Lunedì, 05 Agosto 2024 07:01

NON SPARATE SUL SOLDATO VAEYENS In evidenza

Scritto da Gabriele Majo

di Gabriele Majo Parma, 3 Agosto 2024 (per l'articolo completo e in originale clicca qui)

(Gmajo) – Se c’è un aspetto stucchevole, direi anzi fastidioso, è quella tendenza a minimizzare la fuoriuscita – inaspettata o meno che fosse, a seconda degli oracoli – di Roel Vaeyens dai quadri apicali del Parma Calcio. Se il dirigente sportivo belga, fino a quando era rimasto in sella, ci veniva descritto, per il suo cuore Crociato, l’andare in Curva coi tifosi, l’esser artefice di operazioni importanti (tipo Suzuki, peraltro, invece, voluto in prima persona dal proprietario) nonché della promozione in Serie A, una volta ricevuto il benservito, gli stessi si affannano a dirci quanto poco fosse influente, o un incapace, o che non si sentirà la sua mancanza e che fosse inutile, o che aveva voluto Colak a tutti i costi contro il parere di Pecchia col quale non era sbocciato feeling, etc etc.

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Al di là della tendenza a blandire il club sempre e comunque – specie quegli interlocutori privilegiati che spifferano primizie, salvo poi con email minatorie prendersela con altri se fanno altrettanto – penso sarebbe auspicabile un maggiore equilibrio nei giudizi, specie quelli personali, al fine di non minare ulteriormente quel minimo di credibilità che si crede di avere: perché certi capovolgimenti di fronte appaiono piuttosto ridicoli.

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Acqua passata non macina più, soleva spesso ripetere quel saggio di Oreste Cinquini, per cui è inutile, oggi, star qui a mostrizzare (come è stato abbondantemente fatto dalla maggior parte dei media) il decuius, così come potrebbe risultare vano il mio tentativo di riabilitarlo agli occhi di quegli stessi che sino a poche ora prima, magari obtorto collo, lo celebravano, prima di calpestarne il cadavere gettato nel fango.

 

Nelle nostre precedenti analisi sul caso, abbiamo cercato di approfondire quali effetti potrà sortire, nell’immediato o nel futuro prossimo, l’ennesimo avvicendamento nella carica di managing director sport, un mestiere difficile come anche altri hanno scritto, tipo Lorenzo Fava su SportParma, soprattutto se al servizio di un decisionista, piuttosto cocciuto, come Kyle Krause che vuole imporre le proprie convinzioni e la propria lungimirante visione anche quando c’è qualche kamikaze, incurante del proprio posto di lavoro, che cerca di fargli capire l’incongruità, l’inefficacia (sull’immediato) e la impopolarità di certi suoi must.

 

Non so se Roel Vaeyens possa effettivamente essere annoverato nella schiera dei kamikaze – merce piuttosto rara ad Alcatraz, dove ognuno dimostra la propria fedeltà in mensa – ma sicuramente, come avevo già avuto modo di annotare, non era un passivo Calboni, e, al di là di un carattere piuttosto nordico e dunque poco empatico coi più meridionali, gli va ascritto il merito di esser stato, nei confronti del poco maneggevole proprietario, comunque meno supino e schienato di altri, come appunto dovrebbe convenire a chi riveste posizioni apicali.

 

Ma, come ho scritto in precedenza e come ribadirò in conclusione, chi si trova ad essere il vertice della piramide, dovrebbe poter godere di una fiducia piena e totale da parte di chi lo investe (dopo ricerche teoricamente accurate, sia pure poco utilizzate nella pedata italiana), anziché esser vittima dei molteplici innamoramenti per altre figure interne (sovrastruttura di gruppo) od esterne.

 

Va anche aggiunto, poi, che i sottoposti – come direbbe il saggio Cinquini – quando manca il gatto (ossia il MDS) ballano come i topi, tradotto: preferiscono poter agire liberamente senza qualcuno cui riportare. A parte che un qualcuno cui riportare c’è sempre, ossia il datore di lavoro, che, come ho provato ad azzardare nell’ultimo articolo, potrebbe, stanco di sperperare soldi in liquidazioni, decidere di essere lui stesso il terminale operativo, affinché continuare ad esser scontento dell’operato di altri. Ovviamente non so se effettivamente ci potrà essere un costante impegno operativo in prima persona da parte di KK (il quale, nel caso dovrebbe ovviamente stanziarsi al Mutti Training Center), ma così mi è venuto da intuire nel leggere il comunicato stampa che Kyle J. Krause continuerà il suo ruolo attivo di leadership come Presidente del Parma Calcio e guiderà il Club con il team dirigenziale esistente.

 

Già nel precedente articolo a tema abbiamo avuto modo di chiarire – anche se noto che altri continuano ad enfatizzarne la presenza in questi giorni a Collecchio, pur ad onta di una nota ufficiale in cui il suo nome non appare, del resto non è semplice capire le complesse dinamiche interne del Parma Calcio standosene in redazione – che non cambierà il ruolo di Martin Semmens, il quale, da “consiliore”, continuerà a sussurrare all’orecchio di Krause. Egli, esattamente come prima della dipartita di Vaeyens, continuerà a far parte della sovrastruttura, ossia il Gruppo Krause, ma senza attribuzioni di cariche dirette interne al club. In sostanza, esattamente come prima (Vaeyens da tempo non si rapportava più direttamente con KK, ma appunto attraverso questo tramite), Semmens è il punto di contatto.

 

Almeno, questa è la situazione nell’immediato, poi vedremo se e come rileggerla in futuro, perché, restano aperte questioni non chiarite dalla notula: ossia a chi riportano, ad esempio, il direttore sportivo della femminile (prima a Vaeyens, ora?) o il responsabile delle giovanili (prima a Vaeyens, ora?). Non menziono la maschile, poiché Mauro Pederzoli, in tandem col capo scouting Massimiliano Notari, Mamo per gli amici), ha già fatto diverse volte da supplente, e poi lì la situazione è già più articolata, dal momento che il collegio direttivo è allargato anche ai potentissimi direttori performance & analytics (Mathieu Lacome) e dal direttore Football Finance (Alessandro Pettinà), sicché è vero che viene a mancare il punto di sintesi, ma i cervelli non mancano…

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Ieri, l’autorevole Andrea Schianchi sulla rosea, a parte sostenere che Semmens sia in arrivo, mentre secondo Sandro Piovani è già a Collecchio da lunedì (del resto come risulta anche a noi), ha cercato di far passare per un fulmine a ciel sereno l’addio del belga. Non ho idea a Milano, (“Milan l’è sempre un gran Milan”), ma gli stakeholders locali, invece, ci narrano tutt’altro, visto che, secondo loro, era da mo’ sulla punta del badile (salvo non averlo mai fatto sapere prima al grande pubblico).

 

Nel nostro piccolo (sopra un passaggio dal nostro editoriale “L’ora delle decisioni irrevocabili, parte terza del 28 maggio 2024), invece, qualcosina avevamo tentato di far trapelare: avevamo, per tempo, ricevuto la boffata giusta: siccome, però, queste situazioni non sono mai lineari, proprio mentre stavamo per premere il detonatore, siamo stati fermati appena in tempo, poiché nel frattempo la situazione che sembrava precipitata, miracolosamente era tornata in carreggiata: epperò i rumors sui vari mal di pancia, con tanto di ordine di esecuzione già impartito, non potevamo certo farli passare sotto silenzio o ignorarli, per cui, qua e là avevamo iniziato a seminare qualche piccola traccia come Pollicino, iniziando ad accennare alle varie crepe nel rapporto.

 

Per essere precisi, Vaeyens ci risultava out dalla sera prima della consegna in Regione del premio promozione da parte dell’allora presidente Bonacini (se mi ero scomodato in prima persona ad andare fino a Bologna, quando avevo trascurato un evento fac simile nella più comoda Parma, non era certo stato solo per accontentare il decano Ceci desideroso di presenziare, come vi raccontai da Pinocchio, allora, quanto, appunto, per andare a fiutare l’aria): era, dunque, la sera del 22 maggio 2024, da allora sono passati due mesi abbondanti prima della annunciata deflagrazione, qualcosa, insomma, di assai diverso rispetto alla narrazione del canuto roseo secondo cui: “l’allontanamento di Vaeyens è stato improvviso e del tutto inatteso”. Non solo: secondo l’informatissimo Schianchi “che ci sia un po’ di fibrillazione in società è abbastanza normale”: sarà, ma, secondo me, conoscendo i miei polli, c’è stato chi ha stappato bottiglie di Champagne (e mi fa sorridere leggere che tutti in società gli augurano ogni bene…)

 

Su un punto, però, concordo con l’erede di Montanelli: “Il problema è che gestire una macchina complessa come una società di calcio italiana stando in Iowa è piuttosto complicato, soprattutto se agli uomini scelti per dirigere la struttura non viene concesso quel margine di manovra e quell’autonomia che sarebbero necessari”. Appunto, il leader batta un colpo: se vuol agire in prima persona alla Lotito, dia l’inequivocabile segnale di una presenza fissa a Collecchio, oppure, una volta per tutte, deleghi, ma senza riserve ed interferenze assortito, un unico Plenipotenziario che metta in ordine nelle diverse variegate anime del club (che non sempre remano nella stessa direzione).

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Schianchi, aggiunge: “Pecchia, in questo momento, cerca di isolare completamente la squadra e di fare in modo che i giocatori siano concentrati soltanto sul campo”. Ininfluente fin che volete (io non sono d’accordo, ma se lo dite voi…), però l’abbandono del vertice massimo della piramide apicale sport, di una squadra neopromossa in serie A non è roba usuale, né da minimizzare, nascondendosi dietro bimbominkiate social, tanto per rassicurare il popolino che va tutto bene madama la marchesa e che c’è un clima ottima attorno alla squadra, seguendo la parola d’ordine: “normalizzare”, quando di “normale” non c’è molto… Gabriele Majo

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gabriele-majo-per-slide.jpegGabriele Majo

Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni . Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma FC quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" " (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth " del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".

 

 

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