di Jacopo Ugolini 28 novembre 2020 - Il Premier Giuseppe Conte incominciò da quel giorno lo spargimento dei famigerati DPCM: da lì una media di due provvedimenti al mese. Un numero che simboleggia due fattori, da una parte l’incapacità di vedere a lungo raggio, perché pur riconoscendo che sicuramente le decisioni da prendere avrebbero preso una piega repentina per rimanere in corsa con la stessa repentinità dei cambiamenti numerici del contagio da Covid, spesso si è notata la totale insicurezza innanzi a questa tragedia. “Insicurezza” è il termine preciso perché dal nostro Governo, fin dall’inizio, è stato trasmesso un senso di paura rispetto al momento della scelta.
Un Governo, in qualunque momento, deve sempre infondere nei cittadini la forza e il coraggio per vincere le sfide più grandi, senza chiaramente illuderlo della facilità della sfida, mai dimenticando di trasmettere la fiducia nelle persone, che si concretizzerebbe in un sentimento di altrettanta fiducia nelle istituzioni. Dobbiamo riconoscere che nessun Governo ha mai, sperando sia stata la prima e l’ultima volta, dovuto affrontare un’impresa simile, quindi tutti erano ignoranti, nel senso corretto del termine, cioè ignoravano le misure da dover adottare, ma altra cosa è l’essere insicuri nel decidere.
A partire da questo spargimento gratuito di DPCM Giuseppi ha iniziato a chiudersi sempre di più in una torre d’avorio. Voci provenienti da Palazzo Chigi, come riporta anche il Corriere della Sera del 26/11, parlano di un Premier che si è sempre più accerchiato di “Yes Man”, che formerebbero un piccolo partitino, pronti ad assecondare le sue richieste, provenienti alcuni dal M5S, quasi nessuno dal PD, con cui il rapporto è sempre più guasto, e non parlando di Italia Viva, sempre meno ascoltato dal premier e dal quale un giorno sì e un giorno no Matteo Renzi spara a zero sul Premier. Si tratterebbe di un vero e proprio subgoverno, formato da persone che ai più non dicono nulla, ma
che possiamo considerarle come dei fedelissimi del Premier, pronti a rincorrere i partiti e altri organi istituzionali su tutti i dossier: Alessandro Goraci, figlio dell’ex vicesegretario generale della Camera; il consigliere economico Riccardo Cristadoro; il consigliere diplomatico Pietro Benassi (in rotta con la Farnesina); Roberto Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi, e infine, l’indimenticabile amico Rocco Casalino, da buttare fuori presto dai Palazzi.
Soprattutto i sommovimenti interni al PD, dovuti alle crescente tensioni col premier, mostrano come da una parte sia politicamente naturale che i partiti vogliano ritagliarsi uno spazio di autonomia decisionale, insomma gestire maggiormente determinati ambiti, ma dall’altra come il premier si percepisce sempre di poi come Kapitano degli italiani, dai quali non è meno stato votato.
Alcune delle forme di accentramento del potere da parte del premier si concretizzano in tema di difesa e politica internazionale. Lo scontro con Guerini in tema di nomina del direttore generale del DIS, che ha previsto la proroga di Gennaro Vecchione, è solo uno degli ultimi sinonimi di un Premier che vuole accentrare i principali dossier nelle sue mani.
Anche con la scelta del commissario in Sicilia il Premier ha mostrato innanzitutto incapacità in una scelta rapida, fondamentale in questi casi con l’emergenza che sta invadendo i territori siculi e non solo.
Ormai questa vicenda sta diventando una farsa. Il Governo non ascolta e continua imperterrito a transigere i Sindaci siciliani (la richiesta di ascolto è provenuta in modo forte e chiaro da Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria), invece di ricevere i Sindaci nel pieno rispetto della Calabria e dello stato emergenziale in cui versa.
Un altro rapporto ormai incrinato è quello con il MIT: non vi è più dialogo, secondo rumors provenienti da Palazzo Chigi, tra la De Micheli, fedelissima dello Zinga, e il Premier, tanto che ormai il rapporto è ai minimi, con, di cornice, la totale assenza di dialogo tra Giuseppi e lo stesso leader dei Dem. Ulteriore prova del rapporto ormai incrinato tra Premier e MIT è il fatto che pochi giorni fa il ministro (mi scuserà l’On. Boldrini) De Micheli, dopo giorni di assenza di dialogo, ha autoritariamente autorizzato ANAS e Rete Ferroviaria Italiana a poteri straordinari. Già nel Luglio di quest’estate la titolare del MIT aveva accusato il premier di non ascoltare i suoi solleciti relativi ad
Autostrade.
In un momento di tanta emergenza l’unità governativa è fondamentale, se questa viene a mancare a causa del comportamento di colui che dovrebbe mediare tra le varie parti, tutto ciò è ancora più grave. E l’opposizione deve ben valutare le prossime mosse, oltre al già fornito voto favorevole allo scostamento di bilancio, perché potrebbe con le sue azioni andare a rafforzare la posizione del premier, di conseguenza a blindare il governo. “Dobbiamo pagare il mutuo”, ricordiamoci che cosa proviene dai grillini.
Conte è arroccato nella mossa degli scacchi, nello stesso stallo, in cui costringe a vivere il popolo italiano.