Modena, 12 settembre 2013 -
L'intervento di CNA rispetto all'annosa questione della Sacca -
"Nell'ormai annosa vicenda dell'area dell'ex Consorzio Agrario notiamo con rammarico che la questione sembra fermarsi alla diatriba Coop-Esselunga, senza pensare ai veri interessi della comunità. La domanda, secondo noi, dovrebbe essere: cosa serve oggi ai quartieri Sacca e Crocetta? E' più utile l'insediamento di un nuovo punto della grande distribuzione, o piuttosto serve supportare la sopravvivenza dei piccoli negozi dell'area, che garantiscono servivi e vivibilità al quartiere?" La riflessione è di Roberto Masi, presidente di CNA.COM, l'associazione dei commercianti aderenti a Cna.
"La pilatesca strada imboccata dal Comune darà il via libera all'insediamento di due spazi commerciali grandi circa quattro volte l'attuale supermercato Coop di via Attiraglio. Con consumi in costante contrazione, non ci pare che questa sia la soluzione giusta per l'assetto distributivo in città, ma soprattutto la soluzione ottimale per i cittadini. Si dirà che l'attuale area dell'ex Consorzio Agrario versa in uno stato di degrado, e questo è indiscutibile. Ma probabilmente in quella zona si sarebbe potuto progettare altro, invece che puntare sull'ennesimo centro commerciale. Ad esempio in termini di iniziative, che a livello di quartiere spesso vedono i centri di vicinato tra le realtà più propositive", aggiunge Nicola Fabbri, presidente della CNA del Comune di Modena.
"Una soluzione va certamente trovata – insiste Fabbri – perché non è accettabile che un quartiere a ridosso del centro storico sia ridotto ormai da troppi anni ad un'accozzaglia di edifici in demolizione e strutture iniziate e mai finite. C'è poi da aggiungere che la vivibilità della città passa anche attraverso la facilità di accesso ai negozi e ai servizi: non ci pare che la concentrazione della distribuzione in pochi punti risponda a questa esigenza, soprattutto per chi, come gli anziani, fa più fatica a spostarsi. Di certo, poi, la grande distribuzione non ha, a differenza del piccolo commercio e dell'artigianato di servizio, un punto di forza nei rapporti umani: vogliamo vivere in una città asettica o in una comunità basata sui valori diversi che non siano quelli del consumismo a tutti i costi?".
"Ancora una volta – conclude Masi – si pone il problema degli interessi contingenti della comunità modenese. Un tema che ricorre anche rispetto al progetto di pedonalizzazione di piazza Roma, in merito al quale rimaniamo ancora in attesa di risposte concrete in relazione ai parcheggi alternativi".
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Modena, 9 settembre 2013 -
Il perdurare di un contesto economico particolarmente difficile richiede continui cambiamenti e pone le persone di fronte a nuove sfide. Per chi fa impresa - ma non solo - centrare un obiettivo, tagliare un traguardo non è soltanto un punto di arrivo ma anche un punto fermo da cui partire. Per tale motivo, oggi più che mai, è indispensabile conoscere i mercati attuali, le tecnologie più moderne e gli scenari futuri.
A queste esigenze risponde Matching 2.0 (www.e-matching.it), il grande evento per il business che si terrà dal 25 al 27 novembre c/o la Fiera di Milano e che verrà presentato mercoledì 11 Settembre, alle ore 18.00, presso la Camera di Commercio di Modena. La manifestazione si svolge ogni anno alla fine di novembre coinvolgendo migliaia di aziende e operatori da tutto il mondo e mira a favorire lo scambio di esperienze e lo sviluppo di sinergie tra le imprese partecipanti.
La serata, ideata da Compagnia delle Opere Emilia, CNA Modena e Confartigianato-LAPAM, prevede inoltre la presenza di due imprenditori che racconteranno la loro esperienza di fare rete e internazionalizzazione.
Nel corso dell'iniziativa si alterneranno i seguenti interventi:
- Con-correre per competere - Testimonianza imprenditoriale. Giorgio Carretti, titolare SEA srl e Presidente Industria CNA Modena.
- L'orizzonte è il mondo - Testimonianza imprenditoriale. Matteo Spaggiari, titolare MARIA ROSA CONFEZIONI srl e Presidente Confartigianato-LAPAM Sassuolo.
- Matching 2.0: il valore di un incontro - Presentazione dell'iniziativa. Davide Poggi, Direttore CDO Emilia.
- Apre e modera i lavori: Stefano Bellei, Segretario Generale CCIAA di Modena.
(Fonte: ufficio stampa CNA MO)
Modena, 21 agosto 2013 -
Dal primo gennaio l'iva sui prodotti venduti attraverso i distributori automatici aumenterà del 150% -
"Ormai è una storia nota: per finanziare incentivi ed agevolazioni o ridurre alcune tasse, se ne aumentano delle altre. E a rimetterci sono spesso le imprese più piccole, che finiscono cornute e mazziate". Il caso che fa saltare su tutte le furie Francesco Manfredi, vicepresidente di CNA.COM e responsabile del gruppo di imprenditori CNA che si occupa di distributori automatici di bevande ed alimentari (Assogepi), è quello dell'aumento dell'iva introdotto sull'attività del settore. "Dal primo gennaio del 2014 – precisa Manfredi – l'iva sugli alimenti e le bevande venduti tramite dispositivi automatici, le classiche macchinette, passerà dal 4% al 10%, con un aumento di questa imposta del 150%! Si tratta dell'unica strada che il Governo ha individuato per reperire i fondi con cui finanziare gli interventi per il risparmio energetico".
Chi pagherà le maggiori conseguenze di questa manovra? "Innanzitutto i consumatori, che all'inizio dell'anno vedranno aumentate tutte le proprie consumazioni alla macchinetta. E si tratta generalmente delle fasce più deboli: studenti, operai, impiegati, cioè quelli che più di altri si servono dei distributori automatici. Poi le piccole imprese, che già oggi operano con margini risicatissimi. Figuriamoci cosa accadrà nel 2014, quando gli aumenti di mercato già previsti saranno erosi dall'aumento dell'iva!".
Manfredi, infatti, fa notare come i prezzi nel settore della distribuzione automatica di alimentari siano fermi dal 2002. "E' da più undici anni, cioè dall'introduzione dell'euro, che, salvo qualche piccolo ritocco, non vengono applicati aumenti di prezzo, malgrado la variazione dei costi delle materie prime. Va da sé che i rincari dei listini già previsti per il 2014 saranno assorbiti in buona parte dalla crescita dell'iva, con pesanti conseguenze per i margini delle imprese, soprattutto le più piccole". Peraltro è difficile stimare l'aumento che subiranno i prodotti venduti attraverso i distributori automatici. Si può ipotizzare una crescita di cinque centesimi per il costo di caffè e bevande calde e di dieci centesimi per bevande fredde e prodotti alimentari.
"Qui non si vuole certo contestare l'opportunità di sostenere gli interventi di risparmio energetico – sottolinea Manfredi - ma si poteva farlo ad esempio aumentando l'iva sui prodotti di lusso. In questo modo, invece, si penalizzano le fasce meno abbienti e le imprese più piccole, quando, al contrario, dovrebbero essere introdotte misure in grado di dare maggiore equità al nostro sistema fiscale che non brilla certo da questo punto di vista. Un altro esempio negativo? Quello dell'Imu, in merito alla quale la discussione si limita alle prime case, dimenticandosi che i più grandi contribuenti di questa imposta sono gli imprenditori. Eppure, dimezzando l'Imu sulla prima casa si potrebbe ridurre anche quella sugli immobili produttivi. Ma, al solito, è più facile aumentare tout court una tassa, che tagliare un costo od individuare meccanismi di prelievo davvero equi. Il caso dell'iva sui prodotti delle macchinette lo dimostra".
(Fonte : Ufficio Stampa CNA MO)
Modena, 9 agosto 2013 -
Certo non è molto, ma di questi tempi iniziare a vedere qualche segno più nei dati economici di casa nostra è un segno di speranza e di incoraggiamento. Nel secondo trimestre dell'anno, infatti, meccanica, maglieria, biomedicale ed apparecchiature elettroniche tornano in positivo.
Modena, 09 agosto 2013. Sarà pur vero che una rondine non fa primavera, ma che porti speranza è indubbio. Questa può essere la chiave di lettura dei dati marcati dalle imprese manifatturiere modenesi sino a 50 dipendenti nel secondo trimestre 2013. La produzione, infatti, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente cala ancora (-0,9), ma il fatturato, dopo cinque trimestri consecutivi, ritorna a vedere il segno più (+2,3%). Rimane elevata la quota di fatturato estero sul totale (25,1%), anche se in leggera discesa rispetto al primo trimestre. Sostanzialmente in tenuta gli ordinativi, come al solito più quelli esteri (-0,1%) di quelli nazionali (-1,9%), a conferma delle difficoltà del mercato interno. Stabile l'occupazione (zero netto).
I SETTORI
Inaspettatamente, il momento più difficile lo sta passando l'agroalimentare. E' vero che storicamente il secondo trimestre dell'anno è il più pesante per questo settore, ma il dato 2013 rappresenta un record negativo senza eguali. E le previsioni sugli ordinativi non sono certo entusiasmanti. L'esatto contrario di ciò che sta accadendo per la maglieria, che, seppur a singhiozzo (due trimestre positivi e tre negativi negli ultimi cinque), sta dimostrando una ritrovata stabilità, trascinata manco a dirlo dall'export, a quota 34,8% del fatturato. Non bene, invece, l'abbigliamento, dove si concentra il conto proprio, al pari della ceramica, qui rappresentata dal terzo fuoco, le cui speranze di ripresa si basano sui recenti incentivi definiti dal Governo a favore delle ristrutturazioni, in particolare quelle dei bagni. Ma le note più incoraggianti arrivano senz'altro dalla meccanica, la spina dorsale del manifatturiero modenese, che dopo cinque trimestri negativi consecutivi, ritorna a vedere il segno più, peraltro sostenuto da buone attese rispetto agli ordinativi, soprattutto quelli esteri. Positiva anche la performance del biomedicale, in modo particolare per ciò che riguarda il fatturato, mentre in decisa ripresa è anche il settore dei macchinari elettrici ed elettronici, magari non molto "pesante" per dimensioni, ma che rappresenta un segmento piuttosto dinamico ed interessante. Di seguito, i dati settore per settore (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).
LE CONSIDERAZIONI DI CNA:
"Anche se non si tratta di una crescita – la produzione diminuisce ancora di uno 0,9% rispetto ad un anno fa, vogliamo, dobbiamo vedere in questi numeri il bicchiere mezzo pieno, per non lasciarci travolgere dal pessimismo e dalla sfiducia". E' il commento di Umberto Venturi, presidente provinciale di CNA, alla rilevazione congiunturale dell'andamento delle pmi modenesi.
"Una fiducia che le aziende, con il lavoro degli imprenditori e dei dipendenti, alimentano quotidianamente. Ora, però, anche la politica deve fare la sua parte per alimentarla".
Il riferimento va ai provvedimenti del decreto del Fare. "Ci attendiamo segnali concreti ed univoci, che ancora stentano ad arrivare, come testimonia la vicenda del Durt, introdotto, poi cancellato, senza cancellare, però, anche la norma sulla responsabilità solidale negli appalti (edilizia esclusa), un vero e proprio macigno sulla strada delle imprese, del lavoro, dello sviluppo".
"Che dire, poi, - continua Venturi – del dimezzamento delle risorse del Fondo di garanzia per le operazioni di importo inferiore ai 500mila euro, un provvedimento che rappresenta un segnale fortemente negativo nei confronti delle imprese più piccole. Ecco perché diciamo che a volte la mano sinistra non sa ciò che fa la destra".
"Occorre – conclude Venturi – una politica industriale che prenda atto del ruolo delle piccole imprese nel nostro Paese, additate spesso come un freno allo sviluppo. Certo, i piccoli devono imparare a fare rete, a lavorare insieme, che significa poi diventare grandi senza perdere la propria autonomia. Ma serve anche la consapevolezza politica del ruolo delle pmi, che spesso all'estero sono indicate come esempio positivo, mentre in Italia sono di fatto individuate come un sintomo di arretratezza. Io credo che, se in Italia il 97% delle imprese hanno meno di 50 dipendenti ed in Germania le stesse imprese sono il 93%, la colpa dei mali italici non sia di questo 4% di pmi italiane in più. Quelle stesse Pmi che più della grande industria – decine di ricerche stanno lì a dimostrarlo – hanno difeso l'occupazione. Partiamo da qui, allora, ragioniamo su un fisco più equo, su una burocrazia più "umana" per definire i parametri sui quali disegnare un'economia che sia davvero sostenibile sotto tutti i punti di vista, quello sociale in primis".
Castelfranco Emilia, 31 luglio 2013 -
In sordina, si è appreso che l'Amministrazione comunale di San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna ha intenzione di dare luogo alla costruzione di un outlet Mc Arthur Glen (società che annovera già outlet come quelli di Barberino del Mugello e Serravalle) di circa 20.000 metri quadrati, che sarebbe ubicato tra la zona del polo scolastico e l'ex zuccherificio, nei pressi della ferrovia, e che porterebbe alla costruzione di 100 negozi circa con la conseguente creazione di 500 nuovi posti di lavoro. Una bella notizia, quest'ultima, non fosse che nel conto vanno messi anche i posti di lavoro persi nei negozi circostanti, che inevitabilmente subiranno le ripercussioni dell'apertura del nuovo outlet. E non si tratta soltanto dei negozi dei comuni bolognesi, ma anche dei territori limitrofi della nostra provincia: sicuramente Castelfranco Emilia, San Cesario e Nonantola, e in seconda battuta Bomporto e Ravarino.
"Quanti sono i dipendenti e gli imprenditori che saranno messi in difficoltà dall'apertura di questo outlet? Quante famiglie verranno messe all'angolo da questa decisione? Qualcuno si è posto il problema?" chiedono Lena Ferrari, Luca Prandini, William Toni e Mauro Bastoni, rispettivamente presidenti locali di CNA, Confcommercio, Lapam Confartigianato e Confesercenti, le associazioni di riferimento del commercio di Rete Impresa Italia nell'Area di Castelfranco.
"E' abbastanza evidente – continuano i rappresentanti di Rete – che un centro commerciale di questo tipo sottrarrebbe numerosi clienti agli esercizi commerciali, soprattutto il sabato, il giorno della settimana in cui consumatori si recano abitualmente a fare la spesa nei centri storici della propria città. Senza contare poi l'influenza che questo outlet (parliamo di una fascia molto alta di marche) porterà anche al capoluogo". Un nuovo problema, insomma, che si aggiunge a una crisi economica deprimente per i consumi e che rischia di dare un'ulteriore (questa volta, definitiva) batosta al piccolo commercio.
"La scelta dell'Amministrazione di San Giovanni ci appare quantomeno miope: la chiusura degli esercizi commerciali nei centri storici porterà inevitabilmente all'impoverimento e al degrado, già in costante aumento in queste aree, e trascinerà tutte le altre attività alla chiusura. In una parola c'è il rischio di una ghettizzazione dei centri storici: fenomeno che spesso e volentieri è accompagnato anche da una crescita degli episodi delinquenziali".
Ecco perché le quattro Associazioni di Rete Imprese Italia – che in provincia di Modena rappresentano oltre il 70% degli esercizi commerciali – si schierano contro l'apertura dell'outlet di San Giovanni in Persiceto e, per affrontare questo problema, propongono per i prossimi giorni un incontro con i Sindaci dei Comuni interessati delle province di Modena, Bologna e Ferrara, oltre a un'assemblea aperta ai commercianti e ai cittadini da calendarizzarsi nel prossimo mese di settembre a Castelfranco Emilia.
"La vicenda – chiosano Ferrari, Prandini, Toni e Bastoni – ripropone gli stessi temi e problemi delle cosiddette arre vaste: le relazioni commerciali non rispettano certo i confini amministrativi, oggi ancor meno che in passato. Sotto questo profilo, la Regione deve e può svolgere un ruolo importante, che tenga conto di tutte le valutazioni che entrano in gioco in queste scelte. Da questo punto di vista, il mancato coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza modenesi nella discussione sulla creazione del nuovo centro commerciale è un'ulteriore prova della scarsa considerazione in cui si tengono gli attori economici nello sviluppo di progetti che pure li coinvolgono in prima persona. E, come spesso accade, sono sempre i più piccoli a rimetterci".
(Fonte: ufficio stampa CNA MO)
Nonantola, 25 luglio 2013 -
Al termine di un incontro incentrato sull’analisi del bilancio del Comune di Nonantola, approvato lo scorso 18 luglio, i presidenti locali delle quattro associazioni che fanno riferimento a Rete Imprese Italia - Ivano Sighinolfi per Cna, Mauro Bastoni di Confesercenti, Stefano Censi per Lapam e Luca Prandini di Confcommercio – denunciano il grave impatto che anche a Nonantola sarà determinato dalle elevate aliquote di IMU e TARES.
“Riteniamo insostenibile – scrivono i quattro presidenti, a nome delle rispettive associazioni – che agli immobili dove le imprese svolgono la loro attività venga applicata l’aliquota del 10 per mille. Il momento difficile che l’economia sta attraversando impone alle pubbliche amministrazioni il dovere di ascoltare e sostenere le imprese stesse: a nostro giudizio l’applicazione dell’aliquota massima possibile non evidenzia certo questo sostegno. Secondo noi questi immobili dovrebbero essere trattati alla stessa stregua di un’abitazione principale, e se non è possibile, almeno con l’applicazione di un’aliquota fortemente agevolata. Quanto alla TARES, le associazioni hanno ribadito “la necessità di non applicare la soprattassa prevista fino a 0,10 €/mq” e hanno nuovamente chiesto al Comune di “confermare tutte le agevolazioni già previste”. Anche perché, secondo le quattro associazioni, è incomprensibile, oltre che iniquo, l’aumento dell’imposta sui rifiuti, dal momento che la produzione di questi ultimi da parte delle imprese è in calo, come certifica la diminuzione del Pil.
Infine, i presidenti hanno rinnovato all’Amministrazione anche la richiesta di “destinare al sostegno delle imprese tutte le risorse reperite attraverso la lotta all’evasione fiscale, studiando assieme alle associazioni i sistemi migliori per ridistribuirle”.
Assieme alle urgenti richieste, è giunta dalle quattro associazioni anche una nota di merito per il Comune di Nonantola, effettivamente capace di onorare entro 60 giorni gli impegni economici presi con i propri fornitori. “Un comportamento senz’altro virtuoso – sottolineano i quattro presidenti – che però coinvolge solo le imprese fornitrici del comune, mentre sono tutte le aziende, indistintamente, a finire del tritacarne Imu-Tares”.
(Fonte: Ufficio Stampa CNA MO)
Modena, 19 luglio 2013 -
Posteggi auto: “Poche certezze su futuro piazzale Basile. Subito un incontro con l’Amministrazione” -
Modena, 9 luglio 2013 -
Anna Maria e Rosella raccontano i persistenti problemi legati all'aggiornamento tecnologico delle tessere per il trasporto pubblico -
Sassuolo, 5 luglio 2013 -
"Peggio del peggior concordato preventivo. Inaccettabile." questo il commento di Claudio Medici, presidente di CNA Sassuolo, nel leggere le lettere che decine di imprenditori associati a CNA stanno ricevendo da SGP in questi giorni.
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