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Mercoledì, 01 Agosto 2018 14:56

Minaccia di morte la moglie davanti ai figli

Personale della Squadra Mobile ha dato esecuzione all'Ordinanza di convalida di arresto e contestuale applicazione di misure cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare, emessa dal Tribunale di Modena, nei confronti di un cittadino albanese di 46 anni che nei giorni scorsi si è reso responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia.

Durante un'accesa lite, alla presenza dei due figli minori, l'uomo aveva aggredito la moglie, aveva lanciato oggetti per aria e, impugnando un coltello da cucina, l'aveva minacciata di morte. Il figlio più grande, frappostosi tra i due genitori a difesa della madre, aveva ricevuto un forte schiaffo al volto, refertato dal Pronto Soccorso con prognosi di 4 giorni per trauma facciale da percosse.

All'indagato è stato altresì prescritto di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla coniuge.

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Personale della Sottosezione della Polizia Stradale di Modena Nord ha denunciato in stato di libertà due coniugi albanesi, responsabili del reato di sottrazione di minore.

Gli agenti hanno proceduto al controllo di una autovettura che, dopo essersi improvvisamente spostata dalla quarta corsia di marcia, si era fermata sulla corsia di emergenza dell'Autostrada A1 all'altezza del casello di Valsamoggia (BO).
A bordo dell'auto viaggiava una coppia con i due figli minorenni, di 16 e 12 anni. L'auto ad un primo controllo è risultata sottoposta a fermo amministrativo per un gravame e priva di revisione periodica.

Da più approfonditi accertamenti è emerso che la figlia di 12 anni nel giugno scorso era stata affidata dal Tribunale per i Minorenni di Genova al Comune di San Remo e collocata presso una struttura protetta. I due coniugi, approfittando della visita settimanale, avevano sottratto la figlia dalla custodia dell'educatrice per poi allontanarsi a bordo dell'auto.
Al termine degli accertamenti la minorenne è stata riaffidata ai servizi sociali.

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Personale del Commissariato di P.S. di Carpi ha denunciato in stato di libertà tre cittadini italiani, due uomini e una donna, rispettivamente di 30 e 25 anni, responsabili del reato di ricettazione in concorso.

Gli agenti nel giugno scorso avevano fermato un furgone, il cui conducente alla vista della Polizia aveva cercato repentinamente di cambiare direzione di marcia come per eludere un possibile controllo.
L'autista aveva da subito manifestato un forte stato di nervosismo e agitazione, dando risposte contraddittorie ed evasive sulla provenienza di quanto trasportato, ovvero oltre 500 colli di prodotti igienico-sanitari.
Successive indagini hanno permesso di accertare che tali articoli, destinati agli ospedali e alle case di cura dell'Emilia Romagna, erano stati rubati presso un grosso magazzino di logistica sito nella provincia di Modena.
Ulteriori accertamenti hanno altresì permesso di recuperare in diversi garage a disposizione dell'autista altri 200 colli contenenti materiale igienico-sanitario e di risalire all'identità di due complici.
Il valore della merce rubata ammonta a oltre 80.000 euro.

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La Squadra Mobile di Modena, in collaborazione con personale dell'omologo Ufficio di Vicenza, ha dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Bologna, a carico di una cittadina nigeriana di anni 39 e di un cittadino italiano di anni 72.

I due soggetti sono indagati per aver ridotto in condizioni di schiavitù quattro minorenni di nazionalità nigeriana, sottoponendole ad uno stato di soggezione continuativa e tenendole segregate in un appartamento sito a Castelfranco Emilia.
La nigeriana è altresì indagata per aver organizzato, al fine di trarne profitto, l'ingresso illegale in Italia di minorenni nigeriane per far loro esercitare la prostituzione.

In particolare, la donna aveva coordinato il reclutamento delle vittime in Nigeria, il loro viaggio attraverso la Libia, lo sbarco sulle coste siciliane e, con la complicità di altri soggetti da identificare, l'instradamento alla loro prostituzione. Tali fatti avvenuti nel periodo compreso tra novembre 2014 e marzo 2017 a Modena e Castelfranco Emilia, finalizzati allo sfruttamento della prostituzione, risultano aggravati in quanto commessi con l'inganno, la minaccia di morte e il procurato aborto.

Il 72enne italiano è indagato anche per aver agevolato e favorito la prostituzione delle giovani, al fine di trarne profitto, ponendo in essere attività dirette ad eludere i controlli di Polizia; l'uomo accompagnava le ragazze sul luogo ove esercitavano l'attività di meretricio in cambio di favori personali e prestazioni sessuali.

Grazie alla testimonianza di una delle vittime, che ha avuto il coraggio di denunciare quanto stava accadendo, sono partite le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, che si sono sviluppate attraverso una intensa attività investigativa con l'ausilio di intercettazioni telefoniche, analisi dei tabulati, servizi di osservazione su strada. Le perquisizioni domiciliari hanno permesso di rinvenire materiale probatorio utile al proseguo delle indagini.

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Sono cinque le persone indagate dalla Squadra Mobile, che a vario titolo risultano coinvolte in un giro di ricettazione di pezzi di ricambio per autovetture e merchandising a marchio Ferrari S.p.A..

L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena, ha avuto avvio da una segnalazione pervenuta alla Squadra Mobile che aveva portato, nel febbraio scorso, dopo una mirata attività investigativa, alla perquisizione presso il domicilio di un 35enne, dove erano stati rinvenuti e sequestrati 110 pezzi di ricambio riconducibili a furti perpetrati presso i depositi di stoccaggio della Ferrari S.p.A., nonché la somma di 157.000 euro in contanti, probabile provento della vendita illecita di altri prodotti.

Ulteriori accertamenti, effettuati anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e con sistemi di captazione a distanza delle giacenze delle caselle di posta elettronica, hanno permesso di risalire ad altri soggetti dipendenti della Ferrari e di società collegate, con la cui complicità il 35enne si sarebbe procacciato il materiale da vendere su circuiti paralleli.
Personale della Squadra Mobile ha effettuato su delega del P.M. quattro perquisizioni domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti, rinvenendo diversi cambi marca GETRAG, all'interno dell'abitazione di uno degli indagati, e oltre 70 capi di abbigliamento e parti meccaniche, riconducibili alla casa costruttrice Ferrari S.p.A. presso l'abitazione di un terzo complice.

Quest'ultimo, in particolare, mentre usciva dallo stabilimento alla guida di un furgone del reparto di appartenenza, è stato sottoposto ad un controllo da parte del personale preposto alla vigilanza, il quale ha rinvenuto, occultato sotto il sedile di guida due kit SAP, destinati alla gestione elettronica dei cambi GEDRAG per le vetture di ultima generazione, incompatibili con il materiale trasportato.

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Sono stati necessari mesi di indagini, accertamenti ed una successiva verifica fiscale condotta dal Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia per individuare una società con sede in Poviglio (RE), utilizzata per ottenere indebiti rimborsi IVA ed evadere sistematicamente le imposte.

Dopo i primi approfondimenti la situazione contabile della società è apparsa subito molto grave agli investigatori della Guardia di Finanza: costi iscritti in bilancio in assenza di idonea documentazione; ingenti crediti IVA ottenuti senza aver svolto alcuna attività economica presso la sede dichiarata; omissioni contabili e fiscali che qualificano la società come "evasore totale", avendo omesso di presentare la dichiarazione dei redditi relativa all'anno 2016; coinvolgimento della società stessa e del suo amministratore in complesse indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Cosenza, sono solo alcune delle evidenze oggetto di indagine.

Peraltro la società aveva repentinamente cambiato l'attività svolta: circa un anno fa aveva abbandonato il settore dell'edilizia per passare al commercio all'ingrosso di prodotti non alimentari, una differenza di categoria economica troppo evidente per non destare sospetti. Le indagini del Nucleo Polizia Economico Finanziaria di Reggio Emilia, coordinate dalla Procura della Repubblica della stessa città, sono state condotte anche mediante consultazione di banche dati, coordinamento con altri Reparti del Corpo e con l'Agenzia delle Entrate ed hanno permesso di individuare ingenti costi indebitamente dedotti e basi imponibili sottratte a tassazione per importo complessivo di oltre 135 milioni di euro, nonché circa 32 milioni di euro di maggiore IVA dovuta.

Il responsabile, un 67enne avente origini e residenza in provincia di Cosenza, già noto alla Guardia di Finanza reggiana perché emerso in pregresse indagini in materia fallimentare, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia per reati tributari.

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L'annuncio è stato dato su Facebook dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini che si è complimentato con la Polizia di Stato. L'uomo domenica sera aveva aggredito, picchiato selvaggiamente e violentato una ragazza reggiana di 24 anni. Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi: "Ci costituiremo parte civile".

REGGIO EMILIA –

Meno di 24 ore per catturare e assicurare alla giustizia l'autore di un delitto brutale e vigliacco, perpetuato ai danni di una ragazza reggiana di 24 anni che domenica sera, attorno alle 20.30, stava passeggiando nei dintorni del campo da baseball di via Petit Bon, nella prima periferia reggiana, in un quartiere residenziale considerato tranquillo.
A sorprenderla alle spalle e a trascinarla in un cespuglio per attutirne le urla disperate, picchiandola e usandole violenza è un cittadino ucraino di 26 anni, richiedente asilo politico.

Ad annunciare la sua cattura è stato il Ministro dell'Interno Matteo Salvini, che su Facebook si è complimentato per l'ottimo lavoro svolto dalla Polizia di Stato. "Ragazza violentata domenica a Reggio Emilia", ha scritto il Ministro, "arrestato un richiedente asilo ucraino di 26 anni. Complimenti alla Polizia di Stato. Per la sinistra la nostra linea sarebbe "troppo dura". Sbagliato, inaspriremo leggi troppo deboli: via dall'Italia i clandestini delinquenti, via ogni forma di protezione a chi si macchia di questi reati schifosi".

E mentre la giovane, che dopo la violenza subita ha trovato il coraggio di tornare a casa e di raccontare ai familiari quanto le era accaduto, è stata affidata alle cure dei sanitari del Santa Maria Nuova, che hanno fatto scattare per lei il protocollo per le vittime di abuso, tra cui il supporto psicologico, le parole di indignazione e la richiesta di fermezza nei confronti dell'uomo che le ha rovinato la vita sono giunte da più parti.

"Desidero complimentarmi con le forze di polizia per la grandissima professionalità dimostrata nella brillante operazione che ha portato nell'arco di sole 24 ore all'individuazione e alla cattura del responsabile del caso di violenza sessuale avvenuto in città nei giorni scorsi", ha scritto in una nota il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi.

"Contestualmente, ha aggiunto, "nel ribadire i sentimenti di vicinanza e di solidarietà alla vittima, il Comune di Reggio Emilia nell'auspicare la massima severità di giudizio verso questa condotta odiosa ha dato mandato al proprio ufficio legale di valutare l'opportunità di costituirsi parte civile. Non di meno riteniamo che, qualora sussistessero i presupposti di legge, il soggetto in questione dovrebbe essere espulso con effetto immediato dal nostro Paese."

Affida il suo pensiero a Facebook anche la senatrice reggiana del PD Vanna Iori: "Dalle ultime notizie di stampa, pare che le Forze dell'Ordine abbiano consegnato alla giustizia la bestia responsabile di questo crimine. Nessuno stupro deve rimanere impunito: le donne devono essere tutelate contro ogni forma di violenza e sostenute nel corso de processo attraverso la gratuità dell'assistenza legale".

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Si è allontanata il 10 luglio, zona Montechino di Gropparello, in provincia di Piacenza. Ha alle spalle una storia di sofferenze e finalmente aveva trovato una famiglia. L'appello della sua "mamma" umana per ritrovarla.

GROPPARELLO (PC) –

Alyssa ha il manto biondo, le orecchie lunghe e due occhi dolci che, se potessero parlare, chissà quante ne potrebbero raccontare. Alyssa è la segugina di Daniela Gatti, la persona che finalmente le aveva dato l'amore e il calore di una famiglia dopo molti anni trascorsi in canile dopo un sequestro. E che ora su Facebook lancia un appello per trovare la sua "nonnina", che si è allontanata da Zona Montechino di Gropparello, nel piacentino.

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La "mamma" di Alyssa offre una ricompensa di 10.000 euro a chiunque le riporti a casa la sua "bimba", garantendo comunque l'anonimato a chi la ritroverà. Nessuna ipotesi è, purtroppo, esclusa. C'è anche una ricompensa di 2000 euro per chi la ritrovasse anche morta, ma riconoscibile.

Condividiamo l'appello, nella speranza che Alyssa torni presto a casa. Proprio ieri abbiamo raccontato la storia del Labrador rubato a Medicina e ritrovato dopo sette mesi. Un segnale di speranza per tutti coloro che smarriscono un amico a quattro zampe.

I contatti della signora Daniela sono 335/6878667 e 0523/1613072

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Foto di Alyssa, tratte dalla pagina Fb di Daniela Gatti

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L'uomo, dall'età apparente di circa 55 anni, rasato, con maglietta rossa e cappellino, si è accasciato a metà del percorso. Con sé non aveva né documenti né cellulare né chiavi dell'auto. Era un amatore e non indossava nemmeno la pettorina con il numero d'iscrizione. L'appello dei Carabinieri di Frassinoro per risalire alla sua identità.

FRASSINORO (MO) –

Circa 55 anni, rasato, maglietta rossa e cappellino. I Carabinieri di Frassinoro hanno rilanciato anche sui siti di Modenacorre e Reggiocorre la foto dell'uomo che ieri, attorno alle 10.30 è deceduto, colpito da un infarto fulminante, mentre partecipava da podista amatoriale alla "Cotta", gara storica della provincia, giunta alla sua 29° edizione, che si snoda per 9 km sull'Appennino, tra salite, discese e crinali e inserita come 5° tappa del circuito Parco del Frignano e 8° del Campionato Provinciale Uisp di corsa di montagna.

L'uomo non aveva con sé né documenti, né cellulare, né chiavi della macchina e non indossava nemmeno il pettorale con il numero, che avrebbe consentito di risalire alla sua identità attraverso l'iscrizione. Alla corsa, infatti, hanno partecipato quasi 500 podisti "ufficiali", ma è aperta anche ai tanti amatori, che non sono però tenuti a registrarsi.

Dopo il raduno alle ore 8 in piazza del Castello e la partenza alle 9.30, a circa metà del percorso l'uomo, che era nelle ultime fila, ha accusato un malore e si è accasciato al suolo mentre stava percorrendo il tratto del Monte Spalanco, appena sopra al paese. Gli altri podisti hanno chiamato subito i soccorsi, e hanno intentato, nell'attesa dell'arrivo del personale medico, le prime disperate manovre di soccorso e rianimazione. Il medico di assistenza alla corsa è arrivato immediatamente a bordo di un fuoristrada, pochi istanti dopo sono giunti in elicottero del 118 di Pavullo anche un altro medico e un infermiere, ma per lo sfortunato podista non c'è stato nulla da fare. Ai sanitari non è rimasto altro che constatarne il decesso.

La salma è stata portata nel reparto di Medicina Legale del Policlinico di Modena in attesa dell'identificazione. Fino alla tarda serata di ieri, infatti, nessuno aveva segnalato la mancanza dell'uomo da casa, e non è stato nemmeno possibile risalire a un'eventuale auto abbandonata, poiché il paese era "invaso" dai turisti accorsi per la Festa Matildica.

Questa mattina pare ci siano state le prime segnalazioni, ma si attende ancora quella definitiva per risalire alle generalità del deceduto.

Chi avesse notizie, può contattare i Carabinieri oppure scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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Lunedì, 23 Luglio 2018 13:58

Blitz "incastra" gli spacciatori dei VIP

Si tratta di due tunisini di 34 e 38 anni, in regola con il permesso di soggiorno e domiciliati a Cavezzo. Sequestrati 25 grammi tra cocaina e hashish, 4500 euro in contanti e materiale per confezionare le dosi.

CARPI (MO) – Imprenditori, modelle, calciatori non professionisti e persino un ex concorrente emiliano di un reality show. Erano nel "portafoglio clienti" di due pusher tunisini di 34 e 38 anni con un giro di affari tra Carpi e la Bassa modenese, che sono stati fermati e tratti in arresto dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Carpi e dai colleghi di Cavezzo e San Prospero proprio mentre erano intenti a smerciare le dosi.
I due, regolari sul territorio, da settimane erano sospettati di gestire una proficua attività di spaccio di cocaina nella zona. I due sono quindi stati fermati mentre consegnavano a domicilio, a Carpi, cinque dosi di cocaina, nascoste in bocca.
Immediata la perquisizione nelle abitazioni dei due tunisini, domiciliati a Cavezzo, che ne ha confermato l'attività criminale. Sono infatti stati rinvenuti altri 30 grammi di cocaina, 5 di hashish, bilancini di precisione, materiale per tagliare e confezionare gli stupefacenti, tre telefoni cellulari e 4500 euro in contanti.
I due sono stati portati nel carcere di Sant'Anna, in attesa del pronunciamento dell'autorità giudiziaria.

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