Nella mattinata di ieri, personale della Squadra Volante ha tratto in arresto per il reato di rapina impropria K.C.T., cittadino senegalese classe 1995, irregolare sul territorio nazionale, con numerosi precedenti di Polizia.
Modena 19 gennaio 2018 - L'addetto alla sorveglianza dell'esercizio commerciale "Zara" di Via Emilia Centro, violentemente spintonato dal malvivente, che ha cercato così di guadagnarsi la fuga, è riuscito a bloccarlo all'altezza di corso Canalgrande, dopo un breve inseguimento lungo la via Emilia Centro.
Una pattuglia della Volante, intervenuta immediatamente sul posto, ha proceduto all'arresto del ventitreenne e al sequestro di uno zainetto, appositamente schermato per evitare l'attivazione delle barriere antitaccheggio, contenente alcuni profumi, una giacca ed un paio di pantaloni per un valore complessivo di 95,88 euro, sottratti all'interno dell'esercizio commerciale.
La merce risultata rivendibile è stata riconsegnata al responsabile del punto vendita
E' scattata all'alba l'operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Parma che ha condotto all'arresto di 8 componenti di un'organizzazione per delinquere specializzata nelle truffe agli anziani.
Una ventina le vittime cadute nella rete dei malviventi.
Il tutto ha preso avvio dalla segnalazione al 112 di una signora di Parma che ha consentito di dare origine alle indagini.
Quarantenne del Burkina Faso blocca due ladri e viene picchiato: arrestati dalla Polizia di Stato due ventenni marocchini.
Il tempestivo intervento della Volante ha permesso di assicurare alla giustizia due rapinatori marocchini S.I. e E.K. entrambi ventenni.
Nella tarda mattinata, all'interno del Parco Novi Sad, con la scusa di soccorrere una donna accidentalmente caduta dalla bicicletta, i due marocchini si sono impossessati del portafoglio contenuto nella sua borsa riposta nel cestino.
Il furto non è passato inosservato: un altro straniero originario del Burkina Faso, mentre aiutava la donna ad alzarsi, accortosi di quanto accaduto, ha cercato di recuperare il portafoglio.
I due marocchini, vistosi scoperti, hanno innescato una violenta lite, colpendo con calci e pugni il soccorritore e minacciandolo con una bottiglia, lite interrotta provvidenzialmente, prima che potesse degenerare, dall'intervento di una pattuglia della Squadra Volante.
Bloccati con non poca fatica dagli agenti, i due marocchini entrambi con numerosi precedenti di Polizia, S.I. per reati contro la persona e il patrimonio e E.K. in materia di stupefacenti, quest'ultimo irregolare sul territorio nazionale, sono stati accompagni in Questura e ivi trattenuti in stato di arresto, come disposto dal Magistrato di turno.
Lo straniero, che aveva soccorso e aiutato la donna a recuperare il portafoglio, ha riportato un trauma ad una mano, escoriazioni e contusioni a seguito dei colpi inferti dai due marocchini.
W.E.L, nigeriano di 25 anni, è stato colto sul fatto mentre cedeva la droga a un altro straniero. Gli appostamenti di agenti in borghese hanno consentito di recuperare 50 gr di marijuana che lo straniero aveva nascosto in attesa di rifornire i pusher al dettaglio nella zona del Parco Pertini.
MODENA – Era arrivato nel 2015 nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum, W.E.L, nigeriano di 25 anni che nella mattinata di venerdì 6 ottobre è stato arrestato dalla Polizia Municipale di Modena e processato per direttissima.
L'uomo è stato fermato dagli agenti nel pomeriggio del 5 ottobre, dopo che era stato colto sul fatto mentre cedeva un modesto quantitativo di droga a un altro straniero. "Non ho niente, guardate", ha dichiarato gli agenti, sperando che la modica quantità di droga rientrasse nel consumo personale. Non sapeva, però, che gli altri agenti in borghese, appostati nel parco Pertini, lo stavano da tempo tenendo d'occhio e un'ora prima lo avevano visto nascondere in un cestino due involucri scuri, prima di andarsi a sedere su una panchina a una ventina di metri di distanza per controllare la situazione.
I pacchetti, poi recuperati dagli uomini della Municipale, contenevano circa 20 grammi di marijuana, quantitativo assai superiore all'uso personale e ai pochi grammi ceduti per qualche decina di euro. Il nigeriano, con molta probabilità, era il "grossista" che riforniva giornalmente i pusher della zona del Parco Pertini, nascondendo la gran parte della "merce" in attesa della vendita, proprio per non farsela trovare addosso durante eventuali controlli. I sospetti sulla sua attività erano stati ulteriormente confermati dalla testimonianza di un "cliente" che, fermato dalle Forze dell'Ordine pochi giorni prima, lo aveva riconosciuto e fornito indicazioni importanti sulla sua identificazione e sulle sue abitudini.
Gli uomini della Municipale hanno poi perquisito l'appartamento dove il nigeriano vive insieme ad altri richiedenti asilo nell'ambito del programma di accoglienza, dove hanno trovato e sequestrato una valigia contenente 4900 euro in contanti, tutti in banconote da 20 e 50 euro, ritenute frutto dei traffici illeciti, e cinque telefoni cellulari. Gli altri stranieri che condividevano con il pusher l'appartamento sono invece risultati ignari di tutto, incensurati e non noti tra i frequentatori abituali del parco.
Durante il processo per direttissima, il giudice ha convalidato l'arresto e sottoposto W.E.L all'obbligo di firma presso la Polizia Giudiziaria, rimandando il dibattimento. L'uomo, infatti, ha presentato ricorso contro il mancato rinnovo del permesso di soggiorno, dal momento che la Commissione Territoriale competente ha respinto la sua richiesta di asilo. In attesa della decisione definitiva, la situazione è congelata e lo straniero rimane in Italia.
In data 04.09.2017, verso le ore 19.00, durante il controllo straordinario effettuato da personale della Questura di Parma unitamente a personale dell'R.P.C. di Reggio Emilia, venivano effettuati controlli nei pressi della stazione centrale.
Parma 5 settembre 2017 - Durante tali controlli veniva fermato K.F., nato in Guinea nel 1987, che da accertamenti SDI risultava destinatario di Ordinanza di Misura Cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palmi. Il soggetto, come evidenziato nell'ordinanza, effettuava reclutamento di stranieri da utilizzare nella raccolta degli agrumi nei territori della provincia di Reggio Calabria; K.F., in concorso con altri soggetti, aveva quindi creato una rete di manodopera a basso costo, vessata da minacce, da fornire agli imprenditori locali operanti nel settore degli agrumi. per tale motivo il Tribunale di Palmi, ritenendo il soggetto pericoloso ed in grado di reiterare l'evento criminoso, emetteva l'Ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Pakistano rapinato in stazione centrale
Alle ore 01.00 circa di questa notte, la volante veniva inviata in stazione centrale in quanto era appena stata perpetrata una rapina. Gli operatori giunti sul posto identificavano la vittima, E.M. classe 1974, pakistano di professione cuoco, il quale riferiva che mentre si trovava al piano sottostante i binari per controllare gli orari dei treni in partenza, veniva avvicinato da tre giovani, due ragazzi ed una ragazza. I due ragazzi, a dire del testimone di nazionalità nigeriana, si avvicinavano chiedendo una sigaretta ma, ricevuta risposta negativa, dapprima lo aggredivano verbalmente per poi passare alle vie di fatto. Durante l'aggressione E.M. cadeva in terra e i due giovani ne approfittavano per rubargli il telefono cellulare e darsi velocemente alla fuga.
Durante l'aggressione la ragazza, probabilmente italiana 20enne, rimaneva in disparte per poi fuggire insieme agli aggressori.
Le pattuglie sul territorio effettuavano vari giri di perlustrazione alla ricerca delle persone segnalate con esito negativo.
Tunisino arrestato per furto aggravato
Alle ore 01.00 circa la volante veniva inviata in zona via Savani in quanto un residente aveva notato un soggetto che aveva infranto il vetro di alcune autovetture in sosta.
Grazie all'aiuto del richiedente, che non perdeva mai di vista il soggetto, gli agenti della volante riuscivano a fermare il ladro. L'uomo, S.A., tunisino classe 1987, pluripregiudicato, veniva trovato in possesso di un martelletto frangi vetri di colore rosso con punta in metallo, un coltello multiuso, e vari oggetti accertato in seguito essere la refurtiva rubata sulle autovetture danneggiate.
L'uomo, che al momento del controllo era privo di documenti identificativi, dopo essere stato sottoposto a rilievi segnaletici, veniva tratto in arresto per il reato di furto aggravato.
San Pietro in Casale (BO)– I Carabinieri della Stazione di Malalbergo, hanno arrestato un quarantottenne Nigeriano, residente a San Pietro in Casale, coniugato, operaio, pregiudicato, per i reati di "resistenza e lesione personale ad un pubblico ufficiale ed accensioni ed esplosioni pericolose".
Il fatto è accaduto circa alle ore 01.00 odierne quando i carabinieri allertati da alcuni cittadini del luogo si sono recati a San Pietro in Casale in via Matteotti ove hanno individuato l'uomo a piedi e l'hanno chiamato per sottoporlo a controllo. In risposta il nigeriano esplodeva due colpi con una pistola scacciacani, riproducente quella in dotazione alle forze di polizia, da una distanza di circa 15 metri, per poi tentare di darsi alla fuga a piedi. Lo stesso veniva raggiunto dopo un breve inseguimento a piedi e aggrediva i militari procurando loro lesioni medicate presso il pronto soccorso dell'ospedale di Bentivoglio.
L'arrestato verrà giudicato nella mattinata odierna con rito direttissimo dal Tribunale di Bologna.
Un albanese di 37 anni è stato fermato questa mattina da una volante della Polizia mentre si stava denudando in via Ariosto. L'uomo, con precedenti per atti osceni, stava probabilmente aspettando il transito degli autobus diretti alle scuole, per esibirsi davanti a bambini e ragazzi.
Reggio Emilia, 8 ottobre 2014 – di Ivan Rocchi
Se ne stava acquattato tra le auto in sosta, in attesa di qualcuno davanti a cui denudarsi: probabilmente bambini e ragazzi, che a quell'ora iniziano a transitare davanti alla pensilina dell'autobus per andare a scuola. Infatti erano circa le 7.20 di questa mattina quando l'uomo è stato notato dagli agenti di una volante della Polizia, che stavano attraversando la centrale via Ariosto.
In quel momento il 37enne si stava slacciando la cintura, per poi sbottonarsi i pantaloni. Ma essendosi accorto della presenza della Polizia, l'uomo ha provato a nascondersi e si è accovacciato dietro una macchina.
Una volta raggiunto dagli agenti, il 37enne ha provato a rivestirsi in tutta fretta. Alle domande dei poliziotti riguardo alla sua condotta, non ha dato risposte. "Sto aspettando l'autobus per Sant'Ilario", ha invece riferito prontamente.
Da accertamenti emergeva però che l'albanese non era nuovo a condotte di questo tipo. Infatti su di lui pesano già alcune condanne per atti osceni. La Polizia ritiene che le sue azioni fossero quindi riconducibili al passaggio delle scolaresche lungo via Ariosto, per raggiungere le sedi scolastiche del centro.
L'uomo, rientrato illegalmente in Italia, è stato quindi tratto in arresto per reingresso illegale nel territorio nazionale.
Una donna ha denunciato il convivente per le lesioni subite in seguito all'ultimo pestaggio. Nel corso degli anni la vittima era finita più volte all'ospedale, per fratture e altre ferite. Ma nonostante le forze dell'ordine fossero intervenute in diverse occasioni, l'uomo proseguiva nella sua condotta. Ora la Polizia lo ha arrestato.
Reggio Emilia, 6 agosto 2014 – di Ivan Rocchi
L'uomo era rientrato a casa ubriaco, alle 5 del mattino, e la compagna aveva iniziato a preparargli il caffè. Nonostante le sue attenzioni, però, il 43enne reggiano ha iniziato a urlare e inveire contro la donna. Poi ha impugnato un bastone e l'ha colpita alla testa. E ancora altri colpi, stavolta con una scopa. Non contento, ha iniziato anche a prenderla a calci. Una storia di violenza in famiglia che andava avanti da anni è emersa lo scorso 8 luglio, quando in seguito all'ennesimo pestaggio la donna si è decisa a denunciare il proprio aguzzino.
I due si erano conosciuti circa 7 anni fa. La donna lavorava in un'azienda della quale l'uomo era cliente, e dopo essersi conosciuti avevano iniziato a uscire insieme. Alla fine avevano deciso di prendere casa in un comune della nostra provincia. Insieme a loro c'erano anche i due bambini della donna, avuti da una precedente relazione.
Dopo due o tre anni di convivenza, però, il 43enne aveva iniziato a diventare violento, sia in casa che sul posto di lavoro. Più di una volta la donna era stata costretta a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine presso l'azienda dove lavorava. In particolare, in un'occasione l'uomo l'aveva picchiata e le aveva strappato i vestiti, tanto che diverse persone presenti erano intervenute per bloccarlo.
In seguito la donna era stata licenziata e i Servizi Sociali avevano affidato i figli al padre naturali. A quel punto le violenze si sono fatte sempre più frequenti, al punto che la donna non riesce neanche a farne una cronologia. Ma per alcuni di questi episodi rimangono i referti medici, che le erano stati rilasciati in seguito alle cure ospedaliere. Come nel dicembre 2011, quando il convivente al culmine di una lite l'aveva presa a calci all'addome, provocandole la rottura della milza e costringendola all'intervento chirurgico. In un'altra occasione, invece, dopo averla pestata le aveva rotto il telefono cellulare e tagliato il filo del citofono, per impedirle di chiedere aiuto. E poi fratture alle dita, e alle costole, in seguito ai pugni sferrati dall'uomo. Insomma, la donna era sottoposta a una lenta ma continua tortura.
Ma nonostante gli innumerevoli episodi, la donna aveva continuato la relazione, perché sperava che l'uomo cambiasse atteggiamento. Addirittura, dopo che l'uomo aveva ricevuto il divieto di dimora in quel comune da parte dell'autorità giudiziaria, la donna nel giugno scorso aveva deciso di continuare a vivere con lui in una casa presa in affitto a Reggio nel giugno scorso. E anche qui, ovviamente, l'uomo aveva continuato nella sua condotta. Oltre alle aggressioni fisiche, infatti, il convivente continuava a offenderla con gravi ingiurie, strappava le foto dei suoi bambini e dei suoi defunti. Inoltre le rompeva le scarpe e le tagliava i vestiti e gli indumenti intimi.
Dopo l'ultimo episodio, avvenuto lo scorso 8 luglio, la donna ha finalmente trovato la forza di denunciare il convivente. Dimessa dall'ospedale con una prognosi di 15 giorni, la donna si era recata a casa di parenti, che alla fine l'hanno convinta che quell'uomo andava fermato. In seguito alla segnalazione da parte della donna, la Squadra mobile della Polizia ha potuto ricostruire l'intera vicenda e ha proposto alla Procura della Repubblica l'arresto dell'uomo, richiesta poi accolta dall'autorità giudiziaria.
L'azione di contrasto ai furti in villa da parte dei Carabinieri sta dando i suoi frutti. Ieri sono stati arrestati due uomini che erano appena penetrati nel cortile di una casa a Rolo, mentre il palo è riuscito a fuggire. E' invece andato a segno il colpo di tre malviventi capeggiati da una donna, in una villa a Canossa.
Reggio Emilia, 2 agosto 2014 - di Ivan Rocchi
Oltre alla classica attrezzatura da scasso, i guanti e il passamontagna, avevano con loro anche un coltello a serramanico. I due ladri bloccati alle prime luci dell'alba dai Carabinieri mentre cercavano di introdursi in una villa di Rolo, nella Bassa reggiana, non erano soli. Un complice, che faceva da palo, è infatti riuscito a scappare, facendo perdere le sue tracce. Sarebbero invece tre stranieri capeggiati da una donna i responsabili del colpo in una villa estiva di Canossa, nell'Appennino reggiano. I tre hanno sorpreso e aggredito la colf, che si trovava nella casa da sola. Dopo averla legata e imbavagliata, i malviventi hanno portato via due e cellulari e monili d'oro.
I due ladri fermati a Rolo avevano appena forzato la recinzione della villa e stavano cercando di penetrare nell'abitazione. Appena si sono accorti dell'arrivo dei carabinieri di Fabbrico e Campagnola Emilia, hanno tentato la fuga. Il palo è riuscito a dileguarsi, mentre i due calabresi sono stati bloccati dopo un breve inseguimento. Ai due arrestati, i Carabinieri hanno sequestrato strumenti da scasso, guanti, passamontagna e un coltello a serramanico. Il 44enne abitante a Bibbiano (RE) e il 40enne abitante a Novi di Modena (MO) sono ora accusati di concorso in tentato furto aggravato in abitazione e saranno processati questa mattina.
Poco prima a Canossa, in Val d'Enza, tre malviventi con il volto coperto avevano fatto irruzione in una villa estiva di un noto imprenditore reggiano. Nella casa c'era solo la governante, una rumena 28enne. I tre sono riusciti a portare via due smartphone e alcuni oggetti d'oro. I carabinieri di San Polo d'Enza e del Nucleo investigativo del Comando provinciale stanno conducendo le indagini, mentre è già partita la caccia ai tre uomini.
Lunedì scorso la Polizia ha smantellato un vero e proprio network della prostituzione. Due donne cinesi, un loro connazionale e un italiano avevano preso in affitto diversi appartamenti tra Modena e Bologna, intestandoli a italiani compiacenti, e avevano stabilito la loro base operativa a Reggio.
Reggio Emilia, 31 luglio 2014 – di Ivan Rocchi
Avevano scelto Reggio come base per il loro traffico di prostituzione. Da qui, come in un moderno call center, le due cinesi Qing Ye e Liangmei Chen rispondevano alle chiamate dei clienti, ma per indirizzarli verso le case chiuse – intestate a prestanome italiani - gestite in varie città della regione: Modena, Castel San Pietro Terme, Imola e Bologna. L'organizzazione è stata smantellata lunedì dalla Polizia con un blitz degli uomini del commissariato di Imola e della Questura di Bologna, in collaborazione con la Squadra mobile di Reggio Emilia. In seguito allo sviluppo delle indagini, il gip di Bologna aveva emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere per le due donne e i loro rispettivi compagni, Jian Jin e Giorgio Bonato.
Infatti, se le due cinesi fungevano da centralino per i clienti delle prostitute e tenevano la contabilità, Jin e Bonato erano i fattorini tuttofare dell'organizzazione. A turno, si recavano negli appartamenti per ritirare gli incassi e rifornire le prostitute con generi alimentari, preservativi e qualsiasi cosa potesse servire per la loro attività. Dalle indagini è emerso che le ragazze vivevano recluse in casa, in modo che non si notasse la loro presenza negli stabili. La loro attività, invece, veniva ben pubblicizzata dai quattro sfruttatori, tramite annunci sui quotidiani locali, giornali specializzati e siti internet.
E proprio gli annunci hanno permesso di localizzare a Reggio Emilia il centralino dell'organizzazione. Grazie alle intercettazioni, si è scoperto che le due donne tenevano i contatti con i clienti e avvisavano del loro arrivo le ragazze, che per la maggior parte non parlavano neanche una parola di italiano. A fine giornata, poi, si facevano riferire le prestazioni eseguite e l'entità degli incassi. Durante le indagini, è emerso anche che le due donne raccomandavano alle prostitute di assecondare sempre i clienti, anche quando chiedevano rapporti non protetti.
Le prostitute guadagnavano in percentuale sull'incasso complessivo, e il loro compenso veniva spedito direttamente in Cina. Nel corso delle perquisizioni sono state recuperate numerose ricevute Money Transfer, che solo per l'ultimo periodo ammontavano a 13.000 euro. Inoltre, sono stati sequestrati 9.000 euro in contanti, ritenuti provento dello sfruttamento.
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