Martedì, 28 Gennaio 2025 06:15

A Davos qualcosa è cambiato In evidenza

Scritto da Martina Pastorelli

Di Martina Pastorelli (Quotidianoweb.it) Roma, 27 gennaio 2025 - Sul fatato mondo del World Economic Forum si è abbattuto un asteroide. Anzi due: nell’arco di poche ore, sul prestigioso consesso riunito nei giorni scorsi a Davos per l’annuale meeting, sono piombati due interventi - uno del neo insediato presidente americano Donald Trump, l’altro del suo omologo argentino Javier Milei - che rappresentano insieme una solenne sconfessione e un severo rimprovero dell’élite globalista e vanno ad impattare a tutta forza contro i suoi distopici piani.

L’inquilino della Casa Bianca, in collegamento video, ha ribadito i punti del suo programma, antitetico rispetto a quello del WEF: dalla guerra all’immigrazione clandestina, alla lotta all’inflazione (“ho chiesto ai membri del mio Gabinetto di far uso di tutto il potere che hanno per ridurre il costo della vita”), al boicottaggio dell’ecologismo (“ho chiuso il ridicolo e dispendioso green new deal – che chiamo piuttosto ‘nuova truffa’ – ritirato gli Usa dagli accordi di Parigi sul clima e dato un taglio ai folli e costosi obblighi di veicoli elettrici: lasceremo che la gente compri la macchina che vuole”), alla demolizione del genderismo (“ho stabilito che la politica ufficiale degli Stati Uniti contempli solo due generi: maschile e femminile”).

Non solo: rompendo la tradizione americana che vuole il presidente in carica cortese con il suo predecessore, Trump ha espresso un duro giudizio su Biden (“aveva perso completamente il controllo del Paese”) e ha lanciato una pesante frecciata al governatore della Bank of America, che dal palco di Davos gli chiedeva conto delle prossime mosse economico-finanziarie (“spero che ti deciderai ad aprire le tue banche ai conservatori, perché molti di loro lamentano che le banche non gli permettono di fare affari… quello che state facendo è sbagliato”).

Parole di fuoco a trecentosessanta gradi, che hanno gelato l’uditorio e visibilmente imbarazzato i relatori, come testimoniano i video in circolazione sui social.

Ma se l’intervento del presidente degli Stati Uniti era immaginabile andasse in una certa direzione, visto quanto aveva detto in occasione del suo insediamento, a spiazzare la platea ci ha pensato il leader argentino, il cui discorso appassionato ha fatto tremare l'élite mondiale. Con candore e zelo implacabili, Milei ha sparato a zero su woke, ambientalismo, genderismo e (cosa niente affatto scontata in certi consessi) pedofilia, e ha esortato i leader mondiali a liberarsi dalle catene del collettivismo. Ma andiamo con ordine. Milei è partito in quarta dicendo che l’Argentina è diventata “un esempio mondiale di un nuovo modo di fare politica, che consiste nel dire la verità in faccia alla gente”.

Ai potenti del Forum, specialisti della comunicazione mistificatoria (lo slogan 2017 del WEF “non avrai nulla e sarai felice” insegna) saranno sicuro fischiate le orecchie. La seconda bordata è stata ancora peggio: “quella che sembrava un’egemonia assoluta a livello globale della sinistra woke nella politica, nelle istituzioni educative, nei media, nelle organizzazioni sovrannazionali o nei forum come questo di Davos, si è incrinata e si comincia a intravedere una speranza futura per le idee di libertà”. E qui possiamo immaginare i travasi di bile degli aspiranti padroni del mondo nuovo.

A seguire, l’affondo: “forum come questo sono stati protagonisti e promotori della sinistra agenda del wokismo, che tanti danni sta facendo all’Occidente. Se vogliamo difendere davvero i diritti dei cittadini, dobbiamo prima cominciare a dire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nelle idee che sono state promosse in forum come questo”.

Non è tutto. Milei ha poi infierito: “ciascuno dei pilastri della nostra civiltà è stato modificato da una versione distorta di sé stesso introducendo vari meccanismi della loro versione culturale. Dai diritti negativi alla vita, alla libertà e alla proprietà, si è passati a un numero artificialmente infinito di diritti positivi”, la cui conseguenza è che “dal concetto di libertà come tutela fondamentale dell’individuo contro l’intervento del tiranno, si passa al concetto di liberazione attraverso l’intervento dello Stato”. A seguire, un elenco di temi - “il sinistro ambientalismo radicale”, “le aberrazioni abortiste”, l’agenda LGBT, “ideologia di genere che nelle sue versioni più estreme costituisce un abuso sui minori” - che Milei ha denunciato con inaudita forza e chiarezza, svelando il metodo del sistema: “il wokismo cerca di screditare chi mette in dubbio queste cose, prima etichettandoci e poi censurandoci (…). Perché sotto il discorso sulla diversità, sulla democrazia e sulla tolleranza che dicono di portare avanti, ciò che in realtà si nasconde è il desiderio manifesto di distruggere la dissidenza, la critica e, in sostanza, la libertà di continuare a sostenere un modello di cui sono i principali beneficiari”. Contro questo “piano sistematico del partito Stato”, l’argentino promette battaglia e rilancia: “Il copione degli ultimi 40 anni si è esaurito e quando si esaurisce un sistema si apre una nuova era della storia”; dunque “è ora di essere coraggiosi” recuperando “verità che erano evidenti per i nostri predecessori e che sono alla base del successo di civiltà che è stato l’Occidente, ma che il regime di pensiero unico degli ultimi decenni ha percepito come se fossero eresie.”

Milei, infine, ha concluso che “siamo di fronte ad un cambio d’epoca, ad una svolta copernicana, alla distruzione di un paradigma e alla costruzione di un altro”, aggiungendo che se “questo forum vuole voltare pagina e partecipare in buona fede a questo nuovo paradigma, dovrà allora assumersi la responsabilità del ruolo che ha avuto negli ultimi decenni e riconoscere davanti alla società il mea culpa che viene loro contestato.”

Le élites globaliste sono avvertite.

 

 

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