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Domenica, 26 Novembre 2017 08:45

Il quinto potere trasloca?

La televisione è ancora il mezzo che gode della maggiore fiducia del pubblico? Tra gaffes, notizie ridondanti e cuochi in tutte le salse, la Tv sta perdendo la capacità di influenzare la politica. Il quinto potere trasloca?

di Lamberto Colla Parma 26 novembre 2017

La televisione gode ancora di grandissima fiducia all'interno del complesso panorama dei mezzi d'informazione. E' quanto risulta dai dati forniti in occasione del 21esimo WORLD TV DAY, che ricorre ogni 21 novembre. Fiducia meritata forse, ma molte ombre si addensano sul più gettonato elettrodomestico.

I livelli di fiducia nei media tradizionali sono in crescita in Europa, mentre il pubblico si pone interrogativi sulla veridicità di ciò che vede e legge online.

Nel 70% dei 33 paesi analizzati, gli intervistati hanno risposto di essere inclini a fidarsi della TV e in 11 paesi, la TV risulta persino essere il mezzo che ispira maggior fiducia. In Italia, la televisione si conferma il principale strumento d'informazione, mentre i TG sono le fonti preferite (48%), seguiti dai siti internet di news (25%) e dalla stampa quotidiana (8%). A onor del vero il primo posto assoluto è conquistato dai periodici di informazione.

Molto è cambiato in questi ultimi anni e comunque la sensazione è forte, al di là dei sondaggi, che la autorevolezza della TV sia andata via via scemando. Una discesa costante seppure non così drammatica come è stata quella della carta stampata. Tv e ancor più i quotidiani, non hanno saputo interpretare il cambiamento per poi trovarsi smarriti nelle sabbie mobili della crisi economica dove la pubblicità è stata la prima illustre vittima. Le risorse finanziarie si sono volatilizzate da un anno all'altro e solo una infinitesima parte trasferite sul mercato digitale.

Così all'abbattimento dei budget pubblicitari ha fatto eco l'abbattimento delle idee, del tasso di professionalità, e programmi sempre meno originali e a basso costo sono andati aumentando e la formula dei talk show è dilagata arrivando addirittura a trasformarsi in un contenitore di informazione.

Gocce di news, sparse qua e là, all'interno dei grandi contenitori di intrattenimento, utili più a dare autorevolezza al programma "leggero" che a offrire un servizio puntuale all'utente televisivo.

Ma con l'andare del tempo, per effetto di una sorta di osmosi inversa, l'informazione stessa diventa attore della leggerezza del programma che la ospita.

L'euforia e la volontà di essere i primi a pubblicare lo scoop, peraltro molto annunciato ma spesso di notevole inconsistenza, ha condotto a clamorose gaffes e errori macroscopici contribuendo a indebolire il mito della correttezza informativa di cui la TV godeva, spalancando la porta a altri mezzi, agili, a basso costo e in grado di diffondersi rapidamente per la capacità di far diventare l'utente stesso un protagonista della notizia o un commentatore, libero di esprime la propria opinione, modificando, di fatto, il rapporto tra mezzo e utente.

Se prima l'utente, anche della pubblicità era un soggetto passivo, con l'avvento del digitale e dei social, l'utente diventa attore diretto, e con potere di scelta.

Così, per accaparrarsi il pubblico di massa, allo scopo di gratificare gli inserzionisti attaccati ai dati di share, ecco farsi largo nei palinsesti televisivi gli spazi destinati a chi catalizza, per un tempo più lungo possibile, la massa più ampia.

Nascono e proliferano i "grandi contenitori d'intrattenimento" che dalla Domenica, giornata che li ospitò per prima, si reinventano per il sabato e infine si adattano per la fascia del mattino e del pomeriggio. In questo contesto, quasi per scherzo, volendo soddisfare il gran pubblico delle casalinghe, ecco che i CUOCHI, oggi CHEF, fanno il loro ingresso nei programmi della mattina per poi "infettare" tutti i palinsesti, dalla mattina alla sera.

Da " Masterchef", con tutte le sue declinazioni, persino per bambini, a "Una cucina da incubo", solo per citare i più noti, i GURU dei fornelli sono andati a conquistare ogni angolino di quasi tutti i programmi/talk show, colonizzando il tubo catodico.

Intanto l'informazione diventa ridondante all'inverosimile. Sempre uguale, le notizie che restano sulla cresta dell'onda per più giorni con le redazioni che rincorrono sul web le più svariate, curiose, strane o particolarmente cruenti notizie, potenzialmente in grado di suonare le corde più sensibili del momento.

Ma con la fretta, l'errore è dietro l'angolo e a ogni errore un pezzo di autorevolezza viene alienato.
L'ultimo esempio e per di più ampiamente diffuso è accaduto lo scorso 21 novembre. Sulla falsa notizia della "Bambina di 9 anni stuprata dal 35enne mussulmano a Padova" ( http://www.ilpost.it/2017/11/22/bambina-musulmana-stuprata-padova/# ). ci sono cascati praticamente tutti, compreso La Zanzara che su Radio 24 (Sole 24 ore ) ha aperto la puntata con questa notizia.

20171121-falsa-notizia

In questa crisi di idee e di contenuti con la complicità della miopia dei direttori di rete, i "media" alternativi (digitali), con le loro contraddizioni e le purtroppo popolari "Fake News", hanno conquistato la fiducia di moltissimi giungendo a condizionare, più del mezzo televisivo, le scelte politiche.

Così, mentre la TV la fa da padrona sulla Cucina e sul Gossip (Rosa, Giallo o Noir) i Social Media sono entrati a gamba tesa a condizionare la politica.

Ma perdendo la capacità di indirizzare le scelte politiche, il quinto potere presto, anzi forse è già accaduto, traslocherà su altri mezzi.
Obama, Brexit e Trump sono i più illustri esempi in cui i social hanno avuto la meglio, vincendo anche sulla forza dei "sondaggi" , e per restare in Italia, il successo del M5S si identifica con i nuovi mezzi social, così come le grandi e inaspettate sconfitte dei referendum (trivelle e costituzionale) si devono assegnare alla forza di influenzamento della rete, visto come si erano graniticamente schierate le maggiori testate editoriali televisive.

Della perdita di potere di influenzamento politico della "televisione" se ne stanno accorgendo anche i politici.

Il rischio è che i governi (non solo quello italiano) tentino di mettere il bavaglio ai mezzi digitali, invece di dare uno scrollone alle reti TV (dovei partiti sono soci di maggioranza) affinché invertano la rotta e ritornino a fare una programmazione più seria, meno condizionata dagli share.

(foto copertina: Televisore anni '50 Jonnie Nord)


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Editoriale: - Tanta fatica per nulla. - Cereali e dintorni. Ancora segnali di stanchezza. - Bolle di sapone killer. Ministero Salute lancia allerta per rischio microbiologico - Merano Wine Festival. Il vincitore del "Premio Godio 2017" -Guida Michelin 2018: Salite e discese - All'orizzonte un maxi colosso dell'agricoltura - Altro ...

SOMMARIO Anno 16 - n° 46 19 novembre 2017
1.1 editoriale
Tanta fatica per nulla.
2.1 lattiero caseario Si allarga la forbice tra Padano e Parmigiano.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Ancora segnali di stanchezza.
4.1 sicurezza alimentare Bolle di sapone killer. Ministero Salute lancia allerta per rischio microbiologico
4.2 vino eventi Merano Wine Festival. Il vincitore del "Premio Godio 2017"
5.1 fake news Fake news. Mutti smentisce il ritiro della propria passata di pomodoro per contaminazione da arsenico.
5.2 management e organizzazione La comunicazione d'impresa verso il Technical Report UNI T/R 11642
6.1 Guida Michelin 2018 Guida Michelin 2018: Salite e discese e un nuovo tre stelle con lo chef Norbert Niederkofler
7.1 maxi fusioni All'orizzonte un maxi colosso dell'agricoltura
7.2 rischi alimentari Ostriche contaminate. Disposto il ritiro.
8.1 mais tendenze Ismea. tendenze del mais
9.1promozioni "vino" e partners
10.1 promozioni "birra" e partners

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 20171119-Cibus-46-COP

 

Un giovane su dieci è povero assoluto, nel 2007 era uno su 50. Monsignor Galantino: dati straordinariamente negativi.

di LGC - Parma 19 novembre 2017 - 
Sollecitato dall'impietoso dossier sulla povertà giovanile, diffuso dalla CARITAS nei giorni scorsi, ho provato a ricercare una correlazione tra crisi e suicidi per verificare se vi fossero analogie. Un'ipotesi purtroppo pienamente verificata.

Partiamo dal rapporto Caritas.
Un giovane su dieci è povero assoluto, nel 2007 era uno su 50. Monsignor Galantino: dati straordinariamente negativi, non si tratta solo dei clochard. Oltre 200mila persone hanno chiesto aiuto.

I figli stanno peggio dei genitori, i nipoti peggio dei nonni: in Italia la povertà cresce al diminuire dell'età quella. I capifamiglia sotto i 34 anni sono sempre più in difficoltà, i tassi di disoccupazione giovanile (37,8% nel 2016) sono tra i più alti d'Europa (18,7%), l'ascensore sociale è bloccato e si registra un record di Neet (26%). Nel corso del 2016 205.090 persone si sono rivolte ai Centri di ascolto in rete (Cda) della Caritas: tra questi il 22,7% ha meno di 34 anni. I dati arrivano dal Rapporto su povertà giovanile ed esclusione sociale 2017 "Futuro anteriore", presentato lo scorso 17 novembre a Roma dalla Caritas italiana.

Il 42,8% è italiano.
L'età media è di 43,6 anni, il 64,4% è disoccupato. C'è una una sostanziale parità tra uomini (49,2%) e donne (50,8%). I senza dimora sono il 17,8% (in crescita rispetto al 2015): circa 26 mila persone. Il problema più frequente anche nel 2016 è la povertà economica (76,7%), seguita da problemi occupazionali (56,8%), abitativi (24,1%) e familiari (14,0%).
Le richieste più frequenti riguardano beni e servizi materiali (60,6%), sussidi economici (25,7%) e richieste per lavoro (14,0%) o alloggio (7,7%).

La situazione dei giovani è più critica degli anziani. Da 5 anni è "più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli over 65", scrive il rapporto: nel nostro Paese un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 era appena uno su 50.
Dal 1995 il divario di ricchezza tra giovani e anziani si è ampliato: la ricchezza media delle famiglie con capofamiglia di 18-34 anni è meno della metà, mentre quella delle famiglie con capofamiglia con almeno 65 anni è aumentata di circa il 60%.

Il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, commentando i risultati del rapporto Caritas alla presentazione alla Stampa Estera a Roma ha detto che sbaglieremmo noi se identificassimo i poveri soltanto con i clochard, con l'immigrato che sbarca sulle nostre coste, dovremmo allargare un pò lo sguardo alle tante donne prive di dignità. C'è una povertà straordinaria e straordinariamente negativa, soprattutto oggi abbiamo bisogno di aprire il nostro sguardo, il nostro cuore alla povertà dei nostri giovani, una povertà non tanto fatta di mezzi materiali ma una povertà ancora più grossa cioè quella di non poter progettare il proprio futuro e crearsi delle alternative a una vita di dipendenza".
Galantino ha anche osservato come l'Italia si trovi dietro a molti Paesi europei nelle classifiche sulla crescita economica. "I dati che abbiamo dal nostro rapporto ci dicono che la nostra situazione non è di quelle buone, non siamo nell'alta classifica per aver superato il problema della povertà, anzi".

Veniamo ora a fare un'incursione nel terrificante mondo dei suicidi.
Ogni anno in Italia sono circa 4 mila le persone che si tolgono la vita. La maggior parte sono uomini (77%). Negli ultimi anni, infatti, a causa della crisi economica, c'e' stato un aumento del 12 per cento di suicidi nella fascia d'eta' tra i 25 e i 69 anni. Ma in Italia il suicidio e' la seconda causa di morte nella fascia d'eta' dai 15 ai 29 anni.

E si registrano casi di ragazzini tra i 10 e i 14 anni. "Questi rappresentano qualcosa di terribile- spiega, in un'intervista con l'agenzia Dire alla fine di febbraio scorso, il direttore del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell'ospedale Sant'Andrea di Roma, Maurizio Pompili- Dal 1970 al 2008 in quella fascia d'eta' si sono suicidati 354 bambini, ma la cifra in questi restanti nove anni e' aumentata".
Secondo Pompili "mentre la mortalita' si e' ridotta in tutte le altre cause, dagli incidenti stradali alle malattie, nel suicidio non sono state messe in atto misure preventive, come il riconoscimento precoce dei soggetti a rischio o la formazione nelle scuole e nelle famiglie".

Stando all'infografica dell'ISTAT, realizzata per la giornata mondiale per la prevenzione dei suicidi, il numero dei suicidi è inferiore del -14% rispetto al 1995.

20170113-infografica-suicidi-2017

Non tragga però, in inganno il dato temporale.
Infatti il 1995 è l'anno in cui comincia a dipanarsi la pesantissima crisi del 1992-1993. "L'attuale crisi economica mondiale, - come scriveva Pasquale Tridico -il 17 aprile 2013 su "Economia e Politica" - in cui anche l'Italia è precipitata nel 2008, rappresenta per il nostro Paese solo l'ultimo stadio di un lungo declino che ha avuto inizio negli anni 90, o per essere più precisi nel biennio 1992/1993. In particolare, sostengono che le ragioni che spiegano il declino italiano, e in parte anche la recessione di oggi, così come la mancata ripresa dalla crisi, si possono trovare nelle riforme del mercato del lavoro. In particolare, la flessibilità del lavoro introdotta negli ultimi 15 anni, insieme ad altre politiche introdotte in parallelo fin dal 1992/93, hanno avuto conseguenze cumulative negative sulla disuguaglianza, sui consumi, sulla domanda aggregata, sulla produttività del lavoro e sulla dinamica del PIL."
"Le riforme del mercato del lavoro, - prosegue Tridico - sono state accompagnate, negli anni 90, da una liberalizzazione incompleta e da un processo di privatizzazione che ha favorito l'aumento delle rendite e complessivamente una redistribuzione a danno dei salari."

Ecco quindi che dal 1992 a oggi gli elementi di criticità non sono stati rimossi anzi sono andati a peggiorare e a confermare che lo stato attuale non è solo il risultato negativo di 10 anni di crisi, ma l'effetto di quasi trent'anni di crisi. E una crisi di tale periodo deve essere etichettata come normalità.

Infine, a ben guardare, il nodo dolente è sempre il lavoro. Lavoro inteso come ordinativi d'impresa, competitività perduta a causa dell'elevato costo che si traduce in disoccupazione e bassa occupazione.

Per migliorare la situazione occorre un salto di qualità delle politiche economiche e del lavoro per mettere le imprese nelle condizioni di competere e generare nuova occupazione e conseguentemente stabilità economica in un maggior numero di famiglie.

Non è un caso infatti che la Sardegna stia chiedendo di creare una "Zona Franca" sull'isola, proprio per creare nuovo lavoro. E guarda caso, è proprio la Sardegna che detiene il maggior tasso di suicidi in Italia (leggi ANSA 13 settembre 2017).
"In Sardegna sono in aumento i casi di depressione, ne è colpito il 13% della popolazione, mentre la regione è al primo posto in Italia per numero di suicidi. Lo ha detto Bernardo Carpiniello, che dirige la Struttura complessa di Psichiatria della Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari e presiede la Società italiana di Psichiatria."

Con l'incremento del tasso di occupazione e di stabilità economica delle famiglie non si guarirà dalla piaga dei suicidi, ma si contribuirà, e molto, alla riduzione del tasso depressivo, che è l'anticamera dell'estrema soluzione.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 19 Novembre 2017 06:28

Tanta fatica per nulla.

Mai una gioia! Anche la nazionale di calcio ci ha traditi. Il web si scatena con l'ironia ignorando una nazionale che non si è mai fatta amare.

di Lamberto Colla Parma 19 novembre 2017
Tanta fatica per nulla. Anni e anni per imparare l'inno di Mameli e ora, quando finalmente dopo 71 anni di provvisorietà, il "Canto degli Italiani" è stato nobilitato a Inno Ufficiale, gli Azzurri del calcio non potranno sfoggiare le loro doti canore sotto i riflettori mondiali di Russia.

Una qualificazione mancata che alla fine non è stata una sorpresa, almeno a giudicare dalla reazione composta del pubblico "social". Al contrario, dalle testate giornalistiche nazionali, qualcuno ha tentato di giustificare la sconfitta dell'andata con gli svedesi con una certa partigianità dell'arbitro mentre altri commentatori hanno voluto sottolineare la prestazione d'orgoglio della squadra, colpita da sfortuna negli ultimi 90 minuti del girone di qualificazione.

20171115-straordinario-IMG 8994E non hanno intenerito e tantomeno commosso le lacrime di Buffon & C. di fine partite. Troppo evidente che fossero frutto di una delusione personale, per la mancata "gita" in terra cosacca e i suoi annessi e connessi di gratificazioni, economici e d'orgoglio, piuttosto che per la delusione regalata ai propri tifosi.

A quel popolo che si riunisce sotto la stessa bandiera solo nelle occasioni dove gioca l'Italia, non resta che spegnere la lampadina dei sogni. Un popolo che ha la sola pretesa di ammirare l'orgoglio, la dignità e la forza di tentare sino alla fine di superare l'avversario.
La vittoria può arrivare o meno, ma la grande soddisfazione viene comunque dalla prestazione coraggiosa degli uomini scesi in campo e dalla loro determinazione a onorare il tricolore e la maglia "azzurra".

"Mai una gioia". Quell'orgoglio e determinazione non sono emersi dalla nazionale che meritatamente resterà in panchina.
Una nazionale brutta, presuntuosa e anche poco elegante. Giocatori più intenti al loro look (spesso discutibile) e a non farsi male per non dover rinunciare alle ben più remunerative partite di club.

Guidati da un CT più somigliante all'anziano, intento quotidianamente a commentare e criticare i lavori delle fognature sotto casa, che a un condottiero capace di scatenare le energie dei ragazzi nelle poche ore che ha a disposizione il team.

Perdere è concesso e i tifosi lo sanno. Ma perdere senza onore l'italiano non lo accetta.

Questi fortunati ragazzi non si rendono conto di quanto male hanno fatto a tanti italiani. Ai tanti che cercano di anestetizzare i propri dolori nei 90 minuti che la nazionale gioca. Pronti a riconoscere la sconfitta ma a esaltare i propri guerrieri per il coraggio e la forza dimostrata.

Quel coraggio e quella forza che molti di noi non hanno più. Che tirano a campare solo per tentare di regalare un futuro o un momento di piacere ai propri figli o nipoti, sottraendolo a loro stessi.

Queste persone non hanno più nemmeno il traguardo dei mondiali di Russia, tanto gli azzurri non ci saranno.

E il web, questa volta, invece degli insulti si è divertito con la satira e l'ironia, gli 20171114-ikea-IMG 8977 del calcio stanno già selezionando la nazionale per cui tifare tra quelle più simpatiche e meno dotate. Chissà che si porti fortuna a un'Islanda a caso.

Allora godiamoci di un po' di cotanta fantasia e simpatia tutta italica.

 

 

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Editoriale: - Federalismo, scissionismo, autoreferenzialità e informazione - Continua lo scivolone del burro - Cereali e dintorni. Dall'USDA la sorpresa del grano. - Giovani. l'Inps si ricrede sulla decontribuzione - Vino, Export: L'Italia cede alla Francia la storica leadership negli USA - Altro ...

SOMMARIO Anno 16 - n° 45 12 novembre 2017
1.1 editoriale
Federalismo, scissionismo, autoreferenzialità e informazione
2.1 lattiero caseario Continua lo scivolone del burro.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Non ci sono stati grandi movimenti.
4.1 sicurezza alimentare Eurospin richiama un lotto di Filetti di Acciughe.
4.2 vino eventi Le novità del 26° Merano WineFestival (10-14 novembre)
5.1 INPS giovani Giovani. l'Inps si ricrede sulla decontribuzione.
5.2 management e organizzazione Una organizzazione aziendale realizzata ad arte
6.1 economia 4.0 Aziende 4.0. Più tecnologie e meno persone?
7.1 vino eventi Aspettando Merano Winefestival
8.1 vino export Vino, Export: L'Italia cede alla Francia la storica leadership negli USA.
8.2 vino eventi Presentato "Enologica" - Bologna dal 18 al 20 novembre
9.1 Vinitaly Vinitaly presenta gli espositori anche in Cinese.
10.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Dall'USDA la sorpresa del grano.
11.1 sicurezza alimentare Uova e derivati al fipronil, ancora segnalazioni del Ministero della salute e di RASFF
12.1promozioni "vino" e partners
13.1 promozioni "birra" e partners

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Niente di nuovo sotto il sole, o quasi. La tornata elettorale di domenica scorsa ha riportato alla ribalta il solito teatrino che da oltre vent'anni accompagna i momenti di massima democrazia (sempre più rari peraltro) del nostro Paese.

di Lamberto Colla Parma 12 novembre 2017
Da un lato le strategie interne dei partiti per trovare la quadra utile a accaparrarsi il maggior numero di seggi e magari di governare, dall'altra i media e la magistratura che puntualmente entrano a gamba tesa "su una o sull'altra" determinata coalizione.

Così Berlusconi, mentre tesse la tela del centro destra per sfondare in Sicilia, il 31 ottobre (una settimana prima delle elezioni) viene raggiunto dall'ennesimo avviso di indagine, nientepopodimeno che per le stragi di mafia del '93. La procura di Firenze ha infatti ottenuto, dal giudice delle indagini preliminari, la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia.

Matteo Renzi, invece, se ne va oltreoceano a far visita al suo amico Barak Obama, fingendo disinteressamento o subodorando l'ennesima sconfitta del PD che, al contrario del centro destra, è alle prese con le correnti scissioniste, gli ex fuoriusciti e gli ex fondatori della grande coalizione che fu l'Ulivo, per accaparrasi le redini del partito piuttosto che delle sorti dei cittadini e nello specifico dei siciliani.

Infine il movimento grillino, sempre più autoreferenziale, insiste nella posizione di alternativa con il rischio, o forse il vantaggio, di restare all'opposizione. Meglio criticare l'operato degli altri che essere criticati per gli insuccessi dei propri rappresentanti. Da Parma, passando per Roma e Torino, probabilmente il movimento di Beppe Grillo dovrebbe fare tesoro degli errori e portare qualche significativo cambiamento se veramente intende contribuire al cambiamento di questo strano Paese.

All'indomani delle elezioni siciliane il Centro destra sfiora il 40% e porta il suo Candidato Musumeci sul trono che era di Crocetta, il M5S conferma di essere il partito di maggioranza relativa con quasi il 35% di estimatori mentre è solo terzo il partito di Renzi con un misero 19%, ben lontano dal 40% che in questi anni il plenipotenziario della politica italiana, ci ha frequentemente ricordato di rappresentare. Dal 40% alle europee del 2014 al 40% del referendum costituzionale del dicembre 2016 (peccato che il 60% abbia scelto diversamente), che peraltro avrebbe dovuto decretare l'abbandono della politica dell'ex premier.

Ma sorpresa delle sorprese, il centro destra non fa in tempo a brindare che un suo neo deputato, Cateno de Luca, viene arrestato per evasione fiscale. Chissà, se non fosse stato eletto, forse non si sarebbero accorti di questa sua dimenticanza del valore di 1,7 milioni di euro.

In questo marasma e ridondanti notizie, sempre le medesime riportate ogni 30 minuti dai notiziari radio televisivi e in prima pagina ogni mattina, passa in sordina la notizia che un gruppetto di giovinastri di Casapound ha raccolto il 9,08% del consenso degli elettori di Ostia. Quasi il 10% degli aventi diritto hanno scelto Casapound. Vero che è solo una municipalità di Roma (la X per intendersi) ma ha pur sempre una popolazione di 250.000 abitanti, come Brescia e più di Parma.

Due sarebbero stati i dati da portare all'onore delle cronache:
- che Casapound aveva deciso di portare le proprie idee nel contesto democratico partecipando alle elezioni;
- che Casapound ha ottenuto un risultato più che sorprendente. (sarebbe stato stimolante analizzare il caso sotto molteplici punti di vista).

Invece niente! Solo silenzio sulla questione salvo il tentativo di assegnare al neo movimento politico il fiancheggiamento di organizzazioni mafiose (il Clan Spada), culminata con il naso rotto del giornalista Rai che tentava il colpo grosso di fare confessare Roberto Spada, il presunto capo clan, di avere sostenuto l'ascesa di Caspound (peccato che il "boss" avesse espresso apprezzamento per il M5S).

Un episodio cruento e da condannare senza se e senza ma, quello della testata al giornalista di NEMO, trasmesso decine di volte giovedi scorso e seguenti, con annessi commenti, guarda caso, tutti orientati all'equivalenza Casapound / Spada o Casapound e criminalità o Casapound e ignoranza.

Anche questo è giornalismo. Per l'informazione equidistante restiamo in attesa.

20171112-PD elezioni

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 16 - n° 44 05 novembre 2017 -

Editoriale: Strategia o codardia - Il latte spot torna a scendere - Arachidi o Noccioline americane, ottimi anche per i bimbi. - Quote latte. L'UE impone di recuperare gli aiuti - Vendemmia. Calo in Regione del 24% dell'uva cooperativa - Altro...
SOMMARIO Anno 16 - n° 44 5 novembre 2017
1.1 editoriale
Strategia o codardia?
2.1 lattiero caseario Il latte spot torna a scendere
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati sempre stabili e ai minimi.
4.1 alimentazione e salute Arachidi e Noccioline americane, ottimi anche per i bimbi.
4.2 dissesto idrogeologico Dissesto idrogeologico. Video dichiarazioni.
5.1 quote latte Quote latte. L'UE impone di recuperare gli aiuti
5.2 management L'ultimo granello di sabbia della clessidra aziendale
6.1 Pomodoro Bilancio campagna 2017 del pomodoro da industria nel Nord Italia
7.1 Siccità su La7 Siccità: "PiazzaPulita" (programma televisivo di LA7) nel piacentino
8.1 vendemmia i numeri Vendemmia. Calo in Regione del 24% dell'uva cooperativa
9.1 Codacons un nuovo amico dei consumatori Premio Amico del Consumatore a Luigi Lucchi, Sindaco di Berceto
10.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Leggero sussulto in chiusura di settimana.
11.1 Fiera cremona A Cremona si è respirata "Aria Nuova". Segnali di ripresa del settore zootecnico.
12.1promozioni "vino" e partners
13.1 promozioni "birra" e partners

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Domenica, 05 Novembre 2017 09:42

Strategia o codardia?

E' finita, almeno sino a ora, come non ti saresti aspettato. Il condottiero mancato arroccato in esilio con altri 4 dell'ex esecutivo, parla da uno sgabuzzino dell'UE e pubblica il sito web "presidente catalogna in esilio".

di Lamberto Colla Parma 5 novembre 2017 - 
Non si può dire che le carte non le abbia ben scombinate il Presidente destituito della Catalogna Carles Puigdemont scompare da Barcellona, dopo aver pubblicato una foto scattata dallo studio presidenziale forse per far credere di essere ancora in sella nonostante la destituzione di Madrid, e ricompare magicamente a Bruxelles. Da una mini sala stampa, insieme a altri 7 componenti dell'ex governo catalano, Puigdemont ha dichiarato di non voler chiedere asilo politico ma di non voler tornare in Spagna senza le opportune garanzie di un processo equo e che Madrid accetti il risultato delle elezioni che verranno indette per dicembre.

Insomma un po' di fumo per far credere di non essere scappato ma di lavorare per la causa catalana dal cuore dell'Europa.
E per rafforzare questa sua posizione "vittimistica" ecco comparire il sito president.exili.eu (il presidente in esilio) attraverso il quale proseguirà il contatto con i suoi sostenitori. Il sito ufficiale dell'ex governo autonomo della regione è stato anch'esso oscurato a seguito dell'intervento del Governo centrale spagnolo in applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola.

Accusato di ribellione, sedizione e uso improprio di fondi pubblici, Puigdemont, altri dell'esecutivo e alcuni deputati, sono stati chiamati a comparire per il 2 e il 3 novembre davanti al tribunale di Madrid.
Invito che l'esiliato presidente ha respinto al mittente e, per voce del suo avvocato belga noto per avere difeso militanti dell'ETA, si è reso disponibile a accogliere i magistrati in Belgio per rispondere alle loro domande.

Nel frattempo, si trovano già in carcere otto membri del deposto governo catalano per i quali la Procura spagnola aveva chiesto l'arresto. La giudice della Audiencia Nacional, Carmen Lamela, -come riportato dall'agenzia adnkronos il 2 novembre - ha accolto la richiesta per eliminare il "pericolo di fuga".

Il provvedimento ha riguardato l'ex vicepresidente Oriol Junqueras, Jordi Turull, Josep Rull, Carles Mundò, Raul Romeva e Joaquim Forn e due donne, Meritxell Borras e Dolors Bassa. Miglior sorte per l'ex consigliere Santiago Vila, che si era dimesso la sera prima della dichiarazione di indipendenza, al quale è stata concessa la libertà su cauzione (50.000€)

Armiamoci e partire, combattete e vinceremo.
Sembra essere stato questo il motto di Puigdemont.

Molto imprudentemente ha proclamato l'indipendenza della Catalogna in presenza di poco più della metà dei deputati e, ovviamente, 70 dei 73 presenti (su 135 deputati) avevano votato a favore.

Ma gli altri 62 assenti non rappresentavano forse l'altra metà del cielo, quella parte del popolo Catalano che, pur nell'autonomia, ama considerarsi spagnolo?

Se il buon senso non prevarrà, da entrambe le parti, il rischio che la tensione si tramuti in scontri è molto alto.
Il braciere indipendentista è stato riattivato dal "Condottiero" Puigdemont e questa nutrita parte del popolo Catalano (circa il 30%), come mi confidava un amico italiano che vive a Barcellona da molti anni, "l'indipendenza la vuole, e basta". "Gli animi sono tesi, anche nelle discussioni tra amici, e questo preoccupa", conclude l'amico.

Viene quindi spontaneo chiedersi come gli indipendentisti, duri e puri, hanno interpretato la mossa di esiliare di Pugdemont? Come una guida spirituale che lavora per la loro causa dal cuore dell'europa o solo un ignobile gesto di codardia e di irresponsabilità'?

Difficile prevedere quello che accadrà a breve, molto dipenderà da come il popolo catalano interpreterà il ruolo del loro ex presidente e ovviamente dalla pesantezza della mano di Madrid. La reclusione preventiva potevano anche risparmiarsela.

Un gesto di benevolenza verso il popolo catalano, ora che il Governo centrale ha preso in mano la situazione, potrebbe essere il primo passo verso una riconciliazione, utile per la Spagna intera, per i catalani e anche per quest'Europa così poco influente nei discorsi politici e così opprimente in quelli monetari.

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Editoriale: Verdini di rabbia - Crolla il burro. - Cereali e dintorni. Mercati in tiepida flessione. - Auchan richiama un lotto di salame felino per presenza di Salmonella SPP - Intervista a Helmuth Köcher, WineHunter e patron di Merano WineFestival. - Caporalato, l'inchiesta della procura di Lecce finisce anche sul "The Guardian".-

SOMMARIO Anno 16 - n° 43 29 ottobre 2017

1.1 editoriale
Verdini di rabbia
2.1 lattiero caseario Crolla il burro.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati in tiepida flessione.
4.1 sicurezza alimentare Auchan richiama un lotto di salame felino per presenza di Salmonella SPP
4.2 vino intervista Intervista a Helmuth Köcher, WineHunter e patron di Merano WineFestival.
5.1 caporalato Pomodoro Caporalato, l'inchiesta della procura di Lecce finisce anche sul "The Guardian".
5.2 etichettatura pomodoro L'etichettatura obbligatoria per il pomodoro è legge
6.1 aziende Mulino Alimentare SpA. Il nuovo stabilimento super tecnologico, adeguato alle normative UE 2030.
6.2 ceta e emilia romagna CETA, crescono gli affari dopo l'accordo. Mulino Alimentare leader del comparto.
7.1 Po viabilità economia Ponte sul Po di Casalmaggiore – Colorno: concluse le analisi
8.1 pomodoro e batteriosi Batteriosi del pomodoro. Oi approva il fondo di emergenza
9.1 Fiera cremona Bovino da latte: innovazione e capitale umano strumenti anticrisi
11.2 mela verde Pomì a Mela Verde
12.1promozioni "vino" e partners
13.1 promozioni "birra" e partners

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Domenica, 29 Ottobre 2017 09:46

Verdini di rabbia

E ora tutti carichi per la nuova campagna elettorale. Renzi è già partito in treno e Verdini gongola dopo essere stato ancora una volta determinante per la tenuta del Governo. Un sicuro e fedele puntello che qualcosa sarà costato alla sinistra di maggioranza.

di Lamberto Colla Parma 29 ottobre 2017
Otto colpi di fiducia e la legge elettorale è stata approvata. Anche il Senato ha licenziato il "Rosatellum bis", la legge elettorale frutto del miglior compromesso politico "perché scontenta un po' tutti", come ebbe da commentare dopo il passaggio alla Camera dei deputati l'on. Brunetta, grazie all'immancabile "puntello" puntualmente messo a disposizione da Denis Verdini con il suo manipoli di fedeli senatori, i "14 ministri senza portafoglio" come ama chiamarli l'astuto politico, banchiere e imprenditore di Fivizzano. Sempre pronto a intervenire, efficacemente e non per filantropica passione, per sbloccare il percorso governativo di questa legislatura "imposta" dall'alto.

L'appoggio esterno al Governo di Renzi prima e di Gentiloni poi, di ALA (il gruppo parlamentare di Verdini e legato al MAIE, il Movimento dei residenti all'estero) ha dato i suoi frutti e in soli 35 giorni, ovvero dal fatidico 21 settembre, giorno del "Vitalizio Day", tutto l'iter si è concluso, come si è concluso l'amore tra il Presidente del senato Grasso e il Partito di Renzi.

Un fulmine a ciel sereno infatti ha squarciato Montecitorio quando, a termine delle votazioni dei Senatori, il Presidente Grasso ha dichiarato di lasciare il gruppo del PD e di passare al gruppo misto.
"Non riconosco più né il merito né il metodo" del Partito Democratico, "la fiducia sul Rosatellum è stata una sorta di violenza", ha commentato il giorno seguente Pietro Grasso. D'altra parte come si fa a non comprendere la sua indignazione. La legge elettorale gli è passata sotto il naso senza poterla nemmeno discutere, soltanto approvare.

Un altro duro colpo per Matteo Renzi, il plenipotenziario del Partito Democratico, che nell'arco di poche ore ha dovuto incassare anche la riconferma di Visco, alla guida di Banca d'Italia per altri 6 anni, dopo che si era spinto a interferire sul rinnovo al vertice di Palazzo Kock, incolpando il Governatore della mancata vigilanza nelle recenti crisi bancarie.

Invece il premier Gentiloni ha proposto al Capo dello Stato proprio il nome di Ignazio Visco che Mattarella ha immediatamente confermato.

Un "uno due" in grado di tramortire anche il più coriaceo pugile e che invece il Matteo "Gianburrasca" Renzi, con ritrovata dinamicità e onnipresenza mediatica e fisica, ha incassato meravigliosamente bene, dichiarando prontamente che tra lui e Paolo Gentiloni Silveri non c'é frattura, anzi definendo il Nobil Homo Premier "un fratello" per cui, immaginiamo, potrà "stare sereno" come fu per Enrico Letta che dopo poco venne sostituito da Renzi stesso.

Chiusa la campagna per il nuovo regolamento elettorale chissà che ora le forze politiche di maggioranza e di appoggio esterno non comincino finalmente a lavorare per noi.

A trovare una soluzione ai terremotati che stanno andando incontro al secondo inverno "camperato" (solo 340 casette consegnate), a definire la manovra di bilancio sulla quale pesa la questione pensioni. A concentrarsi sulla piaga che sta minando la nostra società: il lavoro e l'occupazione e ovviamente la competitività delle Piccole Medie Imprese, oppresse come sono dalla fiscalità, dalla burocrazia e dal mercato globale sempre più invasivo.

Invece, c'è da scommetterci, da domani e sino alle elezioni ogni azione politica sarà calibrata sul reclutamento di consensi in previsione delle ormai imminenti elezioni.

Intanto Mario Draghi ha confermato l'uscita dal QE (Quantitative Easing) in modo ponderato, passando al dimezzamento (30 miliardi mese contro i 60 attuali) già dal gennaio 2018.

Un ombrello "atomico" per la nostra economia che verrà dimezzato il prossimo anno e presumibilmente accantonato alla fine del mandato di Dragi. Occorre trovare soluzioni autonome alla crisi per non restare sempre in balia dei fattori congiunturali esterni.

La Germania sta già affilando le armi per conquistare la poltrona di Francoforte e allora saranno dolori per noi e i paesi del sud.

Orsù muovetevi, il tempo sta per scadere.

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