Salvatore Pizzo Coordinatore Provinciale della Gilda degli Insegnanti risponde alle dichiarazioni del Senatore Pagliari sulla Riforma della scuola. -
Parma, 29 giugno 2015 -
"Il voto di fiducia espresso dal Senato in merito all'insana idea del Pd di dare il potere ai presidi di scegliere con criteri discrezionali i docenti da assumere è stato un atto di grande violenza istituzionale che ha impedito il dibattito, prima in Commissione e poi in Aula, e ha consentito il passaggio di un disegno di legge che altrimenti non avrebbe ottenuto l´approvazione. Se gli esponenti del Pd pensano di aver vinto la guerra, si sbagliano di grosso, perché il mondo della scuola si batterà con tutti gli strumenti consentiti dalla legge affinché questa riforma incostituzionale venga cancellata". Lo afferma Salvatore Pizzo Coordinatore Provinciale della Gilda degli Insegnanti.
"Il governo e il Pd - aggiunge Pizzo- hanno oggi consumato uno strappo insanabile con gli insegnanti, una frattura che sicuramente avrà conseguenze sul piano elettorale, evidentemente l'esito del voto a Fontevivo, Varano e Soragna non è bastato ai parlamentari locali del Pd di Parma, che potevano votare in difformità da quanto imposto dai loro capi. Il 7 luglio, data fissata per l´ultimo passaggio parlamentare, noi insegnanti gelosi della scuola statale saremmo tutti uniti a gridare a gran voce il nostro no alla riforma".
(Fonte: ufficio stampa Gilda Insegnanti Parma)
Imperativo è trovare un accordo entro lunedi prima dell'apertura delle borse. Lo spauracchio di un lunedi nero serve solo per obbligare Tsipras a aumentare l'Iva al 23% e alzare l'età pensionabile a 67 anni. Una storia che si ripete.
di Lamberto Colla - Parma, 28 giugno 2015 -
Tutto doveva concludersi lunedi scorso in una seduta straordinaria dell'eurogruppo e dei capi di stato. Poi un primo rimando a martedi e quindi ancora, rimando dopo rimando si è arrivati a fine settimana e questo week end dovrà portare buon consiglio ai greci altrimenti le borse lunedi potrebbero aprire con un pesante segno negativo.
E' questa la velata minaccia della cancelliera Merkel.
Le borse ormai sono diventate le vere padrone del mondo.
Un tempo erano il termometro dell'economia reale, quell'economia fondata sulla manifattura, sulla produzione connessa al lavoro. Era un indicatore dei valori espressi da un'impresa sui suoi mercati di riferimento e più in generale del comparto industriale di una nazione. Misurava di fatto la capacità competitiva di stare sui mercati delle imprese . Oggi invece altro non è che l'isterica reazione ai "gossip" di natura politica. A ogni starnuto una reazione e a ogni frustata della borsa una reazione, guarda caso dei governi presi di mira volta per volta, nella direzione indicata dalla finanza internazionale che ha voce attraverso la troika.
Pochi privati con altissime disponibilità e solide relazioni personali che governano il mondo da dietro lo schermo di un PC.
Soggetti privatissimi che si sono accaparrati le redini di intere nazioni nell'anonimato totale.
Uomini senza volto e senz'anima che traggono enormi vantaggi dalle crisi spesso da loro stessi indotte per guadagnare sulle speculazioni quotidiane.
In questa prolungata crisi economica, questi anonimi governanti, hanno guadagnato fortune immense.
I miliardi che si bruciano nelle ricorrenti sedute borsistiche si materializzano nei loro conti azionari secondo il principio che nulla si crea o si distrugge ma tutto si trasforma.
Il crollo della borsa altro non è che il rapido trasferimento di sonante liquido che, dalle tasche di tantissimi, corre precipitosamente in quelle di pochissimi, i quali diventavano sempre più potenti e influenti.
E' qui che sta l'aberrazione del sistema economico e politico dell'occidente. Avere lasciato le redini della politica in mano a pochi privati e anonimi demoni della finanza.
Oggi è la Grecia a essere sotto torchio, a essere spremuta come un limone sino all'ultima Dracma, sino a quando anche gli ultimi gioielli verranno ceduti quasi gratuitamente e allora via che nuove imprese, ovviamente straniere, investiranno sulle rovine greche facendo riprendere il cammino a un'economia reale "colonizzata".
Dopo la Grecia i prossimi succulenti obiettivi saranno l'Italia, la Spagna e aggiungerei anche la Francia.
La ricchezza del Bel Paese, nonostante il bombardamento degli ultimi anni, è ancora un ghiotto boccone. Dalle imprese ai risparmi privati molto è ancora nel mirino degli speculatori. Da un lato prosciugano i conti correnti dei cittadini attraverso imposte e tasse deprimendo i consumi dall'altro soffocano le imprese per portare a casa gioielli a buon mercato.
Mentre si stanno ben ben cucinando la Grecia, stanno preparando la tavola imbandita per servire l'Italia e poi subito dopo addirittura la Francia.
I primi campanelli d'allarme giungono dai più autorevoli quotidiani finanziari del mondo il Financial Time e il Wall Street Journal.
E' proprio il "FT" che nei giorni scorsi scriveva che la 'Ue pensa ad Atene, ma Italia sarà nuovo problema: resta poco tempo'.
Problema per chi? Ma per noi cari lettori non certamente per loro, i finanzieri burattinai del mondo, i quali anzi, nell'Italia in disarmo, si arricchiranno ancor più.
Ma stavolta il Financial Time accende i riflettori anche sulla Francia "I problemi greci, sottolinea l'editorialista del Financial Time, mascherano il rischio crescente in Italia e in Francia". Un avvertimento o una minaccia indirizzata ai due governi che ancora non si sono completamente piegati al volere delle forze occulte che giocano al monopoli mondiale.
La resistenza Greca verrà, molto probabilmente, sopraffatta. Verrà dato in pasto all'opinione pubblica una notizia positiva e, dopo tanto clamore, per qualche mese non se ne sentirà più parlare ma, nel frattempo, scatteranno le trappole per l'Italia e verranno posizionate quelle per la Francia.
In questo modo il gioco potrà ripartire e come è consuetudine il "banco" vincerà.
Mi auguro di sbagliare ma ormai le cose sono così prevedibili che risulta incomprensibile come i nostri statisti non se ne siano accorti, a meno che siano complici o addirittura collusi con gli uomini "senza volto".
Intanto godiamoci quest'inizio d'estate che si preannuncia torrida, sotto tutti i punti di vista!
A Expo2015 Renzi e Hollande si appartano per discutere della questione immigrati e se ne escono con la solita tranquillizzante dichiarazione ma...
di Lamberto Colla Parma 22 giugno 2015 -
Nel festoso clima dell'Expo e i piedi sotto il tavolo, almeno alle apparenze, Renzi e Hollande, sembrano avere ritrovato l'armonia.
Mentre a Ventimiglia continua lo stato di vergogna con 150 immigrati esposti al sole come lucertole, e non si è ancora spento l'eco della indecorosa affermazione della Ministra dell'ecologia transalpina, per la quale è persino intervenuta Greenpeace a difesa della Ferrero, i due leader se ne escono con la solita demagogica dichiarazione.
Hollande ha espresso, guarda guarda, la solidarietà da parte francese verso l'Italia che, a suo dire, "non deve assumersi tutto il fardello" della vicenda. Ognuno, ha detto il capo dell'Eliseo, "deve fare ciò che gli spetta" e "sottoscrivere un impegno", inoltre l'Europa deve dimostrare solidarietà e Parigi "farà il suo dovere".
Un dovere che, a quanto pare, si esprime in due modi diversi a seconda dell'interlocutore.
Infatti, come si evince da "dagospia", mentre a Mentone la Polizia fa barriera affinché i migranti non calpestino il suolo francese a Calais, al contrario, si oppone all'uscita per non irretire il Regno Unito.
Due pesi e due misure come è nella tradizione di questa sempre più lacerata Unione Europea.
La NATO vorrebbe proseguire la sua avanzata sempre più a ridosso dei confini russi e pretenderebbe che Putin non avesse reazioni?
di Lgc Parma 22 giugno 2015 -
Mentre in Ucraina si continua a combattere, distruggere e uccidere nell'assoluto silenzio della stampa (fonti dirette raccontano di scontri terribili), gli Stati Uniti perseverano nell'alimentare una politica di tensione verso la Russia.
Dalla parte opposta, purtroppo, non si trovano a affrontare un "agnellino" ma il duro Putin che risponde colpo su colpo alle provocazioni e le sue minacce, ormai dovremmo averlo imparato, sono promesse.
C'è da dire che la goccia che fece traboccare il vaso di Putin fu la questione Crimea, regione Russa da sempre, che solo per ragioni amministrative interne, a seguito di un processo di decentralizzazione dei poteri avviato dal leader sovietico Nikita Chruščëv nel 1954, venne sottoposta al controllo della "provincia" Ucraina.
A quasi 25 anni di distanza, l'Unione Europea ma soprattutto il Patto Atlantico è alle porte della Russia e la cosa non può far dormire sonni tranquilli al leader sovietico il quale, come ultima ratio, non ha certamente remore nell'utilizzare le armi.
Tant'è che è delle ultime ore la minaccia diretta alla Svezia affinché non accetti di aderire alla Nato. La minaccia russa ha tuonato forte attraverso l' ambasciatore in Svezia. Il diplomatico russo Viktor Tatarinstev ha usato toni tutt'altro che pacifici verso Stoccolma durante una intervista a un quotidiano svedese: "Se dovesse decidere di aderire alla Nato, dovrà essere consapevole dei rischi cui si espone".
Sino ad ora né la Svezia né la Finlandia, pur essendo parte integrante dello scacchiere occidentale, hanno mai aderito all'Alleanza Atlantica seppure, negli ultimi mesi, in diverse circostanze si siano sfiorati incidenti tra le forze armate russe e quelle svedesi.
Le provocazioni sono ormai all'ordine del giorno, alle accuse giornalistiche, Putin risponde con provocazioni tangibili, vuoi attraverso le incursioni di caccia, privi di segnali di identificazione, intercettati a solcare i cieli dei paesi alleati oppure, è roba di pochi giorni fa, inviati a sfiorare le navi da guerra occidentali.
I media, in questo clima di "guerra", concedendo ampio spazio alle ragioni della Nato e degli USA e quasi nulla a quelle in favore della Russia contribuiscono ben poco a stemperare la frizione tra le due grandi potenze.
E l'Europa sta a guardare senza rendersi conto che sarebbe proprio il vecchio continente il vero teatro di una guerra, ben poco fredda!
Anticipato alle 12 l'incontro dei Capi di Governo per decidere sull'ultima proposta della Grecia. Scommettiamo che...
di LGC Parma 22 giugno 2015 - -
Vedendo come vanno le cose in Europa ci si può scommettere che la decisione che verrà presa questa mattina sarà all'insegna dell'attesa.
L'Europa dei numeri e non certamente della politica e delle strategie, men che meno della solidarietà, uscirà dall'incontro di stamane, con un trionfante comunicato nel quale si annuncerà che la Grecia "sta facendo bene i compiti". Per il momento verrà concesso a Tsipras un periodo di assestamento, presumibilmente sino a fine anno, e nel frattempo verranno anticipati i finanziamenti necessari a rimpinguare le casse del povero Stato ellenico.
Un po' per non tentare la Russia a ricambiare la cortesia dell'UE (vedi ex paesi del Patto di Varsavia entrati a far parte dell'UE e della Nato), un po' per scongiurare gli imprevedibili effetti di un default della Grecia, peraltro ben sottolineati da Mario Draghi, e un po' per "finta solidarietà" verso il popolo greco, i Capi di Stato decideranno di "Non decidere".
Il risultato; un'ulteriore inasprimento della pressione fiscale con ulteriore abbattimento del potenziale di crescita mentre, al contrario, verrà annunciato che, attraverso questo passaggio, Atene potrà presto riprendere la strada della crescita economica, quindi dell'occupazione.
Attendiamo per credere le ore 12,00.
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 25 21 giugno 2015
(in allegato il pdf scaricabile)
SOMMARIO Anno 14 - n° 25 21 giugno 2015
1.1 editoriale Meglio mangiare le corna o la Nutella?
2.1 eventi La tradizione emiliana della pasta di qualità Andalini a "Ferrara the Excelland"
3.1 Lattiero caseario Diagramma piatto per le due principali DOP.
4.1 cereali Cereali in balia dei fattori internazionali tra crisi Greca, Cina e le tensioni sul fronte russo.
5.1 mercati Frumento duro. Segnali incoraggianti dalle prime trebbiature.
6.1 e.commerce Contadini e hi-tech: è la generazione degli agricoltori-informatici
6.2 pomodoro Pomodoro, firmato protocollo d'intesa tra "Nord" e "Sud".
7.1 mais & soia Dati previsionali 2015-2016 - Giugno
8.1 crisi Crisi, in Emilia Romagna perse 1.115 imprese giovani in un anno,
9.1 Expo2015 Il Vino nell'Italia del novecento secondo Luigi Veronelli, Mario Soldati e Paolo Monelli
10.1 eventi Farm Run, Corsa a ostacoli nel fango: una prova per veri duri!
11.1 greenpeace Greenpeace cerca fondi sola da privati.
12.1 promozioni "vino" e partners
#NutellaGate. A rischio l'ecosistema globale. Dalla Francia la scoperta che salverà il mondo dalla catastrofe ambientale: togliere la #Nutella dagli scaffali.
di Lamberto Colla - Parma, 21 giugno 2015 -
Se non ci fossero state le scuse, peraltro solo via twitter, della stessa Ministra per l'Ecologia Ségolène Royal, la notizia sarebbe stata classificata nella categoria #fake supponendo fosse stata lanciata da qualche emulo dei tre giovani livornesi che 31 anni fa, in occasione del centenario della nascita di Modigliani, finsero il ritrovamento di tre teste, da loro stessi forgiate in pochi minuti, che gli esperti d'arte fecero carte false per autenticare anche dopo la confessione dei tre burloni.
Invece no.
La Ministra per l'Ecologia Francese, ex moglie dell'attuale Presidente e anch'ella in passato candidata all'Eliseo, la pesante accusa l'ha formalizzata veramente. Ségolène Royal, invitando a non mangiare la "Nutella" ha di fatto attaccato l'Italia perché, alla pari della Ferrari, il marchio della Ferrero è un patrimonio nazionale al punto tale da essere diventato il sinonimo globale di Crema spalmabile alle nocciole alla pari della "Coca Cola" per le bevande gassate alla cola.
Una presa di posizione resa ancor più grave perché si inserisce nel contesto di una crisi istituzionale tra i due Paesi che si sta consumando vergognosamente alla frontiera di Ventimiglia con i respingimenti, da parte della polizia transalpina, dei migranti in transito. Francesi tanto presi dalla foga di riportare in Italia i clandestini che hanno addirittura riportato a Ventimiglia un povero giovane in possesso del regolare permesso di soggiorno da loro stessi concesso.
Un altro sintomo che dimostra come, le istituzioni francesi, abbiano perduto la testa nonostante avessero ricevuto la solidarietà internazionale a seguito dell'attacco terroristico alla redazione del giornale satirico "Charlie Hebdo". La riconoscenza probabilmente non è di casa in Francia.
Meglio quindi avrebbe fatto l'ex signora Hollande a tacere e magari a preoccuparsi delle sue centrali nucleari, peraltro strategicamente poste ai confini italici.
Come esponente del Governo avrebbe fatto meglio a intervenire sulla questione degli immigrati e usare il suo ascendente, Valérie Trierweiler e Juliet Gayet permettendo, sul Presidente per portarlo a più miti consigli sulla questione mediterranea.
Niente di tutto questo e, rosica che ti rosica, l'orgoglio nazionalistico, da me sempre invidiato al popolo transalpino, si è trasformato in un mix di egoismo, immoralità e arroganza tale da condurre i vertici a comportamenti totalmente irresponsabili.
Loro, i francesi, che con i loro servigi alla UE hanno ottenuto, a differenza dell'Italia, l'autorizzazione a derogare al limite del 3% del del debito pubblico (nel 2014 è confermato al 4%), diventando in questo modo i fedeli "vassalli" della Germania, invece di schierarsi con i Paesi mediterranei contribuendo così a riequilibrare la trazione nordica dell'UE.
E' da un po' di tempo, quindi, che alla povera Ministra le cose sfuggono al suo rigido controllo, a partire dalla vita privata.
E' stata lei stessa, ad esempio, ad aver fatto conoscere al suo ex consorte quelle signore che, da lì a poco, avrebbero preso il suo posto nel cuore di Francois Hollande. Con la prima, Valérie Trierweiler, il Presidente si presentò addirittura come candidato all'Eliseo e lei ebbe perfino l'onore di diventare première dame di Francia.
La seconda, l'attrice Juliet Gayet, invece divenne l'amica intima e prima donna di Francia capace di far scappare il Presidente, in sella a una italianissima "Vespa" (un Piaggio MP3 in realtà) e non a un "cult nazionale" come il Peugeot Metropolis, dall'Eliseo per raggiungere l'alcova parigina. Il caso, scoperto dalla rivista Closer, ha addirittura ispirato un videogioco che sta spopolando su web: Aiuta Francois Hollande a raggiungere Juliet...
Chissà, se la Ministra e il suo ex avessero mangiato più #Nutella, forse questi errori strategici non li avrebbe commessi e i Francesi avrebbero un Governo più dolce e lucido.
Che non valga la pena di scaricare qualche tonnellata di #Nutella anche in centro a Roma?
Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 14 - n° 24 14 giugno 2015
(in allegato il pdf scaricabile)
SOMMARIO Anno 14 - n° 24 15 giugno 2015
1.1 editoriale La mucca deve magnà!
2.1 eventi Le eccellenze agroalimentari di Ferrara in esposizione.
3.1 Lattiero caseario Lattiero caseario, calma piatta su tutti i fronti.
4.1 cereali Materie prime. I dati USDA fanno salire le quotazioni.
5.1 mercati Ismea, l'Overview sui mercati agroalimentari
6.1 expo 2015 Viaggio storico letterario del vino attraverso le interpretazioni di tre scrittori del novecento.
6.2 agea Tegole sull'AGEA.
6.3 carburanti Carburante agricolo, è ora di denuncia.
7.1 expo Expo, Verdicchio e Oxfam insieme per sfidare la fame
8.1 Parmigiano e APP Audioguida in 11 lingue per il Parmigiano Reggiano
9.1 eventi Farm Run, Corsa a ostacoli nel fango: una prova per veri duri!
10.1 greenpeace Greenpeace cerca fondi sola da privati.
11.1 promozioni "vino" e partners
E c'hanno ragione, la "Mucca deve magnà" per poter dare tanto latte. "Mafia Capitale" è un fenomeno emblematico per la sua collocazione geografica ma, di fatto, diffuso in tutto il tessuto socio-politico e economico nazionale.
di Lamberto Colla - Parma, 14 giugno 2015 - In modo più o meno organizzato ma il sistema venuto alla luce con le indagini "Mafia Capitale 1" e "Mafia Capitale 2" è talmente ben rodato e diffuso che fa parte del corredo cromosomico nazionale. Un sistema che garantisce agli affiliati, di fare affari con facilità in esenzione dalle dure regole di mercato, e a tutti i privati di ottenere piccoli e insignificanti privilegi che gli sarebbero comunque dovuti in quanto cittadino italiano.
Un meccanismo perverso sul quale però occorre che tutti noi si faccia un bell'esame di coscienza prima di assegnare responsabilità alla sola classe politica, la quale peraltro, è lo specchio della nostra società.
A chi non è capitato, senza essere indotto dal funzionario stesso ma solo per propria iniziativa, di donare un mezzo prosciutto, una bottiglia di "Magnum" (tanto per restare in tema) piuttosto che un chilo di "Parmigiano" a quello o quell'altra addetta o funzionario pubblico a titolo di ringraziamento?
Già perché, in quest'Italia dell'inefficienza pubblica e delle procedure machiavelliche, se non ti affidi, anche preventivamente, al funzionario di turno, si rischia di non riuscire a compilare il più banale modulo di richiesta.
E così l'impiegato statale, provinciale, comunale, dell'istituto di previdenza piuttosto che dell'agenzia delle entrate o delle centinaia, forse migliaia, "regni" ASL solo per citare alcuni "sportelli" si trasforma in "consulente".
Così, per riconoscenza, la "punta di formaggio" è il prodotto che, da quando è stato inventato il mitico "parmesan" si dona a colei o colui che ci ha levati dall'impiccio.
Molto spesso è uno scambio di cortesie, una piacevole consuetudine, un ringraziamento speciale per un lavoro extra che si presume si sia accollato il funzionario. Nessuna corruzione ma solo il frutto di una sana relazione umana.
Purtroppo, con l'andare del tempo, la punta di formaggio è diventata una "moneta" per fare smuovere la più semplice pratica, per fare rientrare prima la funzionaria dal suo giretto di spesa di metà mattina e così via.
La degenerazione ha preso il sopravvento su una pratica umana di relazione, e si è diffusa in ogni ganglio pubblico e para-pubblico diventando sistema.
Un sistema sopra il quale si sono affrancate delle "lobby" di interessi e potere che ne hanno preso il comando e, attraverso i loro uomini cardine reclutati a tutti i livelli decisionali, riescono pure a orientare le scelte politiche.
Prima si accaparrano i business a maggior margine e poi influenzano e orientano le scelte politiche ridistribuendo benefits di diversa natura.
In questo sistema di lobbying mediterraneo a farne le spese sono soprattutto le imprese, piccole e medie, che vivono i loro mercati di riferimento secondo onestà, li affrontano con investimenti tecnologici, in risorse umane qualificate, implementando costosi processi d'innovazione ma che, se non entrano nel sistema e i titolari non diventano amici del "potente" del rione, non avranno mai la possibilità di espandersi oltre un certo livello. E, siccome non tutte le imprese hanno la possibilità di giocarsi la strada dell'export, la loro storia, in questo momento di crisi, molto presto scriverà il capitolo finale.
In conclusione, in questa società disonesta, per poter fare business occorre essere non solo spregiudicati ma anche fortemente determinati a compiere atti illeciti, frodi fiscali dai grandi numeri e con il ricavato dei risparmi fiscali ridistribuire la ricchezza agli amici protettori i quali a loro volta doneranno a cascata alcune punte di formaggio o la licenza a assentarsi dal posto di lavoro per fare la spesa, andarsene al bar piuttosto che il secondo o terzo lavoro in nero.
Questo è il sistema al quale tutti noi, a partire dai nostri nonni, abbiamo contribuito a creare e che ora siamo chiamati a distruggere rapidamente, ognuno nella propria città o villaggio, prima che il sistema "se magni tutta Italia" noi compresi.
Alla conquista del sud. Il dissenso questa volta premia la Lega, unico partito in crescita, che guadagna voti, inaspettatamente, anche ben al di sotto del Po.
di Lamberto Colla - Parma, 7 giugno 2015 - Giuseppe Garibaldi iniziò dal sud con i suoi mille in camicia rossa e oggi sono le camice verdi della Lega, non più anti meridionalista, a fare il percorso inverso.
Da quest'ultima tornata elettorale è accaduto quello che non ci si aspettava ma che ancora una volta dimostra come l'italiano medio, quello che non va in piazza a spaccare fontane e picchiare i poliziotti, il proprio dissenso lo esprime con l'unico strumento utile per farlo: il voto.
Sarà perché è uno dei sei nomi da sempre più diffusi ma Matteo sembra proprio essere il nome guida del popolo italiano da un po' di tempo a questa parte. Un "Dono di Dio", come suggerisce l'etimologia del nome Matteo, al quale l'italiano si vuole affidare.
Dal Matteo Renzi, ancora ben saldo al potere, a quel Matteo Salvini che non t'aspetti e che in pochi mesi è riuscito a fare risorgere un partito decotto conducendolo alla riconquista del suo nord (Zaia si è riconfermato governatore del Veneto con oltre il 50% dei voti e la Lega è stata determinante per la conquista della "ex rossa" Liguria) ma addirittura è stata accolta a braccia aperte anche dalle regioni più meridionali rischiando, si fa per dire, il colpo grosso di portarsi a casa una storica regione rossa come l'Umbria rimasta in bilico sino alla lettura dell'ultima scheda.
Ed è proprio in questo cambiamento che va letto il messaggio che il popolo italiano, almeno nella Costituzione riconosciuto sovrano, ha voluto mandare alla classe politica nazionale: siamo maturi, scontenti e vogliamo cambiare.
Molto maturi direi. Una maturità democratica forte che si esprime perfettamente nel diritto di voto. Un diritto però sempre meno esercitato. Poco più del 50% degli aventi di ritto si è presentato alle urne contro l'oltre 60% delle precedenti votazioni. Ulteriori 10 punti perduti ma che vanno a alimentare il fonte dell'antipolitica sommersa, forse la frangia più ribelle e rigida del fronte del dissenso.
Una seconda valutazione che si può trarre dal voto di domenica scorsa è la conferma del partito di rottura con la tradizione politica nazionale ben rappresentata dal M5S. Nonostante il calo di voti e nessuna Regione conquistata, il partito "grillino" si conferma la compagine politica di maggioranza relativa in ben tre regioni.
Infine, il decisionismo di Matteo, questa volta Renzi, è apprezzato. Le dispute interne al PD hanno sicuramente arrecato danni al partito di governo - anche di opposizione a quanto pare - ma non così come avrebbero voluto e sperato gli anziani "trombati" da Renzi.
Dal baffetto dalemiano al giaguaro smacchiato di bersaniana memoria per passare alla signora delle commissioni, quella Rosy Bindi che si è beccata una bella querela, dall'impresentabile Vincenzo De Luca stravincitore in Campania (41%), per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d'ufficio.
Nonostante tutto e tutti, a quanto pare, il popolo italiano vuole che Matteo Renzi prosegua la sua politica di revisione.
Lo vuole al punto tale che, oltre a confermargli la fiducia (comunque 5 delle 7 regioni saranno a guida PD), gli conferma la spina nel fianco del Movimento 5 Stelle e ora il "secondo Dono di Dio", quel Matteo Salvini che sta trasformando la Lega in un partito nazionale e soprattutto nazionalista.
E si sa che nei periodi bui l'Italia si unisce e le discriminazioni e separazioni rimangono argomenti solo da "bar sport".
Quindi cari partiti e apparati burocratici di servizio fate tesoro dei risultati e ponete rimedio ai dolori e alle preoccupazioni degli italiani prima che questi non le facciano venire a tutti voi, anche a quelli rintanati nei più remoti angoli degli uffici pubblici.
CONCLUSIONI
In sintesi il popolo italiano ha espresso, con grande maturità e senso di partecipazione democratica, per l'ennesima volta il seguente giudizio: c'avete rotto li c..j.ni!
E' ora di cambiare e ai Matteo l'invito di andare avanti per la loro strada; la stragrande maggioranza vi seguirà se farete la "rivoluzione" che il popolo si attende da voi.
Altrimenti... non voglio pensare alle conseguenze ma la tensione si fa sempre più insostenibile.
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19-03-2024 Salute e Benessere
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03-03-2024 Salute e Benessere
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15-02-2024 Turismo
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10-02-2024 Salute e Benessere
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17-12-2023 Salute e Benessere
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11-11-2023 Salute e Benessere
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13-11-2016 Vendita immobili
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13-11-2017 Vendita immobili
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19-07-2016 Vendita immobili
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20-03-2017 Messaggi Personali
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