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Il premier, ospite dell'azienda Menù, ricostruita dopo il sisma del 2012, sostiene il candidato modenese del PD alla Presidenza della Regione. Elogia la tenacia degli imprenditori modenesi, glissa sul Patto di Stabilità, tiene a bada i contestatori del Movimento 5 Stelle e dialoga con la Fiom. Applaudito l'ex governatore della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, grande assente Matteo Richetti.

Di Manuela Fiorini – Modena, 11 ottobre 2014 - 
I fischi e le contestazioni del presidio Fiom e degli attivisti No Triv, No Cispadana, Un'altra Europa con Tsipras e Sisma 12 non rovinano la festa di Matteo Renzi, che ieri ha scelto l'azienda Menù di Medolla per sostenere la candidatura a Presidente della Regione Emilia Romagna del modenese Stefano Bonaccini. Non una scelta a caso quella della Menù, impresa leader nel ramo dell'agroalimentare, assunta a simbolo dell'Italia che ce la fa. Lo stabilimento, infatti, è stato ricostruito dopo il sisma del maggio 2012 che ha compito la Bassa modenese e non ha mai smesso la sua attività, nonostante le difficoltà.

IN PAGINA rid Gde

"Voi qui siete un esempio. Ve lo dico a nome del Governo" – ha detto il premier. – Se quello che è accaduto qui fosse successo in altre parti d'Italia e d'Europa non avremmo visto ricrescere una comunità così forte e ricca".
Dopo il benvenuto di Rodolfo Barbieri, patron della Menù, tocca al sindaco di Medolla Filippo Molinari consegnare idealmente a Renzi e al candidato Pd alla presidenza regionale Bonaccini alcuni dei temi più urgenti che toccano il territorio. Tra questi "la proroga dello stato di emergenza, che scade a fine anno e che implica il mantenimento delle misure straordinarie, come il contributo di autonoma sistemazione". Molinari ha poi ricordato, anche alla luce della recente alluvione che ha colpito i genovesi, come sia "urgente una legge nazionale sulle grandi calamità, che indichi in modo chiaro quali procedure, risorse e prospettive devono essere messe in campo".
E' il turno di Stefano Bonaccini , che sale sul palco ringraziando Renzi per l'opportunità.
"Se sarò eletto, il mio slogan sarà "Lavoro per l'Emilia Romagna" – ha detto il candidato PD – il lavoro deve essere la nostra ossessione dalle 7 di mattina all'1 di notte. In questa regione ci sono 112.000 giovani che non lavorano e non studiano. Una delle prime cose che farò sarà quella di convocare le parti sociali, gli amministratori e i rappresentanti del Terzo Settore per scrivere un "Patto per il lavoro".

Tra i capisaldi della campagna elettorale di Bonaccini c'è anche la riduzione dei tempi di attesa della Sanità, la semplificazione della burocrazia, che "toglie tempo, che è denaro, nell'ottica di un paese più moderno ed europeo". Parla dell'abolizione degli enti inutili e della riduzione delle società partecipate. Promette anche più rispetto per il suolo e, parlando di infrastrutture, auspica di essere, il prossimo anno, "il presidente che inaugurerà il primo cantiere della Cispadana".
"Gli amministratori – continua- la chiedono perché servirà a mantenere il lavoro. Finalmente il Governo si è preso l'impegno". Prima di lasciare la parola a Renzi, Bonaccini chiede la collaborazione dei suoi sfidanti alle primarie: "Ho bisogno di una mano da tutti, lo dico a Balzani, Richetti, Manca, che hanno qualità, intelligenza e idee che servono alla regione. Abbiamo bisogno di lavorare tutti insieme". Un invito che non sappiamo sarà accolto. Tra i grandi assenti infatti, c'era proprio Matteo Richetti, renziano della prima ora, che durante la trasmissione "In ½ ora" di Raitre del 5 ottobre ha dichiarato di essersi ritirato per "una contrarietà totale del Pd alla mia candidatura, sia locale che nazionale", non risparmiando qualche frecciata al premier.

L'intervento più atteso è quello di Matteo Renzi, che scherza con Bonaccini. "E' bello tosto" e "Assomiglia a Bruce Willis", dice prima di prendere la parola.
Ringrazia l'ex presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, al quale già al suo arrivo erano andati gli applausi del pubblico, che ora fa il bis con tanto di standing ovation.
"Noi abbiamo molto apprezzato il tuo gesto di dignità e orgoglio -ha detto Renzi riferendosi alle dimissioni di Errani in seguito alla condanna in appello per falso ideologico nella vicenda Terremerse – Siamo contenti che tu abbia vissuto questo momento con il rigore e la tenacia che ti riconosciamo. Mentre ti diciamo grazie ti diciamo anche che avremo ancora bisogno di te a Roma. Questo Paese e questo partito avranno bisogno di te nelle forme che un po' ti lasceremo scegliere e un po' le sceglieremo noi".

Il premier non entra invece nei dettagli sulla nuova Legge di Stabilità, ex Finanziaria, che sarà presentata il prossimo 15 ottobre.
"Ci sarà una misura di riduzione del costo del lavoro per le imprese, perché per i lavoratori c'è già stata con gli 80 euro. Si tratta di verificare le compatibilità perche non vogliamo aumentare le tasse"

Parla anche di ridurre il Patto di stabilità, "che farebbe arrabbiare anche i santi". "Se riusciremo a eliminarlo – ha concluso Renzi – daremo ai Comuni il 75% in più di risorse".

Non è mancato nemmeno un momento di contestazione, quando un esponente del Movimento Cinque Stelle ha interrotto l' intervento del Presidente del Consiglio per ricordandogli la soppressione della Cassa Integrazione in deroga prevista dal Jobs Act.
"Noi non veniamo al Circo Massimo a interrompere le vostre iniziative – lo ha zittito il Capo del Governo - Ricordo che voi siete quelli che avete rinfacciato sui social, dopo la sconfitta alle elezioni comunali, la donazione per la palestra di Mirandola. Questa è la brutta politica. Se vuole ne parliamo dopo davanti a un caffè o a una bottiglia di lambrusco".

E Renzi rimanda a un secondo momento anche l'incontro con i delegati Fiom, con i quali si intrattiene per 20 minuti una volta sceso dal palco. Il motivo di discussione è la cancellazione dell' Articolo 18 prevista da Jobs Act. "Rivediamoci tra due anni – è la sfida del premier – Tireremo le somme e vedrete che non sarà quel disastro che voi sostenete".

Presidio Fiom Gde

(Foto di Claudio Vincenzi)

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Domenica, 12 Ottobre 2014 12:09

La portinaia del condominio Europa

Non se ne può più. Possibile che la Cancelliera tedesca abbia costantemente da mettere becco su ogni cosa? Ma nessuno riesce a tapparle la bocca?

di Lamberto Colla - Parma, 12 ottobre 2014
Insopportabile. Non vi è dubbio che faccia bene il suo mestiere di politico sempre attenta a ogni fiore del suo e altrui giardino.
Una accanita osservatrice di ciò che accade a casa altrui sempre pronta a commentare e bacchettare chiunque senza averne il ben che minimo diritto.
Sarebbe ora che qualcuno cominciasse a cantargliene in faccia.

Già perché questa sua sfacciata e frequente esternazione sulle vicende interne dei diversi Paesi dell'Unione non solo è irritante ma distrae l'attenzione dell'opinione pubblica dai fatti tedeschi, dalle loro magagne anche finanziarie.
Una comunicazione attiva tutta orientata a inculcare nella testa di tutti che la Germania è solida, perfetta e irreprensibile.
L'ultimo in termine di tempo a essere preso di mira è stato quel povero sciagurato di Hollande reo di avere chiesto il rinvio del pareggio di bilancio. Per fortuna e parcondicio la Cancelliera d'europa ha replicato negli stessi toni utilizzati tante e tante volte per l'Italia, ma questo non è consolante.

Abilissima a utilizzare la comunicazione come se fosse il fuoco di sbarramento di una batteria antiaerea e soprattutto capace di sfruttare il concetto di Europa Unita per farsi gli affaracci suoi.
Abili, anzi abilissimi i tedeschi a far sì che gli enormi costi della riunificazione delle due germanie fossero sostenuti da tutti i paesi membri dell'Unione e al contempo a inondare il mercato continentale coi suoi prodotti e lentamente, ma inesorabilmente cercare di strangolare i rivali, come l'Italia, che quanto a qualità della industria pesante avrebbero potuto essere pericolosi concorrenti.
Onnipresente nei bilaterali di pace ma con il braccino corto. Mai un euro è uscito dalle casse teutoniche per operazioni di di mantenimento della pace, quelle stesse che a noi sono costate sangue e euro.

Determinata e ferrea a imporre un'austerità soffocante alla Grecia, senza però dimenticare di continuare a venderle costosissimi armamenti, della cui utilità ci sarebbe da domandarsi, e di ottenere che i primi rimborsi fossero per le banche tedesche indebitate ovviamente.
Ma non è tutto, molto ci sarebbe da dire sulla solidità degli istituti di credito tedeschi e sul bilancio nazionale che, molto probabilmente, non è così solido come vorrebbero far credere.
E in questa crisi che sta strangolando quasi tutta europa la Germania invece non sembra mostrare cedimenti, anzi, stando all'Istituto per l'economia mondiale dell'università di Kiel che ha analizzato i dati relativi ai titoli tedeschi ha calcolato che per il periodo 2009-2013, c'è stato un beneficio di circa 80 miliardi di euro.
"Nel fondo erroneamente definito come "salvastati" o Mes, scrive Bastian Brinkmann su Süddeutsche Zeitung e riportato da l'Antidiplomatico.it, la Germania ha finora versato 21,7 miliardi di euro. In futuro dovrebbero diventare 190 miliardi: questo denaro viene conteggiato nel bilancio come uscita, ma non sono soldi persi - vengono solo erogati in prestito agli Stati in crisi. Finora, alla Repubblica federale tedesca è stato restituito ogni centesimo di quanto è stato trasferito come prestito d'emergenza alla Grecia ed agli altri euro-partner".

Cara Angela Dorothea Kasner - questo è il suo nome completo da nubile - nel condominio europeo non c'è necessità di una portinaia. Sarebbe ora che qualcuno la informasse.

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Il risultato alle urne per il nuovo Presidente della Provincia di Parma ha dato Filippo Fritelli in netto vantaggio sullo sfidante Fausto Ralli con 296 voti contro 155 -

Parma, 10 ottobre 2014 -

Lo spoglio per il nuovo Presidente della Provicia di Parma si è concluso con il netto vantaggio alle urne di Filippo Fritelli, sindaco di Salsomaggiore, sullo sfidante Fausto Ralli, sindaco di Bore, con 296 voti contro 155. Le elezioni di ieri, aperte solamente a sindaci e consiglieri comunali dei comuni della Provincia si sono concluse con 451 voti validi - un' affluenza dell' 81,6% e 46 schede bianche o nulle - e uno scarto tra Fritelli e Ralli di 141 voti.

Filippo Fritelli, nato il 24 maggio 1984, si è laureato in Giurisprudenza nel 2009. Ha lavorato per quasi tre anni nell'ufficio legale di una società autostradale. E' stato eletto consigliere comunale nel maggio 2011, nella scorsa Amministrazione, con 129 voti di preferenza e il 17 dicembre 2011 è eletto Segretario del Partito Democratico di Salsomaggiore e Tabiano Terme.
Nel febbraio del 2013 si è candidato alle primarie "Salsomaggiore e Tabiano Bene Comune" per scegliere il candidato Sindaco del Centrosinistra, vincendole con oltre il 65% dei voti.
Candidato Sindaco del Pd e della lista "A sinistra per Fritelli Sindaco" viene eletto il 10 giugno 2013 con 4.323 preferenze.

(Fonte dati Comune di Salsomaggiore)

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Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del consigliere della Lega Nord Mauro Melli sulla riforma del lavoro e sul "silenzio della sinistra" -

Reggio Emilia, 8 ottobre 2014 -

il tema caldo di queste settimane è senza dubbio la riforma del lavoro; lo fu per un breve periodo anche nel 2002 quando i consigli comunali di Novellara, Bagnolo in Piano, Cadelbosco Sopra e Castelnovo Sotto si riunirono per approvare un ordine del giorno contro la paventata modifica (e mai attuata dal governo in carica) dell'art.18.
Allora tutto il mondo della sinistra si mosse contro il governo come pure gli amministratori novellaresi, alcuni di essi sono attualmente in carica come la sindaca Carletti, l'assessore Veneroni, la consigliera Scottini.
Ora che il pericolo e l'attacco ai diritti dei lavoratori è reale il silenzio della sinistra è assordante.
Allego una pagina del periodico Novellara notizie di febbraio 2002 per ricordare agli attuali amministratori come è cambiato il loro atteggiamento riguardo allo Statuto dei Lavoratori; in quella sede anche Rifondazione Comunista come la Lega Nord si astenne dall'approvare l'ordine del giorno riportato sul giornalino comunale.

Mauro Melli
consigliere Lega Nord Novellara

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Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 40 06 ottobre 14

(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)

SOMMARIO Anno 13 - n° 40 06 Ottobre 2014

1.1 editoriale Grammatica: Avvocata e Architetta o *?
2.1 export SOL D'ORO emisfero sud. La sfida dell'olio diventa planetaria.
3.1 Lattiero caseario Preoccupa la perdita dei listini del Parmigiano Reggiano.
4.1 Parsut e Persut Parma e Comacchio, un gemellaggio di sapori e tradizioni
5.1 vini degustazioni Degustazioni: a Castell'Arquato è di scena «Mont'Arquato Rosso»
5.2 nomine Federalimentare, le congratulazioni di Agrinsieme al neo presidente Scordamaglia
6.1 crisi Coldiretti, crollo -4,4% prezzi frutta spinge a deflazione

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Domenica, 05 Ottobre 2014 12:26

Grammatica: Avvocata e Architetta o *?

L'utilizzo dei titoli professionali al femminile è una questione non solo grammaticale ma anche politicamente corretta. Tra i vari problemi di una società che lotta per la parificazione dei diritti di genere c'è anche quello dell'espressione verbale e scritta.

di Lamberto Colla -
Parma, 05 ottobre 2014
A riportare attenzione sulla questione di genere anche nella grammatica italiana è stata la stessa Presidente (o Presidentessa?) della Camera Laura Boldrini, lo scorso luglio invitando i giornalisti a utilizzare i titoli di genere nella loro forma femminile senza la desinenza "essa" collegata al titolo d'origine maschile.
Ecco quindi che la Sindaca, l'Avvocata e l'Architetta entrano di buon diritto nel linguaggio comune e corretto per indicare il professionista di genere femminile.
Già qualche tempo fa l'Accademia della Crusca auspicava un largo uso di queste parole. Adesso, a supportare la battaglia dell'Accademia ci hanno pensato anche l'Università di Trieste, quella di Udine e la Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. che hanno stipulato una "Dichiarazione d'intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminatorio della lingua italiana".
Il linguaggio usato dalle persone comuni, si sa, indica il rispetto reciproco. La lingua è uno strumento fondamentale perché rispecchia l'identità, la cultura, il pensiero di chi la usa ma anche di chi l'ascolta. Le parole hanno anche molto potere sulla mente sia nella vita privata e sia nel campo del lavoro. Non è quindi irrilevante l'omologazione di un linguaggio che discrimini i generi e soprattutto che entri nel comune pensiero e nel linguaggio di strada e non soltanto nel vocabolario dei più dotti.
Probabilmente, con l'introduzione nell'uso comune dei titoli declinati al femminile, un poco della musicalità della nostra ricchissima lingua verrà meno ma ne guadagnerà senz'altro in forma e correttezza, "politically correct" direbbero in molti contribuendo a inquinare la lingua di dante con neologismi e parole di derivazione anglosassone.
Molto meglio della proposta, a mio personale avviso, estremistica che vedrebbe il genere, assegnato a una parola, identificato con un'asterisco (*). A Zurigo, infatti, nei mesi scorsi si è svolto un seminario sull'asterisco. La frase, con l'asterisco, diventerebbe "sono stat* sgridat*". Una formula perciò che permetterebbe di evitare ambiguità di ogni genere.
Certamente si potrebbe obiettare che di ben altri problemi la nostra Italia ha da affrontare e risolvere. Ma dall'utilizzo di un linguaggio corretto molti conflitti potrebbero essere evitati. Sempre che alla base ci sia l'onestà e la reale volontà di farsi ben intendere e comprendere.
Quindi via libera all'Architetta, all'Ingegnera e alla Sindaca. Dalle piccole cose si possono ottenere grandi risultati.

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Giovedì, 02 Ottobre 2014 12:11

Parma - Si è spento l’ex sindaco Elvio Ubaldi

Sindaco dal 1998 al 2007 e poi Presidente del Consiglio Comunale. Elvio Ubaldi si è spento a causa di una grave malattia -

Parma, 2 ottobre 2014 -

La città piange l'ex sindaco Elvio Ubaldi che si è spento all'età di 67 anni a causa di una grave malattia.

Protagonista della vita politica cittadina già dagli anni ottanta quando venne eletto nel 1980 in Consiglio Comunale, come rappresentante della Democrazia Cristiana, assunse poi la carica di Vicesindaco di Parma dal 1985 al 1990 nell'amministrazione di pentapartito.

Fondatore del movimento "Civiltà Parmigiana", nel 1994 che inaugura la stagione del civismo parmigiano. Dal 1998 ha rappresentato la città in veste di Primo Cittadino, sino al 2007, poiché venne rieletto nel 2002 al primo turno con il 54% dei consensi.

Il suo nome è legato a un periodo di grande trasformazione vissuta dalla città di Parma. Sono gli anni della "Città Cantiere" in cui Parma diventa sede dell'Authority europea per la sicurezza alimentare e in cui prendono vita diversi progetti importanti e aumentano i servizi alla persona e attività culturali, oltre a importanti opere tra cui la ristrutturazione del Palazzo del Governatore.

Con le elezioni amministrative del 2007 la lista civica "Per Parma con Ubaldi" vince le elezioni e nella prima seduta del Consiglio Comunale Elvio Ubaldi viene votato all'unanimità Presidente del Consiglio Comunale.

Una figura che ha segnato profondamente la storia politica della città dimostrandole amore e dedizione.

Pubblicato in Cronaca Parma
Domenica, 28 Settembre 2014 12:48

Il sesso a pagamento... alza il PIL

Tra un po' scopriremo che anche il lavoro non manca. Dall'UE il via libera al taroccamento dei bilanci con l'introduzione delle stime dei "ricavi" provenienti da spaccio e prostituzione.

di Lamberto Colla -
Parma, 28 settembre 2014
Finalmente qualcosa si muove. I massaggi erotici fanno alzare anche il PIL con gran soddisfazione di tutti. Adesso si tratta di mettere in campo ogni azione possibile per contrastare il crescente malcostume di perpetrare sesso a pagamento appena oltre il confine incentivando, al contrario, i consumi interni. E la crisi va via.

Non c'è che dire, i ragionieri di Bruxelles hanno trovato un buon modo, semplice, efficace e attendibile per fotografare la reale ricchezza dei paesi aderenti all'Unione. Un artificio contabile che apporterà notevoli benefici agli indicatori economici di tutti, Italia compresa. Si sa, che in questo campo dell'illecito, lavoro nero, sommerso, criminalità organizzata e prostituzione il nostro Paese ha ben pochi concorrenti. Se l'illecito diventa voce di bilancio la Guardia di Finanza dovrà anche garantire il contrasto al lavoro nero e al sommerso del sommerso?

L'Istat, sulla base delle nuove disposizioni e per quanto riguarda l'Italia, ha dunque redatto una stima dell'economia sommersa e del lavoro irregolare e sottodichiarato, pari a circa 187 miliardi, ovvero l'11,5% del Pil 2011. A ciò si può aggiungere l'illegalità (droga, prostituzione e contrabbando), per un conto combinato, relativo all'economia non osservata, di oltre 200 miliardi (ben il 12,4% del Pil).Con l'applicazione del paniere di rilevamento così aggiornato e il nuovo metodo di calcolo adottato, nel 2011 l'Italia ha registrato un Pil maggiore di ben 59 miliardi, portando il deficit molto al di sotto rispetto a quanto conteggiato all'epoca e attestandoci al 3,5% in luogo del 3,7% a suo tempo calcolato.

Ne ha dell'incredibile ma è la pura e sacrosanta verità. L'Unione Europea sotto la spinta dei suoi ragionieri, probabilmente formati alla scuola di finanza creativa della prima Parmalat e dell'Enron, ha introdotto a partire dal bilancio 2011, il computo del lavoro sommerso e delle attività illecite come droga, prostituzione, e contrabbando nella misurazione della ricchezza dei Paesi UE (PIL).

- Cui prodest? -
Già, a chi giova questo taroccamento legalizzato, risultato di un'Europa arida, decadente e autoreferenziale?
I media nazionali hanno riportato la notizia condita con l'enfasi degna della migliore stampa regime, sottolineandone gli effetti positivi sui bilanci.

Il rapporto deficit/PIL, con buona pace di Bruxelles, rientrerà nei parametri del 3%, e entro pochi giorni nessuno si ricorderà più che la spettacolare performance è il risultato di un cambio amorale di regole di bilancio e fra 40 anni i libri di storia e di economia riporteranno i dati statistici come il risultato di incisive manovre correttive dei governi che si sono succeduti nel quadriennio 2011-2014 "nonostante la più terribile crisi economica che avesse travolto il sistema economico occidentale".

Ma quello che ancora nessuno ha messo in evidenza è che questo risultato gioverà soprattutto all'apparato europeo. Di fatto è una nuova tassa che si scarica sui cittadini europei e lavoratori a favore della casta di nullafacenti in risonanza tra due inutili e dispendiosi sedi parlamentari. Insomma una troiata megagalattica, tanto per restare in tema, per introitare dai Paesi una maggiore contribuzione essendo calcolata sulla base della ricchezza del Paese misurata, appunto, con il PIL. Cresce il PIL cresce il valore della contribuzione del Paese alla UE.

Rigore, fermezza e sacrifici sono gli strali che da Bruxelles quotidianamente vengono indirizzati verso il sud, in particolare verso i Paesi PIGS, come sono simpaticamente indicati Portogallo, Italia, Grecia e Spagna le cui economie sono in maggior difficoltà. Con altrettanto rigore queste economie oggi in difficoltà, applicando le nuove regole di computo avranno occasione di riscattarsi e altri Paesi, oggi in auge, potrebbero trovarsi nella condizione di negoziare con la amministrazione centrale dell'UE.
E se a cadere in disgrazia fossero Francia, Irlanda, Germania e Austria non v'è dubbio che verrà assegnato loro l'altrettanto simpatico acronimo ... i Paesi della (omissis).

 

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Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Cinzia Rubertelli, capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, sulle elezioni provinciali -

Reggio Emilia, 25 settembre 2014 -

Cinzia Rubertelli: «Il partito di maggioranza avrebbe potuto limitare la lista dei suoi candidati, ma si rifiuta di lasciare il minimo spazio alle opposizioni. È questa la loro idea di democrazia?»
«Le elezioni provinciali del prossimo 12 ottobre non sono solo il momento in cui ai cittadini sarà tolta la possibilità di eleggere i loro rappresentanti in un'assemblea, ma anche l'ennesima dimostrazione d'arroganza del Pd reggiano. Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, analizza ciò che accadrà nella prossima consultazione elettorale: il risultato finale è quantomeno scontato, essendovi un unico candidato alla presidenza (Gianmaria Manghi, sindaco di Poviglio in quota Pd) e due sole liste – una delle quali composta solamente di membri del Partito Democratico - a contendersi i posti nel nuovo consiglio provinciale.

«In questi giorni circolano simulazioni secondo le quali il Pd, che ha circa il 44-45 per cento dei voti, avrà dall'83 al 90 per cento dei consiglieri provinciali. In pratica, un'assemblea in cui tutti o quasi provengono dallo stesso partito e la pensano allo stesso modo – commenta Rubertelli – Che senso ha tutto questo? Tutti sanno che l'arroganza del potere e la democrazia non si conciliano. Tutti, evidentemente, meno gli esponenti del Pd: avrebbero potuto limitare la lista dei loro candidati, lasciando spazio all'opposizione politica e ai tre sindaci eletti non schierati con loro. Invece i "democratici" si sono rifiutati, come al solito, di dialogare con chi non la pensa come loro».

Nel nuovo consiglio provinciale si creerà un'egemonia Pd rafforzata anche da un sistema nel quale il voto di chi proviene da un Comune più popoloso avrà più valore di quello di chi opera in un'amministrazione più piccola. «Si dirà che se le opposizioni non sono in grado di eleggere nessuno, il demerito è loro – continua Rubertelli – Ma il punto è che il maggioritario delle elezioni comunali si moltiplica in questa elezione truffa: le opposizioni saranno deboli, ma rappresentano più del 30 per cento dell'elettorato provinciale, e il Pd non è ancora arrivato al 100 per cento dei voti come invece sogna».

Uno squilibrio democratico che non è passato inosservato nemmeno a 24 consiglieri di maggioranza e di minoranza del territorio reggiano, che hanno già annunciato di non voler votare alle elezioni provinciali. Ma la situazione resta comunque grave, anche perché – è bene ricordarlo – è stato l'ex sindaco Pd di Reggio Emilia a promuovere la riforma che ha portato a queste elezioni in cui i cittadini non verranno interpellati. «Il Pd è deciso a non lasciare il minimo spazio alle opposizioni, ma il loro modo di agire non ci spaventa, né ci spinge a rifugiarci sull'Aventino come i 5 Stelle – conclude Rubertelli - Le divisioni ideologiche e l'assenza di progetti e idee porteranno il Pd a scoppiare come la rana di Esopo. Peccato che, nel frattempo, a pagare il prezzo della loro arroganza sarà stata tutta la nostra comunità: una comunità che, nonostante ciò che verrà sancito dalle prossime elezioni provinciali, continuerà a non essere di loro proprietà».

(Fonte: ufficio stampa di Cinzia Rubertelli)

Domenica, 21 Settembre 2014 12:48

Lavoro, questo sconosciuto

Il superamento dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori sta comportando le medesime difficoltà del rinnovamento della Costituzione.

di Lamberto Colla - Parma, 21 settembre 2014
Mentre si continua a discutere sull'articolo 18 senza mai giungere a una definitiva, organica e moderna riforma del lavoro, sta scomparendo proprio ciò per il quale va tutelato il lavoratore: il Lavoro. La crisi è cinica e fa tagli lineari e non selettivi spazzando via tutte le imprese, micro, piccole e medie soprattutto, e tra queste anche quelle che si trovano nel bel mezzo del guado di delicati processi di ristrutturazione.
Imprese spesso efficienti che avevano intrapreso un programma evolutivo sostenibile in seguito compromesso da ragioni molto spesso di natura extra aziendale. Il fallimento di un grosso cliente o anche la sola riduzione degli affidamenti bancari può dare il colpo di grazia alla già precaria stabilità finanziaria. E con la morte di queste imprese scompare anche il loro know how, quel complesso di competenze e conoscenze, in carico all'imprenditore e ai suoi lavoratori, che hanno trovato il modo migliore di esprimersi proprio in quella impresa.
L'inefficienza viene spazzata via dal tornado della recessione senza guardare in faccia i motivi che dell'inefficienza sono stati la causa.
E così i lavoratori in possesso di skills interessanti vanno ad aumentare l'elenco dei disoccupati disposti a accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi compenso contribuendo perciò a innalzare le barriere di accesso al primo impiego e molto spesso squalificando le proprie conoscenze e competenze pur di portare a casa uno stipendio. Il risultato è il consolidarsi di un processo perverso di impoverimento economico, intellettuale e sociale i cui effetti negativi sono difficilmente immaginabili. Si discute da oltre un decennio sull'articolo 18 che tutela i dipendenti illegittimamente licenziati e non si interviene pesantemente per incentivare le imprese a creare il lavoro. L'articolo 18 è stata una conquista sindacale enorme e frutto di sacrifici e lotte durissime. Ha protetto i lavoratori da quegli imprenditori che non governavano l'azienda secondo il principio del "buon padre di famiglia". Imprenditori di questo stampo ce ne sono ancora molti ma in misura molto maggiore ci sono quelli che si tolgono il pane dalla bocca pur di non lasciare senza stipendio i propri collaboratori. Ma questi non fanno notizia sino a quando l'umiliazione del fallimento (più morale che legale), prende il sopravvento e decidono di salutare questa vita con l'estremo gesto guidato dalla disperazione e dall'umiliazione. La loro disperazione verrà quindi compianta nei 30 secondi del telegiornale per poi passare nel dimenticatoio lasciando una famiglia in più nell'isolamento e nel dolore. Nessuno si occuperà più di loro, congiunti di quel lavoratore che aveva deciso di fare l'imprenditore onesto tutti come dovrebbero essere. Dal 1970 a oggi l'Italia è cambiata e cambiati sono i lavori intesi come mestieri. I lavoratori non sono solo dipendenti ma anche collaboratori e professionisti legati con varie tipologie contrattuali frutto di riforme del lavoro incompiute, inefficienti e zoppe il cui unico scopo era la flessibilità e la facilità di ingresso e uscita dal lavoro. Riforme discusse molto ma avviate solo in parte i cui processi di rinnovamento si sono tutti infranti contro l'articolo 18 della legge 300 del 20 maggio 1970, ovvero lo Statuto dei Lavoratori. Occorre che i sindacati e la classe politica prendano atto che la società è cambiata, che i principi dell'articolo 18 sono sacrosanti ma sacrosanti sono anche i diritti dell'imprenditore di dotarsi delle risorse più adeguate a perseguire gli interessi aziendali. Sacrosanti sono i diritti dell'imprenditore e dei lavoratori di liberarsi di collaboratori e colleghi che, in salute e coscienza, oppongono resistenze al cambiamento, generano clima ostile e contribuiscono all'abbattimento dell'efficienza aziendale.
Premiare i giusti e punire gli ingiusti è l'unico modo per tutelare la cosa comune: l'azienda e con essa, l'imprenditore, i dipendenti, i collaboratori e fornitori. Una catena del valore che non può e non si deve compromettere.
Certo la flessibilità del lavoro può risultare un rischio ma senza lavoro non c'è impiego e senza l'occupazione non c'è consumo. Ma soprattutto non va dimenticato che la stato di disoccupazione di lunga durata logora in profondità colpendo i sentimenti più intimi.
Uno Stato che non difende la dignità dei propri cittadini non rappresenta una società civile.

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Art. 18. Reintegrazione nel posto di lavoro.
1. Ferme restando l'esperibilità delle procedure previste dall'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell'ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro.

Pubblicato in Politica Emilia
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