Mercoledì 1 aprile alle ore 21.00 presso il Bar Roma di Novellara Presentazione del romanzo d'esordio di Lorenzo Favella "Il vento in faccia" al Bar Roma di Novellara. -
Parma, 31 marzo 2015 –
"Il vento in faccia" il romanzo d'esordio di Lorenzo Favella sarà presentato mercoledì 1 aprile alle ore 21.00 presso il Bar Roma di Novellara. La presentazione, a cura della biblioteca comunale vedrà la partecipazione dell'autore insieme a Simone Oliva e di Mattia Lorenzini e Giorgia Burani che leggeranno alcuni brani tratti dal libro.
Ambientato tra il 1969 e il 1976, narrato in prima persona, "Il vento in faccia" è il diario di bordo del "bimbo", un ragazzo di provincia che al principio ha 19 anni e una sola idea in testa: farsi crescere i capelli e suonare la chitarra nel suo gruppo beat. Le vie del destino lo porteranno ad abbandonare il suo piccolo eden incantato per raggiungere Milano, abbracciando un'avventura decisamente più grande di lui. Tra turni in fabbrica e scoperta dell'eros, lampi di vita, amore e violenza, infiltrato prima, fiancheggiatore poi, fuggiasco infine, all'alba dei cosiddetti anni di piombo.
Questo libro è un piccolo caso editoriale perché è stato pubblicato da "Lo scafandro Libri" grazie ad una campagna di autofinanziamento lanciata dallo stesso autore su Internet, che grazie ad e-mail e social ha permesso di garantire una prevendita 500 copie in poche settimane dall'avvio della campagna.
Per informazioni contattare la biblioteca tel. 0522-655419 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
(fonte: ufficio stampa Comune di Novellara)
Le strade di Berlino, la città più all'avanguardia d'Europa, sono fiancheggiate da enormi alberi pieni di libri gratuiti per i passanti. -
Parma, 24 marzo 2015 - di Alexa Kuhne -
Una foresta enorme, grande quanto una importante via cittadina, incanta i berlinesi che decidono di rifugiarsi fra le avvolgenti fronde della cultura. Ovvero: gli alberi sono stati trasformati in librerie pubbliche. Obiettivo: promuovere la lettura, accrescere la cultura, farne un dono per tutti.
La civiltà è anche crescita intellettuale. E una città all'avanguardia, protesa in avanti e attenta a ogni stimolo nuovo, proprio come Berlino, non poteva non accogliere l'idea di queste fronde che germogliano il sapere. Gratuito.
Ecco perché alcuni meravigliosi, enormi alberi lungo Prenzlauer Berg sono diventati distributori no profit di testi che girano il mondo.
Il progetto, intitolato Book Forest fa parte del programma BookCrossing Club che realizza librerie gratuite in tutto il globo.
Lo scopo è portare libri usati da condividere in luoghi pubblici in modo da rendere sempre accessibile la lettura a tutti. Sul sito c'è scritto: "Benvenuto nella biblioteca del mondo! E' facile trovare libri, condividerli e incontrare altri amanti della lettura".
Il bookcrossing è effettivamente diventato un movimento mondiale - organizzato su www.bookcrossing.com - per la circolazione libera dei libri che, opportunamente registrati sul sito, vengono seguiti nei loro viaggi sul Pianeta.
A Berlino la singolare iniziativa ha portato alla trasformazione di alcuni arbusti abbattuti in vere e proprie foreste di tomi: i grossi tronchi sono stati rimodellati in fogge che richiamano l'idea di mensole naturali, dove il lettore può depositare il suo libro usato per una condivisione libera e gratuita del sapere.
Ogni 'teca' contiene delle opportune finestrelle in cui scambiare i volumi, protette da tendine di plastica contro le intemperie.
Ogni 'foresta di libri' può ricevere un massimo di cento libri che chiunque può prendere e lasciare.
La parola chiave è anche condivisione. Il progetto Forest books è stato infatti sviluppato come un approccio interdisciplinare, nato dalla collaborazione di esperti di foreste, carpenteria, falegnameria, media design, stampa e libri.
Di Chiara Marando – Sabato 14 Marzo 2015
Un viaggio lungo la via Emilia alla scoperta delle sue tradizioni e tipicità culinarie, un patrimonio che fonda le sue radici nella storia contadina, nei suoi cibi poveri divenuti eccellenze gastronomiche da tramandare.
“Ma sei di coccio?”, di Enrico Belgrado (I quaderni del Loggione ed. Damster), un nome curioso per un libro che racconta il passato di un territorio trasformandosi in una piccola guida per saperne di più sul buon mangiare.
C’è un filo conduttore che lega i vari piatti perché, che siano tigelle, crescentine, spianate o gnocchi fritti, la cosa importante è gustare delle prelibatezze accomunate da materie prime semplici e genuine.
Tanti nomi per prodotti vicini tra loro e simili nelle caratteristiche, ed altrettante metodologie di preparazione, che nascono dalle peculiarità delle varie zone e dalla necessità di inventare nuovi modi e forme per alimenti basati su pochi ingredienti basilari come farina, acqua, olio e sale.
Cotture come il più antico “arrosto sulle braci”, fino alla più recente “frittura” nelle varianti con strutto, prediletta dai puristi, olio d’olio d’oliva oppure di girasole, il prescelto dai ristoratori esperti.
Tra le pagine del libro si viene trasportati in un racconto alla scoperta degli strumenti antichi fatti in coccio e terracotta, degli ingredienti, delle ricette, dei riti e segni propiziatori capaci di favorire l’abbondanza di cibo come la croce sulle pagnotte, che contribuisce ad una migliore lievitazione, oppure le rose celtiche sul fondo delle padelle.
Un affascinante excursus tra squisitezze della cultura contadina, testimoni di una tradizione popolare: dalla Torta Fritta tipica del parmense, al Gnocco Fritto reggiano e modenese, alla Crescentina di Bologna, fino alla Piadina romagnola ed alla Bortellina piacentina.
Un tesoro gastronomico che rischia di scomparire a causa delle moderne contaminazioni che trasformano ricette lontane in qualcosa di diverso, e merita di essere di essere preservato e protetto. Proprio questo è lo scopo per il quale sono nate denominazioni come i PAT, ovvero nomi che identificano prodotti agroalimentari tradizionali che ancora vengono realizzati in aree territoriali molto ristrette, oppure i DOP e gli IGP che aiutano a determinare e riconoscere un’eccellenza alimentare in un mondo dove il fare cucina è diventato ormai globale.
A completare degnamente il libro sono un elenco di specialità con relativi ingredienti, insieme ad un nutrito ricettario per provare a diventare dei veri chef a casa propria.
Per saperne di più: www.damster.it
Sabato 21 febbraio alle 17.30, presso la Sala D, nell'ambito di BUK, fiera della piccola e media editoria, sarà presentato il volume "Emilia Romagna Segreta" (Historica Edizioni). Intervengono il curatore dell'opera Stefano Andrini e la giornalista Manuela Fiorini, autrice del capitolo dedicato a Modena -
Modena, 18 febbraio 2015 -
"Emilia Romagna segreta" - Historica Edizioni - non è semplicemente una guida dedicata alle città della regione, ma un "occhio di bue" che mette a fuoco le bellezze e le curiosità: quelle dimenticate, sommerse dalla polvere del tempo, quelle leggendarie, che pur nascondono un fondo di verità, quelle assai note, ma tanto scontate che le avviciniamo senza neanche più esserne colpiti. In questo libro ci sono storia, arte, letteratura e i personaggi che hanno fatto grande la nostra terra. Alcuni sono davvero grandi, altri non hanno raggiunto la fama che promettevano, nonostante il potere enorme che hanno gestito. Ci sono anche i monumenti che determinano il contesto urbanistico, i santi nati fianco a fianco con l'anticlericalismo e le personalità che hanno consumato cavalli e carrozze sulla strada consolare. Non mancano i capolavori e le piccole perle: aneddoti che hanno fatto impazzire le gazzette dell'epoca, ma anche curiosità gastronomiche e cinematografiche.
Il volume di 420 pagine, suddiviso in dieci capitoli, ognuno dedicato a una città, si propone come un almanacco illustrato del nostro intrinseco federalismo, quello della bellezza e della diversità che, tuttavia, diventano quel tutt'uno che è la nostra bellissima regione.
"Durante l'Alto Medioevo, Modena condivide con il resto d'Italia i secoli bui del crollo dell'Impero Romano. – si legge nella prefazione al capitolo modenese, curato dalla giornalista Manuela Fiorini - Alla fine del IV secolo il vescovo della città è Geminiano. La leggenda vuole che sia stato proprio lui a proteggere Modena dal passaggio degli Unni, capeggiati dal temibile Attila, facendo calare una fittissima nebbia su tutta la zona. Geminiano, divenuto poi Santo Patrono della città, muore il 31 gennaio del 397 e le sue spoglie riposano ancora oggi della cripta del Duomo" .
Proprio dalla cattedrale romanica, Patrimonio dell'Umanità UNESCO, parte un viaggio che si snoda tra i segreti dei bassorilievi e degli angoli più nascosti della città, passando da Piazza Grande, con la pietra ringadora e la statua della Bonissima, dal ghetto ebraico a quella che era la sede della Santa Inquisizione.
Un pomeriggio organizzato dall'Associazione culturale I SEMI NERI domenica 14 dicembre 2014 dalle ore 17,00 presso la libreria Emily Bookshop -
Modena, 13 dicembre 2014 -
A volte ritornano: appuntamento con spettri dell'anima e antichi misteri modenesi questo è il titolo del pomeriggio organizzato dall'Associazione culturale I SEMI NERI domenica 14 dicembre 2014 dalle ore 17,00 presso la libreria Emily Bookshop di via Fonte d'Abisso a Modena. Si tratta di un pomeriggio in compagnia di spettri, ricordi, incubi, fantasmi del passato e della mente attraverso una divertente conversazione sui temi dell'antologia di ghost stories Presenze di spirito (Damster edizioni, 2011) e del thriller storico L'Enigma del Toro (Damster edizioni, 2013). Il pomeriggio sarà condotto da Daniela Ori e Gabriele Sorrentino e avrà come scopo quello di raccontare l'esperienza di scrittori che si sono cimentati su forme di scrittura collettiva, portando come esempi un'antologia e un romanzo realizzati dagli autori dell'associazione I SEMI NERI. Saranno presenti gli Autori dei due testi in questione.
Presenze di Spirito è una raccolta 12 racconti e 2 poesie che hanno per tema i Fantasmi. Fantasmi nel senso più tradizionale del termine, oscure presenze che dall'aldilà cercano di comunicare con i vivi, anime che ritornano, ma anche spettri dell'anima, oppure ispirati alla tradizione celtica, a leggende anglosassoni, o alle paure antiche legate alla storia dell'uomo. Fantasmi che mettono paura, ma anche fantasmi che strappano il sorriso. Per questo sono presenze "di spirito", il titolo del libro gioca infatti su questa varietà di sensazioni ed emozioni. Alcuni racconti si ispirano al genere fantasy o al noir, altri sono storie d'amore che superano i confini del tempo, alcuni si ispirano invece alla storia, altre ai tormenti dell'anima: che siano metafore o presenze inquietanti...in ogni storia, c'è sempre un fantasma!
L'Enigma del Toro, romanzo collettivo, è un'avvincente saga familiare, ricca di suspense e colpi di scena, scritta come un omaggio al territorio padano, a Modena, prima di tutto, ma anche a quella parte d'Italia che si estende a cavallo degli Appennini, tra Firenze, Bologna, Modena e Reggio Emilia. La storia si apre con un incidente stradale del giugno 2012 in cui perde la vita Marco Antonio Tarvisi, giovane stilista di successo e figlio del Marchese Gherardo Tarvisi, patriarca di un'antica famiglia le cui origini risalgono al 1500. Imprenditori leader del settore della moda, i Tarvisi vivono nell'immaginaria località di Cà del Toro, nei pressi di Cavezzo, nella Bassa modenese, minata dal terremoto del maggio 2012. Alcuni particolari dell'incidente tuttavia non convincono l'ispettore Marcello Prandi che, con l'aiuto di Lucrezia Guicciardi, donna affascinante e misteriosa e parente della giovane vittima, indagherà sul passato della famiglia Tarvisi. Marcello e Lucrezia saranno così proiettati in un inquietante viaggio attraverso i secoli, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al Rinascimento, quando un altro terremoto, quello del 1570, cambiò il destino dei Tarvisi di allora, mercanti di stoffe alla ricerca di un riscatto sociale.
Di Chiara Marando – Parma 29 Novembre 2014
Tutto parte da un diario, una raccolta di ricette casalinghe che narrano la quotidianità di una famiglia, la sua storia. Una storia iniziata quando la “più splendida delle normalità” viene stravolta improvvisamente . A raccontarla è Ilaria Bertinelli, interprete e traduttrice di professione, ma prima di tutto mamma di Gaia a cui, all’età di soli sei anni, è stato diagnosticato il Diabete di Tipo 1 e la Celiachia. Due patologie autoimmuni, due ombre sul futuro impossibili da ignorare. Da quel momento la loro vita non è stata più la stessa e l’unico scopo di Ilaria è stato quello di aiutare sua figlia a vivere la sua nuova condizione nel modo più sereno possibile, soprattutto in quei momenti di convivialità come la tavola.
Comincia così la sperimentazione in cucina per preparare piatti appetitosi con gli ingredienti giusti, per condividere i sapori ed il divertimento della scoperta.
“Uno chef per Gaia”- La gioia della cucina per diabetici celiaci e appassionati: ricette con e senza glutine, con e senza zucchero – (edizioni Maria Margherita Bulgarini) non è altro che questo, ovvero il diario di famiglia trasformato in un libro. Preparazioni da veri gourmet con ingredienti, dosi ed accorgimenti, ottime da assaporare e bellissime da guardare.
Ciò che ha spinto Ilaria a pubblicare questi piccoli segreti ai fornelli è stata la voglia di aiutare, fornire un piccolo contributo per una vita migliore a tutti coloro che soffrono degli stessi problemi, sottolineando il fatto che questa tipologia di Diabete si manifesta in modo subdolo proprio nei bambini, o nei giovani fino ai trent’anni, e che l’attenzione costante può fare una grande differenza.
Ed è proprio questa voglia di condividere che la porta tutt’ora in giro per l’Italia a presentare e cucinare le sue ricette davanti ad un pubblico attento a non perdere nemmeno una parola. Serate come quella appena svoltasi nella suggestiva cornice dello Store Barazzoni – I Love my House di Parma, dove in poche e semplici mosse, e con il suo sorriso, è riuscita a dare vita ad uno show cooking di alto livello. Inutile dire che i profumi ed i colori facevano da padroni.
Ricette come il Tronchetto di Cioccolato, i Biscotti di Natale ed i Cupcakes, per poi finire con una splendida casetta di pasta frolla decorata con la glassa. Dei veri gioielli di pasticceria golosi, delicati e perfettamente equilibrati in ogni componente.
Giusto per stimolare un po’ la curiosità ecco i segreti per una deliziosa pasta frolla, ideale per i “Christmas Cookies”:
400 gr. di Farina da scegliere nella variante con o senza glutine
2 uova
150gr di burro
100 gr di zucchero
Per chi lo desidera si possono aggiungere anche 8/10 gr di lievito.
Mixare tutti gli ingredienti ed impastare. La pasta frolla andrà poi stesa con il mattarello e tagliata con delle formine a scelta.
Per la glassa, invece, è necessario prendere dell’albume d’uovo ed unirlo a zucchero a velo e colorante per alimenti, se si desidera cambiare tonalità, mescolando con un cucchiaio. Ricordatevi che l’albume rende molto, quindi andrà usato in piccole quantità, mentre la dose di zucchero a velo determinerà la consistenza della vostra glassa. Quando sarà pronta basterà inserirla in un sac à poche e decorare a piacere i biscotti precedentemente cotti.
Giovedì 27 novembre, alla Libreria Fiaccadori la presentazione del libro "Mucche allo stato ebraico" del Prof. Riccardo Canesi -
Parma, 26 novembre 2014 -
L'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia e Fiab Bicinsieme informano che domani, giovedì 27 novembre, alle 17,30 presso la libreria Fiaccadori, Strada al Duomo 8/a, si terrà la presentazione del libro "Mucche allo stato ebraico. Svarioni da un paese a scarsa cultura geografica".
Sarà presente l'autore, Riccardo Canesi, docente di Geografia nelle scuole superiori e con un passato da ambientalista militante con importanti ruoli nelle Istituzioni (Deputato e Capo Segreteria del Ministro dell'Ambiente).
Il volume sarà presentato da Andrea Mozzarelli (Presidente di Fiab-Bicinsieme), da Umberto Rovaldi, vice-presidente nazionale di Co.Mo.Do. (Confederazione Mobilità Dolce) e dalla giornalista Manuela Ribolla.
Il libro è edito da Orme editori/Tarka ed ha la prefazione di Carlo Petrini (Presidente di Slow Food International) e la postfazione del Prof. Gino De Vecchis (Docente di Geografia all'Università La Sapienza di Roma nonché Presidente dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia).
A scorrere l'indice, sembrerebbe di aprire un testo di geografia generale, regionale, economica, quasi un sunto, una sorta di "Bignami che va dall'astronomia alla tettonica delle zolle, dalla climatologia ai dati demografici ed economici, dalla geografia fisica alle notizie su singole parti del mondo, ma basta andare avanti di qualche pagina per accorgersi che si tratta di tutt'altro.
Il volume di Canesi non è certo il primo della serie riguardante l'ignoranza degli allievi (ma anche, in generale, della popolazione adulta).
In questo caso, però, si tratta di conoscenze geografiche e ciò serve all'autore per deprecare lo scarso peso che l'insegnamento della geografia ha nel nostro ordinamento scolastico.
Ciò che rende simpatico il testo e lo fa leggere con curiosità è che parte da una serie di errori (a volte veniali, a volte gravi) di due generazioni di alunni delle superiori (padri e figli) per approfondire determinati argomenti, con dati molto aggiornati e non facilissimi da reperire.
Insomma, si ha l'impressione che l'autore - con la scusa di sorridere con noi lettori degli errori dei propri allievi - cerchi in realtà di farci imparare un po' di geografia, tanto nel caso in cui certi aspetti della materia non siano mai stati appresi a scuola quanto nell'ipotesi che il ricordo si sia fatto labile a causa del tempo trascorso.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare all'incontro.
Di Chiara Marando – Domenica 23 Novembre 2014
La storia non è fatta solo di grandi uomini e delle loro imprese, esiste da sempre un mondo silenzioso e brulicante di energia senza il quale nulla sarebbe potuto accadere, pilastri fatti di semplice quotidianità vissuta da gente altrettanto semplice. Guareschi lo definiva “Il mondo piccolo”, una realtà apparentemente insignificante della quale è facile ignorare l’esistenza.
Ma è proprio questo il filo conduttore che lega i personaggi indaffarati con le loro vite tra le pagine scritte da Guido Fontechiari, pittore e restauratore, nel suo primo romanzo “il Tesoro del Taro” (Ed. Fermento), presentato davanti ad un folto pubblico nella cornice della Libreria Feltrinelli di Parma.
Un volo della memoria al suo passato di bambino, tra ricordi ed aneddoti della piccola comunità contadina di Guado, grazioso borgo a metà strada tra San Secondo e Fontanellato, nella Bassa Parmense. Un angolo di mondo dove si intrecciano, tra passato e presente, le vite dell’autore e di persone comuni: dal sagrestano, al molinaro, alla maestra, fino ad un cantante lirico a dir poco originale. Poi c’è il “Tesoro”, forse perduto o forse no.
Una narrazione che si adagia sulle note musicali e si inoltra tra le nebbie della Bassa, tra le sue abitudini e tradizioni, in una vena malinconica di quel passato che fu e si è perso per sempre. Quello che traspare è l’acuta osservazione delle passioni intense, delle stranezze e delle brutture a cui viene sottoposta l’Arte, ovvero la limpida rappresentazione della dignità umana costruita sul lavoro, sulla cultura e sulle emozioni. Per farlo il linguaggio cambia, a tratti diventa ironico, quasi scurrile, con vicende a volte piccanti altre più bizzarre. Quello che si intraprende è un viaggio alla scoperta di questo “Tesoro”, un percorso che passa attraverso storia e fantasia, tra personaggi che sembrano solo frutto della mente ed altri più concreti, una strada che avvicina ad un tempo lontano, in un luogo reale fatto da persone reali. Certo, il nome “Guado” non lo troverete sulla cartina, ma se guarderete attentamente ne riconoscerete il suggestivo paesaggio
Intervista a Barbara Pozzo, autrice del libro "La vita che sei" - di Federico Bonati -
Parma, 26 ottobre 2014 -
Sfogliando le pagine di "La vita che sei" (BUR, 2014) è molto forte il messaggio di leggerezza e positività che traspare dalle parole di Barbara Pozzo. In un mondo sempre più frenetico e carico di impegni per ognuno, c'è un invito al lettore a riflettere su sé stesso, riscoprendosi e ritrovandosi.
Barbara Pozzo: fisioterapista, blogger e autrice. Come e dove nasce "La vita che sei"? Questo libro nasce dall'intenzione di "restituire" tutto quello che ho imparato in trent'anni di lavoro come terapista e di pratica personale. Con i miei pazienti ho potuto toccare con mano come funzioni la strada della guarigione e del benessere profondo, e "La vita che sei" nasce anche per la voglia di condividere e mettere a disposizione questo punto di vista.
Il libro è diviso in ventiquattro capitoli, ventiquattro meditazioni sulla gioia. Cos'è, quindi, la Gioia per Barbara? La gioia per me è sinonimo di Vita. È il flusso vitale che ci sostiene e ci permette di essere qui, è il nostro terreno di base su cui appoggiarci per procedere nel cammino, è un contenitore che può racchiudere qualsiasi tipo di emozione e sentimento, ma che si mantiene tale perché senza di esso non saremmo su questa Terra, è la consapevolezza di essere vivi.
All'interno del tuo libro è interessante notare il tipo di correlazione che intercorre tra corpo e anima. Quanto è importante l'equilibrio tra essi per il benessere di un essere umano? E che cosa può accadere se invece questo equilibrio viene a mancare? L'equilibrio tra anima e corpo è fondamentale, anche perché potremmo dire che anima e corpo sono una cosa sola e si influenzano l'un l'altra al punto che se questo equilibrio viene a mancare si manifesteranno dei segnali di disagio che possono anche tradursi in sintomi fino a sfociare in una patologia vera e propria.
Mentre scrivevi il libro, ti è mai capitato di pensare: "Sto scrivendo questo libro per qualcuno in particolare"? Non ho mai avuto in mente qualcuno in particolare, ma sentivo una sorta di interlocutore immaginario che rappresentava un po' ognuno di noi, con le difficoltà, i sogni, le emozioni, i pensieri e i sentimenti che abbiamo tutti.
Oltre alla Gioia, di cui abbiamo parlato prima, in questo libro sono molto presenti Gratitudine e Amore. Che importanza hanno, questi sentimenti, sia a livello personale, inteso come ogni singolo essere umano, che a livello universale? Sono disposizioni d'animo fondamentali per chiunque voglia andare nella direzione della crescita personale e globale. Se la nostra disposizione d'animo, dunque il nostro sguardo interiore si volge al bene, a ciò che abbiamo, all'apertura, sarà lì che metteremo la nostra energia, perché diamo energia dove mettiamo attenzione e questo produce un'abbondanza dell'oggetto della nostra attenzione. Se rivolgiamo lo sguardo a ciò che ci manca, alla scarsità, a ciò che non va bene, alle lamentele, alle critiche, daremo energia a questo e questo otterremo sempre di più. Questo vale su scala sia personale che globale.
Molto interessante è anche il simbolo di copertina: il simbolo dell'infinito, del moto perpetuo delle cose. Che cosa intendi esprimere e trasmettere con quel simbolo? La circolarità del flusso della vita, dell'Amore che genera Amore, la vastità dell'Amore che ci sostiene, l'infinito dare dell'Universo che ci ama e ci spinge a evolvere sempre e comunque.
Nel 2011 hai fondato il blog Somebliss (www.somebliss.com), molto attivo anche sui social network. Come nasce questa idea e che bilancio ti senti di fare dopo tre anni di Somebliss? Somebliss nasce dall'intenzione di mettere a disposizione di chiunque fosse interessato tutto ciò che ho potuto verificare che funzioni per il benessere profondo di anima e corpo, creando uno spazio libero dove si può trovare Amore, conforto, sostegno e ascolto. In tre anni di vita Somebliss è cresciuto esponenzialmente, diventando un luogo d' incontro tra anime desiderose di trovare una dimensione di cuore, tantissime persone si sono incontrate in questo spazio condividendo le proprie emozioni e sensazioni, potendo sentirsi meno sole e libere di raccontarsi, confrontarsi e sostenersi a vicenda. Ricevo centinaia di messaggi anche da ragazze e ragazzi giovanissimi e questo, se da una parte è segno di un disagio già diffuso precocemente, dall'altra è anche segno che c'è voglia di conoscersi, di crescere, di migliorarsi. Leggo storie molto dolorose, ma anche intense e ricche di espressioni di anime meravigliose, anche se magari in difficoltà.
Nel 2013 ti sei sposata col cantante Luciano Ligabue. Sembra buffo, ma leggendo "La vita che sei" e ascoltando "Mondovisione" (l'ultimo album di Ligabue uscito nel 2013, ndr), sembra di notare vari punti in comune, in particolar modo sul tema dell'Amore. Barbara, che idea hai in merito? C'è un po' di "La vita che sei" in "Mondovisione" e viceversa? Io e Luciano siamo profondamente legati e con una preziosa affinità d'anima, abbiamo uno scambio molto ricco e intenso su queste tematiche e una comune visione della vita, quindi credo che sia inevitabile che ci siamo "influenzati" a vicenda. A entrambi sta molto a cuore poter mandare un messaggio di bene e di luce.
In conclusione, Barbara intende esprimere un augurio ai lettori, affinchè ognuno di noi possa trovare la gioia di ascoltare la propria anima, consapevoli che lì c'è tutta la saggezza di cui abbiamo bisogno per procedere nella vita, per realizzare sè stessi. Appunto, la vita che siamo.
Di Chiara Marando – Sabato 25 Ottobre 2014
Si può sopravvivere ad un colpo di pistola al cuore?
Uno di quegli attimi che sembrano non finire mai, che sconvolgono irrimediabilmente la vita, disgregandola e lasciandola arida e vuota. Un buio da cui sembra di non poter risalire per respirare, per rivedere la luce.
Due giovani belli ed innamorati più che mai, nel pieno della loro esistenza, del loro percorso di costruzione e comunione, due giovani come tanti che guardano al loro futuro con gli occhi pieni di passione. Cristian e Costanza, il quadro della gioia e di quell’amore che ha voglia di capire fino a dove potrà spingersi. Un’anima sola per poco tempo, troppo poco, spezzata violentemente quando Costanza muore senza una ragione. Senza un perché. Un difetto dicono a Cristian, un difetto latente che improvvisamente è scoppiato portandogliela via.
E così lui si trova solo, senza più la sua compagna di vita, divorato dalla disperazione e privo di qualsiasi speranza. Annullato in quell’amore che tanto prima gli alimentava l’esistenza. Ma Cristian ha saputo lottare, “rinascere” e riscoprire sé stesso nel modo più intenso possibile, anche grazie a quel legame che lo fondeva con la sua Costanza.
“Un colpo di pistola al cuore” ( Battei Editore), è questo il titolo del libro che Cristian Chierici, giovane imprenditore parmigiano, ha voluto scrivere in memoria della sua adorata Costanza. Un ultimo dono per regalarle una sorta di immortalità. Un tributo al loro amore, quello con la “A” maiuscola, quello che ti segna indelebilmente il cuore.
Pagine di diario che raccontano la storia di due innamorati, del loro primo incontro, dei pensieri e delle emozioni, della voglia di scoprire insieme e di come una persona possa trovare il suo completamento in un’altra senza violentare la propria individualità. Racconta di valori profondi, di piccoli momenti quotidiani capaci di rendere un rapporto ancora più intimo e di quanto tutto questo possa essere spazzato via in un momento. Poi rimane solo la rabbia cieca, la voglia di urlare perché nessuno sa darti una spiegazione, perché una spiegazione non esiste. Cristian ha toccato il fondo, si è guardato dentro ed è riuscito lentamente a risalire fino a quando, un giorno, è tornato a sorridere e a sentire ancora la piacevolezza del sole accarezzargli il viso.
Perché da un “Colpo di pistola al cuore” non si può sfuggire, ma sopravvivere si ed anche rinascere senza dimenticare.