Si va dall'incremento delle bollette di casa, a quello dei carburanti, fino al salasso che sta investendo il carrello della spesa. Soprattutto in questi ultimi mesi, si registra una repentina salita dei prezzi dei generi alimentari, costringendo le famiglie a ridurre la spesa per cibi e bevande.
Secondo Assoutenti, associazione che si occupa della tutela dei consumatori, i rialzi nel comparto alimentare sono preoccupanti, con rincari del +2,5% su base annua ed un incremento del +3,4% per i prodotti non lavorati. Alcuni articoli di largo consumo continuano a correre verso l'alto, con picchi del +14,7% per il burro, +14,3% per l'olio d'oliva e +9,4% per la verdura fresca (il pomodoro arriva addirittura a +12,6%).
A questi dati sconfortanti si aggiungono le previsioni per le bollette, che nel 2025 subiranno aumenti importanti, anche per quegli utenti più deboli, che rientrano nella cosiddetta fascia tutelata. Eh no, non è assolutamente "colpa di Putin", come dicono molti giornalisti occidentali, perché il Presidente russo ha sempre ribadito di non avere alcuna intenzione di "chiudere i rubinetti" e ridurre i rifornimenti verso l'Europa. La responsabilità piuttosto è del dittatore di Kiev, quel Volodymyr Zelensky che ha annunciato di voler stoppare il flusso di gas russo che rifornisce alcuni Paesi della UE, nonostante ciò gli costi la perdita dei proventi derivanti dal noleggio delle tubature di passaggio sul territorio ucraino. L'incertezza regna quindi sovrana, e l'Europa rischia di pagare un prezzo più alto per il gas che scarseggia, senza riuscire a definire una soluzione al mancato transito di combustibile attraverso il punto di ingresso di Sokharanivka.
Insomma, c'è ben poco da stare allegri, la situazione economica - e di conseguenza sociale - per il Belpaese è tutt'altro che rosea; logica vorrebbe che un Governo degno di questo nome si attivasse per ripristinare il potere d'acquisto dei suoi cittadini, facendo finalmente lavorare i Ministri competenti - finora impegnati soprattutto in attività auto-promozionali in giro per il mondo, a spese nostre - e impegnandoli nello studio di misure specifiche per calmierare i listini al dettaglio, soprattutto per i beni di prima necessità.
Pare invece che una delle priorità del Governo Meloni sia quella di riempire il Paese di nuovi armamenti, con la scusa ufficiale di difenderci dagli Stati aggressori (quali?), ma che francamente risulta poco convincente. Il sospetto è che si voglia invece rimpinguare le casse delle aziende che questi armamenti li producono, e che hanno ovviamente il massimo interesse nell'accendere conflitti e lucrare sulla vendita dei propri articoli bellici.
Casualmente, il Ministro della Difesa Guido Crosetto fino al giorno prima della sua nomina, era il Presidente di Orizzonte Sistemi Navali, società statale (controllata da Leonardo e Fincantieri) del settore delle navi da guerra; in più occupava un posto al vertice dell’Aiad, la Federazione delle aziende italiane dell’Aerospazio, oltre ad essere consulente senior della stessa Leonardo S.p.A. - azienda leader nel settore difesa, di cui abbiamo parlato pochi giorni fa nell'articolo dedicato alla partnership tra Italia, Giappone e Regno Unito per la produzione di un nuovo caccia di sesta generazione.
Ad ogni modo, questa politica di riarmo sta sollevando dubbi non solo per i suoi costi economici e sociali, ma anche per il sospetto conflitto di interessi che emerge dal passato professionale del Ministro stesso.
L’Italia, sotto questo Governo, ha accelerato il suo programma di potenziamento bellico, cercando di portare le spese militari al 2% del PIL, con la scusa di accontentare le richieste della NATO, che tra l'altro non rappresentano affatto un diktat da seguire obbligatoriamente, soprattutto in una situazione di forte crisi finanziaria come quella che stanno attraversando gli italiani.
Già abbiamo speso circa un miliardo di Euro per finanziare il regime di Kiev - tra missili, sistemi di artiglieria e veicoli militari - in palese violazione con la Legge 185/90 della Repubblica, che proibisce l’esportazione di armi verso Paesi in guerra senza un’esplicita autorizzazione parlamentare; peraltro senza neanche il consenso dei cittadini, che ovviamente non intendono aprire un conflitto con Mosca, visti gli ottimi rapporti tra italiani e russi.
E se la finanziaria per il 2025 prevede tagli pesanti nei dicasteri culturali di Alessandro Giuli (Cultura) e Anna Maria Bernini (Università e Ricerca), anche il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini si vede diminuire i fondi di quasi un miliardo, in buona compagnia con l'economista Giancarlo Giorgetti. Al contrario, il Ministero che vede aumentare a ben 31,3 miliardi il suo bilancio è proprio quello di Crosetto, che segna il record assoluto di soldi a disposizione, per la gioia dei venditori di morte. Tolte le spese per l'amministrazione e gli stipendi dei dipendenti, al Ministro più guerrafondaio degli ultimi tempi restano circa 10 miliardi da scialacquare a suo piacere in "giocattoli per la guerra".
#economia #finanziaria #Difesa #Crosetto #GovernoMeloni #inflazione #povertà