero garantite ed efficaci.

Il problema della violenza di genere, è un problema sociale a tutti gli effetti e non è figlio dei nostri tempi, e non è frutto della modernità e non è conseguenza di un certo tipo di abbigliamento; la violenza carnale, lo sfruttamento sessuale, esistono da tempi antichi, si sono susseguiti nei secoli nelle più disparate espressioni e sono state considerate, e lo sono tutt’ora in alcuni paesi, perfino lecite e un diritto del maschio.

Che la violenza sessuale non sia conseguenza né di modernità, né di ipotetica raggiunta parità dei sessi o della tanto acclarata pari opportunità, è evidente. Basti pensare allo ius primae noctis, il diritto, in epoca medievale, del signore feudale che avrebbe potuto pretendere di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze, in caso un servo della gleba si fosse sposato; basti pensare alla tortura dei Piedi di Loto per la quale le donne giapponesi, fin da bimbe, erano costrette a tenere i piedi fasciati con le dita piegate verso la pianta per ottenere piedini di sette/otto cm poiché i signori li ritenevano un eccitante oggetto sessuale e conferivano alle ragazze un’andatura sessualmente stimolante.

Basti pensare al costume di avere delle spose bambine che perfino Montanelli ebbe a giustificare definendolo un rito usuale; basti pensare ai soldati di varie nazionalità che durante le guerre mondiali e non, avevano via libera allo stupro di tutte le donne dei paesi che ufficialmente ed eroicamente liberavano dal nemico e ufficiosamente e deliberatamente ne facevano oggetto di sprezzante e arrogante uso sessuale, e in ultimo, ma ce ne sarebbe ancora tanto da dire, le case di prostituzione all’interno dei lager nazisti, in cui le deportate più giovani e in salute venivano sfinite e ridotte all’ombra di loro stesse dai soldati nazisti. Donne che hanno vissuto la guerra e la fame e venivano stuprate e talvolta uccise davanti ai figli e alle figlie anch’esse violentate.

E allora, dove sta il problema davvero? Perché nonostante gli anni e le epoche si susseguano, non si riesca a porre fine al più grande fallimento del genere umano, dopo la fame nel mondo?

Cosa spinge un uomo a pensare di avere il diritto di prendersi con la forza il corpo di una donna? Perché accettiamo ancora, in nome di una qualche libertà e rispetto per altre culture che le donne debbano velarsi, coprirsi, che non debbano guidare, che non debbano occupare posti di potere, che non possano manifestare e vestirsi come pare a loro, che se hanno voglia di fare una passeggiata in minigonna con le amiche o andare in discoteca, possano essere liberamente avvicinate, importunate, violentate?

Mi sono chiesta più volte come mai non si insegna il rispetto fin dalla nascita. Mi chiedo perché a scuola, già dalla materna non venga contemplata la materia: EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’ E AL RISPETTO. Ecco, questa sarebbe la prima, elementare, basica materia che i bimbi dovrebbero apprendere già da piccolissimi, imparare a parlare e a rispettare, imparare a camminare e ad essere affettuosi. Educazione civica ed educazione all’affettività e al rispetto, due grandi importanti materie che mancano, che generano un buco profondo nella società.

Insegnare che il proprio corpo e quello degli altri è sacro e va rispettato, che la sessualità va rispettata, che la donna va rispettata, insegnare il rispetto per tutti e per tutte le diversità. Insegnare la gentilezza come si insegna ad usare il coltello e la forchetta, come si insegna a condurre una bicicletta che poi non si dimentica più, nutrirsi del rispetto e cibare la mente con la cultura, questa è la scuola che io vorrei. Una scuola che insegni la grazia e la consapevolezza che siamo tutti uguali, che la donna, come l’uomo, ha diritto di sentirsi al sicuro ovunque vada ed a qualsiasi ora del giorno e della notte, che i bambini crescano con il rispetto e la gentilezza come uniche armi per colpire un altro essere umano.

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