Il dollaro statunitense e lo yen hanno preso leggermente quota nelle ultime ore in seguito a un aumento delle tensioni internazionali dopo che il Pakistan ha dichiarato di aver abbattuto due aerei indiani: una escalation di tale rapporti potrebbe dunque continuare a sostenere il ricorso a valute di rifugio sicuro come – appunto – quella statunitense e quella giapponese.
Da quanto sopra ne è derivato che l'indice del dollaro contro un paniere di sei valute principali è salito dello 0,15% a 96,155 punti, riducendo alcune delle perdite del giorno precedente. L'indice aveva infatti perso lo 0,4% durante la notte prima, quando diminuì a 95,948 punti, il valore più basso dal 5 febbraio, dopo che il presidente federale Jerome Powell ha dichiarato che la banca centrale degli Stati Uniti sarebbe rimasta "paziente" su ulteriori aumenti dei tassi di interesse, sposando così un nuovo e più trasparente approccio da "colomba".
Dal canto suo, l'euro ha perso lo 0,1% a 1,1377 dollari, con la valuta verde che – come abbiamo già rammentato – attira propensioni maggiori in tempi di tensioni politiche e turbolenze di mercato a causa della sua elevata liquidità. Lo yen, che viene percepito come un altro porto sicuro per gli investimenti, è intanto salito a 110,38 unità per dollaro dalla chiusura del giorno precedente di 110,585, apprezzandosi anche nei confronti dell'euro.
Tornando all'evento in apertura del nostro odierno approfondimento, come ci rammenta Comefaretradingonline.com il Pakistan ha abbattuto due jet indiani il giorno dopo che aerei da guerra indiani avevano colpito all'interno del territorio del vicino per la prima volta dalla guerra del 1971, spingendo così le principali potenze mondiali ad esortare i rivali, armati di strumenti nucleari, a mostrare moderazione.
Finora la reazione del mercato Forex sulle principali valute è stata relativamente limitata, poiché le tensioni tra i due Paesi erano già elevate e dunque già "prezzate" dagli investitori. Dunque, l'attenzione sarà ora principalmente focalizzata sul fatto che il conflitto possa o meno mostrare dei segni di escalation, che tutte le principali parti internazionali cercano ovviamente di evitare. La rupia indiana è intanto scesa dello 0,4% a 71,36 per dollaro.
Per quanto attiene le altre valute, il dollaro australiano, tipicamente sensibile ai cambiamenti nel sentiment del rischio globale, è passato da un minimo di $0,7182 verso uno scatto particolarmente importante. La sterlina è stata poco scambiata a $1.3249 dopo esser cresciuta più dell'1 per cento durante la notte ad un picco di cinque mesi a questa parte, pari a $1.3288.
Ricordiamo come sulla sterlina pesano principalmente le evoluzioni in ottica Brexit. Martedì che il primo ministro britannico Theresa May ha offerto ai legislatori la possibilità di votare per ritardare il termine di uscita dall'area UE, aprendo pertanto ufficialmente alla possibilità di evitare un abbandono da Bruxelles in maniera caotica.
Rimane ora da comprendere che cosa accadrà nel corso dei prossimi giorni, e se il premier May riuscirà o meno ad avere un deciso supporto che permetterà al primo ministro di poter negoziare con maggior vigore tali termini con la controparte comunitaria
Il legislatore nell'introdurre il nuovo codice della crisi e dell'insolvenza si è concentrato molto nell'individuare le modalità per rilevare l'emersione anticipata delle difficoltà economico-finanziarie dell'impresa.
Di Mario Vacca Parma 23 febbraio 2019 - Una delle novità è l'introduzione degli Organismi di Composizione della Crisi (Ocri), che assumono un importante ruolo nel far suonare quel campanello d'allarme e rilevare in tempo gli scompensi aziendali.
L'organismo è costituito presso ciascuna Camera di Commercio ed avrà il compito di ricevere e gestire le segnalazioni effettuate dagli organi di controllo interni della società e dai creditori pubblici qualificati, dirigere il corso del procedimento di allerta e assistere l'imprenditore, su istanza di quest'ultimo, nel procedimento di composizione assistita della crisi.
Il segretario generale della camera di commercio avrà il compito di individuare il referente dell'organismo come da D.Lgs. 14/2019. Quest'ultimo sarà destinatario della segnalazione e dovrà attivarsi per darne immediata comunicazione agli organi di controllo della società oltre che nominare un collegio di tre esperti tra quelli iscritti all'Albo dei curatori (Art. 358 D.Lgs 14/2019) di cui, uno designato dal presidente della sezione specializzata in materia di impresa del tribunale, un altro designato dal presidente della camera di commercio, naturalmente diverso dal referente stesso e l'ultimo appartenente all'associazione rappresentativa del settore di riferimento del debitore.
Il collegio avrà l'obbligo di ascoltare il debitore e valutare sia gli elementi forniti da quest'ultimo che i dati assunti da terzi e, nell'eventualità ritenesse insussistente la crisi o anche ritenesse trattarsi di imprenditore non soggetto agli strumenti di allerta, potrà archiviare la procedura. L'archiviazione opererà anche nel caso in cui un professionista indipendente attesti l'esistenza di crediti di imposta o di altri crediti verso pubbliche amministrazioni per i quali sono decorsi novanta giorni dalla messa in mora, per un ammontare complessivo che, portato in compensazione con i debiti, determina il mancato superamento delle soglie previste dall'articolo 15 D.Lgs. 14/2019.
Nel caso opposto, nell'eventualità il collegio dovesse rilevare l'esistenza della crisi, potrà individuare con il debitore le possibili misure di rimedio fissando un termine non superiore a tre mesi (prorogabile fino a sei in caso di positivi riscontri delle trattative), per la ricerca di una soluzione concordata della crisi dell'impresa, incaricando il relatore di seguire le trattative.
Il debitore che presenta istanza per la soluzione concordata della crisi può chiedere al tribunale delle imprese le misure protettive necessarie per condurre a termine le trattative in corso; inoltre può chiedere al giudice competente che siano disposti il differimento degli obblighi in materia di riduzione del capitale per perdite, e la non operatività della causa di scioglimento della società per riduzione o perdita del capitale sociale.
Il tribunale potrà revocare in ogni momento le misure concesse laddove rilevi – in proprio o per segnalazione del collegio - atti di frode nei confronti dei creditori o se si manifestasse l'impossibilità di attuare le misure adottate.
Allo scadere del termine ed in mancanza di una risoluzione il debitore - entro 30 giorni - potrà presentare domanda di accesso ad una delle procedure previste dall'art. 37 D.Lgs. 14/2019, scelta in pratica obbligata dal momento che in assenza di quest'ultima il collegio potrà segnalare lo stato di insolvenza al pubblico ministero che potrà attivare il ricorso per la liquidazione giudiziale.
Come anticipato le segnalazioni potranno essere effettuate tanto dagli organi interni della società quanto dai creditori pubblici qualificati quali gli istituti di credito; Considerando le difficoltà che le banche attraversano in questo periodo nel finanziare o rifinanziare debiti in scadenza di tante aziende, è unanime il consiglio per tutti gli imprenditori grandi e soprattutto per piccole imprese – di adottare un sistema di efficace di controllo di gestione, magari governato da un Temporary Manager.
Attenzione particolare agli aumenti dei costi Bancari. Incrementi che sfiorano anche il 50%.
di Mario Vacca Parma 16 febbraio 2019 - L'Osservatorio SosTariffe.it pubblica le proprie rilevazioni secondo le quali gli istituti bancari hanno attivato aumenti di costo per le operazioni sui conti corrente. Il documento evidenzia come siano cambiati i costi di gestione annuali addebitati sui conti e quindi sostenuti dai correntisti di 17 istituti rispetto al semestre precedente il tutto con l'ausilio del comparatore di offerte disponibile sul portale dell'associazione.
Nonostante un rincaro del 38% rispetto al settembre 2018 dall'analisi emerge che i conti correnti on line rappresentano ancora la soluzione più conveniente.
Paragonando tre profili-tipo di consumatore (single, coppia e famiglia) gli incrementi riguardano in particolare i nuclei familiari (+41,71%), con una spesa annua passata da 39,12 euro a 55,44 euro, contro una media di tenuta del conto salita dai 32,75 euro del 2018 ai 45,26 del 2019. Per le coppie l'aumento è stato del +40,91% (da 32,16 euro di settembre 2018 ai 45,31 euro attuali), per i single del +30,35%. (da 26, 87 euro a 35,03 euro).
Scendendo nel dettaglio gli aumenti riguardano l'utilizzo di assegni e bonifici:
il costo degli assegni si è triplicato passando da 0,03 a 0,09 euro e quindi con un +214,81%;
la commissione per il bonifico online è passata da 0,10 euro a 0,21 euro
il canone annuo della carta di debito passa da 2 a 4,22 euro (+111,11%);
i versamenti di contanti ed i costano il 50,88% in più;
i prelievi ATM da altre banche il +49,67%.
Paragonando il conto on line con un conto corrente classico il primo costa in media 45 euro anno a fronte di una spesa per il secondo di circa 100 euro, infatti in questo caso sono aumentate i cost delle operazioni disposte dall'internet banking con un + 6,4% mentre diminuiscono sensibilmente prelievi e bonifici allo sportello.
Volendo vedere oltre, sarebbe utile approfondire se dietro questi aumenti praticati dai maggiori istituti non ci sia la volontà di indurre il correntista ad adottare un particolare tipo di conto, di strumento di pagamento o di risparmio. Ai posteri l'ardua sentenza....
di Mario Vacca Parma 10 febbraio 2019 - La Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 32974 del 20.12.2018, ha precisato che l'acquisizione della documentazione bancaria può estendersi anche ai conti correnti intestati a terzi soggetti. Quindi possono essere acquisiti dal Fisco ai fini del controllo nei confronti del contribuente soggetto ad indagini finanziarie, a condizione che tali rapporti bancari siano nella disponibilità dell'accertato.
L'onere probatorio di accertare la disponibilità di fatto del conto compete all'Ufficio, e solo in presenza della apparente intestazione e quindi della disponibilità di fatto del conto diviene operativa la presunzione legale disciplinata dall'art. 32, comma 1 n. 2, D.P.R. 600/1973 secondo il quale i movimenti rilevati su tali conti possono essere considerati addendum all'attività svolta dal soggetto sottoposto ad indagine con inversione dell'onere della prova.
In pratica, nel caso di conti bancari formalmente intestati al contribuente accertato la presunzione che le "maggiori entrate" siano compensi è istantaneamente applicabile; diversa la situazione nel caso di conti intestati a terzi, ove l'Ufficio, al fine di avvalersi della presunzione legale, deve fornire prova che il conto bancario intestato a terzi sia nelle effettiva disponibilità del contribuente.
Un'altra sentenza della Cassazione, la n. 734/2009 afferma lo stesso principio, confermando che le indagini bancarie possono riguardare anche conti di terzi quando l'Ufficio abbia motivo di ritenere, che tali operazioni siano state utilizzate per occultare operazioni commerciali a scopo di evasione fiscale.
L'ufficio deve dimostrare la disponibilità del conto intestato a terzi anche nel caso di stretti rapporti famigliari, ivi compresi quello coniugale, fornendo prova che la situazione reddituale del coniuge terzo intestatario del conto non può giustificare le movimentazioni riscontrate sul conto e che per tale ragione potrebbe trattarsi di somme "lavorate" dal contribuente accertato.
La possibilità di acquisire dati dei conti formalmente intestati a soggetto diverso, è strettamente correlata alla circostanza che il terzo sia legato allo stesso da particolari rapporti (cointeressenza, rappresentanza, mandato, rapporti di parentela) che giustifichino le di cui sopra.
Anche la Guardia di Finanza si è cimentate in tale disciplina con la circolare n. 1/2018, ove evidenzia che nel caso di rapporti finanziari intestati a terzi e di cui il contribuente sottoposto a controllo non sia cointestatario o non abbia delega ad operare, l'onere della prova si declina in maniera differente.
Concludendo si evidenzia che ove sia dimostrata – anche presuntivamente – l'interposizione fittizia tra terzo ed effettivo utilizzatore del conto – è onere del contribuente provare l'estraneità dell'accusa; Diversamente, quanto più è labile il rapporto tra contribuente accertato e terzo intestatario del conto tanto più le presunzioni dell'Ufficio ispettivo devo essere valide per soddisfare la tesi innanzi alle corti interessate.
Bilancio. L'assessore Petitti: "Nessuna operazione speculativa attraverso derivati" - Risposta al consigliere Galli (Fi): "Non esiste alcun allarme debiti fuori controllo. Si tratta di strumenti adottati dal 2004 per attenuare i rischi da tassi variabili su mutui già contratti, inseriti in ogni documento di bilancio e sottoposti alla valutazione degli organi di controllo, dal Collegio dei revisori alla Corte dei conti"
Bologna – "Un'operazione che non ha rischi e non di natura speculativa", visto "non è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità". Un'operazione condotta attraverso strumenti "adottati nel 2004, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019" e "sottoposti alla valutazione degli organi di controllo", dal Collegio dei revisori alla Corte dei Conti. Con quest'ultima, la magistratura contabile, che non ha rilevato alcun pericolo. E un giudizio analogo è arrivato anche dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
L'assessore regionale al Bilancio, Emma Petitti, interviene dopo l'interrogazione presentata dal consigliere Andrea Galli (Fi) rispetto all'utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte della Regione.
"Il presunto allarme sui conti della Regione di cui parla il consigliere è davvero infondato- spiega Petitti-. Intanto non esistono i debiti fuori controllo di cui parla, e non si capisce come sarebbe potuto succedere visto che parliamo di strumenti adottati nel 2004 da parte della Regione, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019, oltre che sottoposti al vaglio degli organi di controllo quali il Collegio dei revisori e la Corte dei conti. L'operazione non ha rischi- prosegue l'assessore- essendo una semplice trasformazione da tassi variabili a tassi fissi dei mutui contratti dalla Regione stessa. Anzi, è stata conclusa per attenuare i rischi del tasso variabile sul lungo periodo, certo di più difficile previsione e, contemporaneamente, per dare certezza finanziaria agli amministratori futuri, non trasferendo eventuali rischi negli anni successivi al 2009". In questo modo, "si è raggiunto un doppio risultato: ottenere tassi variabili quando le condizioni favorevoli del mercato sono caratterizzate da bassi tassi d'interesse e cautelarsi nel lungo periodo trasformandoli in tassi fissi, fornendo certezze sugli oneri finanziari da pagare in futuro".
Fin dall'inizio, ricorda ancora Petitti, l'operazione è stata valutata dalla Corte dei conti, che l'ha così definita: "Prudente affaccio sul mercato è quello dell'Emilia-Romagna che, per la prima volta nel 2004, sovrappone uno swap ad un mutuo di Cassa Depositi e prestiti a copertura dell'evoluzione dell'originario tasso variabile, tramite collar e barriera superiore fissata al 5,25 per cento". Un giudizio analogo a quello espresso dal ministero dell'Economia e delle Finanze.
"Dunque, è chiaro che l'operazione in derivati non è di natura speculativa né è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità. Si differenzia pertanto da altre operazioni in derivati, citate in alcuni articoli comparsi online, stipulate in passato da vari Enti locali e territoriali italiani, in quanto risulta semplicemente equiparabile a un'operazione di rinegoziazione del tasso d'interesse, conosciuta dalle stesse famiglie e imprese per attenuare i costi degli oneri finanziari. Infine- chiude Petitti- ricordo che è vietato alle Regioni, tra gli altri, stipulare contratti relativi a strumenti finanziari derivati nonché procedere alla rinegoziazione di contratti derivati in essere".
La posizione di Galli (FI) che ha determinato la risposta dell'assessora al Bilancio - Bologna 22/1/2019 16,55 - Bilancio Regione. Derivati, Galli (Fi): perdite dai 12 ai 16 milioni di euro all'anno
Il consigliere chiede alla Regione se non si ritenga che "tale operazione finanziaria contravvenga ad una corretta gestione delle risorse pubbliche, visto che non rispetta le indicazioni di contenimento della spesa"
I tre contratti derivati sottoscritti nel 2004 dalla Regione Emilia-Romagna con gli istituti finanziari Dexia Crediop, Unicredit Banca Mobiliare e JP Morgan sono al centro di un'interrogazione di Andrea Galli (Forza Italia).
Si tratta, specifica il consigliere, di strumenti finanziari il cui prezzo si basa sul valore di mercato di un altro strumento finanziario. A causa di questi contratti - di un valore complessivo di circa 473 milioni e 418mila euro - continua Galli, la Regione dall'anno corrente al 2032 potrebbe perdere 210 milioni. "Nel periodo compreso tra il 2004 e il 2009", spiega il consigliere, "il tasso di interesse del debito è variabile, mentre nel periodo successivo è diventato fisso, con un tasso del 5,25% fino al 2032". La trasformazione del tasso, secondo Galli, starebbe procurando perdite tra i 12 e i 16 milioni di euro all'anno a carico del bilancio della Regione. Perdite che, chiarisce il consigliere, "non rispetterebbero quanto più volte la Corte dei Conti ha indicato agli Enti locali in merito alla razionalizzazione e al contenimento della spesa pubblica".
"Quando nel 2009 c'è stata la trasformazione del tasso sul debito da variabile a fisso, perché non si è tenuto in considerazione il fattore delle perdite future?" chiede Galli, aggiungendo che "in caso di risposta affermativa sarebbe necessario acquisire lo studio di valutazione della convenienza economico-finanziario effettuato al momento della sottoscrizione dei contratti derivati nel 2004, mentre in caso di risposta negativa occorrerebbe capire per quale motivo all'epoca non sia stata elaborata l'analisi".
Galli chiede all'esecutivo regionale anche "se non si ritenga che tale operazione finanziaria contravvenga a una corretta gestione delle risorse finanziarie pubbliche, visto che non rispetta le indicazioni di contenimento della spesa e razionalizzazione dei conti più volte richiamate dalla magistratura contabile". Altra richiesta del consigliere è conoscere se la Corte dei Conti, dal 2010 a oggi, abbia effettuato verifiche sui derivati sottoscritti dalla Regione e su come siano state contabilizzate le perdite nel bilancio dell'Ente.
(Francesca Mezzadri)
Paolo Savona, Vincenzo Visco, Davide Monti presentano il volume di Pino Arlacchi. Modera Eugenio Occorsio - Martedì 15 gennaio, ore 13,00 Libreria La Feltrinelli International Via Vittorio Emanuele Orlando, 84/86, 00185 Roma
"Ecco la minaccia più grave che incombe sul pianeta: l'attuale sistema finanziario ultraglobalizzato, che deprime la crescita economica, aumenta la disuguaglianza, impoverisce la gente, diffonde insicurezza e paura del futuro". Ne è convinto Pino Arlacchi, sociologo e politico, considerato una delle massime autorità mondiali in tema di sicurezza umana. Amico e collaboratore dei giudici Chinnici, Falcone e Borsellino è stato presidente onorario della Fondazione Falcone e tra i maggiori architetti della strategia antimafia italiana negli anni Novanta del XX secolo.
Arlacchi ci presenta il suo ultimo libro, "I padroni della finanza mondiale".
Secondo il sociologo, "lo strapotere che ci minaccia è quello di una oligarchia finanziaria che è la principale causa della stagnazione economica, della stagnazione dei redditi individuali e della grande crisi del capitalismo industriale". "Le grandi imprese industriali sono state costrette a trasformarsi in banche, per il fatto che i profitti si fanno solo nel settore finanziario. Una grande impresa - sottolinea - quando ha realizzato il 2% o il 3% dei profitti si ritiene in buona salute. Le imprese che vendono automobili per esempio, non fanno profitti dal vendere automobili ma dal vendere i prestiti con cui la gente acquista l'automobile. Un fatto questo negativo perchè - osserva Arlacchi - ha scoraggiato gli investimenti e la crescita". "La ragione del perchè in Italia i redditi ristagnano da 40 anni è da ricondursi al fatto che non ci sono più investimenti produttivi".
E sui movimenti populisti che "combattono i padroni della finanza mondiale" "Sono un contro movimento potente di tutta la società, sono di destra, sono di centro, sono di sinistra, ma sono accumunati dal profondo disagio nel non vedere crescere le proprie aspettative e i propri redditi."
Concludendo secondo il sociologo, "all'orizzonte ci sono il declino dell'Occidente dominato dal capitale finanziario, il tramonto incruento della tutela americana e un ordine mondiale multipolare più pacifico e progressivo".
(Pino Arlacchi - Foto-AG Gymnasium Melle)
Bond Italia® 7 – da UniCredit altri 300 milioni di finanziamenti alle imprese italiane del Centro e Nord Italia
Milano, 18 dicembre 2018 - UniCredit ha collocato sul mercato un nuovo portafoglio di finanziamenti dell'importo di 300 milioni di euro, a condizioni agevolate e garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI, denominato Bond Italia® 7.
Il plafond di finanziamenti prevede un pre-ammortamento e un periodo di ammortamento fino a 60 mesi e consentirà alla banca di finanziare: investimenti, crescita e liquidità delle aziende (acquisto scorte, pagamento fornitori, spese per il personale).
Il Fondo di Garanzia per le PMI, al fine di agevolare l'accesso al credito delle imprese sia piccole e medie che small mid cap, interviene concedendo garanzie su portafogli di finanziamenti, a copertura di una quota delle prime perdite sui portafogli medesimi.
Il nuovo Bond Italia® 7, giunto alla settima edizione garantirà credito ad aziende localizzate nel Centro-Nord Italia e si affiancherà al Bond del Mezzogiorno, lanciato lo scorso 15 novembre nell'ambito di Sme Initiative allo scopo di incentivare gli investimenti delle Micro, Piccole e Medie imprese in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Molise e Sardegna.
"Con la nuova edizione di Bond Italia® 7 – afferma Andrea Casini, Co-Head per l'Italia di UniCredit – completiamo una tranche di finanziamenti al sistema produttivo italiano, confermando il ruolo di UniCredit quale partner strategico sull'intero territorio nazionale per le imprese che vogliono finanziarsi. UniCredit è leader sul mercato, avendo già erogato oltre 2 miliardi di finanziamenti agevolati al sistema produttivo italiano- aggiunge Giovanni Ronca, Co Head per l'Italia di UniCredit – Questa operazione, conferma l'attenzione della Banca alle piccole e medie imprese italiane".
Di Mario Vacca Parma 16 dicembre 2018 - Grazie alla neutralità mantenuta negli anni, la Svizzera è' sempre stata considerata "la cassaforte" del mondo, un prestigio che - benché leggermente scardinato dalle leggi circa l'emersione dei capitali detenuti all'estero – è in ascesa grazie all'instabilità politica internazionale ed in special modo alla situazione italiana.
La banca dei regolamenti internazionali (BRI) di Basilea ha divulgato che, nel primo semestre 2018, erano custoditi presso le banche del Canton Ticino 11 miliardi e mezzo di euro.
Gli italiani temono l'uscita dall'euro oltre ad una nuova "patrimoniale" ricercando una maggior sicurezza e fiducia che invece pensano di trovare oltre confine, ottenendo anche l'ulteriore vantaggio di poter investire in valuta diversa.
Si stima che, grazie alle tensioni tra la politica italiana e l'Unione Europea, l'interesse per i conti - ed i relativi investimenti finanziari - in territorio elvetico aumenterà notevolmente e ben oltre il 5% (valore dell'ultima comparazione) della cifra appena sopra richiamata.
I libretti al portatore vanno in pensione il 31 dicembre, eppure anche a Modena non sono pochi quelli ancora aperti.
I possessori hanno ormai solo un mese di tempo per estinguerli, pena una sanzione amministrativa compresa da 250 a 500 euro.
Lo ricordano l'Adiconsum (associazione consumatori della Cisl) e il sindacato pensionati Cisl rivolgendosi soprattutto alle persone anziane.
«I libretti al portatore sono stati uno strumento del risparmio, utilizzato da migliaia di famiglie e pensionati modenesi per donare denaro a figli e nipoti - sottolinea Adelmo Lasagni, segretario generale Fnp Cisl Emilia Centrale – Ora, però, devono essere estinti, come prevede il decreto legislativo n. 90/2017, entrato in vigore il 4 luglio 2017. Recependo la IV direttiva europea sul risparmio in tema di prevenzione del riciclaggio internazionale e del finanziamento al terrorismo, la norma cancella la possibilità per gli istituti di credito di emettere nuovi libretti al portatore. Banche e poste possono emettere solo ed esclusivamente libretti nominativi, sui quali sarà d'obbligo la cosiddetta "adeguata verifica della clientela"».
Cosa deve fare, dunque, chi è ancora in possesso dei libretti privi di indicazione chiara del beneficiario e liquidabili direttamente con presentazione allo sportello?
«Entro e non oltre il 31 dicembre 2018 dovrà recarsi in banca o all'ufficio postale e chiederne l'estinzione, prelevando le somme depositate in contanti, trasferendole su conto corrente, libretto nominativo o altro strumento finanziario – spiega Adele Chiara Cangini, presidente Adiconsum Cisl Emilia Centrale - Vale la pena di non attendere l'ultimo momento: presentarsi tardivamente all'appuntamento comporta una sanzione amministrativa. Ricordiamo, inoltre, che la normativa sui libretti al portatore era già stata rimaneggiata in passato; per cui, anche prima dell'entrata in vigore del nuovo decreto era comunque vietato detenere o trasferire libretti al portatore per importi superiori ai mille euro».
Il decreto legislativo n. 90/2017 introduce, peraltro, anche una sorta di "divieto di trasferimento": non sarà, infatti, più possibile per un soggetto diverso dalla persona che ha acceso il libretto di risparmio al portatore presentarsi allo sportello per versare o prelevare dallo stesso, nemmeno in presenza di certificazione di avvenuta consegna. ~
«In realtà banche e poste non potranno opporsi alla richiesta di prelievo o versamento da parte del soggetto diverso dal titolare, ma avranno l'obbligo di comunicare gli estremi di tale soggetto e dell'operazione effettuata al Ministero dell'Economia e delle Finanze, come stabilito dall'art. 51 del nuovo decreto. Anche in questo caso, però, - conclude la presidente Adiconsum Emilia Centrale - seguirà una procedura sanzionatoria a carico dell'esibitore e del titolare del libretto».
UniCredit: sottoscritti 100 milioni di euro in minibond a supporto dell'economia reale italiana.
Questi strumenti consentono alle piccole e medie imprese del nostro Paese di diversificare le fonti di finanziamento. Da agosto 2017, 15 emissioni da parte di altrettante aziende operanti in Italia in diversi settori. Tra queste anche RM Multimedia di Cattolica (Rimini), specializzata nella distribuzione di hi-tech, per 2,5 milioni di euro.
UniCredit si conferma leader di mercato nel Capital Markets anche nel segmento delle piccole e medie imprese attraverso i minibond. Per quanto non esista una definizione normativa di minibond, ciò che UniCredit propone alle PMI italiane sono prestiti obbligazionari di piccolo taglio (generalmente tra 2 e 25 milioni di euro), che possono essere o meno quotati e hanno la caratteristica di essere sottoscritti da UniCredit.
UniCredit supporta l'economia reale e, in particolare, i piani di sviluppo e crescita delle piccole e medie imprese, spina dorsale del sistema economico italiano che, a causa delle ridotte dimensioni, hanno più difficile accesso al mercato dei capitali.
A seguito delle recenti emissioni di 10 milioni di euro da parte dell'azienda Nicolaus Tour Srl di Ostuni (Brindisi), operante nel settore dei servizi turistici e della villaggistica; e di 2,5milioni di euro da parte di RM Multimedia, società a responsabilità limitata di Cattolica (Rimini), specializzata nella distribuzione di hi-tech, UniCredit ha raggiunto il traguardo dei 100 milioni di minibond sottoscritti nell'arco di poco più di un anno.
Tale risultato è il frutto di 15 emissioni, a partire da agosto 2017, da parte di altrettante aziende operanti in Italia in diversi settori economici.
Il processo di emissione dei minibond rappresenta una palestra per il mercato dei capitali, in quanto consente alle imprese clienti della banca di familiarizzare con le dinamiche e le regolamentazioni dei Capital Markets, come la certificazione dei bilanci, la definizione di business plan con orizzonte temporale di almeno 3-5 anni, il rispetto di parametri minimi di capitale, l'adeguamento della documentazione societaria idonea all'emissione dei bond.
"In Italia il mercato obbligazionario delle aziende è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni, anche grazie allo sviluppo dei private placement, dei minibond e all'introduzioni dei PIR. Esiste tuttavia un potenziale ancora inespresso, se rapportiamo i dati del nostro Paese a realtà come la Francia, il Regno Unito o gli Stati Uniti. – ha ricordato Giovanni Ronca, Co-Head Italy di UniCredit – I minibond di UniCredit assecondano questa tendenza di maggior interesse per fonti di approvvigionamento complementari al credito bancario, consentendo ai nostri clienti di differenziare le proprie fonti di finanziamento, accedendo alle agevolazioni riservate alle società quotate e permettendo loro di ottenere una maggiore stabilità del credito nel medio-lungo periodo, evitando di saturare i fidi in essere."
I minibond di UniCredit sono stati ritenuti meritevoli del premio speciale per i "business financing services" durante i Milano Finanza Global Awards 2018 lo scorso 13 giugno e integrano una serie di iniziative a supporto del capitale umano e della diffusione di cultura imprenditoriale per le aziende del made in Italy, come gli incontri formativi e di networking degli UniCredit Talk, gli UniCredit Forum e il programma UniCredit 4 Growth.
È possibile reperire maggiori informazioni sul servizio minibond di UniCredit, consultando la pagina web: https://www.unicredit.it/it/corporate/finanziamenti/prodotti-di-finanziamento/minibond.html
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