Infatti, a differenza della leader di Fratelli d'Italia che, in queste ultime ore, ha ribadito la vocazione europeista ed atlantista del nostro Paese, Macron, sia pure in ambito comunitario, ha cercato da tempo di plasmare una politica di difesa europea (benché funzionale ad affermare l'egemonia francese) in grado di costruire una autonomia militare-strategica al di fuori dell'ombrello della Nato, il braccio "armato" dell'Alleanza Atlantica del Nord.
Secondo Parigi solo con un loro proprio sistema di difesa gli europei saranno sovrani e rispettati dagli Stati Uniti d'America. Una prospettiva più o meno condivisibile che, però, pone il problema della sudditanza degli Stati membri dell'Unione Europea (attualmente ventisette) nei confronti di Washington.
Il conflitto tra Federazione Russa e Repubblica di Ucraina è stato, dunque, il pretesto, dietro il retorico richiamo ai cosiddetti "valori occidentali" di cui si ignorano contenuti e fondamento, proprio per ostacolare i progetti francesi e ricompattare la politica estera europea sotto la Nato, o meglio sotto la sfera di influenza americana.
Giorgia Meloni, che si riempie la bocca di patriottismo ma le cui dichiarazioni vanno in direzione opposta, anziché portare l'Italia a svincolarsi gradualmente da questa logica "draghiana", che non favorisce certamente i nostri interessi nazionali, continua a perseguire la diplomazia delle armi e non le "armi della diplomazia".
Questa guerra passerà prima o poi, ma lascerà dietro di sé morte e distruzione, nonché una Unione Europea riallineata ai diktat di Washington, ovvero riformattata nella sua essenza di progetto atlantista: baluardo degli interessi statunitensi da tutelare contro Russia e Cina attraverso la minaccia dell’uso delle armi. Grazie Giorgia!