Tutti pazzi per il mutuo. Soprattutto dopo una vita di tribolazioni e sofferenze ecco che un mutuo ventennale che grava sulla coscienza al tramonto della vita è ciò al quale tutti ambiscono.
di Lamberto Colla Parma, 19 giugno 2016.
Non si può dire che i nostro politici manchino di fantasia e tantomeno di gusto sadico.
La soluzione proposta per aumentare la flessibilità in uscita dal lavoro è sicuramente originale, finanziariamente favorevole e economicamente sostenibile dallo Stato.
Se il ragioniere del governo, Ministro Pier Carlo Padoan, si sente di licenziare la proposta, allora nulla da eccepire sul piano tecnico.
Ma...
Ancora una volta si è affrontato un tema delicato e destinato a categorie deboli, seppure dall'apertura della crisi a oggi la categoria dei pensionati sembra essere diventate una categoria forte sulla quale fanno affidamento, in famiglia i figli disoccupati e lo Stato per fare cassa, con un approccio ragionieristico e non politico né sociale.
La legge Fornero non si tocca, si critica ma, a quanto pare, non si tocca.
Si toccano invece quei lavoratori, a fine carriera, che per proprie ragioni o a causa di crisi aziendale sono costretti a abbandonare anzitempo il lavoro.
Quella classi '51-'55, talmente abituate a soffrire con i mutui, quello della prima casa e poi quello che si sono trovati a dover onorare in subordine ai figli rimasti impanati a metà del guado per l'improvvisa e perdurante crisi, che sarebbero disponibili a anticipare l'età pensionabile di tre anni, accettando un assegno ridotto e per di più con un mutuo ventennale al ragionevole tasso del 15% garantito da un premio assicurativo.
La proposta governativa è di fatto una sorta di "mutuo subrime", o di credito al consumo, che oggi si vorrebbe applicare alle pensioni.
Una scommessa sul futuro; così come fu una scommessa persa l'emissione di quella massa di prodotti derivati, poi rivelatisi tossici, che hanno messo in crisi il sistema economico occidentale in men che non si dica e databile in quell'anno funesto che fu il 2008.
E' quello che tutti desiderano!
Un provvedimento che, a dire del governo, servirà anche a creare posti di lavoro per i giovani.
Ma dove? Se una azienda è in crisi e i lavoratori più anziani e con maggiore esperienza, dovessero accettare il male minore e raccogliere il salvagente "buco" del governo, quali posti di lavoro verranno occupati dai giovani?
No, ancora una volta non ci siamo.
Una offerta improponibile e irricevibile che offende il cittadino e il lavoratore, che non apre sbocchi di lavoro ai giovani e tende a aumentare la fascia di soggetti prossimi alla soglia di povertà, se non subito entro pochi anni dal pensionamento anticipato.
Una risposta al problema certamente originale e fantasiosa ma molto pericolosa. Ipotecare il futuro stipulando un prestito in banca per andare in pensione prima non è una risposta intelligente al problema e metterebbe ancor più a rischio la sostenibilità sociale.
Personalmente dico: meglio la galera che un cappio al collo.
Il Manifesto (Quotidiano Comunista) l'ha definita una operazione che trasforma il Welfare in Bankfare.
Che sia una manovra "renziana" per creare un governo di larghe intese facendo avvicinare l'estrema destra con l'estrema sinistra del Parlamento?
C'è qualcosa di sgranato, direbbero i nostri vecchi traducendo in italiano una tipica frase parmigiana, "A ghé quel ed sgrané!"
Alla fine i creditori hanno accolto la proposta di concordato avanzata dall'azienda.
di Lgc - Parma 9 giugno 2016 - Secondo il sempre ben informato sui procedimenti fallimentari "PQ", i creditori (banche e imprese fornitrici) diventando ora i nuovi proprietari dell'impresa.
"Si tratta - scrive PQ, della famiglia Levoni, che attraverso la Alcar Uno spa e Globalcarni spa ha crediti per 10,45 milioni di euro, e la Tino Prosciutti spa di Sala Baganza e la sua controllata la Fibar Carni spa di Felino, che insieme hanno crediti per 8,51 milioni; poi il consorzio Parma Prodotti Alimentari srl (2,66 milioni), la Felsineo spa (1,4 milioni), il Consorzio Zenit, che fa capo alla cooperativa Proges (720mila euro) e la Katia Prosciutti srl (50mila euro)."
Un passaggio doloroso che vedrà il "taglio" dello stabilimento di Marano e l'uscita dall'azienda della famiglia Rosi oltre ai 52 posti di lavoro già perduti. (LEGGI QUI).
Marco Rosi già aveva lasciato le redini dell'azienda nel gennaio dello scorso anno trasferendo le cariche al figlio il quale, a seguito della nuova situazione, dovrà anch'egli abbandonare la guida ai nuovi proprietari.
(Il dettaglio del concordato dalle colonne di PQ - 8/5/2016)
La richiesta consiste nel dotare di sufficienti risorse finanziarie gli interventi contenuti nell'articolo per garantire misure che vadano dai ritiri alla programmazione e al contenimento dell'offerta.
(Roma, 30 maggio 2016). "Abbiamo sollecitato un intervento urgente della commissione europea sul settore latte relativamente alle misure contenute nell'articolo 222 del regolamento sull'Ocm unica relativa alla crisi di mercato".
Così il presidente dell'Alleanza delle Cooperative italiane – settore Agroalimentare, Giorgio Mercuri ha commentato l'incontro con il commissario europeo all'agricoltura, Phil Hogan in occasione del Praesidium Copa-Cogeca tenutosi oggi a Wageningen. "In particolare – ha proseguito Mercuri, intervenuto in rappresentanza della cooperazione italiana - la richiesta consiste nel dotare di sufficienti risorse finanziarie gli interventi contenuti nell'articolo per garantire misure che vadano dai ritiri alla programmazione e al contenimento dell'offerta. Siamo certi del sostegno del nostro ministro Martina e stiamo lavorando per sollecitare anche gli altri Paesi a fare altrettanto", ha concluso.
Il commissario Hogan, dal canto suo, ha sottolineato come si stia già lavorando in questa direzione e che si aspetta un sostegno importante dai ministri dei Paesi interessati.
(Fonte Alleanza cooperative 30 maggio 2016)
I produttori di latte europei e quelli d'Australia e Nuova Zelanda sono accomunati dallo stesso destino: la chiusura delle stalle se industria e distribuzione non allentano la morsa dei prezzi.
di Virgilio Parma, 26 maggio 2016.
Nel mentre al ministero si tratta per impostare una soluzione alla crisi del settore lattiero caseario con Alleanza delle Cooperative in testa (rappresenta il 70% della produzione made in Italy) da Bruxelles arriva l'ennesimo allarme sulla produzione UE.
Un +7,4% che non può certo far ben sperare per il futuro. I deboli segnali positivi pervenuti dalla borsa merci di Verona potrebbero definitivamente infrangersi di fronte a questa nuova situazione.
A lanciare l'allarme è stato Paolo De Castro, coordinatore S&D per la Commissione agricoltura del Parlamento europeo, che ha puntato il dito sugli incentivi a sostegno del settore che sembra abbiano avuto l'effetto di incrementare la produzione invece di contribuire alla redditività aziendale. "Senza una risposta europea alla crisi e al crollo dei prezzi - ha commentato De Castro all'ANSA - la produzione di latte continuerà ad aumentare nell'Ue come sta avvenendo ora". Le cifre parlano da sole: "nella campagna lattiera conclusasi lo scorso anno la produzione totale dell'Unione era aumentata del 2,5%, mentre nel primo bimestre 2016 é lievitata del 7,4%, con l'Irlanda a +35%".
"Abbiamo bisogno di proposte legislative sulla gestione dell'offerta - prosegue il coordinatore S&D per la commissione agricoltura - come da tempo sostiene il Parlamento europeo in quanto - spiega - i 420 milioni di aiuti Ue che sono stati ripartiti tra gli Stati membri per lottare contro la crisi, rischiano di diventare in alcuni Paesi un incentivo ad accrescere la produzione".
Ma se l'Europa del latte piange, non sono in una situazione migliore gli allevatori che stano dall'altra parte del mondo, in quella Australia e Nuova Zelanda, tanto lontane ma tanto vicine grazie alla globalizzazione.
Proprio in questi giorni, anche nell'emisfero australe, il dibattito sul latte è infuocato e vede coinvolte le grandi cooperative di trasformazione, gli allevatori, la grande distribuzione e i consumatori che cominciano a domandarsi dove sia il latte fresco e cosa ci sia in quei contenitori di latte che, almeno nei brand premium, dovrebbero garantirne una determinata qualità.
E allora i social si infiammano al punto da mettere in difficoltà per superlavoro lo staff dedicato ai social media di una importante catena distributiva del New Galles del Sud (NWS capitale Sydney). Addirittura i consumatori arrivano a suggerire i marchi di qualità e a preoccuparsi per la sorte degli allevamenti locali (vedi link). Alcuni invitano la catena "fare la cosa giusta" e a non rendersi ricoli per pochi spiccioli, pur di salvaguardare la sostenibilità delle imprese agricole, dei loro conduttori, dei terreni e degli ammodernamenti necessari al buon proseguimento dell'impresa e ovviamente agli animali.
La polemica è così accesa da essere anche oggetto di pungente satira, non certamente benevola verso la catena di supermercati oggetto della attenzione sui social (Link Video tutto da ridere e il finale, anche per chi non conosce bene l'inglese è assolutamente comprensibile).
Il tutto nasce dalla corsa a abbattere i prezzi alla stalla, giustificando con una riduzione dei profitti rispetto alle previsioni e, come sostenuto dal vertice di Murray Goulburn (il più grande trasformatore australiano) la riduzione del prezzo ai fornitori si rende indispensabile in forza dell'eccesso dell'offerta casearia mondiale che pesa sui prezzi. Il vertice infine si giustifica confrontando il colosso neozelandese FONTERRA che il taglio al prezzo l'ha realizzato con costanza durante tutto il periodo della campagna lattiera, testualmente, "In New Zealand, dairy giant Fonterra has cut the price it pays farmers throughout the season to deal with global conditions."
Alla luce di questo, molto probabilmente, oltre a pensare a un controllo dell'offerta, l'UE, dovrebbe pensare a un piano strategico ben più impegnativo .
Dopo le "Quote Latte", benvenuti nell'inferno del mercato globale.
Roma 26 maggio 2016 - Le vendite al dettaglio per i prodotti alimentari aumentano su base annua in tutte le forme distributive dai discount (+4,6%) alle piccole botteghe (+2,8%), ma anche negli ipermercati (+1,9%) e supermercati (+3,5%).
È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio al dettaglio dell'Istat relativi a marzo 2016 rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
L'alimentare - sottolinea la Coldiretti - cresce complessivamente ad un tasso del 3,7% su base annua anche se la variazione congiunturale è negativa dell'1,2%. L'aumento della spesa alimentare su base annua è un segnale positivo poiché si tratta - precisa la Coldiretti - la seconda voce del budget familiare dopo l'abitazione.
L'auspicio è che ora gli aumenti di spesa nella distribuzione alimentare si trasferiscano anche al settore agricolo che - continua la Coldiretti – si trova in piena deflazione con i compensi riconosciti per molti prodotti che non coprono neanche i costi di produzione, dal latte alla carne fino alla frutta e verdura.
I prezzi nelle campagne italiane - conclude la Coldiretti - sono crollati dal -24 % per il grano duro al - 57% per i peperoni ma si riducono le quotazioni del 34% per il latte, del 48% per i pomodori e del 54% per le arance ad aprile rispetto allo scorso anno.
(Fonte coldiretti 26 maggio 2016)
Un clima di permanente campagna elettorale. E i risultati si vedono. Cereali e dintorni, poche variazioni, attesa per le notizie sul meteo estivo. Gran rimbalzo del Latte Spot. Grana Padano contro la pressione alta. Al via in Emilia Romagna il "Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro". Mais & Soia: stime della nuova stagione maggio 2016. Pastificio Andalini, 60 e non dimostrarli.
SOMMARIO Anno 15 - n° 20 22 maggio 2016 (in allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Un clima di permanente campagna elettorale. E i risultati si vedono
3.1 Cereali Cereali e dintorni. Poche variazioni, attesa per le notizie sul meteo estivo. FEDIT: alla fine paga sempre pantalone.
4.1 Lattiero Caseario Gran rimbalzo del Latte Spot.
5.1 vino e riconoscimenti Decanter, a Piacenza la Medaglia di bronzo.
5.2 salute e benessere
6.1 consorzio agrario Bologna La scomparsa di Filiberto Fantoni
6.2 concorsi Cirio Alta Cucina e Yoga protagonisti al concorso internazionale "Scappi"
7.1 consorzi agrari e fedit FEDIT: alla fine paga sempre pantalone
7.2 Crisi latte Latte, Calzolari (Alleanza Cooperative): Sosteniamo proposta di Martina per regolare l'offerta
8.1 agro-finanziamenti Al via in Emilia Romagna il "Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro"
9.1 cereali Cereali e dintorni. Momento di riflessione.
10.1 mais e soia Mais & Soia: stime della nuova stagione maggio 2016
11.1 imprese di successo Pastificio Andalini, 60 e non dimostrarli
12.1 Economia e politica Pizzarotti non è condannato!
13.1promozioni "vino" e partners
14.1promozioni "birra" e partners
Per ora solo promesse, che quando è andata bene si sono trasformate in costi e poi in tasse per tutti, ma senza essere seguite da concreti risultati economici e sociali. Cari politici, scendete tutti quanti dai vostri pulpiti elettorali, salvo quelli in corsa per le prossime amministrative, e realizzate un patto trasversale di stabilità e di progresso.
di Lamberto Colla Parma, 22 maggio 2016.
Promesse, promesse, promesse. Il dibattito politico nazionale prosegue sulla linea del contrasto tra le promesse della maggioranza di governo con l'opposizione che trova ogni, più o meno valida, argomentazione per smontare e disinnescare gli annunci del Governo.
Intanto, in questo clima da campagna elettorale permanente, l'Italia non decolla anzi, per certi versi arretra o, per dirla alla Renzi, "non cresce come prima" riferendosi ai dati, non certo incoraggianti dell'occupazione.
Affermazione vera solo in parte poiché i dati relativi al saldo tra cessazione di rapporti lavorativo e nuove assunzioni a tempo indeterminato del primo trimestre 2016 (51.087) sono inferiori del 77% rispetto il 2015 quando erano in vigore le agevolazioni ma addirittura inferiore anche al 2014 (87.034).
Ciò sta a dimostrare come il sistema economico italiano abbia necessità di unità lavorative ma viva l'indisponibilità di liquidità e di redditività in grado di sostenere l'occupazione. Una conferma ulteriore che, per fare riprendere il Paese, occorre una spinta decisa; l'effetto delle misure palliative è definitivamente svanito.
L'ultima, in ordine di tempo, campagna propagandistica ha riguardato la concessione di flessibilità da parte della Commissione Ue all'Italia. 13,5 miliardi di euro (0,8% del PIL) che il Governo potrà giocarsi per interventi straordinari.
Una apertura, che se verrà mal sfruttata, costerà cara ai cittadini.
Mai si è vista l'UE essere benevola con l'Italia, piuttosto si è sempre osservato come l'orientamento fosse di fare aumentare l'imposizione fiscale (cosa che è puntualmente avvenuto) per drenare la ricchezza degli italiani operosi e risparmiosi. L'UE non era riuscita a imporre la famigerata "Troika" per le barriere alzate da Berlusconi ed oggi potrebbe ritentarci con questa elemosina valida solo per l'anno in corso.
Quindi, di fatto una concessione "tampone" che difficilmente consentirà una programmazione efficace, inutile a avviare un volano economico permanente e auto-rigenerante.
Certamente invece farà bene a Matteo Renzi, che potrà meglio dedicarsi alla campagna pro referendum costituzionale di ottobre con il quale, a detta sua, ci si gioca il suo futuro politico.
Ma quello che più preoccupa è lo scenario che si prospetta per il 2017, quando la flessibilità decadrà e dovremo pagare il conto, anche per gli anni a seguire, (circa tre miliardi) del patto scellerato sottoscritto in questi giorni. Già a partire dal 2017, saremo chiamati a fare uno sforzo extra, ovvero una correzione dei conti pubblici che si tradurrà in più tasse o in tagli secchi alla spesa statale (e quindi ai servizi, visto che la spending review sugli sprechi non si riesce proprio a fare).
Un ulteriore richiamo UE a intraprendere un percorso virtuoso nel segno del rigore spianato in "Loden Style" dal Governo Monti, proseguito con Letta e trasformato in "young & freak style" di Renzi.
Ma la sostanza non cambia.
Nessuno di questi ultimi tre Premier è stato il frutto di scelta popolare e nessuno di questi è riuscito a imporre una linea di rigore all'interno dell'onerosissimo apparato burocratico andando invece sempre e costantemente a pescare nelle tasche dei contribuenti.
Le azioni di Governo per risanare i conti pubblici invece sono una costante in quanto inefficienza.
Il debito Pubblico continua a crescere nonostante il mare di "lacrime e sangue" versato dai cittadini in questi anni di "rigore" (per molti ma non per tutti).
Gli ultimi dati rilevati indicano che si è raggiunto il nuovo record d'indebitamento: 2.228 miliardi a marzo 2016, mentre a gennaio era stimato in 2.195 e a dicembre scorso 2.169.
Una crescita del debito che incuriosisce. Una riprova che è proprio la "macchina pubblica" che non funziona posto che la quota degli interessi passivi dovrebbe essere praticamente nulla.
In pratica, le azioni di Governo fin qui realizzate hanno prodotto un bassissimo impatto economico in termini di PIL, ma persistenti in quanto indebitamento.
Di fatto, quello che avrebbe dovuto risultare un investimento da parte del Governo si è trasforma in costo.
E così dobbiamo rilevare che il Jobs Act è costato ben 75.000€ per lavoratore ma non ha generato né maggiore occupazione (per cui fu necessario varare il pacchetto di agevolazioni) e nemmeno quella flessibilità lavorativa auspicata.
I consumi, come è ovvio che sia, stagnano e l'ultimo indicatore dell'inflazione segna negativo per il 2016 (-0,2%).
In buona sostanza, il debito pubblico continua a salire, il PIL non cresce come dovrebbe e la prospettiva di maggiori tasse è una sagoma sempre più nitida all'orizzonte con le clausole di salvaguardia (aumento dell'Iva fino al 25,5%) che diventano sempre più un traguardo concreto.
Ed allora via con le nuove promesse, lo smantellamento di Equitalia (entro il 2018) e conferma del Bonus Bebé (160€/mese) che sarà esteso, con maggiorazione, al secondo figlio (240€/mese).
Stando alla storia questi due prossimi interventi si trasformeranno in ulteriori costi.
Misure che non potranno generare una significativa ripresa economica per cui si dovrà correre per trovare nuove coperture da aggiungere ai 3 Miliardi richiesti dalla UE per la flessibilità concessa nelle scorse ore a Roma.
Un circuito vizioso e non virtuoso che continua a condannare l'Italia al fallimento.
Eppure, in questa europa opaca e in difficoltà, qualche esempio di ripresa c'è, e senza citare l'sola di Sua Maestà la Regina Elisabetta che partecipa all'UE a suo comodo, la Spagna sta raccogliendo i frutti del cambiamento di mentalità con un PIL che cresce del 3,5% (intero 2015) e passi che è in aumento anche il suo debito pubblico, che ha raggiunto per la prima volta negli ultimi 100 anni il 100% del PIL (ricordiamo che l'Italia è a 133%), ma consentendo di promuovere i consumi sfruttando la riduzione dei prezzi.
Guardando ai risultati della Spagna si può e si deve ancora sperare, ma serve coesione parlamentare e il coraggio di prendere decisioni forti, potenzialmente impopolari almeno nel breve periodo, e condivise.
Ed è proprio il breve periodo che spaventa ogni politico, poiché il risultato deve essere ottenuto nel breve per poterlo giocare sul turno elettorale.
Ecco quindi che un programma serio a medio periodo, capace di rilanciare l'Italia, non lo vedremo mai, a meno di un nuovo Piano Marshall, augurandoci però che non si creino le condizioni perché ciò possa accedere.
Per ora, promesse e promesse, che si trasformeranno in spesa e poi in tasse per tutti.
Cari politici, scendete tutti quanti dai vostri pulpiti elettorali, salvo quelli in corsa per le prossime amministrative, e realizzate un patto trasversale di stabilità e di progresso.
Tanto commissariati siamo e commissariati resteremo per un bel po', ma almeno resteremo nei minori danni e costruiremo il futuro con un "Piano Marshall interno", frutto di una PAX trasversale tra i partiti, tanto utile quanto onorevole.
Basta promesse e andate a lavorare per il futuro dei vostri cittadini!
.
Roma, 18 maggio 2016. "Sosteniamo l'impegno del ministro Martina e la proposta italiana per contrastare le difficoltà che sta vivendo il settore lattiero-caseario.
Le azioni da attuare nell'immediato come la regolazione dell'offerta, intervenendo direttamente per limitare il surplus produttivo lattiero che si sta verificando, e la costruzione di strumenti a medio periodo come l'Ocm latte, con un budget dedicato e una strategia pluriennale che aiuti il settore a organizzarsi meglio, sono leve strategiche per sostenere gli allevatori. La cooperazione, che rappresenta il 70% della produzione di latte nazionale, non farà mancare il proprio contributo nel tradurre in azioni concrete le misure che si vanno delineando. Per questo nei prossimi giorni incontreremo il ministro nell'ambito dei lavori del nostro coordinamento di settore". Così il coordinatore del settore lattiero-caseario dell'Alleanza delle Cooperative, Giampiero Calzolari, ha commentato quanto emerso ieri nel corso del Consiglio agricoltura europeo in merito ai nuovi interventi a sostegno del settore.
(Fonte Alleanza Cooperative)
Il nostro problema è una campagna elettorale permanente e il diffuso hobby di gettare fango sugli avversari politici. Ogni occasione è buona per distrarre l'opinione pubblica dai problemi reali.
di Lamberto Colla Parma, 16 maggio 2016 – Da alcuni giorni non si fa cha parlare di Pizzarotti, delle sue schermaglie con il direttivo del M5S per la mancata divulgazione dell'avviso di garanzia pervenuto al Sindaco di Parma in merito a alcune nomine riguardo al Teatro Regio.
I notiziari, nessuno escluso, hanno montato servizi sulla questione e molti autorevoli opinionisti si sono sentiti in dovere di dire la loro.
Che la notizia, soprattutto in questo clima elettorale, fosse ghiotta non v'é dubbio ma il troppo stroppia e ormai si è caduti nel ridicolo.
Ma a preoccupare è il peso di cui si è arricchito il fatto nella sua essenza originaria, gravato da problemi etici piuttosto che da problemi connessi a regolamenti interni al M5S, appaiono più connessi alla demagogia che alla democrazia.
(in galleria immagini tutti i messaggi pubblicati da Federico Pizzarotti sul profilo facebook)
Ma questi sono problemi loro, quello che invece dovrebbe riguardare la vita civile sono la salvaguardia della reputazione delle persone, coinvolte in procedimento giudiziari e il leale dibattito politico di cui il nostro Paese non sembra conoscere il vero significato.
Al contrario appare sempre più evidente la ricerca di strumentalizzazione politica di qualsiasi fatto, nell'interesse esclusivo del proprio partito o movimento, da utilizzare in questa nostra permanente campagna elettorale.
L'importanza che è stata concessa a un semplice avviso di garanzia ne è ancora una volta la più triste delle conferme. Val la pena di ricordare che l'informazione di garanzia (volgarmente chiamato "avviso di garanzia") è un provvedimento di tutela e rispetto verso l'indagato e non, come ormai è entrato nel pensiero comune, un giudizio di colpevolezza passato in giudicato in tutti i gradi di giudizio. Checché se ne dica, il fatto di essere posti sotto indagine, per l'opinione pubblica equivale a sentenza di colpevolezza.
Una colpa tutta da confermare che però accompagna la persona, minandola nella sua vita quotidiana, sino al giudizio finale quando, il più delle volte, viene riconosciuto non colpevole. Sembra proprio che la prematura morte di Enzo Tortora non abbia insegnato nulla.
Il sospetto feroce è che tutto ciò sia scientificamente orchestrato e, in mancanza di argomenti forti, vedi ISIS o Ebola e virus Zika (una pandemia di cui improvvisamente non si è più saputo nulla) piuttosto che la meningite, si voglia distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica dai problemi reali della nazione.
I miseri dati che gli uffici di analisi e di statistica hanno rilevato in questi giorni ne sono la conferma e purtroppo sconfessano ogni parola ottimistica che quotidianamente gli esponenti governativi ci sciorinano.
390 sono le imprese che quotidianamente chiudono in Italia. Dall'inizio della crisi si è perduto il 35% del PIL e il 59% degli investimenti.
I suicidi per causa della crisi non si contano più, almeno da parte dell'ISTAT che dal 2012 ha deciso di interrompere la divulgazione dei dati, e per avere un dato attendibile occorre ricorrere alle elaborazioni dell'Osservatorio dei suicidi che ha stimato in 628 i casi di suicidio legati alla crisi economica registrati in Italia da gennaio 2012 a dicembre 2015, 384 invece i tentati suicidi nello stesso arco temporale.
Un tasso di disoccupazione dell'11,4% a quale va aggiunto un 12% relativo a lavoratori scoraggiati che hanno abbandonato il lavoro. Sofferenze bancarie stimate al 18% e una pressione fiscale sulle pensioni dell'ordine del 30% superiori alla media europea. Un debito pubblico in continua ascesa e i concreto rischio di dovere aumentare ulteriormente le aliquote dell'IVA.
Sarebbe perciò opportuno che la politica si riappropriasse del proprio ruolo e i partiti si accordassero per delle scelte comuni per portare in sicurezza gli italiani, invece di gettare fango sugli avversari politici.
_____
(in galleria immagini i messaggini di Pizzarotti e l'informazione di garanzia pubblicati sul profilo facebook del Sindaco di Parma)
Il debito di 15 milioni verrà pagato in 5 anni tramite un piano di riscossione di crediti e la vendita di immobili per 9,2 milioni.
Parma, Residenza Municipale -
"Se non avessimo salvato dal fallimento il Centro Agroalimentare, il mercato ortofrutticolo a Parma non esisterebbe più": con queste parole l'assessore alle partecipate Marco Ferretti ha commentato l'annuncio che il Tribunale ha omologato il piano di ristrutturazione del debito di CAL.
"Il riconoscimento ufficiale del Tribunale di Parma della conformità del piano di ristrutturazione di Cal – ha precisato lo stesso Ferretti – segna un altro passo in avanti importante per il risanamento del Gruppo Parma, un ulteriore e importante traguardo per il Comune dopo analoghi interventi su STU Stazione, STU Authority, STT Holding e Società Alfa, e permette di guardare al futuro con maggiore serenità. Grazie all'impegno profuso dall'Amministrazione si è raggiunto un obiettivo, non scontato, che tutela il futuro della società, partecipata dal Comune con il 53,6% del capitale, di cui fanno parte altri 14 soci, fra i quali la Regione Emilia Romagna, che ha un pacchetto societario pari all'11%".
I problemi di gestione del CAL sono peraltro analoghi a quelli che si riscontrano in altre città vicine, come Reggio Emilia e Piacenza.
A Parma, l'attuazione del piano di ristrutturazione messo in atto dai vertici della società ha consentito di mettere i conti in sicurezza e di razionalizzare i costi: tramite bando, nel settembre scorso, sono stati assegnati gli spazi in concessione per dieci anni a 11 società che operano nel settore dell'ortofrutta, insieme ad una cooperativa sociale di Parma. Le maggiori difficoltà sono nate dalla gestione della logistica e degli immobili, che esulano dall'attività istituzionale della società e che hanno portato ad accumulare un debito pari a 15 milioni.
"Il piano approvato dal Tribunale – ha spiegato il presidente Marco Core – prevede la riscossione del credito di 2,5 milioni dalle società Alfa e STT , oltre alla vendita in 5 anni di immobili non strumentali per l'attività mercatale, oggi affittati, per i quali è prevista un'entrata pari a 9,2 milioni di euro. Il piano – ha spiegato ancora Core – è stato chiuso in dicembre davanti al notaio con i maggiori creditori, fra i quali gli istituti di credito Cariparma e Intesa Sanpaolo. Si è cosi dato il via al piano di risanamento, che ha consentito di equilibrare la situazione finanziaria e patrimoniale della società CAL. Presto – ha precisato ancora il presidente - faremo il bando per la cessione degli immobili e poi ci concentreremo per ricercare di sviluppare il mercato di Parma, anche con progetti innovativi ".
"In questo modo – ha concluso l'assessore Ferretti - dopo il piano di risanamento della Holding STT e la messa in sicurezza dei conti di Parma Infrastrutture Spa, prende avvio il percorso volto a garantire un futuro certo anche al Centro Agroalimentare, che, grazie all'approvazione del piano di risanamento del debito, riuscirà a garantire il pagamento di tutti i creditori, tra cui diverse coop sociali del territorio. L'omologa di Cal rappresenta un punto di partenza per un nuovo Centro Agroalimentare".
(Fonte Comune di Parma 18 aprile 2016)