Giovedì, 08 Settembre 2022 05:54

Giorgia Meloni: Una “premier” balbettante In evidenza

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Sembrava una voce diversa, una voce “fuori dal coro”, ma proprio l’altra sera nell’omonima trasmissione di Mario Giordano alla domanda sull’obbligo vaccinale, Giorgia ha balbettato.

Di Andrea Caldart Cagliari, 6 settembre 2022 (Quotidianoweb.it) - Una dimostrazione pubblica che per prendere decisioni bisogna davvero, prima di tutto, avere idee chiare e precise, e poi essere un vero leader.

Sarà davvero pronta per poter governare questo Paese?

È una domanda che in molti si stanno facendo perché secondo i sondaggi, spesso di parte, la Meloni è in un testa a testa con il rivale politico armato di elmetto e giubbotto antiproiettile, Enrico Letta.

Quello che in campagna elettorale non spiega, nel caso dovesse vincere, è come farebbe a governare senza le ingerenze di Usa, Nato, Ue, Bce, Fmi etc, etc.

Perché purtroppo per il nostro Paese, le ingerenze e condizionamenti li abbiamo sempre subiti dal dopo guerra in poi e, ancor oggi, non abbiamo trovato un leader politico, che abbia saputo e scelto di creare un’opposizione all’invadenza estera, nella politica italiana.

Chiunque vincerà il 25 settembre, il giorno dopo, se proverà a creare una politica estera diversa da quella finora realizzata, da destra e sinistra, dovrà fare i conti con spread, rialzo di tassi d’interesse, PNRR e tanto altro che è gradito dall’agenda dei “manovratori esterni”.

Finora in Parlamento, abbiamo assistito solo ad un’oppofinzione da parte sua e cosa, che per molti ha dell’incomprensibile, la mossa di accreditarsi all’Aspen institute, una faccia della stessa medaglia della “Family Davos”.

Lascia davvero stupefatti una scelta di questo tipo perché allearsi con chi ha per “oggetto sociale” il “Grande Reset” pone davvero in serio allarme la democrazia del nostro Paese.

Fa capire che il potere della democrazia, il voto, sembra quasi una suggestione, una narrazione dei partiti in cui non vi è un equilibrio tra elettori e candidati, ma un cercare consensi su di un’idea lusinghiera di progetto politico, che non verrà però mai realizzata, dipendendo appunto da scelte sovranazionali.

Non è che votando Giorgia ci ritroveremo un altro “ministro dell’attesa” alla sanità e un Tremonti all’economia, Trustee, letteralmente “fiduciario”, che governa fiduciariamente i piani di Davos e Aspen, anziché  gli interessi degli italiani?

Ci scuserà Onorevole Meloni se possiamo sembrare un po' “prevenuti”, ma il riflettere sulle espressioni, sulle parole, ma soprattutto sui fatti, ci sembra doveroso, prima che ci capiti un nuovo grosso meteorite distruttivo, desidereremmo quindi, conoscere che tipo di governo intenderebbe creare o, per meglio dire, a quale agenda dovrà corrispondere.

Nel dibattitto politico attuale, la rappresentazione parlamentare di tutti, nessuno escluso, ci sembra più una rappresentanza di benefici “ad personam” più che di interessi dei cittadini, in uno scambio di “favori di bottega”.

Parlare di sovranità popolare significa saper ricostruire questo Stato come nazione cominciando dal senso dell’etica, un valore non negoziabile e radicato profondamente in milioni di italiani che sperano di vedere nuovamente un Paese reale e italiano.

L’unico interrogativo che percorre lo stivale in questa situazione è: che fare? Anche perché al Forum di Cernobbio l’altro giorno la Meloni è stata chiara: “Se l’Italia si sfila da sanzioni e armi perde credibilità”.

Con questa affermazione ha dichiarato chiaramente qual è l’agenda che intenderà seguire, ovvero quella di Draghi, di cui si è sempre “professata distante” con l’oppofinzione politica fatta, ma per gli italiani rimane comunque l’interrogativo di prima: che fare?