Verstappen, Leclerc, Zhou. Ed il direttore di gara. Sono i grandi protagonisti, nel bene e nel male, del Qatar. Trionfa l'olandese davanti al ferrarista.
di Matteo Landi
Una gara intera senza bere, fortuna che in questo periodo dell'anno in Qatar fa quasi freddo. Senza il quasi per le vetture di Formula 1, che si sono ritrovate a girare su un asfalto reso scivoloso dalle basse temperature sotto le luci artificiali della pista di Losail. Subito prima del via Leclerc si è aperto in radio, preoccupato dalla rottura del sistema di idratazione, ma non si è lasciato prendere dallo sconforto. Ha corso con il coltello fra i denti, soffrendo quando la sua Rossa non riusciva a scaldare gli pneumatici, attaccando nei pochi giri in cui la sua vettura glielo ha permesso. Sotto la guida attenta del suo ingegnere di pista che, temendo un importante degrado delle gomme, ha dato frequenti istruzioni al n° 16. Dopo la gara sprint di ieri, con una doppietta annichilente della McLaren ed un quarto e quinto posto delle Ferrari, a Maranello erano spalle al muro. Oggi il team inglese ha avuto l'opportunità di chiudere i giochi per il titolo costruttori ed invece i suoi piloti, ancora una volta, non sono stati all'altezza della situazione. Piastri non è stato incisivo, Norris ha compiuto un errore veniale quando, in regime di bandiera gialla, non ha alzato il piede in rettilineo ed anzi si è avvicinato al leader Verstappen. Incredibile è stato Leclerc che ha permesso alla Ferrari, su una pista ostile, non solo di non perdere punti rispetto alla McLaren ma addirittura di guadagnarne qualcuno così da portare il team italiano a 21 punti dalla capolista papaya. Incredibile è stato pure Verstappen, capace insieme al team di ribaltare una situazione disperata solo poche ore prima, quando nella gara corta è parso in netta difficoltà, solo ottavo sotto alla bandiera a scacchi. La forza della Red Bull è arrivata anche dalla tremenda gara breve di Perez: in fondo al gruppo, è stato "usato" per fare dei veri e propri test che hanno permesso poi di aggiustare il set-up delle vetture del team anglo-austriaco. Tanto è bastato per permettere a Verstappen di artigliare un'altra vittoria, proprio quando da molti veniva dato per destinato a godersi il passato, almeno fin quando sarebbe rimasto al volante della Red Bull. Ed invece mai dare per sconfitto un pilota che al momento non ha eguali.
Zhou Guanyu a punti!
Non solo fra i primi ma anche qualche posizione più in giù c'è stato chi ha compiuto un'impresa che vale una vittoria. Un incredibile di giornata è senza dubbio Zhou Guanyu. Grande è stato anche Gasly, quinto con la Alpine, ma il cinese ha compiuto un vero e proprio mezzo miracolo. La Kick Sauber, ex-Alfa Romeo e futura Audi, era l'unica squadra a non aver conquistato punti in questa stagione. Spesso abbonato all'ultima fila. In Qatar invece Guanyu ha corso alla grande massimizzando gli errori altrui, ma anche tenendo un ritmo davvero buono. Forse ha ragione Bottas nel disperarsi per il ritardo con cui certi aggiornamenti sono stati installati sulle vetture svizzere. La Sauber, nelle mani dell'ex ferrarista Binotto, è effettivamente rinata e Zhou è riuscito, finalmente, a muovere la classifica del team! Un bottino, di quattro punti, importante per il pilota asiatico, se pensiamo che in precedenza era riuscito, in quasi tre stagioni intere di F1, ad artigliare "solo" 12 punti.
Il weekend nero della nuova direzione gara
Detto dei piloti, incredibili sono stati i commissari. Ma soprattutto il direttore di gara. Quel Rui Marques subentrato a Niels Wittich, allontanato malamente, di fatto, dal Presidente della Federazione Mohammed Ben Sulayem, ex pilota con evidenti manie di protagonismo. A molti è parsa eccessiva la penalità inflitta a Norris, un castigante stop and go di 10 secondi che lo ha tolto dai giochi relegandolo alla decima piazza finale, per la seppur grave infrazione già citata. Senz'altro è giusto punire il mancato rispetto delle bandiere gialle, ma la penalità è così grande dall'essere difficilmente applicata in F1. Bandiere gialle che in realtà dovevano essere una safety car (o una virtual safety car), vista la presenza prima di uno specchietto in pieno rettilineo, poi dei tanti detriti che hanno inondato la sede stradale a causa della distruzione dell'oggetto dalla Sauber di Bottas. Della mancanza della direzione gara ne hanno fatto le spese Hamilton, all'interno di un weekend comunque pessimo per lui, e Sainz. Entrambi si sono ritrovati in pista con una vettura azzoppata da una foratura, evitabile se solo la direzione gara avesse fatto il suo dovere. Sainz ha poi concluso la corsa in sesta posizione, garantendo alla Ferrari dei punti importanti nonostante avesse fra le mani una vettura ormai danneggiata. Quanto visto in gara segue la strana penalità di una posizione inflitta allo stupendo poleman Verstappen, reo di aver girato ad andatura "eccessivamente lenta", mettendo in difficoltà Russell che con la sua Mercedes stava sopraggiungendo, ma non nel giro buono. Una posizione di penalità in griglia è sicuramente una sanzione piuttosto inusuale. L'ultima gara del mondiale si preannuncia calda e nei prossimi circa 300 km di gara due squadre si stanno giocando un sogno chiamato "titolo costruttori". Qualcosa che McLaren non raggiunge dal lontanissimo 1998 e a Maranello dal non comunque vicino (anzi) 2008. Ci auguriamo che gli arbitri di questa lotta restino i 4 piloti dei due team e non i commissari.
Verstappen domina, nel weekend in cui si aggiudica il terzo titolo iridato. Si conferma la McLaren, vincente ieri nella Sprint con Piastri, oggi in seconda e terza posizione. Ferrari male: Sainz non ha partecipato alla gara, Leclerc quinto. Gara difficilissima per vetture e piloti.
Il fondatore di Microsoft, apparentemente paladino dei diritti umani, dimostra sempre più di avere interessi politici ben diversi.
La fondazione del miliardario ha infatti rapporti con il “Qatar Development Fund”.