Su 2085 richieste ne sono state infatti accolte solo 436. Così non va. Non può andare, perché nel 2019 si sono dimesse 37.611 lavoratrici neo mamme (il 5 % in più rispetto all’anno precedente), mentre i papà che hanno abbandonato il lavoro sono stati 13.947.
La denatalità è il risvolto della medaglia: accade spesso che si arriva alla decisione di rinunciare ad avere figli, dato il mancato o insufficiente supporto dal mondo del lavoro, dalla società, dallo Stato.
Del resto, salari troppo bassi rendono economicamente disagevole il ricorso all’aiuto di privati, per quanto concerne i compiti di cura e di assistenza.
Al tempo del covid, il Decreto-Legge numero 34 del 19 maggio 2020 (il Decreto Rilancio, per chi ci crede), nel Titolo IV “Disposizioni per la disabilità e la famiglia”, all’articolo 105 elenca delle misure volte al finanziamento dei centri estivi e al contrasto della povertà educativa.
Esigue e in ritardo. Assonidi, una sigla che rappresenta nidi privati e paritari, ha chiesto al Governo maggiore ascolto, denunciando “l’assenza di progettualità nei confronti delle strutture private o paritarie”. E non va meglio nel pubblico, dove sono pochi gli enti virtuosi che hanno effettivamente potenziato l’offerta socio-educativa.
Il lavoro agile (smartworking) certamente aiuta a ridurre gli ostacoli e favorire una maggiore conciliazione fra vita professionale e privata. Ma non si può prescindere dal potenziamento dello stato sociale, con la creazione di un idoneo contesto per quel che riguarda i servizi di assistenza, i trasporti, nonché un’organizzazione del lavoro meno rigida e più flessibile.
Fermiamo il suicidio demografico in corso. Altrimenti, gli italiani saranno destinati a scomparire