Riforme ancora in alto mare, di spending review non se ne parla più, tasse in crescita e lavoro in diminuzione. Befana pensaci tu.
di Lamberto Colla - Parma, 04 gennaio 2015 -
Apprezzabile l'approccio di Matteo Renzi fortemente orientato alla crono programmazione meno apprezzabili i risultati conseguiti e la previsioni di breve periodo.
Se da un lato il patto del nazzareno avrebbe potuto consentire una più rapida corsa verso le riforme strutturali del nostro "borbonico" paese, l'opposizione interna al partito di stragrande maggioranza blocca ogni nuova e azzardata politica rivoluzionaria.
Già perché di rivoluzione (democratica) bisogna parlare. I problemi accumulati non consentono più di ritardare decisioni impopolari e dolorose, traumatiche per certi versi, ma indispensabili per interrompere l'emorragia arteriosa, comminata ai soliti noti, in atto da almeno 10 anni a questa parte.
Una mini-batosta semestrale ha di fatto marginato se non addirittura quasi annullato lo strato sociale identificato, spesso anche negativamente, come "borghese". Una fascia nutrita di soggetti e famiglie benestanti che con il frutto del loro onesto lavoro si potevano permettere di acquistarsi la casa, di concedersi una vacanza importante all'anno, di accumulare qualche risparmio destinato il più delle volte alla futura generazione. Vuoi l'appartamento da regalare ai figli o quelle provviste economiche utili a "farsi curare" durante la fase acuta di quella malattia che si chiama vecchiaia e che democraticamente colpisce tutti indistintamente.
Uno strato di cittadini che rendeva rapida la circolazione della moneta, che ha contribuito a patrimonializzare l'Italia e ha partecipato attivamente alle poche o tante innovazioni per le quali siamo noti in tutto il mondo.
Un tesoretto che è servito invece al Paese per sostenere manovre finanziarie pesantissime, un patrimonio immobiliare e una quantità di risparmi tali da difendere le nostre banche dalle speculazioni internazionali e infine, anziché destinare alla propria vecchiaia i risparmi di una vita, a sostenere figli e nipoti allo sbando nel marasma di una crisi economica, finanziaria, lavorativa, lunghissima e pesantissima.
A questi "nonni" eroi dovrebbero ispirarsi i nostri politici. Prendere esempio da loro e dalla loro generosità e capacità di sacrificio.
Invece niente. O per una ragione o per l'altra alla fine il risultato delle politiche governative è tassare ma non risparmiare. Colpire i piccoli patrimoni e sottrarre risorse vitali.
Riforme del lavoro che non riformano un bel nulla e generano nuovo caos. Invece di liberalizzare alla fine si regolamenta e si pongono nuovi ostacoli burocratici a qualsiasi nuova intrapresa.
Basti osservare l'ennesima riforma del lavoro il "jobs act" come è meglio conosciuto in epoca renziana. Il cavallo di battaglia dovrebbe essere legato al concetto delle tutele crescenti. Sarà o non sarà un sistema efficace lo vedremo a seguire. Fatto sta che però non viene applicato ai dipendenti del pubblico impiego. La promessa è che si farà! Il mondo delle giovani partite Iva, quel popolo di giovani di buona volontà che pur di sopravvivere, di acquisire una professionalità e di esercitare un lavoro, seppure poco remunerato, ha acceso una posizione IVA, è stato massacrato dall'ultimo provvedimento di programmazione finanziaria varato in prossimità del Natale. Un errore dice il premier a poche ore di distanza e la promessa è che nei prossimi mesi si rimedierà. Come se non bastasse l'incremento della tassazione nel passaggio ICI, Imu e poi Tasi, con il provvedimento del 22 dicembre viene sancito il principio che l'IMU verrà applicata ai macchinari almeno sino alla riforma del catasto (quindi per sempre! - ndr), confermando che chi porta gli impianti all'estero è un "furbo". Anche in questo caso un rappresentante del governo, il sottosegretario Morando, s'indigna e dichiara che è "Assurda l'imu sui macchinari, toglieremo la tassa.".
Ma come è possibile che il Governo vara norme e i suoi più alti rappresentanti, addirittura il Premier, subito dopo fanno il mea culpa e promettendo correzioni? Certo che però gli errori di questa natura non vengono mai fatti verso i componenti, dipendenti delle camere, delle regioni, delle USL, ecc... Sempre e soli a essere tartassati sono i lavoratori e gli imprenditori che esercitano in toto ed esclusivamente la loro attività sul suolo italiano.
Infine, come ogni cittadino ha fatto in tempo di crisi, ovvero ridurre le spese superflue, il Governo avrebbe dovuto dare una sfalciata ai costi improduttivi, all'alienazione degli enti inutili e alla riorganizzazione dei patrimoni e degli organici (delle polizie comprese) sin dal 2014 e invece niente.
Del "si farà" non vi è nemmeno traccia di promessa. L'unica promessa per di più sottoscritta in più documenti ufficiali e depositati in Ue è che se non si ridurranno i costi l'iva passerà al 25,5% entro il 2016.
Della farsa dell'eliminazione delle province non spendiamo altre parole mentre ci sarebbe da scrivere un manuale sulla necessità di alienare almeno 16 delle 20 inutili e mangiasoldi Regioni. Un tocco di genio potrebbe ripristinare le province e accorpare in 4 al massimo 5 macroaree il territorio nazionale.
La strada è sempre la stessa, nonostante il cambiamento dei nomi, legge finanziaria o legge di stabilità che sia, il risultato è sempre uguale. Aumentare le tasse e deprimere i consumi attraverso l'impoverimento della popolazione per sottrazione di risparmi accumulati e per eliminazione dei presupposti per generare lavoro quindi occupazione. Spazi di manovra per fare meglio ci sono.
Sarebbe sufficiente fare il contrario di quello che è stato fatto sino a oggi. Riconsegnare le risorse ai cittadini che sanno amministrarle molto meglio di chi li governa bocconiani compresi. Ci sono così ampi margini di miglioramento che è più facile far bene che sbagliare.
Confidiamo che la befana porti in dono saggezza e non solo meritatissimo carbone!