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Il 21 marzo, però, è anche il 31° giorno dalla spedizione via pec – dal Parma Calcio all’ente capofila della Conferenza dei Servizi – delle tavole suppletive inerenti il progetto per il nuovo Stadio Tardini, avvenuta il 19 febbraio scorso. L’assessore Marco Bosi, nella sua ultima partecipazione a Parma Europa di martedì 12 marzo 2024, aveva preannunziato un ulteriore piccolo ritardo: “Dovrebbe esserci uno slittamento ad aprile: il 19 febbraio il Parma ha integrato e la dichiarazione è corposa, quindi è servito qualche giorno per rifare formalmente la riapertura della conferenza, che dura circa un mese, quindi inizio aprile: le tempistiche sono quelle…”.
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Nei nostri ultimi articoli a tema, prendendo per buone quelle parole, avevamo iniziato già a parlare di pesce d’aprile, considerando l’inizio del prossimo mese il momento giusto per apprendere il responso dal consesso dei tecnici, prima del passaggio politico in Consiglio Comunale, ma secondo indiscrezioni che StadioTardini.it ha raccolto, i tempi potrebbero ulteriormente prolungarsi (fine maggio), dal momento che uno o più tra i dodici enti coinvolti avrebbe già avuto da eccepire sui contenuti pervenuti, indicando ulteriori prescrizioni: non solo, ci sarebbe anche la richiesta di presentare anche altre soluzioni progettuali, il che potrebbe significare o una revisione di quello già in possesso (poco male se per caso dovesse rendere l’opera più congrua rispetto al sito che la ospita), o la temuta delocalizzazione che gli affezionati al centenario Ennio temono.
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Posto che quelle di cui sopra sono solo indiscrezioni, così come abbiamo evidenziato a scanso di equivoci assieme all’abbondante uso di condizionali, il rimettere in campo, proprio nell’ultimo miglio, l’ipotesi delocalizzazione, esclusa e scongiurata durante l’intero tortuoso iter burocratico-autorizzativo, percorso partecipativo incluso, potrebbe venir letto come una vittoria del Comitato (che si chiama Tardini Sostenibile ma che certo non vede di buon occhio l’Ennio ospitare partite di serie A, preferendo, piuttosto, un suo utilizzo simil Mirabello per sport minori e magari la Femminile), anche se, ad esprimere una sorta di conditio sine qua non, era stato proprio l’investitore che aveva a chiare lettere affermato: “Il luogo dove si trova è il luogo perfetto per la città e l’unico luogo possibile per creare energia, positività ed emozione che ci permette anche di sviluppare quello che si può creare intorno.”
Una volta, bestemmiando nello spazio commenti, era sfuggito proprio a me, direttore di questo quotidiano on line che porta il nome dello stadio cittadino e in precedenza fondato da alcuni ultrà contrari alla delocalizzazione, che in effetti una soluzione come quella prospettata dai progettisti di Krause – che non manterrebbe nulla di storico, a parte la Monumentale e le due palazzine – sarebbe ottimale in una zona diversa da Piazzale Risorgimento, però, pur non raggiungendo al riguardo l’integralismo dell’Illuminato, secondo cui no Tardini no Calcio (a Parma), rimango dell’idea che debba continuare ad essere, come è sempre stato, lo Stadio Ennio Tardini, il luogo in cui gioca a calcio la squadra che porta il nome (ed in parte i colori) della Città.
Trasportare altrove il luogo delle emozioni sarebbe concettualmente sbagliato, nel rispetto di quello che il Prof. Zannoni ha sempre sostenuto a proposito di una squadra di calcio che rappresenta un determinato territorio (il Parma Calcio non è una franchigia qualsiasi che potrebbe giocare in un delocalizzato qualsiasi…) e che i Boys hanno di recente ricordato con una lenzuolata…
Ergo, la soluzione corretta sarebbe quella che, in nome del buon senso, stiamo suggerendo da tempo da queste colonne, ossia un progetto che davvero possa essere considerato il migliore possibile, che contemperi le esigenze della collettività e non solo quelle dell’ego di chi ci mette i soldi, dal momento che gli piace dichiararsi, così come i suoi predecessori, solo un custode e non un padrone. Auspichiamo uno stadio Ennio Tardini funzionale alle esigenze del presente con una visione sul futuro, ma non con un orizzonte infinito, perché nessuno, a parte il padreterno (forse) sa come sarà la fruizione del calcio tra 60 o 99 anni, sempre ammesso che il pallone, in quei tempi, continui a rotolare, per cui le intuizioni di oggi, in un lasso di tempo così lungo, non è detto che trovino conferma. Non si può guardare troppo in là, se no non ci si accorge delle bucce di banana maleodoranti che si rischia di calpestare.
La zona che ospita l’odierno Tardini, come ricordavamo nell’articolo di ieri in cui paventavamo il rischio che scavando nell’area si possano trovare tracce dello scomparso anfiteatro romano parmense, ha un’antica vocazione come luogo di fruizione di spettacoli sportivi (quell’opera ospitava 25.000 spettatori!): appunto per il rispetto che si deve alla storia, è corretto continuare a pensare che possa essere così anche in futuro e compito dei tecnici (la Conferenza) che stanno vagliando il progetto avanzato dai professionisti del Parma Calcio è proprio quello di indirizzare l’investitore verso la soluzione migliore, appunto con le prescrizioni che arrivano, interpretate dai tifosi faziosi come impedimenti o perdite di tempo della burocrazia, quando, invece, sono ben precise le responsabilità che si prende chi, personalmente, avalla il prosieguo. Non è, dunque, solo una questione di chi ha un piccolo potere lo esercita, come ho spesso ripetuto pure io (semplificando per rendere l’idea al volgo che l’esito della Conferenza non era un Sì scontato, come contrabbandato da alcuni ottimisti interessati), ma appunto di responsabilità.
Dicunt, per esempio, che con la sparizione delle odierne torri faro – alte 40 metri e che, oltre a proiettare la luce verso il campo, in effetti illuminano a giorno la zona attorno allo stadio – ci saranno nuove luci montate sotto la copertura e sul bordo d’attacco del tetto, sì da ridurre l’inquinamento luminoso e l’impatto visivo: ma che fine faranno tutti quei ripetitori della telefonia (enti privati ma di evidente interesse pubblico) che a propria volta “illuminano” tutti i telefonini della zona? Dove saranno delocalizzati? Mancherebbero precise indicazioni al riguardo e sappiamo bene quanto sia agguerrita la guerra all’antenna…
Altra riflessione, ma questo riguarderà i politici che entreranno in gioco una volta che saranno superati tutti gli scogli tecnici (dicevamo a fine maggio, prima delle successive osservazioni, of course…) riguarda il break even point (BEP) che sarebbe collocato tra oltre 6o anni: come ho già avuto modo di ammettere io non sono un imprenditore visionario come Kyle Krause, ma, pur rimuginandoci su parecchio, proprio non capisco dove possa esserci l’affare o la speculazione se il punto di pareggio è collocato così in là nel tempo, peraltro con valutazioni fatte oggi, magari anche affidati all’intelligenza artificiale (che però ragiona con dati immessi ora per un contesto futuro che neppure lei può immaginare) tra l’altro con ipotesi di costi, che ad occhio umano e non da gatto, sembrerebbero esser sottovalutati e ricavi sopravvalutati e che dunque potrebbero generare squilibri nella gestione. Gabriele Majo
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Gabriele Majo
Gabriele Majo, 60 anni (giornalista pubblicista dal 1988 e giornalista professionista dal 2002), nel 1975, bambino prodigio di soli 11 anni, inizia a collaborare con Radio Parma, la prima emittente libera italiana, occupandosi dei notiziari e della parte tecnica dei collegamenti esterni. Poi passa a Radio Emilia e quindi a Onda Emilia. Fonda Radio Pilotta Eco Radio. Nel 1990, dopo la promozione del Parma in serie A, è il responsabile dei servizi sportivi di Radio Elle-Lattemiele, seguendo l'epopea della squadra gialloblù in Italia e in Europa, raccontandone in diretta agli ascoltatori i successi. Contemporaneamente è corrispondente da Parma per Tuttosport, Repubblica, Il Messaggero, L'Indipendente, Paese Sera ed altri quotidiani. Dal 1999, per Radio Capital è inviato sui principali campi della serie A, per la trasmissione "Capital Gol" condotta da Mario Giobbe. Quindi diviene corrispondente e radiocronista per Radio Bruno. Nelle estati dal 2000 al 2002 è redattore, in sostituzione estiva, di Sport Mediaset, confezionando servizi per TG 5, TG 4 e Studio Sport. Nel 2004 viene chiamato al Parma F.C. quale "coordinatore della comunicazione" e direttore responsabile del sito ufficiale www.fcparma.com. Nel 2009, in disaccordo con la proprietà Ghirardi, lascia il club ducale. Nel 2010 fonda il blog StadioTardini.com di cui nel 2011 registra in Tribunale la testata giornalistica (StadioTardini.it) divenendone il direttore responsabile. Il rifondato Parma Calcio 1913, nel 2015, gli restituisce l'incarico di responsabile dell'ufficio stampa e comunicazione. Da Luglio 2017 a Dicembre 2023 si occupa dello sviluppo della comunicazione e di progetti di visibilità a favore di Settore Giovanile e Femminile della società. Dal 2010, a conferma di una indiscussa poliedricità, ha iniziato un percorso come attore/figurazione speciale di film e cortometraggi: l'apice l'ha raggiunto con il cammeo (parte parlata) all'interno del pluripremiato film di Giorgio Diritti "Volevo Nascondermi" (con presenza nel trailer ufficiale) e partecipazioni in "Baciato dalla Fortuna", "La Certosa di Parma", "Fai bei sogni" (del regista Marco Bellocchio), "Il Treno dei bambini" di Cristina Comencini, "Postcard from Earth" del regista Darren Aronofsky, "Ferrari" del regista Michael Mann. Apparizioni anche nei cortometraggi nazionali "Tracce", "Variazioni", "L'Assassinio di Davide Menguzzi", "Pausa pranzo di lavoro"; tra i protagonisti (Ispettore Majo) della produzione locale della Mezzani Film "La Spétnèda", e poi nei successivi lavori "ColPo di Genio" e "Franciao".