Due truffatori dicevano di duplicare banconote grazie a un portentoso liquido. Ecco come avveniva la truffa.
di A.K.
Reggio Emilia, 3 Maggio 2017
Convincenti dovevano esserlo per forza, se riuscivano a farsi affidare i risparmi per clonarli.
Questo era quanto promettevamo ai negozianti che, puntualmente ci cascavano, nella convinzione di vedersi moltiplicati i risparmi. Veniva loro spiegato, mostrando tanto di strumenti miracolosi come provette, che, immergendo le banconote vere, sovrapposte a un foglio bianco delle stesse dimensioni, in un liquido, 'magicamente' sarebbero state riprodotte.
A scoprire la truffa sono stati i carabinieri di Novellara, nel Reggiano, che hanno indagato su dieci commercianti contattati dai due imbroglioni.
Un paio di negozianti sono effettivamente caduti nella loro rete, consegnando per la 'duplicazione' uno 23.000 euro, l'altro 19.000, per poi rimanere con in mano fogli di carta straccia, abilmente sostituiti per tempo con le banconote vere.
I militari dell'Arma sono risaliti velocemente ai responsabili del raggiro. Si tratta di due camerunensi di 47 e 43 anni, abitanti a Bologna, che sono stati denunciati per concorso in truffa.
I carabinieri li hanno ritrovati in paese a un paio di mesi dai primi colpi, probabilmente alla ricerca di altri 'clienti'. Avevano tra l'altro con loro provette 'magiche' identiche a quelle sequestrate due mesi fa per mettere a segno le truffe e sono stati poi riconosciuti dalle vittime.
Stalking: arresti domiciliari per l'ex compagno che dopo una prima condanna per lesioni e molestie viene perdonato dalla sua vittima e ritorna a picchiarla e tormentarla.
Parma, 3 maggio 2017
La loro relazione era iniziata nel 2015 e nei primi mesi lui, G.T. un cittadino albanese di 35 anni residente in provincia di Parma, aveva mostrato il suo lato più tenero ed affettuoso. Poi, già verso la fine dell'anno, aveva iniziato ad assumere comportamenti sempre più aggressivi e violenti dettati da una cieca gelosia, impedendo alla compagna, G.Y. trentenne rumena residente a Parma, di coltivare le proprie amicizie e giungendo in varie occasione a picchiarla violentemente. La donna, già a partire dal gennaio dello scorso anno, ha iniziato a denunciare gli atteggiamenti aggressivi del suo compagno, ma solo nel maggio dello stesso anno ha deciso di troncare quel rapporto malsano e raccontare le gravi violenze subite, consentendo alla locale Procura del Repubblica di richiedere ed ottenere l'applicazione nei suoi confronti della misura cautelare degli arresti domiciliari. Trascorrono vari mesi e, nel novembre del 2016, l'uomo viene condannato in primo grado per i reati di lesioni personali e molestie. Dopo la condanna, la donna, credendo in suo reale pentimento, decide di ritornare sui suoi passi e si riavvicina al suo aguzzino. Ancora una volta, nel primo periodo, l'uomo si dimostra affettuoso ed amorevole, prospettandole una nuova vita insieme e proponendole, addirittura, di entrare in società con lui nella sua attività. G.Y. accoglie con entusiasmo questa proposta, che appare ai suoi occhi un ulteriore prova della reale volontà dell'uomo di costruire un sereno percorso di vita insieme. Le speranze della donna, però, crollano quando, di rientro da una serata trascorsa fuori alla fine del mese di gennaio, l'uomo, completamente ubriaco, inizia ad offenderla pesantemente, ad accusarla di aver avuto rapporti con uomini a lei sconosciuti ed a picchiarla selvaggiamente con schiaffi e calci, strappandole ciocche di capelli e causandole lesioni diagnosticate con 7 giorni di prognosi. Solo in quel momento, percependo di aver corso il rischio di perder la vita, G.Y. decide di troncare definitivamente ogni rapporto con l'uomo. L'uomo, da quel momento in avanti, cerca in ogni modo di riallacciare un contatto con la donna, chiamandola ripetutamente al telefono, raggiungendola nei pressi della sua casa o cercando negli amici in comune un utile intermediario. La donna, che nel frattempo si è presentata presso la Squadra mobile per formalizzare una nuova denuncia, è finalmente irremovibile. L'uomo, vistosi rifiutato ed in cerca di vendetta, decide di colpire la donna nei suoi affetti e nelle sue amicizie, diffondendo tramite facebook e nei gruppi whatsapp messaggi contenenti informazioni di natura personale sul suo conto, o frasi contenenti deliranti ingiurie e pesanti offese. L'attività svolta dal personale della sezione "reati contro la persona" della Squadra Mobile ha consentito di cristallizzare le dichiarazioni della donna e di trovare numerosi riscontri nelle testimonianze rese dalle persone vicine alla "coppia", ricostruendo un contesto di violenza e soprusi ed un mirato tentativo di denigrarne l'immagine diffondendo false notizie sul suo conto. Nella mattinata di sabato, il medesimo personale, ha dato esecuzione all'Ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa su richiesta della locale Procura, sottoponendo agli arresti domiciliari l'uomo, indagato per i reati di atti persecutori e lesioni personali aggravate.
Il corteo del Primo Maggio, come ogni anno ha attraversato il centro di Parma. Partito da Barriera D'Azeglio, accompagnato dalla banda Giuseppe Verdi, è giunto fino a piazza Garibaldi, sostando al monumento al Partigiano e alle lapidi ai Caduti e concludendosi con il comizio di Luigi Giove, segretario generale CGIL Emilia Romagna e Maria Stella Vannacci, dirigente UilTrasporti Emilia.
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Arrestato dalla Polizia di Stato a Modena il ricettatore della tela del Guercino rubata nella chiesa di S. Vincenzo nel 2014.
Modena, 28 aprile 2017
La Polizia di Stato di Modena ha arrestato, su mandato di arresto provvisorio internazionale emesso dal Tribunale di Casablanca (MAR), un cittadino tunisino di 33 anni, in regola con le norme sul soggiorno e gravato da piccoli precedenti di polizia, residente a Modena.
Il giovane è responsabile di avere ricettato, in concorso, la tela del Guercino raffigurante la Madonna con i Santi Giovanni Evangelista e Gregorio Taumaturgo rubata a Modena, nell'agosto del 2014, dalla chiesa di san Vincenzo e rinvenuta nel febbraio scorso a Casablanca.
È il quinto arresto nell'ambito dell'operazione; gli altri complici sono stati rintracciati in Marocco.
Il tunisino al termine delle operazioni di rito sarà tradotto presso la locale Casa Circondariale a disposizione della Corte d'Appello di Bologna, competente sulla richiesta di estradizione in Marocco.
Il grave episodio di abbandono di animali è avvenuto a Crociale di Fiorano, nel modenese. L'uomo ha sentito dei flebili miagolii e ha recuperato la borsa. Ora i piccoli sono al sicuro presso una volontaria di Gattopoli e del Centro Soccorso Animali di Modena.
Di Manuela Fiorini
FIORANO (MO) 21 aprile 2017
Stava andando a vuotare la spazzatura di fronte alle scuole Guidotti, a Crociale di Fanano, quando ha sentito dei flebili miagolii provenire da una delle borse adagiate sul cassonetto. L'uomo non ci ha pensato due volte e si è procurato un bastone uncinato per poter "pescare" la borsa. Ha poi potuto verificare che rinchiusi nel sacchetto di plastica, assicurato con due giri di laccio, c'erano due gattini di pochi giorni, con gli occhietti ancora chiusi, strappati alle cure della mamma per fare la più terribile delle fini. Per fortuna, i piani non sono andati come si aspettava l'individuo responsabile di questo gesto criminale, che forse le telecamere della scuola hanno ripreso. La sorte ha voluto, infatti, che gli addetti allo svuotamento dei cassonetti fossero appena passati e che la persona che ha trovato i micini li abbia prontamente recuperati. I piccoli, infreddoliti ma ancora vivi, sono stati affidati a una volontaria di Gattopoli e del Centro Soccorso Animali di Modena. In mancanza della mamma, dovranno essere nutriti ogni due ore e dovranno superare le prime settimane, sempre critiche per i cuccioli così piccoli, prima di trovare una buona adozione, questa volta per sempre.
L'episodio è accaduto a Mirandola. La piccola stava attendendo la mamma fuori dalla sua abitazione con il cane di famiglia, un levriero, al guinzaglio. All'improvviso, il molosso dei vicini è riuscito a uscire e si è avventato sulla bimba che ha riportato ferite al volto e alle gambe.
Di Manuela Fiorini
Mirandola, 21 aprile 2017
È stata portata al Policlinico in stato di choc e con ferite al volto e alle gambe la bambina di 5 anni che ieri mattina a Mirandola, è stata aggredita da un dogo argentino di proprietà dei suoi vicini di casa.
Ieri mattina, erano circa le 9, la bambina, che abita con la famiglia in via Luosi, stava aspettando la mamma sul marciapiede davanti a casa per andare alla scuola materna. Con lei, al guinzaglio, c'era il suo cane, un levriero. All'improvviso, il dogo argentino, di proprietà dei vicini di casa della bambina, si è avventato su di lei, azzannandola al volto e alle gambe. Le urla hanno attirato l'attenzione della mamma e dei proprietari, che, accorsi, hanno visto il loro cane addosso alla bambina e hanno faticato non poco per fargli mollare la presa. Il cane, come si è appreso poco dopo, era riuscito a eludere la sorveglianza dei proprietari ed era uscito in strada, probabilmente attirato dalla presenza del levriero che la bimba aveva con sé, poi fuggito durante l'aggressione.
Oltre al personale del 118, allertato dagli stessi vicini, sul posto sono intervenuti anche gli agenti di Polizia della stazione locale, avvisati da alcuni passanti. Anche il personale dell'Ausl è stato chiamato a verificare le condizioni del dogo e a decidere del suo futuro. La piccola, che non è in pericolo di vita, è stata sottoposta a un delicato intervento al volto, dove i morsi del cane l'hanno raggiunta al labbro e agli zigomi. Nella tarda mattinata di ieri, anche il levriero fuggito durante l'aggressione del dogo, è stata ritrovato nell'area delle piscine e riconsegnato ai nonni della bambina grazie alla targhetta che aveva sul collare.
Ha terrorizzato il centro storico di Modena per tre settimane, ma era stato ripreso durante l'ultimo colpo. Preferiva donne e anziani. Si tratto di un cittadino tunisino già arrestato la scorsa estate e condannato a un anno e 8 mesi con pena sospesa.
Di Manuela Fiorini
MODENA, 18 aprile 2017
Si è fermata a dodici scippi la "carriera" del giovane tunisino che, dallo scorso 24 marzo, terrorizzava il centro storico di Modena. Gli agenti della Polizia Municipale lo hanno intercettato e arrestato nella zona di via del Murazzo, dopo che la dodicesima vittima, un anziano appena derubato del borsello in via Giannone, aveva dato l'allarme e avvertito le Forze dell'Ordine.
L'uomo, già arrestato la scorsa estate e condannato a un anno e otto mesi, ma con pena sospesa, aveva pensato bene di riprendere la propria attività criminale mettendo a segno una lunga serie di scippi, alcuni trasformatisi in vere e proprie rapine dopo che alcune delle sue vittime erano state trascinate a terra e costrette a ricorrere alle cure dei sanitari. La sua "zona di azione" era il centro storico, in particolare la zona dei viali del Parco, compresa tra viale Martiri, viale Rimembranze, viale Muratori e via Selmi, e alcune strade limitrofe, tra cui viale Vittorio Veneto, via Carteria, via Gallucci e Calle di Luca. Si avvicinava alle sue vittime, scelte tra i soggetti più deboli, come donne o anziani, strappava loro borse e borselli e si dileguava in tutta fretta in sella alla sua bicicletta.
Durante il penultimo colpo, l'undicesimo, avvenuto alle 21 di sabato 15 aprile ai danni di una ragazza che stava camminando in via Rua Pioppa in direzione di via Gallucci, le videocamere di sorveglianza lo avevano ripreso, fornendo alle Forze dell'Ordine un suo identikit. Lo "scippatore seriale", come era stato denominato, dopo aver colpito nel mezzo della "movida", si era poi ecclissato nella zona buia dietro al Teatro Storchi. Nella notte tra venerdì e sabato, invece, aveva messo a segno addirittura una "doppietta", aggredendo e derubando due donne nel giro di poche ore. Il primo in via Carteria, all'una di notte, quando una ragazza in compagnia del fidanzato viene avvicinata alle spalle dallo scippatore che, sempre in sella alla sua due ruote, le strappa la borsa e si dilegua sfruttando il reticolo di vie circostanti. Appena tre ore dopo, circa alle 4 del mattino, l'uomo torna in azione, con le stesse modalità, in via Amici, all'incrocio con viale Muratori, scegliendo come vittima una 35 enne, incurante dello spiego di forze presenti in zona dopo il suo colpo precedente.
Forse, è stata proprio la sua sicurezza e la prospettiva di farla franca ancora una volta a fargli commettere un passo falso. Dati i suoi precedenti specifici, lo aspetta il carcere.
Nuovo decreto Minniti: 19milioni per garantire l'espulsione. Ecco cosa prevedono le norme. "Parlamento approva le nuove norme su immigrazione. Tempi più rapidi per diritto asilo. Strumenti più efficaci per accoglienza e integrazione". Così il premier Paolo Gentiloni dopo l'approvazione del decreto alla Camera.
di Alexa Kuhne
Roma, 12 aprile 2017
Si chiama 'Decreto migranti' e contiene 23 articoli che regoleranno l'immigrazione nel nostro Paese, nelle regioni maggiormente toccate dal problema, come l'Emilia-Romagna.
Tra i punti del decreto ci sono quelli che riguarderanno i nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio, il taglio dei tempi di esame per le domande di asilo, l'eliminazione di un grado di giudizio per i ricorsi, la possibilità per i richiedenti di svolgere lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari e la gestione dei 19 milioni di euro previsti per garantire l'esecuzione delle espulsioni.
Il documento è stato appena firmato dai ministri Marco Minniti ed Andrea Orlando e ha avuto il sì definitivo dell'Aula della Camera con 240 voti favorevoli, 176 i contrari, 12 astenuti. Sul testo ieri il governo aveva incassato la fiducia a Montecitorio.
I cittadini extracomunitari, in base a quanto emerge dal decreto, stazioneranno nei centri di riconoscimento, altri anni nei centri per richiedenti asilo, altri anni nei centri per il rimpatrio.
In sintesi le norme:
CPR AL POSTO DEI CIE - Al posto dei vecchi Cie saranno creati in ogni regione i Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), 1.600 posti in tutto, preferibilmente fuori dai centri urbani e vicino ad infrastrutture di trasporto. Queste strutture ospiteranno i migranti da rimandare in patria. Per garantire l'esecuzione delle procedure di espulsione vengono stanziati 19 milioni di euro. Le disposizioni escludono il trattenimento nei Centri di persone "in condizioni di vulnerabilità". Previsto l'accesso ai Centri, senza previa autorizzazione, per i parlamentari e gli altri soggetti ammessi a visitare le carceri.
TAGLIO TEMPI RICORSI SU ASILO - Altro punto fondamentale è il taglio dei tempi di trattazione delle domande di asilo, aumentate nel 2016 del 47% rispetto all'anno precedente (in tutto sono state 123mila). Ci sarà l'assunzione straordinaria di 250 specialisti per rafforzare le commissioni di esame delle richieste. Vengono poi istituite 26 sezioni specializzate in materia di immigrazione ed asilo presso ciascun tribunale ordinario del luogo in cui hanno sede le Corti d'appello. Deciso inoltre il taglio dell'appello per i ricorsi contro il diniego dello status di rifugiato, che diventa ricorribile solo in Cassazione.
LAVORI PUBBLICA UTILITA' PER RICHIEDENTI ASILO - Il decreto prevede la promozione dell'impiego di richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari, ad opera dei prefetti, d'intesa con Comuni e Regioni.
PROROGA SOSPENSIONE TRIBUTI PER LAMPEDUSA - Nell'articolato è stata infine inserita la proroga fino al 15 dicembre 2017 della sospensione dei versamenti tributari a favore dei contribuenti di Lampedusa.
Dal convegno dell'Amrer - associazione dei malati reumatici - informazioni corrette sull'uso della cannabis a scopo terapeutico, già utilizzata ampiamente in Emilia-Romagna.
di Alexa Kuhne
Bologna, 10 aprile 2017
Chiarezza sull'uso della cannabis a scopo terapeutico. E' quello che si chiede per sfatare pregiudizi che non permettono di rendere agevole l'accesso a terapie alternative ai farmaci.
In Emilia-Romagna sono 200 i pazienti - per la maggior parte si tratta di donne sui 56 anni - che ricorrono alla cannabis terapeutica, con buoni risultati su dolori cronici derivanti da malattie come la sclerosi multipla ed i dolori neuropatici. I pazienti affetti da patologie reumatiche sono sempre più coscienti delle possibilità offerte da cure diverse da quelle classiche e vogliono che se ne parli per fare chiarezza e per avere accesso a terapie alternative.
Di pregiudizi e di informazioni errate ne circolano ancora tanti, è stato detto al convegno Amrer, l'associazione dei malati reumatici dell'Emilia-Romagna, all'ospedale Maggiore di Bologna.
Tra le testimonianze, quella di Elisabetta Biavati, fondatrice del "Gruppo dolore e cannabis terapeutica", una associazione nata proprio per dare consigli utili a chi vuole intraprendere la strada della terapia alternativa.
Facciamo un po' di luce su questa possibilità. La cannabis terapeutica è legale in Italia dal 2013 e quindi può essere prescritta.
In regione è stata regolamentata con una legge e una delibera che ne definisce gli usi: in particolare è utilizzata per la riduzione del dolore associato a spasticità nella sclerosi multipla e per la riduzione del dolore neuropatico cronico, solo nei casi resistenti alle terapie convenzionali. In questi casi, il costo è coperto dal servizio sanitario, in tutti gli altri usi clinici il paziente può avere la prescrizione, ma a suo carico.
A mancare, fino ad ora, è l'informazione istituzionale. La possibilità di accedere a questo tipo di terapia è data dal medico di famiglia.
Attualmente, in Emilia-Romagna, sono 195 i pazienti in cura, 140 fra i 19 e i 65 anni, 54 persone con più di 65 anni.
La somministrazione avviene per via orale (decotto da preparare a domicilio ed estratti oleosi in gocce) o per via inalatoria, tramite vaporizzazione. La cannabis per uso medico non può essere fumata.
I pazienti reumatici rientrano a pieno titolo nella categoria di malati cronici che vuole avvicinarsi alla cannabis terapeutica: persone affette da fibromialgia, artriti, neuropatie. La cannabis non è la panacea di tutti i mali, ma rappresenta una grande opportunità e speranza.
"I dati scientifici sull'efficacia nel trattamento di artriti e osteoartrosi sono ancora scarsi e le sperimentazioni cliniche sono pochissime", avverte Riccardo Meliconi, dell'Istituto Rizzoli.
Grazie al Progetto Carta Etica di UniCredit, ieri è stato donato alla Croce Gialla di Parma un pulmino dedicato al trasporto di pazienti disabili.
L'organizzazione di volontariato ONLUS, da tempo impegnata sul territorio, ha potuto acquistare il mezzo dotato di defibrillatore DAE, radio ricetrasmittenti, zaino di soccorso, navigatore satellitare, kit di primo soccorso e due carrozzine con accessori di sicurezza.
Il Progetto Carta Etica di UniCredit si realizza grazie a UniCreditCard Flexia Etica, la carta di credito che senza costi aggiuntivi per il titolare, destina il 2 per mille di ogni spesa effettuata ad un fondo destinato a iniziative e progetti di solidarietà sociale. Un segno concreto di come UniCredit sia una banca vicina anche alle istanze sociali del territorio.
Sfoglia qui sotto tutte le foto della presentazione, ph. Francesca Bocchia