Bullismo e cyberbullismo. - Ci chiediamo spesso come si farà ad uscire dalla fase di un virus che ha sconvolto l’esistenza del mondo intero; le abitudini di un intero pianeta si sono dovute arrendere a ritmi di vita scanditi da isolamenti e brevi uscite, da didattica a distanza e poco o quasi inesistente approccio fisico.
di Matteo Impagnatiello Parma 26 giugno 2020 - Lo sapevamo già: nel Belpaese è difficoltoso conciliare il lavoro e la famiglia. I dati diffusi dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro non lasciano alcun dubbio: nonostante l’Italia si trovi da tempo in piena crisi demografica, solo il 21 % delle richieste di part time o flessibilità lavorativa, inoltrate da lavoratori con figli piccoli a carico, è stato accolto.
“E’ bello sapere che ci sono persone che non si tirano indietro quando si tratta di aiutare gli altri. Soprattutto chi ha bisogno perché in difficoltà. Gesti semplici, impegno, solidarietà che apprezziamo, ma che sono segno anche di una comunità coesa e solida. In particolare in momenti di bisogno come quello attuale dovuto alle difficoltà indotte dal Coronavirus.” Con poche e semplici parole il Sindaco di Mirandola Alberto Greco, ha voluto ringraziare la società F. C. Scigghiese – società sportiva mirandolese, dedita al volontariato – che tra le proprie file annovera molti operatori delle forze dell’ordine.
La società Scigghiese, data l’emergenza epidemiologia in corso - e le ripercussioni che questa sta avendo anche in termini economici per tante persone e nuclei famigliari che si sono trovati con un reddito ridotto se non in taluni casi privati del reddito medesimo – ha donato al Comune di Mirandola 68 buoni spesa del valore di 25 euro l’uno per un totale di 1700 euro.
Donazione da destinare a quelle persone non abbienti, individuate dall’Amministrazione che per varie ragioni non possono usufruire dei buoni spesi messi a disposizione dalla Protezione Civile e distribuiti in questi giorni dal Comune.
“Nel ringraziare nuovamente chi si è prodigato al tal senso e cioè la società Scigghiese - conclude il sindaco Greco - quanto è stato messo a disposizione rappresenta un contributo importante che ci permette di guardare anche oltre l’assegnazione dei buoni spesa e di aiutare anche altri. L’Amministrazione è già al lavoro al fine di contattare ed elargire al più presto quanti effettivamente abbisognano di questo sostegno.”
Dalla donazione di farina alle famiglie in difficoltà alle pizze per gli operatori sanitari dell’Ospedale di Cento, la Holding di Renazzo scende in campo a supporto del proprio territorio.
In questi giorni di straordinaria complessità e di enormi sacrifici che coinvolgono l’intera popolazione si moltiplicano i gesti di solidarietà a sostegno della comunità. La famiglia Pivetti, proprietaria da cinque generazioni della storica azienda Molini Pivetti di Renazzo (Fe) specializzata nella produzione di sfarinati, non poteva essere da meno e ha deciso di mobilitarsi di fronte all’emergenza Covid-19 con tre iniziative solidali rivolte al proprio territorio.
Sono stati donati ieri (martedì 14 aprile) alla Protezione Civile di Cento, 140 sacchetti da 1 kg di farina per Pasta Fresca della linea Every Day Molini Pivetti, che verranno distribuiti nei prossimi giorni a cittadini anziani e alle famiglie bisognose del territorio comunale.
La generosità non si ferma qui. Nei giorni precedenti l’azienda ha donato 880 kg di farina, in collaborazione con l’azienda Smurfit Kappa, ai volontari della Croce Rossa di Finale Emilia (Mo) impegnati nella distribuzione di generi alimentari alle famiglie del territorio in difficoltà. Infine, nel giorno di Pasqua, insieme al Ristorante Pizzeria La Pergola di Renazzo, la Molini Pivetti ha regalato a sei reparti dell’Ospedale SS. Annunziata di Cento, 45 pizze destinate al personale sanitario ospedaliero. Un piccolo gesto per ringraziare tutti coloro che quotidianamente lavorano in prima linea nel contrastare il Coronavirus.
Gianluca Pivetti, AD della Molini Pivetti, esprime così il senso di queste iniziative: “La farina è da sempre un bene rifugio in tempi difficili, lo abbiamo visto con l’assalto agli scaffali. In questi giorni che ci vedono tutti sospesi ci sono persone e famiglie più fragili a cui dobbiamo pensare. Per questo abbiamo deciso, grazie allo straordinario lavoro dei volontari di Protezione Civile e Croce Rossa, di agire concretamente donando la nostra farina alle persone più bisognose e fragili. Ci sembra importante dare testimonianza viva della nostra vicinanza alle comunità, coerentemente con l’impegno quotidiano della nostra azienda, da sempre vicina ai bisogni e alle necessità del nostro territorio. Con la farina si possono realizzare diversi prodotti essenziali, dal pane alla pasta, speriamo che questo piccolo gesto aiuti le persone a sentirsi meno sole. Distanti ma vicini, ce la faremo.”
La holding, che ha adottato misure di contenimento del virus fra i suoi lavoratori già a inizio marzo, porta avanti quotidianamente il proprio lavoro dando continuità nel rifornimento del cereale e nella distribuzione di farine, nonostante le difficoltà riscontrate a causa di blocchi e dei provvedimenti messi in atto dagli stati confinanti e in Italia.
Il Presidente Mattarella interviene sull’argomento del calo demografico.
Di Francesca Caggiati Parma 13 febbraio 2020 - Che l’Italia sia un Paese che invecchia non è certo una novità. In seguito alla recente pubblicazione degli ultimi dati Istat riferiti al 2019 è stato battuto un nuovo record: solo 435 mila nascite contro 647 mila decessi, il più basso ricambio in ben 102 anni.
Ecco che anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella interviene sottolineando l’allarmante calo della natalità e aggiungendo che “Va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno”, in quanto si rischia un vero e proprio default economico finanziario, dovuto dai più consistenti oneri sociali di una popolazione anziana, inattiva e bisognosa di maggiori cure sanitarie ed assistenziali, contro un minore introito contributivo e produttivo di una popolazione attiva sempre più scarsa.
Interessante. Sì è interessante questo grido di allarme, visto che – come peraltro sottolinea puntualmente don Francesco Rossolini di cui si pubblica lettera integrale di seguito – nelle ultime campagne elettorali nessuna parte politica parla di questo argomento, semplicemente ignorandolo come se non esistesse.
Amministrazioni di tutti i colori vestite hanno avuto e avrebbero tuttora la possibilità di portare avanti una seria politica per la famiglia – a livello locale, come anche a livello nazionale – ma…
Ma poi bisognerebbe incentivare le famiglie e questa parola fa paura. Si, la parola famiglia oggi fa paura.
E lo scrivo con la consapevolezza di aver fatto scelte personali ben precise: ho lasciato il padre di mio figlio, sono tornata a vivere con i miei genitori e quindi oggi rappresento un ménage familiare a quattro con tutte le dinamiche relazionali connesse: genitori-figli-nonni-nipoti. Una situazione con i suoi pregi e i suoi difetti.
Detto ciò, è necessario essere consapevoli che esistono leggi che vanno rispettate, non in nome della religione – qualunque essa sia – ma in nome della natura. Cioè quel mondo in cui viviamo e che esiste da prima di noi: genere umano, fatto di uomini e di donne.
Individui che di per sé – singolarmente presi intendo– se ci pensate, non hanno capacità di esistere e sopravvivere.
Un individuo cioè da solo è come se non esistesse. Bisogna almeno essere in due per dar origine a un “qualche cosa”, che se non volete chiamarlo famiglia, chiamatelo come volete.
Se rimanesse un solo uomo o una sola donna sulla faccia della terrà non si potrebbe proseguire con la vita. Con un unico individuo non potrebbe essere stata generata e non si sarebbe sviluppato alcun popolo o creata alcuna società.
Se ci fosse un solo uomo e una sola donna sulla faccia della terra ecco che forse – non è detto in modo certo, ma sicuramente probabile – i due potrebbero generare uno o più nuovi individui e così dare il via ad una bella pandemia chiamata umanità.
Questo i politici non possono dirlo – una giornalista temeraria e un parroco coraggioso sì – o comunque se lo dicono lo fanno in modo da dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, come prestigiatori per non offendere chi crede che la società sia fondata sui singoli individui senza tenere conto della differenza di sessualità.
Ecco che oggi vanno per la maggior gli a-sessuati, quelli che non sanno neanche loro di che sesso sono e quindi non possono avere una identità come persona. Se non so chi sono, non so di che sesso sono, non so se mi piacciono gli uomini o le donne, se mi piacciono tutti e due a giorni alterni e su questo modello incerto costruisco la mia vita, è un attimo farsi consigliare come vestirsi o cosa mangiare, perché non so cosa mi piace e quindi scelgo quello che qualcun altro ha scelto per me: in due parole non faccio i miei gli interessi, ma divento il business e sono nelle mani di altri.
Come una persona con queste insicurezze intrinseche può essere veramente felice? Quando non è sicuro di nulla e non sa neanche minimamente chi e cosa vuole essere nella vita?
Ecco che con la crisi della identità e di quello che si è e si vuole trovano spazio e largo seguito influencer, blogger e vatte la pesca. Che non sono veri modelli, come potevano esserci in passato il mentore, il professore che ti ha insegnato veramente qualcosa al di là del libro di testo, lo scrittore o il regista che propongono storie e contenuti che fanno riflettere e che ti aiutano a crescere sul serio. Oggi i modelli sono quelli che vediamo sui social e che hanno milioni di follower.
Queste sono considerazioni di una semplice, indipendente, libera e anticonvenzionale giornalista di una piccola città come Parma, che non vuole essere di esempio o influenzare nessuno, che non vuole giudicare o prendere le parti di nessuno, perché tra i valori che più sente propri c’è la libertà, in primis di pensiero e di opinione
Di seguito la lettera aperta di don Francesco Rossolini della parrocchia di San Paolo Apostolo sul tema del calo demografico.
“Carissimi parrocchiani,
la nostra conversazione mensile concerne non solo quanto la parrocchia progetta, vive ed impegnandosi realizza, ma anche quanto accade attorno a noi. Recentemente abbiamo avuto le elezioni regionali precedute da un ampio ed a volte aspro dibattito fra le due principali forze contendenti: centro destra e centro sinistra. Vari i temi trattati: dalle infrastrutture alla sanità, dal lavoro all’ecologia. Non ho sentito nulla (mi auguro per mia colpevole distrazione, ma …non credo) su di un tema eclatante e realmente esplosivo: il calo demografico!
Un tema…di cui non si vuol parlare
A livello mondiale l’Italia in fondo alla classifica delle nascite: penultimi davanti solo al Giappone! E la nostra terra emiliana non fa eccezione essendo in linea con il tasso di natalità italiano: bassissimo! La situazione nonostante cominci ad essere nota non suscita ancora quella attenzione e preoccupazione che invece meriterebbe. Ripetutamente gli esperti ricordano che oggi chi ha un lavoro paga, con i suoi contributi mensili, la pensione di chi ha lavorato fino a ieri. E domani potrà contare sui contributi di chi entrerà nel mercato del lavoro dopo di lui. Fin qui siamo all'ovvio del nostro sistema contributivo finanziato a ripartizione. Meno ovvio è invece considerare il fatto che se oggi ogni 35 pensionati corrispondono 100 concittadini in età da lavoro (non tutti però occupati) tra vent'anni il rapporto salirà a 54. Vent'anni ancora più in là, siamo nel 2057, si arriva a 62 pensionati ogni 100 cittadini in età da lavoro (ripetiamolo, non tutti però con un'occupazione stabile). Come si farà? Spiace dire che a fronte di quanto riportato e drammaticamente ci attende non ci siano proposte per cercare di rimediare alla situazione a nessun livello né regionale né nazionale. Anzi.. vale la pena ricordare che la seconda causa che mette le famiglie a rischio povertà in Italia (la prima è la perdita del lavoro da parte del capo famiglia) è l’avere diversi figli! (da tre in su) Pare proprio che non si voglia parlare di tutto ciò, della follia di questa situazione. Sembra si preferisca attirare l’attenzione su altri temi, pure importanti, non si discute, …ma forse il tema demografico non ha piena dignità per apparire nell’agenda politica e culturale del paese? Certo, rispondono demografi, sociologi, economisti ed anche educatori, eppure…il silenzio permane
Un sospetto…
A fronte di tale atteggiamento è legittimo chiedersi il perché di tanta svista, di questa ostinata e pertinace distrazione della politica, e degli opinion makers nostrani! Nasce allora un forte sospetto. Non sarà che il tema demografico contrasta, meglio denuncia l’errore, la falsità del politicamente corretto sulla famiglia? Per anni si è detto (e si dice tuttora) che il sistema familiare tradizionale deve essere superato (ci sono tanti tipi di famiglia), che la concezione ‘patriarcale’ della famiglia naturale non ha più senso, che i rapporti all’interno della coppia per essere veramente liberi ed autentici devono essere precari e labili… e poi si scopre che questa cultura, questo modo di concepire la famiglia ed i rapporti all’interno di essa porta… all’autodistruzione, alla costante diminuzione della popolazione che lentamente, inesorabilmente in silenzio scompare sommersa da problemi economici e sociali! Allora meglio…tacere! Meglio non parlarne, meglio attirare l’attenzione su altro…
Aveva ragione la chiesa
Il sospetto di cui sopra diventa una certezza a fronte della considerazione ulteriore: il tema demografico in modo tangibile ed inoppugnabile la falsità del politicamente corretto, ma da ragione a quanto la chiesa (sì ho detto chiesa) da sempre va dicendo. Abbiamo avuto in Italia il divorzio, ora anche ‘breve’, l’aborto, le unioni civili e cosa ne abbiamo ottenuto? Che la popolazione scompare….Per tanti sarà duro ammetterlo eppure pare proprio che …la chiesa avesse ragione!
Ultime considerazioni
Desidero precisare che il mio scritto non vuole mettere sotto accusa nessuno,…men che meno chi è divorziato od ha praticato (le donne spesso subìto) l’aborto: sono proprio le persone che maggiormente soffrono per quanto accaduto. Accuso invece una mentalità, una cultura (che inganna ritenendo divorzio ed aborto ‘cose da poco’) ed anche una politica che non vuole vedere quale sia l’autentico bene dell’uomo e della società. Ma oltre a denunciare la situazione mi sembra di dover anche richiamare ad un compito profetico: proporre il vero bene comune indicato dalla dottrina sociale della chiesa con i suoi principi su famiglia, vita, solidarietà, libertà di educazione. Anziché schierarsi nelle varie tifoserie di destra o di sinistra, come tristemente accaduto anche in queste regionali, credo sia questo il compito dei cattolici. Non per interesse di parte o sete di potere, ma per favorire il vero bene dell’intera società.”
20.000 euro è il budget per i primi sei mesi del 2019 che Parma per la Famiglia, l’Associazione dei soci del Credito Cooperativo, ha destinato a tre associazioni di volontariato del territorio.
Quest’anno i fondi sono stati assegnati a Comunità Betania, Centro Antiviolenza e Acat (Associazione club alcolisti in trattamento) di Parma.
I progetti finanziati sono stati presentati in mattinata, nella sede di Emil Banca (Banca di Parma) di via Tanara, durante l’incontro con Alfredo Alessandrini, presidente di Parma per la Famiglia e Maria Paola Chiesi, presidente della Consulta per la Solidarietà nata in seno a Parma per la Famiglia proprio con l’obiettivo di contrastare il disagio, in particolare legato all’ambito familiare.
“La consulta ha operato con grande efficienza e in modo innovativo - ha spiegato Alessandrini – incontrando diverse realtà associative per stabilire i bisogni prioritari e poter quindi dare un immediato aiuto a chi si occupa quotidianamente e in modo volontario di questi temi”.
Maria Paola Chiesi ha aggiunto: “non è stato facile decidere perché le urgenze purtroppo in città sono tantissime. Abbiamo condiviso un tavolo con tante associazioni che hanno avuto un’ulteriore opportunità di confrontarsi, noi in particolare ci occupiamo di situazioni di emergenza quali i mutamenti in ambito familiare dovuti a malattie improvvise, perdite di lavoro, scomparsa di coniugi, violenze. E quindi abbiamo scelto i progetti più strutturati che avessero una valenza articolata”.
Sono intervenuti i rappresentanti delle associazioni Mirzia Bocchia e Sergio Abretti, rispettivamente presidente e vicepresidente di Acat, Samuela Frigeri, presidente Centro Antiviolenza e don Luigi Valentini, presidente di Comunità Betania.
Sono 8 i club di Acat divisi fra città è provincia e complessivamente si occupa di 50 famiglie coinvolte nella dipendenza dall’alcool. Il finanziamento servirà per la formazione degli operatori di sostegno e per allargare la platea di utenti. Il centro antiviolenza utilizzerà invece il finanziamento per sostenere la fase di immissione o re-immissione nel mondo del lavoro delle donne che hanno subito abusi. Comunità Betania che ospita persone legate alla dipendenza da stupefacenti (50), malati di AIDS (12) e immigrati (85) utilizzerà il contributo di Parma per la Famiglia in particolare per chi è genitore per recuperare e rafforzare il ruolo di padre e madre.
Parma per la Famiglia è l’associazione soci Credito Cooperativo per la mutualità, costituita su iniziativa di Banca di Parma alla fine del 2017 e ha fra i soci fondatori Emil Banca.
Prende via SPORTINFANZIA – Il Festival dello Sport dell’infanzia che tra giochi, sport e sano divertimento, mira ad essere un contenitore di eventi in cui ritrovarsi nel corso dell’anno con le famiglie e i bambini.
Organizzato dal Punto Parma - Terre des Hommes in collaborazione con l’associazione Intesa San Martino, il Festival si svolgerà per tutta la mattinata di domenica 2 giugno con la presentazione di tante attività: tornei, conferenze, incontri e giochi interattivi con le maggiori associazioni del territorio. Saranno presenti Croce Rossa, Avis, Uisp, Aido, Oipa e tanti altri che, tra clown, simulazioni, trucchi e gli agenti in moto della Polizia Municipale, insegneranno ai bambini il proprio lavoro ed annessi rischi sul campo. Verrà inoltre allestita una zona in cui i bimbi potranno divertirsi sui gonfiabili a libero accesso e fare la loro prima esperienza di trotto con pony e asinelli.
Molti i volti noti dello sport che presenzieranno alle conferenze, per dar voce all’esperienza di chi, con lo sport ed in varie disciplina olimpiche, ha raggiunto importanti traguardi mondiali nel rispetto dei valori educativi.
Vi aspettiamo numerosi, dalle ore 9 alle 13, nell’area verde Benoldi, tra via Camesasca e via Strobel, nel Quartiere San Leonardo.
La Procura di Parma propone ricorso avverso gli atti di riconoscimento di figli effettuati da coppie omosessuali, ricevuti dal Sindaco di Parma
Il Procuratore della Repubblica di Parma ed il Sostituto Procuratore dott. Ausiello hanno presentato ricorso nei confronti di quattro atti di riconoscimento successivo effettuati in data 21.12.2018, relativo ad altrettanti bambini, effettuati da donne unite civilmente e/o conviventi con le madri naturali; tali riconoscimenti erano stati effettuati dinanzi al Sindaco di Parma, nella qualità di Ufficiale dello Stato Civile.
In uno dei casi si era trattato di una sorta di riconoscimento incrociato, atteso che ciascuna delle due madri -tra loro conviventi- aveva riconosciuto il figlio partorito dall'altra donna.
Si tratta di una vicenda analoga a quella -già pendente dinanzi al Tribunale di Parma- relativa al Comune di Fidenza: in tale ultimo caso, però, l'Ufficiale di Stato Civile aveva rifiutato di ricevere l'atto di riconoscimento, per cui le due donne avevano presentato ricorso al Tribunale, e la Procura di Parma era intervenuta, chiedendo il rigetto del ricorso stesso.
Anche la presente vicenda si inserisce pertanto nel solco del delicato problema della possibilità che un bambino, riconosciuto alla nascita soltanto dalla madre (con l'espressa indicazione che il figlio era "nato dall'unione naturale di essa dichiarante con uomo non parente né affine con lei nei gradi che ostano al ricevimento ai sensi dell'art. 251 del codice civile"), venga successivamente riconosciuto come proprio figlio anche dalla donna, convivente o unita civilmente con la madre naturale; in altri termini, il problema se un bambino possa essere riconosciuto come figlio di una coppia omosessuale, possibilità che, nell'ordinamento italiano, ad oggi nessuna norma consente o prevede.
E' noto che, tuttavia, nonostante lo sbarramento normativo, i Sindaci di alcuni Comuni abbiano ritenuto ugualmente di poter ricevere le dichiarazioni di riconoscimento successivo, mentre in altri casi, allorquando la richiesta non sia stata accolta dal Comune, alcuni Tribunali abbiano ordinato all'Ufficiale di stato civile di ricevere gli atti di riconoscimento.
La Procura di Parma, invece, rifacendosi ai principi della separazione dei poteri (con il richiamo alla non ingerenza del potere giudiziario nel settore legislativo, ed al rispetto delle reciproche perimetrazioni) e del rispetto della legge (non solo dal punto di vista dell'ossequio formale, ma da quello sostanziale) ha sostenuto l'illegittimità degli atti di riconoscimento in questione.
Negli atti di ricorso al Tribunale, la Procura ha infatti evidenziato che, secondo le norme del codice civile e dell'ordinamento dello stato civile, l'atto di riconoscimento successivo (ovvero proprio quello ricevuto dal Sindaco di Parma) è previsto solo per il figlio nato fuori dal matrimonio e può essere effettuato esclusivamente dalla madre e dal padre che non lo abbiano riconosciuto al momento della nascita.
Pertanto, visto che, nei quattro casi in questione, il riconoscimento originario del bambino era stato effettuato solo dalla madre, il riconoscimento successivo poteva essere effettuato esclusivamente dal padre e non da un'altra donna, che ovviamente non è madre nè tantomeno può essere padre.
A sostegno della tesi contraria al riconoscimento, la Procura ha prodotto anche una relazione tecnica da parte dell'Ufficio di Stato civile di Parma, che si è espresso nel senso di ritenere non accoglibile il riconoscimento richiesto dalle coppie omosessuali, proprio perché non previsto dal nostro ordinamento (tanto che il Sindaco, titolare dell'Ufficio di Stato Civile, è dovuto personalmente intervenire per ricevere gli atti di riconoscimento successivo).
La Procura di Parma ha poi passato in rassegna alcune pronunzie giudiziarie precedenti (che avevano ritenuto ammissibili tal genere di riconoscimenti), criticandone le motivazioni proprio per lo stridente contrasto con l'attuale normativa e, rispetto alla pregressa vicenda di Fidenza, si è a lungo soffermata anche su aspetti di costituzionalità della legge n° 40 del 2004 (relativa alla procreazione medicalmente assistita), che spesso viene richiamata nei provvedimenti giudiziari per giustificare i riconoscimenti da parte di coppie omosessuali. Tale norma, invece, esplicitamente vieta il ricorso a questo tipo di procreazione da parte delle coppie omosessuali; in particolare, nei ricorsi in questione, la Procura si è dilungata per dimostrare che tale divieto legislativo non sarebbe costituzionalmente illegittimo.
Negli atti di ricorso la Procura di Parma -consapevole di diversi precedenti giudiziari di segno contrario- ha più volte insistito sulla circostanza che l'Autorità giudiziaria è solo l'interprete della norma, e non la creatrice della norma stessa, sottolineando, per un verso, che è compito del Legislatore creare le leggi e, per altro verso, che non spetta al Giudice colmare (veri o presunti) vuoti normativi. A tal fine ha ricordato che le norme del codice civile e dell'ordinamento dello stato civile (anche quelle relative agli atti di riconoscimento successivo) sono state modificate tra il 2013 ed il 2015 e, in quella circostanza, il Legislatore (unico legittimato a modificare le leggi) ben avrebbe potuto introdurre questo genere di riconoscimento da parte delle coppie omosessuali.
Infine la Procura ha ricordato che neppure la legge Cirinnà (che è ancora più recente, essendo stata approvata nel 2016) che ha introdotto le unioni civili tra coppie dello stesso sesso, ha inteso legiferare in materia di filiazione di coppie omosessuali, per cui anche sotto questo aspetto gli atti di riconoscimento ricevuti dal Sindaco appaiono non conformi alle disposizioni di legge.
Il Tribunale dovrà ora fissare l'udienza per la decisione sui ricorsi.
Parma, 27.4.2019
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