Sabato, 16 Gennaio 2021 11:43

Zona Arancione: incomprensibile impedire di recarsi dall’acconciatore o dall’estetista di fiducia

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Con l’Emilia-Romagna nella zona arancione, resta esclusa la possibilità degli spostamenti intercomunali per i servizi alla persona (acconciatori, estetisti, tatuatori), a meno che nel territorio comunale non si registri l’assenza di tali attività. Un divieto che, tranne la breve parentesi con i giorni di zona gialla “rafforzata” durante le festività, dura ormai dallo scorso 15 novembre e che sta mettendo a dura prova la tenuta di parrucchieri ed estetisti, soprattutto nei piccoli comuni.

Parma 16 gennaio 2021 - “Di fatto, questi operatori pur rimanendo aperti vedono il proprio giro d’affari di gran lunga ridimensionato, con gravi ripercussioni. Non dobbiamo dimenticare che queste imprese applicano ferrei protocolli di sicurezza, ricevono per appuntamento la propria clientela e garantiscono il contingentamento dei flussi e hanno fatto della personalizzazione del servizio il loro punto di forza. Queste restrizioni limitano ulteriormente l’attività di un settore già notevolmente colpito, inoltre, non viene compreso il rischio di recarsi in auto singolarmente presso il salone o il centro estetico di fiducia che osserva tutte le normative di sicurezza, se questo è situato in un comune piuttosto che in un altro, spiega il Presidente di CNA Benessere e Sanità di Parma, Gianluca Avanzini.

Numerosi sono stati gli appelli per utilizzare i servizi alla persona di vicinato all’interno del proprio comune, ma queste attività da sempre hanno la particolarità di basarsi su un legame di fiducia molto forte e difficilmente rinunciabile. Potrebbe essere una soluzione permettere di giustificare gli spostamenti per recarsi dal proprio parrucchiere o estetista di fiduciaalmeno nell’ambito della propria provincia”. 

“Aspetto non secondario, oltre a dover fare i conti con una pesante contrazione dei consumi interno e all’impossibilità di fare affidamento sulla clientela abituale, queste imprese sono anche escluse dai ristori previsti dai decreti nazionali, perché sulla carta possono continuare a svolgere la nostra attività e per questo hanno anche investito tempo e denaro per rispettare i protocolli di sicurezza: un paradosso letale per le imprese. Come ha rivelato Unioncamere regionale, il 14% delle imprese artigiane pensa di abbassare definitivamente le saracinesche nel 2021. Non ci stupiremmo se molte di queste fossero imprese di questi settori, molto probabilmente quelle dei piccoli comuni, magari della montagna o della Bassa. È evidente come la loro chiusura possa contribuire all’impoverimento delle zone più fragili del nostro territorio”, conclude 

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