Di Andrea Caldart Cagliari, 17 aprile 2023 (Quotidianoweb.it) - Una massa di automi, pronti a reagire alle sollecitazioni del QR code.
Hanno fatto la scelta più facile, unirsi nel conformismo di gruppo, il più inutile modo per sentirsi parte di un processo esistenziale, ma nemmeno sufficiente a placare il loro senso d’ansia interno.
Questo gregge ha agevolato l’accettazione dell’elemento più discriminante e totalitario mai inventato dall’uomo nella storia, ovvero il Green Pass.
Questo strumento coercitivo delle libertà personali non ha cessato di vivere, anzi, morto un green pass se ne fa un altro.
Ed è proprio quello che ha prodotto la tecnocrazia europea in questi giorni, facendo credere che andrà alla sua naturale scandenza il 30 giugno 2023, ma in realtà rimarrà vivo e vegeto, sotto altra forma.
L’Italia è stato il Paese dove si è tenuta la prova generale della sperimentazione del totalitarismo umano mentre, in altri Paesi europei così non è stato perché si è limitato ad essere solo, si fa per dire, un sistema di tracciamento su vasta scala.
Il covidismo in pochissimo tempo, è stato una prova di forza per cercare di abolire le libertà d’impresa, di manifestazione, d’espressione, di circolazione, ed anche il diritto alla vita privata e all’uguaglianza.
Diritti fondamentali conquistati dai popoli europei e presenti fortemente nelle culture dei nostri Paesi perché sono diritti naturali, conquiste della vita quotidiana di ogni cittadino.
Queste conquiste, come la libertà, sono in forte pericolo perché minate da leggi arbitrarie e tiranniche per le quali non possiamo più soprassedere o aggregarci alla massa, ma è arrivato il momento di resistere all’oppressione.
La gravità della bugia che viene sostenuta con il green pass europeo, forse ancora non è molto chiara, perché nasconde il vero obiettivo del regime totalitario a cui stiamo andando incontro.
A tutti gli effetti il covidismo della pandemenza ha provato a sostituire tutti i diritti derivanti dalle libertà naturali assolute, diventando concessioni dallo Stato sotto forma di condizionamento d’esercizio abusivo delle libertà stesse.
Assoggetarsi a questi sistemi tecnologici equivale a dare allo Stato un usufrutto diretto della nostra proprietà privata, sia essa il nostro corpo o i nostri beni materiali, distruggendo i popoli e dissociando il singolo individuo da ciò che è carne con quello che è l’essere cittadino, correndo il rischio di essere trattato come una cosa ridotta ad oggetto.
Chiediamoci allora in quale civiltà stiamo vivendo perché se non abbiamo coscienza di difendere la libertà dallo schiavismo tecnocratico, ci concederanno di vivere in uno scampolo di civiltà ridotta progettata da loro e senza anima.