Verstappen, Leclerc, Zhou. Ed il direttore di gara. Sono i grandi protagonisti, nel bene e nel male, del Qatar. Trionfa l'olandese davanti al ferrarista.
di Matteo Landi
Una gara intera senza bere, fortuna che in questo periodo dell'anno in Qatar fa quasi freddo. Senza il quasi per le vetture di Formula 1, che si sono ritrovate a girare su un asfalto reso scivoloso dalle basse temperature sotto le luci artificiali della pista di Losail. Subito prima del via Leclerc si è aperto in radio, preoccupato dalla rottura del sistema di idratazione, ma non si è lasciato prendere dallo sconforto. Ha corso con il coltello fra i denti, soffrendo quando la sua Rossa non riusciva a scaldare gli pneumatici, attaccando nei pochi giri in cui la sua vettura glielo ha permesso. Sotto la guida attenta del suo ingegnere di pista che, temendo un importante degrado delle gomme, ha dato frequenti istruzioni al n° 16. Dopo la gara sprint di ieri, con una doppietta annichilente della McLaren ed un quarto e quinto posto delle Ferrari, a Maranello erano spalle al muro. Oggi il team inglese ha avuto l'opportunità di chiudere i giochi per il titolo costruttori ed invece i suoi piloti, ancora una volta, non sono stati all'altezza della situazione. Piastri non è stato incisivo, Norris ha compiuto un errore veniale quando, in regime di bandiera gialla, non ha alzato il piede in rettilineo ed anzi si è avvicinato al leader Verstappen. Incredibile è stato Leclerc che ha permesso alla Ferrari, su una pista ostile, non solo di non perdere punti rispetto alla McLaren ma addirittura di guadagnarne qualcuno così da portare il team italiano a 21 punti dalla capolista papaya. Incredibile è stato pure Verstappen, capace insieme al team di ribaltare una situazione disperata solo poche ore prima, quando nella gara corta è parso in netta difficoltà, solo ottavo sotto alla bandiera a scacchi. La forza della Red Bull è arrivata anche dalla tremenda gara breve di Perez: in fondo al gruppo, è stato "usato" per fare dei veri e propri test che hanno permesso poi di aggiustare il set-up delle vetture del team anglo-austriaco. Tanto è bastato per permettere a Verstappen di artigliare un'altra vittoria, proprio quando da molti veniva dato per destinato a godersi il passato, almeno fin quando sarebbe rimasto al volante della Red Bull. Ed invece mai dare per sconfitto un pilota che al momento non ha eguali.
Zhou Guanyu a punti!
Non solo fra i primi ma anche qualche posizione più in giù c'è stato chi ha compiuto un'impresa che vale una vittoria. Un incredibile di giornata è senza dubbio Zhou Guanyu. Grande è stato anche Gasly, quinto con la Alpine, ma il cinese ha compiuto un vero e proprio mezzo miracolo. La Kick Sauber, ex-Alfa Romeo e futura Audi, era l'unica squadra a non aver conquistato punti in questa stagione. Spesso abbonato all'ultima fila. In Qatar invece Guanyu ha corso alla grande massimizzando gli errori altrui, ma anche tenendo un ritmo davvero buono. Forse ha ragione Bottas nel disperarsi per il ritardo con cui certi aggiornamenti sono stati installati sulle vetture svizzere. La Sauber, nelle mani dell'ex ferrarista Binotto, è effettivamente rinata e Zhou è riuscito, finalmente, a muovere la classifica del team! Un bottino, di quattro punti, importante per il pilota asiatico, se pensiamo che in precedenza era riuscito, in quasi tre stagioni intere di F1, ad artigliare "solo" 12 punti.
Il weekend nero della nuova direzione gara
Detto dei piloti, incredibili sono stati i commissari. Ma soprattutto il direttore di gara. Quel Rui Marques subentrato a Niels Wittich, allontanato malamente, di fatto, dal Presidente della Federazione Mohammed Ben Sulayem, ex pilota con evidenti manie di protagonismo. A molti è parsa eccessiva la penalità inflitta a Norris, un castigante stop and go di 10 secondi che lo ha tolto dai giochi relegandolo alla decima piazza finale, per la seppur grave infrazione già citata. Senz'altro è giusto punire il mancato rispetto delle bandiere gialle, ma la penalità è così grande dall'essere difficilmente applicata in F1. Bandiere gialle che in realtà dovevano essere una safety car (o una virtual safety car), vista la presenza prima di uno specchietto in pieno rettilineo, poi dei tanti detriti che hanno inondato la sede stradale a causa della distruzione dell'oggetto dalla Sauber di Bottas. Della mancanza della direzione gara ne hanno fatto le spese Hamilton, all'interno di un weekend comunque pessimo per lui, e Sainz. Entrambi si sono ritrovati in pista con una vettura azzoppata da una foratura, evitabile se solo la direzione gara avesse fatto il suo dovere. Sainz ha poi concluso la corsa in sesta posizione, garantendo alla Ferrari dei punti importanti nonostante avesse fra le mani una vettura ormai danneggiata. Quanto visto in gara segue la strana penalità di una posizione inflitta allo stupendo poleman Verstappen, reo di aver girato ad andatura "eccessivamente lenta", mettendo in difficoltà Russell che con la sua Mercedes stava sopraggiungendo, ma non nel giro buono. Una posizione di penalità in griglia è sicuramente una sanzione piuttosto inusuale. L'ultima gara del mondiale si preannuncia calda e nei prossimi circa 300 km di gara due squadre si stanno giocando un sogno chiamato "titolo costruttori". Qualcosa che McLaren non raggiunge dal lontanissimo 1998 e a Maranello dal non comunque vicino (anzi) 2008. Ci auguriamo che gli arbitri di questa lotta restino i 4 piloti dei due team e non i commissari.
A Las Vegas Verstappen arriva quinto ed artiglia il quarto titolo mondiale consecutivo. Doppietta Mercedes, seguita dal duo ferrarista con Sainz davanti a Leclerc
di Matteo Landi
"Ho ancora fame". Non sembrerebbero le parole di uno che ha vinto, in ogni modo possibile, titoli a catena. Lo ha fatto lottando, e fra le polemiche, nel 2021. Dominando, come nel 2022 e nel 2023. Ed alla guida di una vettura inferiore alla concorrenza per lunga parte del campionato in corso. Quattro titoli mondiali consecutivi, come solo è riuscito a Fangio, Vettel ed Hamilton, appena peggio dei cinque di fila artigliati da Michael Schumacher. Verstappen esce da Las Vegas con l'ennesimo titolo ma la sua voglia di vincere è intatta. Una voglia, ben coadiuvata da velocità e maturità agonistica, che gli ha permesso di passare sopra ai tanti fattori negativi che quest'anno hanno provato a mettergli i bastoni fra le ruote. Dai dissidi interni alla sua squadra, ben esacerbati dalle vicende personali del capo Horner accusato di molestie nei confronti di una dipendente Red Bull, agli scontri verbali fra lo stesso team principal ed il padre Jos Verstappen. Fino all'addio del geniale progettista Newey, una delle menti più proficue della storia delle corse, che ha gettato il team anglo-austriaco in una confusione tecnica talmente grande da far passare la vettura più forte delle prime gare, dominate da Verstappen, alla terza/quarta forza di adesso. Come evidenzia fra l'altro la classifica costruttori, che vede il team fondato dal compianto Mateschitz "sprofondato" dietro a McLaren e Ferrari, e davanti a Mercedes. L'ancor giovanissimo olandese volante non si è lasciato distrarre da tutto questo ed anzi ha colto al balzo, nella bagnata Interlagos, l'unica occasione che aveva per tornare al successo ed avvicinarsi al titolo. Nella fredda e asciutta Las Vegas ha invece badato al sodo. Si è ritrovato anche in zona podio, ma nel finale, quando la sua vettura è tornata a fare le bizze ed a soffrire l'usura delle gomme, non ha lottato troppo con le Ferrari accontentandosi del quinto posto davanti al rivale Norris. Quanto bastava per laurearsi ancora campione. Il Verstappen di oggi è questo, un campione velocissimo e aggressivo ma all'occorrenza capace di tenere a bada il suo istinto prevaricatore.
Una Mercedes in palla toglie punti preziosi alla Ferrari
Davanti al nuovo quattro volte iridato hanno tagliato il traguardo le due Mercedes e le due Ferrari. Poco prima dell'inizio delle prove libere la Federazione aveva spiazzato tutti (tranne Red Bull, che ha dato "l'imbeccata") introducendo una nuova direttiva tecnica volta a vietare le protezioni che limitano il consumo del pattino delle vetture. Dovendo quindi evitare un consumo eccessivo del fondo, pena squalifica, si credeva che alcune squadre avrebbero dovuto alzare le vetture andando a perdere prestazioni. Voci di paddock ritenevano che i team maggiormente colpiti dovessero essere proprio quello anglo-tedesca e quello italiano. Non sappiamo se le conseguenza negative di questa direttiva si vedranno su piste meno lisce, fatto sta che a soffrire nel Nevada sono stati altri: una McLaren impalpabile (forse il bando dell'alettone iperflessibile ha fatto la sua parte) ed una Red Bull forte solo per alcuni giri (ovviamente tenendo in considerazione solamente le performance di Verstappen, parlare di Perez è tempo perso). La Ferrari avrebbe potuto fare ancora meglio del terzo e quarto posto finale ma il freddo di Las Vegas ha fatto la sua parte. Stranamente la Rossa non ha patito con le gomme dure ma con quelle di mescola media, e quanto perso ad inizio gara si è rivelato assai limitante nella rimonta finale di Sainz e Leclerc. La squadra condotta da Vasseur avrebbe voluto conquistare molti più punti, fondamentali nella battaglia per l'iride costruttori, ed invece la capacità di Mercedes di gestire gli pneumatici su asfalto molto freddo ha tarpato le ali al duo ferrarista. Russell ha corso da campione per tutto il weekend, e dopo la pole position ha dominato la gara. Hamilton, dopo una pessima qualifica che lo ha relegato in decima posizione sulla griglia di partenza, è riuscito a risalire furiosamente fino alla seconda posizione. Quest'ultima è davvero una buona notizia per il box Rosso: se Lewis pare aver perso, con l'età, il tocco magico in qualfica, restano invece intatte la sua capacità di gestire le gomme e la sua cattiveria agonistica in gara. Peccato quindi per la Rossa, ma se ne va da Las Vegas con qualche punto guadagnato sulla McLaren, adesso distante 24 lunghezze. Tante? Poche? Con due gare ed una sprint ancora da disputarsi tutto più succedere. L'unica vera preoccupazione deriva dalla natura dei tracciati che ospiteranno gli ultimi eventi, teoricamente favorevoli alle caratteristiche delle vetture papaya. Questo campionato però insegna che i pronostici possono anche rivelarsi errati.
Gioiscono Haas e Racing Bulls. Che disfatta per Alpine!
Aveva stupito tutti con la grande qualifica di Gasly, terzo, poi la Alpine in gara è tornata sui suoi passi. Il francese ha perso subito terreno dopo la partenza ed è poi stato costretto al ritiro quando dal posteriore della sua vettura si è palesata una fumata bianca. Con lo zero di Ocon la trasferta statunitense rappresenta una terribile battuta a vuoto per il team anglo-francese: aveva festeggiato la sesta posizione in classifica costruttori ma la graduatoria è cambiata di nuovo. Merito di un solido Hulkenberg, grande ottavo, che permette alla Haas di scavalcare Alpine. Bene anche Tsunoda, con il suo nono posto mantiene in corsa per la sesta posizione anche la faentina Racing Bulls. A chiudere la zona punti troviamo l'altra Red Bull ma, come detto, esprimere ulteriori giudizi su Perez sarebbe tempo sprecato.
Sulla bagnata Interlagos Verstappen impartisce lezioni di guida e vince, avvicinandosi al titolo. McLaren sciupona, Ferrari solo quinta con Leclerc ma contiene i danni.
di Matteo Landi
Pioggia, incidenti, sorpassi, scommesse strategiche che cambiano un'intera stagione, genio e crisi isteriche. Il GP del Brasile ha riportato lo show (quello senza DRS) in F1, esaltando il lato umano delle corse. Un ruolo fondamentale lo ha giocato il meteo sconvolgendo la pianificazione del weekend e le gerarchie di un campionato che vedeva ormai la Red Bull soccombere, sul piano prestazionale, a McLaren e Ferrari. La sprint race del sabato aveva confermato le forze in campo, con la McLaren a dettare legge, permettendosi anche di ordinare a Piastri di cedere la vittoria a Norris, lanciato alla conquista della preda Verstappen ferita da una vettura che ormai non l'assiste più a dovere. Dietro di loro la Ferrari di Leclerc, avvantaggiata da una penalità che faceva retrocedere Verstappen in quarta posizione davanti a Sainz. Sull'asciutto lo status quo sembrava chiaro: McLaren imbattibile, Ferrari a giocare in difesa su una pista a lei poco congeniale e Red Bull buona ma non eccezionale nelle mani di Verstappen, inesistente in quelle di Perez. Poi è arrivata la pioggia. Qualifiche rinviate alla domenica mattina, incidenti che condizionano il risultato, Norris in pole position, Verstappen solo 17esimo, al netto di una penalità di cinque posizioni in griglia da dover scontare in seguito alla sostituzione del motore endotermico. In prova Max si scalda al volante, la sua è una crisi isterica, in seguito ad una situazione che metterebbe al tappeto chiunque nelle sue condizioni. Un'annata vissuta in un team sventrato dalle polemiche, da guerre di potere intestine e dall'addio di Adrian Newey. I suoi pugni sul volante non sono altro che energia pronta a sprigionarsi in concentrazione massima da mettere in campo sulla bagnatissima Interlagos. Nella gara domenicale, quella che ricompensa con i punti grossi, Verstappen mostra il suo lato migliore, una classe che ha del genio, inscalfibile se non da quel nervosismo che a volte frega lo stesso olandese, ma oggi tenuto a bada. La McLaren crede di avere comunque la gara in pugno ed invece l'isteria che sembrava gettare nello sconforto Max dopo le qualifiche colpisce Norris e Piastri, dando un indirizzo deciso al campionato del mondo.
Impresa memorabile di Verstappen. Norris al tappeto
Quanto mostrato da Verstappen è un qualcosa che rimarrà nella Storia della massima Formula. Un'impresa memorabile, seppur non avvicinabile a quelle compiute da alcune leggende della corse, come Senna o Schumacher, in quanto parzialmente facilitata da una bandiera rossa che ha spostato l'inerzia della gara decisamente verso l'olandese, che però ha fatto di tutto per ritrovarsi nella giusta condizione. Quando al 32esimo giro viene esposta la bandiera rossa fra i piloti davanti erano in tre a non aver ancora effettuato la sosta ai box: Ocon, Verstappen e Gasly. Non è un caso che questi siano poi saliti pure sul podio, ma fra di loro non ce n'è uno che abbia demeritato. Verstappen risalito come una furia già soffiava comunque sul collo dei primi. Mentre i due alfieri della Alpine dopo aver scommesso in un'interruzione di gara hanno comunque messo in mostra un bel passo, tanto da renderli alla ripartenza imprendibili per chiunque, tranne appunto per il campione del mondo in carica, unico capace di sopravanzare un'Alpine, quella di Ocon. Aveva la gara in pugno Norris ed invece non ne ha azzeccata una. In primis ha cannato completamente la procedura di partenza, interrotta per recuperare la vettura di Stroll spiaggiata nel giro di ricognizione. Il pilota McLaren invece di rimanere fermo è scattato per un nuovo giro di ricognizione e per questo è stato investigato dai commissari. Al secondo start si è poi fatto sopravanzare da Russell e da lì la sua corsa ha preso una piega sbagliata. La sua McLaren era nettamente la vettura più veloce ma anche dotata di una configurazione aerodinamica così carica da rendergli difficilissimi i sorpassi in rettilineo. Dopo la già citata bandiera rossa ha addirittura perso diverse posizioni, senza riuscire più a risalire ed alla fine il sesto posto, subito dietro a Leclerc, è la pietra tombale per i suoi sogni di gloria. Verstappen adesso si trova a +62 punti e già nella prossima gara potrebbe matematicamente aggiudicarsi il suo quarto titolo, e sarebbe il suo più meritato, colto in inferiorità tecnica, gestendo il tesoretto di punti conquistato ad inizio stagione e sigillato con una vittoria, quella brasiliana, da antologia.
Ferrari contiene i danni
E la Ferrari? Dopo due trionfi consecutivi per la Rossa arriva una mezza battuta d'arresto che tuttavia non spegne le sue ambizioni iridate. Se il titolo piloti è ormai quasi nelle mani di Verstappen, e comunque non più raggiungibile da Leclerc, quello costruttori resta un obiettivo ambizioso ma non impossibile. Su una pista più favorevole alle caratteristiche tecniche della McLaren a Maranello riescono a contenere i danni, malgrado la prova ampiamente negativa di Sainz. Lo spagnolo è andato a muro prima nelle qualifiche, poi in gara ed il suo apporto si è limitato al quinto posto della sprint race. Decisamente poco per chi deve supportare il suo team nella lotta mondiale. Il Messico per Carlos sembra un lontano ricordo. La squadra di Vasseur ha comunque potuto contare su un grande Leclerc, abile a restare in pista su una vettura inguidabile (la Ferrari soffre la pista bagnata e le basse temperature, ed è ormai un problema cronico), e addirittura a terminare quinto. Un mezzo miracolo che permette alla Ferrari di contenere in 36 punti il distacco dalla McLaren.
Alpine: una scommessa che profuma di miracolo. Williams, una tragedia sportiva
Il vero miracolo del weekend lo hanno compiuto i piloti ed il box Alpine. Se l'impresa di Verstappen è pura classe aiutata da un pizzico di fortuna, la percentuale di contributo della dea bendata è più importante nel risutato Alpine. Ocon e Gasly hanno comunque guidato senza sbavature, soprattutto nella seconda parte di gara, quella che ha determinato il loro incredibile doppio podio. La squadra ha scommesso su un'interruzione di gara che è arrivata ed i suoi piloti sono stati bravi a concretizzare un risultato che permette al team francese di passare da penultima a sesta nel campionato costruttori. Un bottino di punti che salva la terribile stagione Alpine, caratterizzata da cambi al vertice, polemiche e legittime vertenze sindacali, dato il prossimo smantellamento dell'intero reparto power unit. Le mosse del team sembrano davvero indirizzate verso una futura vendita. Intanto Ocon e Gasly regalano un pò di gioia a meccanici ed ingegneri dell'ex team Renault. Nessuna luce invece sul weekend Williams. A Grove già lottano con il budget, gestendo comunque in modo eccezionale risorse non illimitate, ma se i suoi piloti non si danno una regolata difficilmente vedremo un minimo sviluppo tecnico sulle vetture del fu glorioso team inglese. In Brasile il giovane Colapinto e l'esperto Albon ha fatto tutto quello che non serve ad una squadra che cerca di ritrovare il posto al sole che merita. Entrambi si sono schiantati in qualifica. La squadra non è riuscita a ricostruire la vettura di Albon ma è riuscita a consegnare a Colapinto una vettura integra per la gara. C'è chi lo vede già in una Red Bull ormai alla ricerca di un sostituto dell'impalpabile Perez. Forse in un futuro prossimo riuscirà a trovare davvero un posto in qualche top team ma intanto dovrebbe concretizzare in risultati le sue buone doti di guida. Un incidente ci sta, due, e belli grossi, in un weeekend sono decisamente troppi.
Sainz trionfa alla grande e consegna alla Ferrari la seconda vittoria consecutiva. Terzo Leclerc. Fra di loro Norris, secondo. Solo sesto Verstappen.
Uno-due Ferrari, al trionfo con Leclerc. Il monegasco si prende la leadership alla prima curva e domina alla grande. Verstappen bastona Norris.
di Matteo Landi
Sul podio Leclerc sorride. Si mostra composto dopo aver esultato appena sceso dalla sua vettura. Ha il volto sereno del dominatore, di chi sa di essere stato il migliore in pista, di chi ha ottenuto un successo pieno, raggiunto senza affanno, grazie alla sua gran performance al volante e ad un mezzo velocissimo e solido. Un privilegio nel recente passato toccato solo ai piloti Red Bull (vabbé, Perez a parte..) e McLaren. In Texas come d'incanto la Ferrari sembra rinata, pare quella McLaren che durante il campionato in corso ha recuperato il gap dalla Red Bull, issandosi poi in testa nel campionato costruttori. Sembra quella Red Bull che sapeva dominare, ma ora lotta, solo grazie a Verstappen, con il coltello fra i denti per un posticino sul podio, nello specifico il gradino più basso. Là davanti la doppietta è Rossa. Non siamo a Maranello ma Austin per l'occasione sembra trasformarsi nella dimora della Ferrari.
Ferrari, che salto in avanti!
Dopo quasi un mese di pausa la Formula 1 si tinge di Rosso. Al termine di queste settimane di inattività la Ferrari si è presentata in Texas senza sviluppi, senza alcun aggiornamento tecnico. Aveva già provveduto a portarli in pista nelle ultime uscite ma solo negli States gli ultimi upgrades hanno reso al meglio. Sembra questo il segreto della mentalità dell'equipe di Vasseur: azzeccare gli sviluppi, più che portarne a raffica senza costrutto come successo negli ultimi anni. La Rossa negli USA è rinata: non più una vettura da piste stop and go, tutte frenate ed accelerazioni, ma una monoposto capace di tenere il passo della concorrenza anche nelle curve veloci. E senza saltellare. A Maranello sembrano davvero aver svoltato, o per lo meno tutto è andato a meraviglia sul tracciato di Austin. Molto potrebbe cambiare fra una settimana in Messico. I tre top team dispongono ora di monoposto piuttosto vicine nelle prestazioni. Certo è che con una Rossa così ed un Leclerc così è dura fare i conti per chiunque. Lo è persino per Verstappen, alle prese con una Red Bull che grazie a lui raggiunge il podio, l'unico pilota del team austriaco in grado di compensare alle carenze di una vettura ben più rapida sul giro secco piuttosto che in gara. Max è rinato nella Sprint del sabato. L'olandese ha artigliato il successo nella gara corta, davanti a Sainz, Norris e Leclerc. Nella corsa domenicale invece ha dovuto arrendersi alla superiorità della Ferrari ed alla saggezza di Leclerc, abile nella prima curva ad issarsi in prima posizione beffando prima Sainz, e poi in un sol colpo i duellanti Verstappen e Norris. Il pilota Ferrari in una frazione di secondi ha osservato i due piloti partiti dalla prima fila ostacolarsi a vicenda, facendo poi il classico terzo che gode fra i due litiganti. La cavalcata di Charles è stata poi solitaria, seguito a distanza dal compagno Carlos, davvero in gran spolvero sui saliscendi texani.
Verstappen batte Norris. Nettamente.
Se la Ferrari con questo stupendo passo in avanti può nutrire qualche piccola speranza di lottare per il titolo costruttori (-48 dalla McLaren, -8 dalla Red Bull), lo stesso non si può dire per la lotta all'iride piloti. L'affare continua ad essere ristretto fra Verstappen e Norris, con l'olandese avvantaggiato, e non di poco. Un vantaggio non solo di punti ma pure di classe e "tigna". La verità è che servono due Norris per fare un Verstappen, e lo dimostra tutto lo svolgimento della gara americana. Alla prima curva l'inglese si fa beffare da Max, che lo accompagna all'esterno facendogli perdere trazione e posizioni. Nell'ultima parte di gara poi la difesa di Verstappen ha mandato al manicomio Norris. Il pilota Mclaren è poi riuscito a sopravanzare l'avversario, ma superandolo fuori dalla pista. Doverosa quindi la penalità di cinque secondi subita dal pilota britannico, quarto al termine della corsa, una posizione dietro a Verstappen che consolida la sua leadership mondiale.
Il nuovo che avanza
Detto dei primi è necessario evidenziare la gran corsa di Hulkenberg, Lawson e Colapinto. Il primo ha messo la ciliegina sul gran weekend Haas, a punti anche nella Sprint Race. Il secondo è riuscito ad andare a punti (nono) nel fine settimana del suo rientro in pista, in sostituzione dell'esperto Ricciardo, a cui la galassia Red Bull ha definitivamente tolto il sedile. Il giovane neozelandese non ha fatto rimpiangere il blasonato australiano, ed anzi ha persino fatto meglio di Tsunoda, quel pilota che ultimamente stava dando diversi grattacapi a Daniel. Grande è stata la gara anche di Colapinto. L'argentino al momento non ha un volante per la prossima stagione ed è un vero peccato. A punti, decimo, ha surclassato Albon, un pilota che non aveva nettamente battuto il precendete team mate Sargeant. Adesso per l'anglo-thailandese la musica è cambiata ed in F1 si inizia a respirare una ventata di aria fresca.
Sul circuito del Mugello è andata in scena, per la prima volta, la European Le Mans Series. Una gara ricca di sorpassi e colpi di scena ha deliziato il numeroso pubblico accorso sul tracciato toscano. Fra i vincitori, nella LMP2, vi è il nostro Matteo Cairoli. Nelle GT svetta la Ferrari 296 del Kessel Racing.
Un percorso straordinario quello dell’azienda Trentina guidata dalla terza generazione della famiglia Lunelli, ormai un’icona del Trento Doc.
A Baku sembrava poter arrivare un’altra vittoria Rossa ed invece Leclerc è secondo, battuto da un grande Piastri. Terzo Russell. A muro Sainz e Perez.
di Matteo Landi
La prima posizione sulla griglia di partenza del GP di Baku potremmo chiamarla “Charles Position” visto il dominio sul giro secco di Leclerc in terra azera. Peccato che mai il monegasco sia riuscito a concretizzare in vittoria la sua forza sul veloce cittadino che dal 2016 (salvo l’edizione 2020) è presente nel mondiale di F1. Non sappiamo se al pilota n. 16 bruci più la sconfitta del 2022, quando da leader fu costretto alla resa con il motore in fumo, o quella odierna. Stavolta la sua Ferrari è stata affidabile e solida, a mancare è stata la cattiveria agonistica del ferrarista. È successo per una frazione di secondo, quanto basta in un mare di squali per soccombere. Dominata la gara nella prima frazione Leclerc si è ritrovato dopo la sosta con un margine esiguo nei confronti del rivale odierno, quel Piastri che a Monaco ha imparato a memoria il posteriore della Rossa. Stavolta il pilota McLaren ha sfruttato la forza della sua vettura in rettilineo, prendendosi la leadership con un sorpasso deciso e sorprendendo Leclerc, che deve averlo visto sufficientemente lontano all’uscita dell’ultima curva, tanto da non temere quell’affondo che invece è arrivato ed ha deciso la gara. Sarà per la flessibilità delle ali (legale fino a prova contraria, ed i test statici danno ragione al team condotto dal nostro Andrea Stella), sarà per l’efficienza aerodinamica della MCL38, sarà quel che sarà, fatto sta che la McLaren è veramente un razzo in rettifilo. Leclerc, come ammesso dopo la gara, pensava che avrebbe facilmente riguadagnato la testa della corsa, visto il passo rapido della prima parte di gara ed invece, giro dopo giro alle spalle di Piastri, le speranze di vittoria del monegasco iniziavano a scricchiolare e le gomme della sua vettura a perdere prestazioni. Come successo sul ben più lento cittadino di Monaco, ma a parti invertite. Alla fine ci hanno pensato Perez e Sainz a salvare il podio di un Leclerc in crisi con le gomme, schiantandosi fra di loro. La migliore gara dell’anno di un redivivo Sergio, per una volta più efficace di Verstappen, si è un conclusa contro il muro insieme a Sainz. Al di là del giudizio dei commissari possiamo dire che entrambi i piloti hanno perso un’occasione per ottenere dei buoni punti per la classifica costruttori delle loro squadre, ora entrambe alle spalle della nuova leader nel mondiale, quella McLaren che non riesce ad aggiudicarselo dal 1998, anno in cui il nuovo beniamino della squadra, Oscar Piastri, ancora non era stato concepito.