Visualizza articoli per tag: cronaca

Sono 10 le tartarughe marine recuperate nelle ultime 24 ore in ipotermia, complice il freddo pungente dello scorso weekend, ma il numero purtroppo è destinato ad aumentare nelle prossime ore. Il freddo ha infatti causato il fenomeno degli spiaggiamenti massivi di tartarughe marine sulle costa fra Emilia Romagna e Marche. A darne notizia è la Fondazione Cetacea Onlus, organizzazione che da oltre 30 anni è impegnata nella tutela dell’ecosistema marino.

Gli esemplari recuperati a Cervia, Pesaro, Fano, Senigallia, Falconara e Porto Recanati, sono arrivati al Centro di Recupero delle Tartarughe Marine di Riccione fortemente debilitati e presentano i sintomi di una sindrome nota come cold stunning, detta comunemente ipotermia, ma diverse presentano anche ferite, alcune probabilmente da costrizione dovute all’incontro accidentale con reti, lenze o altri rifiuti presenti in mare: nei prossimi giorni le analisi e le visite accurate a cui verranno sottoposti ci diranno di più sulle loro condizioni di salute. 

Le tartarughe affette da cold stunning si immobilizzano, rallentano al massimo le proprie funzioni vitali, e finiscono a causa di correnti e mareggiate per spiaggiarsi sulle nostre coste, rischiando la morte per assideramento per le temperature fuori dal mare ancora più rigide di quelle in acqua. 

 

COSA FARE SE CI SI IMBATTE IN UNA TARTARUGA SPIAGGIATA 

Ogni minuto in più al freddo potrebbe rivelarsi fatale per cui la Fondazione Cetacea Onlus chiede a chiunque dovesse imbattersi in una tartaruga spiaggiata di avvisare immediatamente la Capitaneria di Porto di competenza e la Fondazione stessa allo 0541691557. In attesa dei soccorsi consiglia di mettere la tartaruga al caldo, coperta con un asciugamano asciutto (avendo l’accortezza di tenere la testa scoperta).

 

emergenza-tartarughe.jpg

Pubblicato in Cronaca Emilia

In manette scippatore seriale. È accusato di essere l’autore di sette rapine violente. Si tratta di un cittadino marocchino di 34 anni, irregolare sul territorio. Prendeva di mira donne sole, che aggrediva alle spalle per poi strappare loro i gioielli che avevano addosso per poi scappare a bordo di una bicicletta.

MODENA –

Le sue vittime preferite erano le donne sole, che prendeva di mira mentre camminavano per strada, oppure negli androni dei palazzi, per poi strappare loro di dosso orologi e monili. Tutte le aggressioni, almeno sette quelle accertate, ma potrebbero essere molte di più, erano caratterizzate dalla violenza e dalla mancanza di scrupoli.

Con queste accuse è finito in manette un 34 enne marocchino, in Italia senza fissa dimora e clandestino, dopo che la sua richiesta di asilo era stata rigettata nel 2017. L’uomo è stato fermato in un appartamento di via Archirola e condotto in carcere in seguito a un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Modena, su richiesta del sostituto procuratore Marco Imperato, coordinatore delle indagini della Squadra Mobile.

A suo carico l’accusa di sette scippi, commessi in città dall’autunno di due anni fa ad oggi. Il primo risale all’ottobre del 2017, quando una 35 enne ucraina viene aggredita nell’androne di casa in via Voghera e derubata. Nel maggio del 2018, invece, tocca a una 64 enne modenese, alla quale viene strappata dal collo una collana. In quell’occasione, l’uomo si era “accomodato” sul sedile posteriore dell’auto della vittima, mentre questa era parcheggiata presso il centro commerciale La Rotonda. Stessa modalità il 14 gennaio di quest’anno, ai danni di una 77 enne. È il classico “passo falso” che permette agli inquirenti di stringere il cerchio attorno all’uomo, grazie anche alla testimonianza di una guardia giurata che presta servizio presso il centro commerciale. Arriviamo quindi al febbraio di quest’anno, quando il malvivente si concentra sulle donne che stanno rientrando a casa. Il 2 febbraio colpisce in via Malmusi, malmenando la vittima, che deve ricorrere alle cure dei sanitari con una prognosi di 10 giorni. Il 20 febbraio, poco prima di essere rintracciato e incastrato, va a segno due volte, in via Fratelli Rosselli e in via Zurlini. 

A suo carico ci sarebbe anche un ulteriore scippo violento, diverso per modalità, avvenuto lo scorso 19 settembre al Parco Amendola, quando il marocchino aveva tentato di scippare una donna, ma il marito di lei aveva reagito, provocando la reazione del malvivente e rimediando la frattura del setto nasale. 

 

 

Pubblicato in Cronaca Modena

L’avvocato dell’imprenditore parmigiano, accusato dello stupro di una 21 enne insieme a un complice nigeriano, suo pusher, aveva chiesto il patteggiamento. Ma il giudice ha detto no. Si procede quindi con il rito ordinario. Pesci rischia fino a 10 anni di carcere. 

PARMA -

Nessun patteggiamento con pena sospesa, come aveva chiesto la difesa, per Federico Pesci, l’imprenditore parmigiano 47 enne, molto noto in città, accusato di violenza sessuale e lesioni nei confronti di una 21 enne. Il Gip ha infatti rigettato la richiesta poiché la pena che potrebbe arrivare con il patteggiamento sarebbe di troppo inferiore a quanto Pesci rischierebbe in caso di condanna per stupro, cioè fino a 10 anni di carcere. Il prossimo 17 aprile, quindi, si aprirà il processo a carico dell’imprenditore con rito ordinario.

Insieme a Pesci, che attualmente è agli arresti domiciliari, andrà a processo, ma con rito abbreviato, quindi con uno sconto di pena di un terzo, anche il suo complice e pusher Wilson Ndu Aniyem, di origine nigeriana, che si trova a tutt’oggi in carcere. 

Ricordiamoi fatti. Nel luglio dello scorso anno, Federico Pesci, di famiglia agiata e titolare di alcuni negozi di articoli sportivi di marchi ricercati e sponsor di eventi legati alla movida, con una passione per le moto vintage, conosce su Facebook una 21 enne parmigiana. Si scambiano alcuni messaggi, lui la lusinga sfoggiando il suo benessere, confermato dalle foto sul suo profilo, poi la invita a prendere un aperitivo. È la sera del 18 luglio. A mezzanotte, Pesci invita la ragazza nel suo attico di via XXIV maggio, a Parma. La ragazza lo segue, consenziente. E qui scatta la trappola. Perché Pesci, che fa uso di cocaina, telefona al suo pusher, Wilson Ndu Aniyem, che arriva nel suo appartamento. Per la 21 enne è l’inizio di un incubo. Secondo la denuncia presentata dalla giovane, viene prima colpita con una cinghiata alla schiena, poi viene legata con delle corde robuste e le viene infilato in bocca un morso di cuoio affinché non gridi. 

 

I due uomini, sotto l’effetto della cocaina, per sei ore la sottopongono a violenze di ogni tipo, la percuotono, la stuprano. Pesci chiama nel suo appartamento altre tre pusher per rifornirsi ancora di cocaina. È mattina quando la furia dei due finalmente si placa. L’imprenditore, dopo una notte di droga e violenza, chiama un taxi e fa accompagnare la ragazza a casa. Ma lei va diretta in ospedale, dove un medico del Pronto Soccorso dichiarerà: “In tanti anni di lavoro non ho mai visto un corpo ridotto in questo modo… con lesioni così diffuse e gravi”. Per la ragazza la prognosi è di 45 giorni per le lesioni fisiche. Per quelle psicologiche probabilmente non basterà una vita. La ragazza sporge denuncia contro Pesci e Aniyem. I due vengono arrestati il 30 agosto dello scorso anno. Successivamente, per Pesci vengono disposti i domiciliari.

 

La difesa dell’imprenditore punta invece alla tesi che la ragazza fosse in realtà una prostituta, quindi consenziente e regolarmente pagata per una prestazione ispirata al film “Cinquanta sfumature di grigio”. I giudici del Tribunale del riesame, invece, ritengono credibili le accuse della ragazza, supportate dai referti medici. Gli sviluppi il prossimo 17 aprile. 

 

Pubblicato in Cronaca Parma

Marino Ferrari, 77 anni, di Pavullo nel Frignano in provincia di Modena, stava allestendo la sua bancarella di borlenghi presso il carnevale di Cento quando, all’improvviso, si è accasciato al suolo. Inutili i soccorsi. La sfilata è proseguita in accordo con i familiari.

CENTO (FE) –

Doveva essere una domenica di festa, con gli enormi carri allegorici, la musica, le danze delle ballerine brasiliane, grandi e piccoli in costumi, come da tradizione al Carnevale di Cento. Invece, quella di ieri si è trasformata in tragedia.

Erano circa le 10.30 e gli ambulanti stavano allestendo le loro bancarelle in attesa del clou della manifestazione attesa per il primo pomeriggio. Tra loro c’è anche Marino Ferrari, 77 anni, di Pavullo nel Frignano, che con il suo stand di borlenghi vuole portare un po’ dei sapori e delle tradizioni dell’Appennino modenese nella città del Guercino.

A un tratto, l’uomo si accascia a terra, privo di sensi. Immediato l’intervento del personale sanitario, giunto sul posto con un’auto medica e un’ambulanza. Nonostante i tentativi di rianimazione, per il 77 enne non c’era purtroppo più niente da fare e il decesso è stato dichiarato sul posto

Immediatamente allertati, hanno raggiunto i familiari anche il sindaco di Cento Fabrizio Toselli e il patron del Carnevale Ivano Manservisi. Marino Ferrari era infatti molto conosciuto e ci si è subito interrogati se sospendere o meno le manifestazioni del Carnevale. Dopo aver parlato con i familiari, tuttavia, è stato deciso di non interrompere la parata dei carri, un evento che Ferrari amava molto e a cui partecipava da diversi anni. 

La decisione se proseguire con la terza sfilata del Carnevale è stata molto sofferta. La scelta di andare avanti è venuta dopo aver parlato con il figlio Marco che mi ha detto che avrebbe preferito che il carnevale si fosse svolto regolarmente come avrebbe voluto suo padre. Tutta la comunità centese si unisce al dolore di questa famiglia per la dolorosa perdita” ha dichiarato il sindaco di Cento Fabrizio Toselli.

 

Pubblicato in Cronaca Modena

L’episodio a Piumazzo di Castelfranco, attorno alle 13 di ieri quando la donna, che in passato aveva sofferto di problemi psichici, forse in seguito a un banale diverbio ha impugnato il coltello e ferito gravemente l’anziana coppia. Poi si è barricata in casa. I Carabinieri hanno fatto irruzione dal balcone.

PIUMAZZO di CASTELFRANCO (MO) –

Un terribile fatto di sangue ha scosso la tranquilla comunità di Piumazzo di Castelfranco, proprio nel giorno in cui si festeggiava il Carnevale. Erano circa le 13 quando, al civico 26 di via Ciro Menotti, una donna di 35 anni, Elena Gherardi, probabilmente al culmine di un diverbio, ha afferrato un coltello e ha ripetutamente colpito alla gola e al torace gli anziani genitori, Gino Gherardi, 79 anni, e Novella Ferri, 77.

Nonostante la gravità delle ferite, i due hanno trovato la forza di chiedere aiuto, prima urlando dal balcone per attirare l’attenzione dei vicini, poi riuscendo a raggiungere il pianerottolo del condominio. Per fortuna, gli altri condomini, a quell’ora tutti in casa per il pranzo, hanno intuito subito che qualcosa di grave era successo e hanno chiamato subito i Carabinieri e il 118. I sanitari hanno subito soccorso i due anziani, tamponando le ferite da taglio e trasportandoli d’urgenza all’ospedale di Baggiovara. 

La madre è entrata subito in sala operatoria, dove è stata sottoposta a un intervento per suturare una profonda ferita al collo, sotto alla mandibola. L’intervento è stato coordinato da un’equipe di Chirurgia Vascolare diretta dal Dottor Roberto Silingardi e di Otorinolaringolatria diretta dal professor Livio Presutti. Il marito, nel frattempo, è stato sottoposto a una TAC, che ha evidenziato una lesione all’esofago e anche lui è stato operato da una seconda equipe mentre era ancora in corso l’intervento sulla moglie. Entrambi gli interventi sono tecnicamente riusciti, ma i sanitari si sono riservati la prognosi. 

Mentre i genitori venivano soccorsi e trasportati, Elena Gherardi, che risulta disoccupata e che in passato è stata in cura per problemi psichici, anche se attualmente aveva finito il percorso di cura e non assumeva farmaci, si è barricata in casa. Temendo che potesse compiere un gesto estremo e che fosse ancora armata, i Carabinieri sono riusciti a entrare passando dal balcone dei vicini. La scena che si sono trovati davanti era degna di un film dell’orrore. C’era sangue dappertutto, anche se, data l’ora e l’arma, è probabile che la violenza si sia consumata in cucina, e che poi la coppia, ferita e sanguinante, sia corsa nelle altre stanze per cercare aiuto e sfuggire alla furia omicida della figlia minore. 

Elena Gherardi, che all’ingresso dei militari era sotto shock, è stata posta in stato di fermo per tentato duplice omicidio ed è tutt’ora piantonata nel reparto di Diagnosi e Cura dell’ospedale di Baggiovara. Fondamentali per la ricostruzione della vicenda saranno le dichiarazioni dei coniugi Gherardi, una volta ripresisi dall’aggressione.

Sul posto è intervenuta poi anche la Scientifica, oltre al maresciallo della caserma dei Carabinieri di Castelfranco, il Comandante del Nucleo Investigativo di Modena Paolo Bigi, su richiesta del Pm De Sanctis, che si occupa dell’inchiesta, e alla Polizia Municipale. Poco dopo, allertata dai Carabinieri su quanto accaduto, ha raggiunto la casa dei genitori anche la primogenita dei Gherardi, di 51 anni.

Pubblicato in Cronaca Modena

Aqualena Florida Fitness: il valore dell’immobile si aggira sui 2,8 milioni di euro, quattro le società coinvolte a vario titolo, create ad hoc, anche intestate a prestanome, per sfuggire al pignoramento in seguito a una evasione fiscale dell’IVA di circa 500 mila euro.

PARMA –

Su disposizione del Tribunale di Parma, i finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Parma hanno eseguito il sequestro preventivo dell’Aqualena Florida Fitness, la struttura che include la palestra e la piscina, situata fra via Budellungo e Via Ximenes, il cui valore si aggira su 2,8 milioni di euro. 

Il sequestro preventivo è arrivato alla fine di una complessa indagine giudiziaria, che ha visto coinvolte quattro società: la V. V. V. Aqualena srl, società di fitness, la Aqualena sport asd, un’associazione sportiva dilettantistica, la HCP srl, società che svolge l'attività di gestione di alberghi; la House Immobiliare srl, e il coinvolgimento di vari soggetti, alcuni dei quali ritenuti i veri titolari delle società, ed altri che sono parsi dei meri prestanome.

Per quanto riguarda l'immobile, il reato per cui si procede, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, viene ipotizzato a carico di Michele Mari, legale rappresentante della V.V.V. Aqualena srl, nonché di Marcello VetereAntonio Vetere e Alessandro Vitale, quali amministratori di fatto sia della V.V.V. Aqualena che della House Immobiliare srl.

 

L'INDAGINE 

La complessa indagine tributaria ha inizio nel 2017, quando l’immobile oggetto di sequestro apparteneva all’Aqualena srl, società operante nel settore del fitness e della gestione di piscine. Nel dicembre di quell’anno le viene notificato da parte dell’Agenzia delle Entrate un atto di accertamento per oltre 500 mila euro per reiterata evasione dell’IVA per due anni consecutivi. Tuttavia, subito dopo l’accertamento, gli amministratori di fatto della società, nonostante l’immobile fosse stato acquistato da meno di tre mesi, avevano costituito ex novo una società, la House Immobiliare srl, che a sua volta aveva acquisito la proprietà del centro sportivo, spogliando la società venditrice, gravata dal debito tributario, dell’unico bene di valore.

Nel corso dell’attività investigativa, tuttavia, è emerso che non solo la House Immobiliare srl era priva di mezzi finanziari e, di conseguenza, non aveva di fatto mai pagato il corrispettivo della compravendita, ma le rate del mutuo che ancora gravava sull’immobile continuavano a essere pagate, anche dopo la vendita, dalla Aqualena srl. Da qui la conclusione che l’acquisto del complesso fosse simulato con lo scopo di sottrarre l’immobile a un’eventuale azione esecutiva da parte del fisco, cambiandone di fatto l’intestazione. 

È scattata quindi la contestazione del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, punito con la reclusione sino a 6 anni e che permette il sequestro del bene sottratto alla garanzia. Il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Parma, ha riguardato sia la struttura ma anche risorse finanziarie, beni mobili e immobili derivanti da profitti ottenuti dall’evasione fiscale e realizzati dalle tre società: V. V. Aqualena srl, Aqualena sport asd ed HCP srl.

 

I REATI CONTESTATI

Per le "imprese" di fitness che gestiscono la piscina e la palestra del centro sportivo oggetto di sequestro (Aqualena srl e Aqualena sport asd), i reati contestati sono l'omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e l'indebita compensazione di crediti tributari inesistenti con debiti della stessa natura ma reali, mentre alla società di gestione alberghiera HCP srl vengono contestati la dichiarazione fraudolenta e indebita compensazione di crediti IVA.

Attraverso apposite verifiche fiscali riferite al 2013 e al 2014, la Guardia di Finanze e l’Agenzia delle Entrate di Parma hanno ipotizzato come l’Aqualena spor asd, l’associazione sportiva dilettantistica che gestiva la piscina, svolgesse di fatto un’attività commerciale e dovesse, pertanto, presentare la dichiarazione dei redditi, versando imposte per oltre 500 mila euro, senza poter usufruire dei consistenti benefici fiscali previsti invece per le associazioni sportive senza fini di lucro. In relazione a tale contestazione è stato emesso decreto di sequestro preventivo sino alla concorrenza di oltre 350.000 €, nei confronti della società e, in caso di incapienza, nei confronti di Antonio Caruso, nonché di Antonio Vetere, Marcello Vetere e Alessandro Vitale.

La V.V.V Aqualena srl, cioè la società di capitali che gestiva la palestra, aveva omesso nel 2014 di presentare la dichiarazione ai fini IVA per circa 200 mila euro, mentre nel 2015 e 2016 aveva compensato i propri debiti tributari con un credito IVA fittizio, evitando di versati circa 150 mila euro di imposte. In relazione a tali contestazioni è stato emesso decreto di sequestro preventivo sino alla concorrenza di circa € 520.000 € nei confronti della società e, in caso di incapienza, nei confronti di Nicola Ciarliero e Michele Mari (a seconda dei periodi di gestione), nonché di Antonio Vetere, Marcello Vetere e Alessandro Vitale.

Gli accertamenti sono stati poi stati estesi anche ad una società di gestione alberghiera, la HCP sr1 che avrebbe annotato nella propria contabilità un credito fiscale fittizio, fraudolentemente acquistato da altra società con lo scopo di compensare i propri reali debiti tributari, per un importo di circa 50.000 € Peraltro, l'indebito utilizzo in compensazione del fittizio credito IVA, in questo caso, è stato effettuato indicando alcuni particolari codici tributo, all'epoca non rilevabili dal controllo automatizzato eseguito dall'Anagrafe Tributaria, determinando una modalità fraudolenta capace di ostacolare l'accertamento e di indurre in errore l'Amministrazione finanziaria.

Per quest'ultimo delitto, pertanto, l'Autorità Giudiziaria ha ipotizzato anche il diretto coinvolgimento del consulente fiscale della società Alberto Pagliani, quale concorrente nel reato commesso dal contribuente, in quanto egli avrebbe fornito il supporto tecnico necessario alla realizzazione del fraudolento risparmio d'imposta. In relazione a tale contestazione è stato emesso decreto di sequestro preventivo sino alla concorrenza di circa 48.000 €, nei confronti della società e, in caso di incapienza, nei confronti di Mari Michele Mari e Alberto Pagliani, nonché di Antonio Vetere, Marcello Vetere e Alessandro Vitale.

Pubblicato in Cronaca Parma

Fiorano, tragico scontro tra due auto. Muore una donna di 37 anni. Per cause in corso di accertamento una Ford Focus su cui viaggiava la vittima ha invaso la corsia opposta e si è scontrata con una Citroen Picasso con a bordo un 64 enne. 

FIORANO (MO) –

Tragico incidente, ieri attorno alle 19.30 sulla pedemontana, nel tratto che attraversa l’abitato di Fiorano, all’altezza di via dell’Industria. Per cause ancora in fase di accertamento, una Ford Focus con a bordo due donne di nazionalità ucraina ha invaso la corsia opposta, scontrandosi frontalmente con una Citroen Picasso condotta da un uomo di 64 anni che viaggiava in direzione di Sassuolo.

L’impatto è stato devastante, al punto che delle due auto non è rimasto che un ammasso di lamiere. Sul posto sono intervenuti Carabinieri, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco di Sassuolo e personale del 118. Il tratto di pedemontana è stato chiuso al traffico per facilitare le operazioni di soccorso. Purtroppo, per Oksana Pletenytska, 37 anni, di origine ucraina, che viaggiava sulla Ford insieme a una connazionale di 39, non c’è stato nulla da fare. Al momento dei soccorsi era già deceduta. 

Gravissime le condizioni dell’altra occupante della Focus e dell’uomo che guidava la Citroen, che sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Baggiovara. La salma di Oksana Pletenytska, dopo il nulla osta del magistrato di turno, è stata recuperata dai necrofori e trasferita all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico.

Pubblicato in Cronaca Modena

L’allarme lanciato da un capotreno che lo ha sorpreso disorientato e infreddolito mentre attraversava i binari. Nell’attesa dell’arrivo della famiglia per recuperarlo, è stato rifocillato e trasferito al Pronto Soccorso. Di lui si era occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?” 

REGGIO EMILIA - 

Una storia a lieto fine, questa volta, che vede protagonista, ancora una volta, un anziano malato di Alzheimer che si era allontanato da casa facendo perdere le sue tracce e gettando nello sconforto i familiari. 

L’uomo, che era scomparso da Reggio Emilia, e del quale si era occupata anche la trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, è stato rintracciato ieri pomeriggio alla stazione ferroviaria di Lecce, in seguito alla segnalazione di un capotreno che ha notato una persona anziana in difficoltà, disorientata e infreddolita, che si aggirava per la stazione, attraversando addirittura i binari. 

La Polizia Ferroviaria è quindi intervenuta, verificando che l’uomo, assai confuso, con abiti non adatti alla stagione, non era in possesso dei documenti e non riusciva a dire il suo nome. Immediatamente soccorso e rifocillato con generi di conforto si è quindi cercato di risalire alla sua identità. Dopo circa un’ora di ricerche, dalla banca dati sono emerse le sue generalità, ma anche una nota che ne rilevava la scomparsa con la richiesta di rintraccio emessa dalla Questura di Reggio Emilia.

La Polfer leccese ha quindi contattato i colleghi reggiani che hanno provveduto ad avvertire la famiglia del ritrovamento del congiunto. In attesa che i parenti arrivassero a Lecce per recuperarlo, l’anziano, che a causa della sua patologia non era in buone condizioni di salute, è stato ricoverato al Pronto Soccorso di Lecce. 

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

Accade sull’Appennino reggiano dove al piccolo, dopo un percorso di inserimento e la costante presenza di un genitore, è stata negata la possibilità di frequentare la scuola d’infanzia dove era stato assegnato. L’alternativa? Un asilo parrocchiale a 7 km di distanza. 

Reggio Emilia –

Fa discutere il caso del piccolo Francesco (nome di fantasia), di due anni e mezzo malato di diabete di tipo 1 che, dopo un percorso di inserimento lungo e tortuoso nella scuola di infanzia dove era stato assegnato, si è visto negare la possibilità di frequentarla per le difficoltà organizzative del personale a rispondere alle sue esigenze.

Questi i fatti. Francesco si ammala di diabete di tipo 1, quello insulino-dipendente, all’inizio di febbraio del 2018. Per rendergli la vita un po’ più semplice, data anche la giovanissima età, i genitori, in accordo con la pediatra diabetologa di Reggio che segue il piccolo, lo dotano di un microinfusore di ultima generazione per evitare le iniezioni di insulina con penne e di un sensore per rilevare, anche in remoto, quindi anche dal luogo di lavoro dei genitori, i valori della glicemia in tempo reale.

Nel frattempo, nella scuola d’infanzia che il piccolo dovrebbe frequentare iniziano le difficoltà. Il personale svolge un primo corso sul diabete e sull’utilizzo del microinfusore, ma demanda la decisione definitiva sull’inserimento di Francesco a un mese di prova, durante il quale un familiare avrebbe dovuto essere sempre presente all’asilo insieme al piccolo. Uno dei genitori, grazie al fatto di essere libero professionista e con l’aiuto di un parente, riesce ad accompagnare il figlioletto all’asilo. 

“Durante questo mese”, racconta però il genitore di Francesco, “non c’è stata alcuna volontà del personale scolastico di provare a mettere in pratica quanto appreso al corso che, singolarmente, è valso il rilascio di un attestato. Al termine del mese di ‘prova’ ci è stata formalizzata la indisponibilità del personale scolastico a seguire il bambino in classe e, tantomeno, a impostare il microinfusore per la somministrazione dell’insulina al pasto. A questo punto abbiamo continuato ad accompagnare per due mesi, nonostante evidenti disagi, nostro figlio a scuola in attesa di un riscontro tra le diverse autorità competenti”.

Il riscontro, arrivato in dicembre, ha purtroppo confermato l’indisponibilità a inserire il bambino nella scuola pubblica, prevedendo, in alternativa l’iscrizione a una scuola d’infanzia parrocchiale, che dista però 7 km dalla casa dei genitori e dei nonni, una distanza che in montagna, soprattutto in inverno, diventa difficoltosa da percorrere. Francesco, inoltre, si troverebbe lontano dai suoi amichetti e dagli ambienti a lui familiari.

“Si tratta di un fatto discriminatorio gravissimo e inaccettabile, che avviene nella provincia degli asili più belli del mondo, di Reggio Children, del Reggio Approach: in questo caso la scuola dell’infanzia pubblica è incapace di farsi carico della sua situazione di diabetico. Cosa che, invece, farà benissimo la scuola parrocchiale”, ha dichiarato Rita Lidia Stara, presidente della Federazione emiliano-romagnola delle associazioni che si impegnano per le persone con diabete (Fe.D.ER) salita nelle settimane scorse nella montagna reggiana per cercare, d’intesa con pediatria di comunità, Comune coinvolto, dirigente scolastico, insegnanti e genitori una possibile soluzione. “

È la prima volta che osservo una simile chiusura”, continua Stara “Ora questo caso dovrà servire ad ottenere una normativa nazionale a tutela di tutti i bambini che hanno necessità di farmaci durante l’orario scolastico, ma anche della stessa scuola. Il caso di Francesco non deve passare inosservato ne abbiamo parlato anche in Regione Emilia Romagna e sarà portato all’attenzione del Comitato di Indirizzo per La Malattia Diabetica, ne sarà informato l’ufficio scolastico regionale e i ministeri competenti”.

"Quanto accaduto in Appennino, - ha aggiunto Barbara Berni, neopresidente della Fand reggiana, l’associazione di riferimento per la diabetologia pediatrica di Reggio, - è un fatto grave. Trovare l'umana accoglienza per un bambino dovrebbe essere un preciso dovere della scuola che lo dovrebbe far muovere ben oltre i protocolli e le formalità. Quanto accaduto ci ha resi consapevoli di alcune carenze del sistema e servirà da sprone per avviare gruppi di auto aiuto tra genitori, di informazione e formazione nelle scuole affinché questo non abbia più ad accadere”.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia

Scuola Modena. Ragazzo disabile rifiutato al liceo a Sassuolo, il consigliere del Gruppo Misto chide alla Regione di ripristinare l'iscrizione. Il caso è avvenuto al Formiggini. Il consigliere: "La scuola deve essere inclusiva e accogliere tutti i ragazzi, a prescindere dalle diversità".

Modena -

Il rifiuto di iscrivere un ragazzo con disabilità da parte del liceo scientifico e classico Formiggini di Sassuolo (Modena) al centro di un'interrogazione di Gian Luca Sassi del Gruppo Misto, che chiede alla Regione di intervenire subito con l'Ufficio scolastico regionale per trovare una soluzione immediata.

Dietro al rifiuto dell'Istituto scolastico alla richiesta d'iscrizione, ci sarebbero problemi di spazio e carenze nel numero dei docenti di sostegno, avendo la scuola già altri ragazzi con disabilità. "È difficile, quasi impossibile, riuscire ad accettare un rifiuto all'iscrizione ad un istituto scolastico pubblico per qualsiasi alunno- sottolinea Sassi- ma lo è ancora di più nel caso dei genitori di un ragazzo con disabilità, che per il proprio figlio desiderano solo il meglio". Finora il confronto tra la famiglia, rappresentata da un legale, e il dirigente scolastico sarebbe avvenuto tramite lettere e mail certificate in cui, ciascuna parte ha portato le proprie motivazioni normative e le relative interpretazioni a proprio supporto. "L'applicazione piatta dei regolamenti d'Istituto- rimarca il consigliere regionale- o di altre regolamentazioni e normative, cui si sarebbe attenuto il Dirigente scolastico nel rigettare la domanda, sembra non tenga conto della condizione di disabilità del ragazzo, condizione umana che non può essere associata a un dato puramente quantitativo". Per Sassi l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisce un punto di forza della scuola italiana, "che vuole essere una comunità accogliente e inclusiva nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale".

Per questo il consigliere del Gruppo Misto chiede alla Giunta se sia a conoscenza di quanto accaduto a Sassuolo e se sia in grado di fornire un'analisi, anche quantitativa, del fenomeno e della sua evoluzione. Chiede inoltre di "interfacciarsi con l'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna per ricercare una soluzione immediata al caso specifico, permettendo all'alunno con disabilità l'iscrizione al liceo A.F. Formiggini di Sassuolo per la prima classe ad indirizzo Scienze umane e se, data l'alta valenza del tema, si sia in grado di prospettare interventi, anche con l'ausilio di altre istituzioni ed altri livelli di governo, che possano contribuire efficacemente alla soluzione del problema".

(Giulia Paltrinieri)

È GRATIS! Clicca qui sotto e compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna quotidiana.



"Gazzetta dell'Emilia & Dintorni non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio e a conservare la nostra indipendenza, con una piccola donazione. GRAZIE"