Crescono le imprese nella ristorazione, stabili quelle ricettive, leggero calo nel settore del commercio -
Parma, 8 marzo 2014 -
Secondo Ufficio studi Confesercenti Emilia Romagna su dati Unioncamere Emilia-Romagna nella nostra regione a subire meno gli effetti della crisi sono le imprese di ristorazione (+195 rispetto al 2012); risultano pressochè stabili quelle del settore ricettivo (+10 rispetto al 2012), mentre registrano un leggero calo quelle del commercio al dettaglio, passando da 18.499 del 2012 a 18.242 nel 2013 (-207 nel 2013), ma restando comunque le imprese in cui la imprenditoria femminile è più numerosa.
Ma le imprese rosa guardano ben più lontano, ricorda Paola Morselli responsabile del settore imprenditoria femminile della Confesercenti E.R. che sottolinea come: “i dati di Unioncamere dimostrano come le imprese femminili sanno affrontare la crisi con tenacia e creatività. La loro capacità di guardare anche oltreconfine e di prendere in considerazione anche la ecososteniblità del loro operare, ha fatto sì che venga conferito dalla Camera di Commercio il premio “Donne e terre in movimento verso il mondo” destinato a imprenditrici bolognesi che siano espressione della qualità del Made in Italy, o che operino nel campo delle produzioni biologiche, o che siano particolarmente attente alla eticità e alla ecosostenibilità dei prodotti. Le donne possono essere in tal senso un volano fondamentale per la ripresa economica dell’intero nostro paese.”
Provincia |
G 47 Commercio al dettaglio |
(I 55) Alloggio |
(I 56) Attività dei servizi di ristorazione |
BOLOGNA |
3.550 |
133 |
1.391 |
FERRARA |
1.651 |
61 |
688 |
FORLI' - CESENA |
1.799 |
177 |
778 |
MODENA |
2.672 |
69 |
925 |
PARMA |
1.762 |
71 |
737 |
PIACENZA |
1.350 |
41 |
631 |
RAVENNA |
1.732 |
160 |
732 |
REGGIO EMILIA |
1.877 |
41 |
737 |
RIMINI |
2.056 |
704 |
722 |
EMILIA - ROMAGNA |
18.449 |
1.457 |
7.341 |
ANNO 2013 - CONSISTENZA DELLE IMPRESE FEMMINILI ATTIVE NEI SETTORI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO, DELLA RISTORAZIONE E DELL’ATTIVITA’ TURISTICA RICETTIVA SECONDO LA PROVINCIA
PROVINCIA Commercio al dettaglio G47 Alloggio I55 Attività dei servizi di ristorazione I56 BOLOGNA 3.563 138 1.425 FERRARA 1.645 61 705 FORLI' - CESENA 1.763 177 783 MODENA 2.620 66 942 PARMA 1.726 68 765 PIACENZA 1.306 38 644 RAVENNA 1.725 173 762 REGGIO EMILIA 1.829 36 764 RIMINI 2.065 710 746 EMILIA - ROMAGNA 18.242 1.467 7.536
ANNO 2012 - CONSISTENZA DELLE IMPRESE FEMMINILI ATTIVE NEI SETTORI DEL COMMERCIO AL DETTAGLIO, DELLA RISTORAZIONE E DELL’ATTIVITA’ TURISTICA RICETTIVA SECONDO LA PROVINCIA
Provincia Commercio al dettaglio Alloggio I55 Attività dei servizi di ristorazione I56 BOLOGNA 3.550 133 1.391 FERRARA 1.651 61 688 FORLI' - CESENA 1.799 177 778 MODENA 2.672 69 925 PARMA 1.762 71 737 PIACENZA 1.350 41 631 RAVENNA 1.732 160 732 REGGIO EMILIA 1.877 41 737 RIMINI 2.056 704 722 EMILIA - ROMAGNA 18.449 1.457 7.341
G47
Fonte: Ufficio studi Confesercenti Emilia Romagna su dati UNIONCAMERE Emilia-Romagna
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Emilia Romagna)
La crisi Ucraina si fa sentire anche sui mercati delle materie prime perla produzione di pane, birra e mangimi.
Roma, marzo 2014
Il prezzo mondiale del grano è schizzato ai massimo da inizio anno, ma a salire sono anche le quotazioni di orzo e mais per effetto delle tensioni in Ucraina che è considerata il granaio d’Europa e si classifica tra i paesi leader nelle esportazioni a livello internazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che evidenzia come gli effetti della crisi in Ucraina si sono fatti sentire, oltre che sulla borse, anche sul mercato delle materie prime agricole per la produzione di pane, birra ed anche mangimi per l’allevamento, come dimostra l’andamento delle quotazioni al Chicago Board of trade di grano,e mais . A preoccupare è la situazione sul Mar Nero per gli effetti che potrebbe avere sulle spedizioni navali a breve termine, ma nel lungo periodo le attuali tensioni rischiano – sottolinea la Coldiretti - di far saltare la creazione in Russia, Ucraina e Kazakistan del Comitato cerealicolo del Mar Nero con l’obiettivo di aumentare la quota di questi Paesi nell'esportazione mondiale dei cereali dall’attuale 20 per cento al 30 per cento, grazie non solo a un nuovo istituto di coordinamento, d'informazione che segue la situazione al mercato di cereali, ma anche una struttura logistica più moderna e più competitiva. Le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole sono sempre piu’ condizionate dalle situazioni economiche e sociali internazionali sulle quali si innestano facilmente le speculazioni che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che - continua la Coldiretti - va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi a livello comunitario, ma anche con investimenti a livello nazionale per sostenere le strutture impegnate a stabilizzare il mercato. In Ucraina nel 2013 - conclude la Coldiretti - sono stati raccolte 63 milioni di tonnellate di cereali, il 36,3% in più rispetto all’anno precedente. In particolare, la terra ucraina ha prodotto 22,27 milioni di tonnellate di grano (+41,3%), 7,56 di orzo (+9%) e 30,9 di granoturco (+47,4%). Sono invece scese le quantità raccolte di miglio (102.000 tonnellate, -35,2%), avena (467.200 tonnellate, -25,8%), grano saraceno (179.000 tonnellate, -25%), riso (145.100 tonnellate, -9,2%) e segale (637.700 tonnellate, -5,8%). Inoltre, sono diminuite le barbabietole da zucchero (10,75 milioni di tonnellate, -41,7%) e sono aumentati i semi di girasole (11,04 milioni di tonnellate). (Coldiretti)
La spesa alimentare delle famiglie italiane nel 2013 per effetto dell’ulteriore calo del 3,1 per cento ha raggiunto il minimo dall’inizio della crisi con un taglio di 15,2 miliardi rispetto al 2007.
Roma, marzo 2014 - E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base di dati Istat dalla quale si evidenzia che i consumi delle famiglie italiane per alimentari e bevande a valori concatenati sono stati pari a 114,3 miliardi rispetto ai 129,5 miliardi del 2007 quando è iniziata l’inversione di tendenza negativa. L’andamento della spesa riflette – sottolinea la Coldiretti - un calo nelle quantità di alimenti acquistati ma anche la tendenza a privilegiare prodotti low cost a basso prezzo che sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6 per cento) nel commercio al dettaglio nel 2013 Con la crisi si dice addio al negozio di fiducia e quasi la metà degli italiani (47 per cento) si reca in diversi esercizi commerciali per acquistare il prodotto che cerca dove costa meno, magari aiutati da internet e volantini sui quali è guerra nel pubblicizzare offerte speciali e sconti, secondo una Indagine Coldiretti/Ixe’. Con il 71 per cento dei consumatori che dichiara di confrontare con piu’ attenzione rispetto al passato i prezzi, gli italiani - sottolinea la Coldiretti - sono costretti a trasformarsi in veri detective della spesa: il 62 per cento va a caccia delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti e il 42 per cento cerca sempre e comunque i prodotti che costano meno. Mai come nel passato - sottolinea la Coldiretti - fare la spesa è diventata una sfida alla ricerca della maggiore convenienza che richiede fatica e tempo, portando gli italiani a fare la spola tra diversi negozi per risparmiare. Da segnalare l’aumento del 67 per cento gli acquisti degli italiani nei mercati degli agricoltori, i cosiddetti farmers market, in netta controtendenza con l’andamento negativo dei consumi alimentari. (Fonte Coldiretti)
Dopo la crisi nulla sarà più come prima. Le imprese per svilupparsi dovranno aumentare l’efficienza produttiva e accedere prevalentemente ai nuovi mercati finanziari. Le banche hanno già dato e non si potrà più contare su di loro in via privilegiata.
di LGC
Parma 27 Gennaio 2014 ----
“La crisi perfetta” come è stata etichettata da Andrea Zanlari - presidente di CCIAA di Parma - farà ancora nuova selezione e, dopo la tempesta, nulla sarà come prima. Questo in sintesi quanto emerso dal convegno di ieri "Nuove opportunità di finanziamento per le PMI" promosso da Fondazione Monte Parma in collaborazione con CCIAA di Parma, Borsa Italiana e Prometeia.
Meglio prendere coscienza della situazione e attrezzarsi per “progettare il futuro” come sottolineato da Roberto Delsignore - presidente della Fondazione Monte Parma. Nel ringraziare i relatori intervenuti ai quali passerà parola, Delsignore rimarca gli obiettivi della Fondazione e si auspica che “con la loro competenza ritengo sapranno fornire linee di indirizzo essenziali, sollecitare riflessioni e formulare proposte concrete per affrontare un periodo in cui è necessario invertire la tendenza negativa, iniziare un nuovo ciclo di crescita e ritrovare fiducia per progettare il futuro”.
Tendenza negativa che ha investito fortemente anche la città ducale come ben illustrato dal presidente camerale Andrea Zanlari. “E’ una situazione in cui Parma non è mai stata quella di avere un calo di produzione, un calo degli ordini e un calo di fatturato” in contemporanea. Una situazione complessa che vede coinvolgere nella crisi locale anche la GDO e l’alimentare che sono stati i capisaldi della nostra economia. “Cosa più preoccupante - conclude Zanlari - il calo del PIL procapite ” che da 28.900€ è crollato a 24,800 circa. Una sensibile minore disponibilità economica delle famiglie che si aggraverà ancor più nel prossimo futuro considerando i 12.000 cassintegrati provinciali che, peraltro, non sono conteggiati nel calcolo del tasso di disoccupazione provinciale arrivato al 7,8%.
Ma se Parma piange il resto d’Italia non ride. Dello scenario macro economico se ne è occupato Giuseppe Lusignani - vice presidente Prometeia - il quale ha posto una pietra miliare: non si tornerà più come prima e soprattutto gli strumenti finanziari non saranno più gli stessi.
“Il gap che abbiamo accumulato in questi sei anni (8 punti di PIL) di crisi non lo recuperiamo” e probabilmente solo per il 2020 si ritornerà ai livelli del 2007. Ma per il PIL procapite dovremo attendere ancora oltre, “Bisogna quindi pensare a tempi lunghi”.
Tra i grandi cambiamenti a cui le imprese dovranno adattarsi il principale sta nell’accesso al credito. L’ampia e documentata illustrazione del professor Lusignani, non lascia scampo a interpretazioni diverse: le Banche, non solo in Italia ma in tutta Europa, hanno esagerato nel concedere credito innescando quindi la crisi datata tra il 2007 e il 2008. Per questa ragione non ci si può attendere una riapertura di linee credito come le imprese erano abituate.
Stando ai dati illustrati, dei circa 60 miliardi necessari a sostenere lo sviluppo delle imprese, solo 25, massimo 30 potranno essere messi a disposizione dal sistema bancario. Il resto dovrà arrivare dal miglioramento dell’efficienza produttiva delle imprese e dai mercati finanziari, Borsa in primis.
In breve sintesi la ripresa di un ciclo economico virtuoso va innescata puntando sulle aziende ad alta efficienza. Dallo studio Promoteia in Emilia Romagna, le aziende che registrano indicatori d’eccellenza (ad esempio ebitda 7%) sarebbero 214 delle quali 26 collocate a Parma. E’ da queste che bisogna partire per la ripresa e considerando orizzonti temporali di lungo periodo. Dello stesso avviso è Alessandra Franzosi di Borsa Italiana la quale, dopo un’ampia illustrazione dei nuovi mercati non regolamentati destinati alle PMI messi a disposizione da Borsa Italiana, auspica la creazione di una “Comunità di investitori istituzionali di lungo termine, domestici e di capitali pazienti che sappiano e si irrobustiscano nell’investire nel sistema paese in modo diverso da quello che è stato fatto sinora attraverso la sottoscrizione del debito pubblico ma attraverso quelle che sono le necessità delle imprese.”
In conclusione la ripresa economica va costruita sia attraverso l’accesso ai nuovi mercati finanziari non regolamentati (ExtraMot), sia attraverso percorsi di formazione specifica a questi strumenti (progetto ELITE) ma anche seguendo un percorso endogeno di miglioramento dell’efficienza aziendale che consentirà alle imprese di troverà più facilmente partner “pazienti” in grado di accompagnarne la crescita e il valore.
Si inasprisce nel terzo trimestre 2013 la stretta al credito verso le aziende agricole.
Roma, febbraio 2014
Le elaborazioni Ismea sui dati Sgfa indicano una riduzione delle erogazioni concesse alle imprese italiane del settore primario del 21% su base annua, con l'ammontare dei prestiti concessi tra luglio e settembre dell'anno scorso sceso a 426,1 milioni di euro.
La riduzione ha coinvolto tutte le macro aree territoriali seppure con diversa intensità: più accentuata la flessione delle erogazioni nelle regioni di Nord-Ovest e nelle Isole a fronte di un andamento in linea con il dato medio nazionale nel Centro-Sud e di una contrazione più attenuata nel Nord-Est.
In relazione alla durata, l'analisi Ismea rivela nel periodo luglio-settembre una riduzione su base annua di oltre il 37% dei finanziamenti a lungo termine, la cui quota sul monte prestiti complessivo è scesa sotto la soglia del 50%. Al contrario risultano in aumento le erogazioni di medio e breve periodo.
Data la stretta relazione tra la durata dei finanziamenti e le relative finalità, si risconta nel periodo in esame un aumento dell'8% del credito di esercizio e una contestuale erosione delle erogazioni per investimenti e ristrutturazioni, scese rispettivamente del 23,1% e del 22,6% su base annua.
Una dinamica che riflette la minore propensione delle aziende agricole a investire evidenziando, di converso, l'aumentato bisogno di liquidità per finanziare la gestione corrente.
(fonte ismea)
In cammino verso il terzo Governo non eletto. Il Commissariamento Presidenziale continua. Fuori Monti, fuori Letta avanti Renzi.
di Lamberto Colla ---
Parma, 16 febbraio 2014 -
Se un dato positivo si deve assegnare al “Commissario d’Italia” è lo svecchiamento del premierato. Da Berlusconi a Renzi l’età si è via via dimezzata da quel novembre 2011 che rimarrà nella storia d’Italia, anche grazie ai “video racconti” di Friedman, come l’inizio della sospensione democratica del Paese. 78 anni anni Berlusconi, 70 gli anni di Monti, 47 quelli di Enrico Letta per chiudere, molto probabilmente, con i 39 dell’ “asfaltatore” Matteo Renzi. Dopo aver catramato Bersani alle primarie, il Sindaco Segretario ha, in breve tempo, asfaltato anche il giovane Letta. Costretto, povero lui, alla “tenera” farsa di annunciare all’Italia intera un “nuovo patto di coalizione”, con tanto immagine coordinata, senza coalizione e, quel che è peggio, senza avere più il partito a suo sostegno. Poche ore dopo il suo annuncio con 136 pollici versi, 2 astenuti e solo 16 contrari veniva decretata la smacchiatura anche del giaguarino Letta.
10 mesi di governo senza infamia e senza lode quelli che hanno contraddistinto il periodo dell’onesto Enrico Letta. Più gli annunci dei risultati conseguiti. A osservarlo bene, il governo Letta appare come un periodo di pax tra i due schieramenti tradizionali, per decidere e quindi realizzare assestamenti al loro interno. Dapprima il centro destra con la riesumazione di Forza Italia all’opposizione e la creazione del Nuovo Centro Destra filogovernativa e ora, la pulizia etnica, forse conclusa, all’interno del PD. Nel breve periodo tra l’uno e l’altro cambiamento c’è stato pure l’accordo tra Renzi e Berlusconi per programmare “regole comuni” e per asfaltare i partitini “fastidiosi”.
Già, ma quando gli italiani torneranno a poter dire la loro crocettando almeno il simbolo di un partito? Se l’orizzonte poteva essere la primavera 2015, con il nuovo scenario potrebbe invece diventare il 2018. Il primo Governo Renzi, se benedetto da Napolitano, potrebbe arrivare alla scadenza naturale della legislatura asfaltando definitivamente anche Berlusconi per “raggiunti limiti di età”.
L’ultimo è di Padova. 74 anni imprenditore capace di creare una azienda che, al suo culmine, contava 300 dipendenti ma che, in tempo di crisi, si erano ridotti a poche decine e per di più in cassa integrazione moglie e figlia compresa. Schiacciata dai debiti e dagli insoluti l’azienda era da pochi giorni stata sottoposta a azione concordataria. Ma lui, onesto e appassionato lavoratore - imprenditore, si è sentito isolato e all’angolo. Chissà quali tormenti lo martellavano per arrivare, anch’egli (119 nel 2013), a abbandonare questa terra e i suoi affetti.
Ma il giorno precedente, stessa decisione l’aveva presa un artigiano 48enne di Ferrara che si era trovato con una cartella delle imposte di 90.000€.
Delle solite manfrine e dei “giochi di palazzo” la gente comune non ne può più.
Che sia Renzi o qualcun altro c’è bisogno di stabilità e di coesione. Occorre fare tornare la speranza in un futuro e la fiducia nelle istituzioni rappresentate dai partiti e dagli apparati amministrativi.
Seppellite per qualche mese le asce di guerra e insieme riportate in carreggiata il Paese.
Alle prossime elezioni, se ci saranno, forse ve ne saremo riconoscenti.
(Foto: Laboratorio Fotografico Chigi)
Dopo sei mesi mancano ancora le disposizioni attuative.
- Emilia, febbraio 2014 -
Un problema che si trascina da oltre quattro anni, da quel novembre 2009 quando è stata abrogata l’agevolazione per il gasolio destinato al riscaldamento delle serre per le produzioni ortoflorovivaistiche. Il “decreto Fare” infine avrebbe dovuto mettere una pietra tombale sulla questione e invece ancora si rimane in attesa, dopo quasi 6 mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, delle disposizioni per l’agevolazione del gasolio destinato al riscaldamento delle serre. “La norma, sottolinea Coldiretti, prevede la riduzione dell’accisa a 25 euro per mille litri. Ad oggi manca ancora il decreto attuativo che chiarisca le condizioni operative per poter rendere applicabile l’agevolazione. Il settore florovivaistico è, a ragione, considerato uno dei settori di punta dell’economia agricola del nostro paese, contribuendo, con un fatturato di oltre 3.000 milioni di euro, per oltre il 6 per cento del totale alla produzione agricola nazionale. Il saldo attivo nella bilancia import/export è stato pari a oltre 160 milioni di euro nel 2012 ed è importante riuscire ad agganciare la ripresa economica, già partita in altri paesi, per incrementare le nostre esportazioni.”
CODACONS, corrette le nuove entrate meno le uscite e i pesi.
- 5 febbraio 2014 -
Cambia, come ogni anno, il paniere dell'Istat per l'inflazione. Entrano la sigaretta elettronica, il caffè in cialde, l'edizione digitale dei quotidiani, i sacchetti ecologici per rifiuti organici, il formaggio grattugiato in confezione.
Per il Codacons si tratta di entrate corrette, che tengono conto dei nuovi consumi e delle nuove tendenze. Sono noti, ad esempio, i dati Ads sul crollo delle vendite di quotidiani su carta a vantaggio di quelli digitali.
Quello che invece non convince sono le uscite. Escono infatti dal paniere le spese per la riparazione del televisore o del computer, che semmai sono diventate sempre più onerose con i nuovi e più tecnologici televisori. Fuori anche il tailleur, sostituito dall'abito donna (pezzo unico), scelta che sfugge alla comprensione.
In ogni caso per l'associazione di consumatori quello che conta veramente e che non va sono i pesi sballati rispetto alla spesa reale dei cittadini. Un fatto ben più grave rispetto a nuove entrate o uscite, cose più di colore che di sostanza. I pesi sballati, infatti, possono falsare il calcolo del'inflazione per tutto l'anno, con ripercussioni sulla rivalutazione di pensioni e stipendi e sulla perdita del potere d'acquisto delle famiglie.
Il Codacons, in particolare, contesta che sia aumentato il peso dei "Servizi ricettivi e di ristorazione" (decollano, ad esempio, le "Consumazioni di prodotti di gastronomia", aumentate di 4 volte) o di "Ricreazione, spettacoli e cultura" e che siano invece diminuite le spese per "Abitazione, acqua ed elettricità…".
All'interno delle singole voci, poi, ha dell'incredibile la solita discesa del peso delle "Assicurazioni sui mezzi di trasporto" (da 1,1313% a 1,084%) o quella di "Pedaggi e parchimetri" (da 0,8299% a 0,7873%), a fronte di un aumento generalizzato dei costi dei parcheggi e dei pedaggi che più che compensano la riduzione degli spostamenti. (Fonte Codacons)
Il 2013 è stato sicuramente l'annus horribilis dell'imprenditoria locale
Reggio Emilia, 4 febbraio 2014 - La crisi è fatta anche di numeri. E quelli che riguardano le procedure concorsuali – fallimenti, concordati, liquidazioni coatte e amministrazioni straordinarie – delle imprese reggiane parlano di una provincia ferita, che ancora non riesce a riprendersi. Anzi.
Basta una rapida lettura dei dati raccolti nel Portale dei fallimenti del tribunale di Reggio Emilia per capire che la situazione è sempre più nera. Infatti, se negli anni precedenti si era assistito a un aumento progressivo delle procedure concorsuali, il 2013 è stato sicuramente l'annus horribilis dell'imprenditoria locale.
Tanto per capire: le procedure concorsuali aperte nel 2009 ammontavano a 120, nel 2010 erano 133, l'anno successivo 146, mentre nel 2012 il tasso di crescita era addirittura diminuito e in totale erano arrivate a 153. Poi, l'anno scorso, la svolta. Un aumento pari al 45%, che le ha portate a quota 225. Ma cosa è successo all'economia reggiana? Da cosa deriva questo tracollo?
In parte, sicuramente, dalla crisi dell'edilizia. E di tutti quei settori che ne compongono la filiera. Come la Vasart, con sede a Puianello, una frazione del comune di Quattro Castella. Fondata nel novembre del 1984 da Gianni Gozzi, che ne è rimasto amministratore unico per lungo tempo, la società si occupa della produzione e commercio di prefabbricati in cemento, vasi, arredo urbano, articoli da giardino e per la casa, manufatti per l'edilizia. Come si legge sul sito internet della Vasart, l'azienda conta 3.000 mq di superficie coperti, su un'area complessiva di 25.000 mq. Dimensioni non da poco.
"Il catalogo arredo urbano conta oltre 400 referenze – spiega infatti una sezione del sito - articolate in una quindicina di tipologie, in grado di offrire soluzioni ecocompatibili di alto profilo qualitativo e funzionale per ogni contesto ambientale: dal recupero e riqualificazione di centri storici, agli ambienti ad alta vocazione paesaggistica e turistica, dalle volumetrie nette dei complessi direzionali alle aree verdi attrezzate, dalle nuove esigenze d'immagine dell'impresa agli insediamenti abitativi, sino alle piazze dei centri commerciali e ai grandi luoghi di scambio e di flusso: stazioni, terminal, autostrade".
Insomma, un'azienda che non ha mai avuto problemi ad affrontare grandi commesse, che ha lavorato con diverse amministrazioni pubbliche di tutta Italia e società di rilievo come appunto Autostrade spa e Ferrovie dello Stato, ma anche con Nestlè e Costa Crociere. E che fino all'ultimo ha provato a fare innovazione, ma sempre con un occhio all'ambiente. Come con la panchina in ecocemento a base di scarti vetrosi, inaugurata lo scorso giugno al parco San Giovanni Bosco a Modena. La seduta – nata da una partnership con l'Università di Modena e Reggio, Anci e Comune di Modena - permette di sfruttare quei frammenti di vetro non più riciclabili.
Nel 2008 Vasart tocca il picco massimo di fatturato e assume altri tre dipendenti. Ma la crisi è alle porte. Nel 2009 si avverte già un consistente calo del settore edile. Il trend non migliora nel 2010, e allora l'azienda ricorre alla cassa integrazione. Nel 2011 l'azienda prova a ripartire puntando su ciò che sa fare meglio, ovvero gli arredi urbani. Ingaggia un direttore commerciale, che dal mese di marzo inizia ad affiliare vari rivenditori in tutta Italia. La possibilità di risollevare il fatturato spinge quindi la Vasart ad aggiornare il suo catalogo con nuovi prodotti, che vedranno la luce nell'aprile 2013.
Tuttavia, nello stesso momento, il settore dei prefabbricati per l'edilizia tocca il fondo, determinando un calo complessivo del fatturato pari a quasi il 40%. A ciò si aggiunge anche la spending review sugli enti locali, che taglia definitivamente le commesse più importanti per la Vasart. Come se non bastasse, ad aggravare ulteriormente la situazione contribuiscono anche le insolvenze di alcuni clienti, che hanno causato perdite per circa 200.000 euro
Nell'agosto scorso, i titolari Gianni Gozzi e Maria Luisa Gandolfi ne deliberano la messa in liquidazione. A novembre affittano l'azienda a una nuova società (Vasart Urban Design), i cui soci sono i due figli dell'attuale proprietario, Domenico e Andrea Gozzi. A dicembre poi la richiesta di concordato preventivo presentata al Tribunale di Reggio. Ora si aspetta il pronunciamento dei giudici, e forse la Vasart non sarà costretta a chiudere. Una speranza che tante altre aziende colpite dalla crisi non potranno più coltivare.
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24-06-2024 Salute e Benessere
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10-02-2024 Salute e Benessere
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17-12-2023 Salute e Benessere
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20-03-2017 Messaggi Personali
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