Al Festival della legalità, attraverso il racconto della vedova Annalori, ricordato l'avvocato Ambrosoli, che pagò a caro prezzo quella 'occasione unica di fare qualcosa per il Paese' -
Reggio Emilia, 4 aprile 2014 -
L’”eroe borghese” Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore della Banca privata italiana di Michele Sindona che pagò con la vita il suo fedele servizio allo Stato, è stato il protagonista ieri, della mattinata della seconda giornata del Festival della legalità promosso per il quarto anno dalla Provincia di Reggio Emilia. Al cinema Cristallo, gli studenti di Canossa, Chierici e Zanelli hanno rivissuto – attraverso spezzoni del bellissimo film “Un eroe borghese” e soprattutto attraverso le parole della vedova, Annalori Gorla – la vita, il lavoro e il pensiero dell’avvocato Giorgio Ambrosoli.
Dopo il saluto dell’assessore provinciale all’Istruzione, Ilenia Malavasi, la signora Annalori è stata intervistata da Elia Minari, coordinatore della redazione WebTV Cortocircuito. Ne è uscito, inevitabilmente, un quadro anche molto personale e intimo di Ambrosoli, a partire da quella villa sul lago Maggiore a Ronco di Ghiffa “alla quale Giorgio era legatissimo, perché era la casa dei nonni e dei bisnonni e ha sempre rappresentato il luogo della sua infanzia”.
“In quella villa, durante l’estate, già si parlava della possibilità che la banca di Sindona saltasse e si faceva anche il nome di mio marito per un’équipe di professionisti che se ne sarebbe dovuta occupare – ha ricordato Annalori Gorla Ambrosoli – A questo pensava Giorgio quando da Ronco di Ghiffa partì per Roma, anche perché il suo incarico precedente era stato quello di occuparsi, insieme ad altri due esperti professionisti, di un altro crac da 300 milioni, mentre quello della banca di Sindona era di ben 250 miliardi di lire. Quando, uscendo dal colloquio in Bankitalia con il governatore Carli e Sarcinelli, capì che sarebbe stato l’unico commissario liquidatore, rimase tra l’orgoglioso e lo smarrito. A questo si riferiva con quel “sono solo” che mi disse telefonandomi da Roma: “Bene”, gli risposi, “così sarai libero di agire come meglio credi”, perché sapevo in quale modo lui intendeva la professione di avvocato civilista, con coscienza, scrupolo, massima dedizione e nessun compromesso”.
“In quelle 24 ore la nostra vita cambiò – ha ricordato ancora Annalori – Quando entrò per la prima volta alla Banca privata , per 48 ore non avemmo sue notizie, tanto si buttò a capofitto in quel difficilissimo incarico. E gli bastò poco per capire che avrebbe “pagato a caro prezzo” quella missione, come mi scrisse cinque mesi dopo: era comunque grato al governatore per avergli offerto “un'occasione unica di fare qualcosa per il Paese” e mi invitava ad allevare i ragazzi e a crescerli nel rispetto di quei valori nei quali abbiamo creduto: ‘Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa’”.
Fu una indagine ancora più difficile, per questo fedele servitore dello Stato, anche perché arrivò a minare molte sue convinzioni: “Leggendo dopo i suoi diari, Giorgio diceva che stava scoprendo che anche la parte politica in cui si identificava era collusa con la mafia, così come la Chiesa attraverso lo Ior, anche se questo non intaccò la sua fede religiosa, ma semmai sviluppò in lui un certo anticlericalismo”, ha detto ancora Anna Lori. Che agli studenti, oltre all’esempio e ai toccanti pensieri del marito, ha dedicato una frase di don Ciotti: “Dobbiamo fare tutti il nostro dovere, come ha fatto mio marito, e il vostro dovere è oggi quello di studiare: e don Ciotti ci ricorda che è la cultura a dar la sveglia alle coscienze, ecco perché è indispensabile, per contrapporsi alla criminalità organizzata, che voi studiate”.
Anche da Paolo Bertaccini Bonoli, coordinatore del Premio Ambrosoli, è arrivato un consiglio ai ragazzi: “Siete nell’ètà in cui cominciate a fare delle scelte, dovete fare attenzione alle persone che vi circondano, saper scegliere le persone giuste da frequentare per garantire al nostro Paese un contesto sociale solido che continui ad assicurare antidoti e correttivi al male che sempre ci sarà: perché Giorgio Ambrosoli non era comunque solo, aveva i vertici della Banca d’Italia e il maresciallo Novembre al suo fianco. Pur dovendo inevitabilmente fare alcuni compromessi, fateli il meno possibile e ogni giorno compite microscelte che vi consentano di rimanere indipendenti”.
La mattinata si è chiusa con la proiezione del film “La mafia uccide solo d’estate”, splendida opera di denuncia civile, anche attraverso le ‘armi’ dell’ironia e della leggerezza, contro la mafia e toccante omaggio alle tante vittime in terra palermitana.
Il programma di oggi
Oggi, venerdì 4 aprile, il Festival della legalità prevede tra l’altro il convegno (ore 10.30, Aula magna dell’Università di Reggio Emilia in viale Allegri 9) su “La simbologia mafiosa tra percezione e rappresentazione” con Giuliana Adamo, docente Trinity College di Dublino, il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, Stefania Pellegrini direttore Master “Gestione e riutilizzo dei beni confiscati alle mafie. Pio La Torre”, Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna e Marcello Ravveduto, assegnista di ricerca in Storia contemporanea dell’Università di Salerno.
Al pomeriggio (ore 15, sala del Consiglio provinciale) Si parlerà di “Mafie al nord, ovvero territori violati”, con Antonio Nicaso, il vicepresidente del Gruppo antimafia Pio La Torre Patrick Wild e i giornalisti Cesare Giuzzi del Corriere della Sera e Giuseppe Legato de La Stampa: seguirà (ore 17) la consegna del Premio speciale Provincia di Reggio Emilia, nell’ambito della decima edizione del Premio Libero Grassi, a giovani talenti del giornalismo d’inchiesta.
Il programma dettagliato del Festival della legalità è consultabile sul sito della provincia www.provincia.re.it oppure sul sito della manifestazione www.noicontrolemafie.it.
(Fonte: ufficio stampa Provincia di Reggio Emilia)