Leggere tanto per crescere meglio. Incentiviamo la lettura nell’infanzia per migliorare l’apprendimento nel domani
Immaginate un mondo senza libri: come sarebbe? I libri rappresentano la memoria dell’umanità; sin dall’invenzione stessa della scrittura si è conservata traccia del passaggio dell’uomo sulla terra grazie ai libri.
Ad immaginare un mondo tanto distopico ci pensò Ray Bradbury con il grande capolavoro degli anni ‘50 Fahrenheit 451. L’autore ci racconta un mondo grigio, desolante, senza nessuna sfumatura di colore in cui la potenza del fuoco, distruttrice e depositaria di responsabilità, opera la sua opera censuratrice, vietando all’uomo l’accesso al sapere.
Immaginate, invece, un mondo con tanti libri ma che nessuno abbia voglia o il tempo di leggere. Vi ricorda qualcosa? Sicuramente non siamo a questi livelli, ma la situazione attuale non è del tutto rosa e fiori. Secondo l’indagine Ocse, la capacità di lettura e di scrittura negli ultimi venti anni è notevolmente peggiorata: solo uno studente su 20 sa distinguere tra fatti e opinioni. I risultati dell’indagine confermano che la capacità dei ragazzi italiani di leggere, comprendere, rielaborare, riassumere, valutare e riflettere risulta molto al di sotto della media Ocse per la lettura, posizionandosi agli ultimi posti della classifica. Questo cosa significa? Che 19 studenti su 20 non capiscono ciò che leggono. Comprendere un testo (qualsiasi esso sia), riflettere anche su concetti astratti, immaginare e inventare sono tutti elementi fondamentali per la formazione di un individuo.
L’educazione alla lettura è un processo lento che deve essere costruito nel tempo: pertanto il momento dell’infanzia è il migliore per la costruzione di un buon legame tra bambino e libro. I bambini, attraverso le storie, il gioco e la partecipazione attiva, non solo scopriranno storie e situazioni sempre nuove e particolari, ma svilupperanno sin dai primi anni capacità cognitive, sociale ed emozionali. In un primo momento il libro sarà semplicemente qualcosa da guardare, poi verranno attivati gli altri sensi: esplorare, aprire, annusare, sfogliare, ascoltare dispiegherà davanti ai bambini un oceano di nuovi stimoli. Dall’approccio tattile e sensoriale, passeranno ad una conoscenza più profonda, scopriranno le immagini e le parole e inizieranno ad apprezzarne la ricchezza e i piaceri che derivano dalla lettura. Occorre creare attorno a loro un ambiente stimolante e accogliente in cui i libri rappresentano portali su mondi inesplorati che sapranno scoprire grazie alla guida dei genitori, della scuola e delle associazioni. Le associazioni, in questo senso, svolgono un ruolo importante: attraverso le varie iniziative portano avanti l’obiettivo di promozione della cultura e della lettura, anche dalla più tenera età.
Come Punto Parma Terre des Hommes, nato all’interno di Intesa San Martino, ci spendiamo quotidianamente nel territorio per sostenere progetti incentrati sui minori. Tante le iniziative avviate – letture animate, giochi di parole, incontri di lettura – per incentivare l’amore e la passione per i libri tra i più piccoli. Perché solo attraverso i libri e la cultura, un bambino acquisirà gli strumenti necessari per essere un adulto consapevole.
Eleonora Puggioni
Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, una data scelta non a caso: in questo stesso giorno del 1960 furono uccise le tre sorelle Mirabal che si opposero alla dittatura dominicana.
È una data importante per ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto e che non possiamo continuare a veder crescere il numero delle donne che subiscono violenza sia fisica che psicologica. La violenza, però, non è solo ascrivibile alla devianza criminale e ai fatti di cui quasi quotidianamente ci mette al corrente la cronaca.
C’è una violenza di altra natura, più sottile e difficile da decifrare. Sono violenza gli ostacoli che impediscono alle donne di entrare nel mercato del lavoro e di avere continuità lavorativa, lo è quella di dover scegliere tra desiderio di maternità e carriera, la mancanza di pari opportunità nella vita sociale, economica e politica di un Paese. È violenza una cultura totalmente sbilanciata sulla donna in termini di responsabilità familiari e di carichi di lavoro da sostenere, nonché la differenza salariale tra uomini e donne a parità di condizioni.
Rappresentare l'emancipazione della donna come frutto di semplificazioni e di scorciatoie sistematicamente mediate dal potere e dal suo sistema di concessioni e di concezioni, anche questo è violenza. Lo è tutto ciò che trasforma la vita lavorativa e sociale delle donne in un campo minato, in una prova continua che spinge a mollare e a ritirarsi in una dimensione personale e professionale.
La nostra società è sempre più instabile e frammentata e la grave insicurezza che investe le nuove fasce generazionali sono il frutto di mutamenti sociali enormi: l'allentamento di legami di vicinato che da sempre hanno consolidato il senso di comunità, la precarietà lavorativa, sociale ed economica non hanno fatto che aumentare un profondo senso di solitudine.
Così spazi come la Biblioteca Sociale Roberta Venturini diventano non solo luoghi dove si fa cultura, ma punti di aggregazione in cui incontrare sempre qualcuno con cui parlare.
Karthiga, Jothika, Indhumati, Dhanalakshmi, Harini sono cinque delle oltre 1.500 ragazze scampate da una pratica crudele, purtroppo frequente nell’India meridionale: l’infanticidio femminile. La mostra allestita nella nostra Biblioteca Sociale e tratta dal reportage di Stefano Stranges, espone le vivide istantanee delle cinque ragazze, e ne restituisce un ritratto poetico di ciò che caratterizza oggi la loro vita.
L'impegno individuale si riflette in tutta la collettività; allestire mostre che sensibilizzino la cittadinanza sul delicato tema dell'infanticidio femminile è un piccolo passo che noi, come associazione, svolgiamo perchè reputiamo fondamentale parlare di fenomeni che sono distanti dal nostro quotidiano, ma che rientrano nel radicato problema sociale della discriminazione di genere.
L’esposizione 'Le bambine salvate', promossa da Terre des Hommes Punto Parma, in collaborazione con Terre des Hommes Italia e finanziata dal bando 'Donne tutte l'anno' emesso dall'Assessorato Pari Oppurtinità del Comune di Parma, potrà essere visitata dall'11 al 30 novembre in Via Venezia 123, Parma.
Progetti del genere nascono e si sviluppano perché per ricostruire serenità ed equilibrio per il vivere sociale, per noi stessi e per chi ci sta intorno, è necessario riflettere al fine di ricercare nuovi stimoli.
Rino Basili, Segretario di Intesa San Martino
C'è materia di riflessione per insegnanti, pedagogisti, genitori e si spera per i politici. Sembra che il 35% degli studenti di terza media non capisca un testo di italiano: è in grado di leggere, ma non di comprendere. Nella scuola di una volta c'era un metodo infallibile per abituare alla comprensione del testo, il riassunto, e anche il dettato era utile. Entrambi scomparsi per fare posto a test, quiz, domande a risposta multipla.
Ma davvero la scuola di ieri, con i suoi vecchi sistemi, era da buttare?
Che futuro ha un Paese composto da cittadini che non sanno capire un testo scritto, e quindi interpretare i messaggi della politica e dell'informazione? Privilegiando il come si insegna (la didattica) al cosa si insegna abbiamo smantellato quell'eccellenza nazionale che era la scuola. E ora, ci troviamo al centro di un'emergenza sociale. Al di là di qualsiasi ideologia, è chiaro a tutti che la criticità del Paese, prima del fisco, della gestione dell'immigrazione, della riforma della giustizia, prima del peso dell'Italia in Europa, è l'istruzione dei nostri figli. Dai quali presto dipenderemo tutti. Occorrono investimenti, una forte selezione della classe insegnante attraverso un inderogabile aumento degli stipendi, maggiori strumenti per intervenire sui comportamenti aggressivi sempre più frequenti dei ragazzi con una legge che parifichi la figura del professore a quella del pubblico ufficiale. La scuola pubblica ha rappresentato un luogo d’incontro importante fra la cultura laica e quella cattolica, ha consentito di aprire un processo di mobilità sociale per milioni di persone e ha contribuito alla crescita della democrazia e dello sviluppo del Paese. Essa deve essere riformata, per adeguarla al nuovo contesto nel quale opera, per superare ritardi e limiti (rappresentati dalle migliaia di abbandoni e dai bassi livelli di apprendimento), che rendono il diritto allo studio non garantito per fasce ancora consistenti di popolazione. I principi di fondo devono essere netti: assicurare a ciascuno le competenze fondamentali per orientare la propria vita e il proprio lavoro; formare individui liberi ed autonomi; elevare il livello culturale delle persone; concorrere in modo decisivo al rilancio dello sviluppo e dell’occupazione nel Paese che è sempre più alle prese con una crisi che evidenzia in modo drammatico il deficit di investimenti in formazione e istruzione, innovazione e ricerca. Gli studenti devono vedere garantiti e rispettati i loro diritti, in primis quello ad una partecipazione attiva alla vita della scuola, come parte integrante del percorso educativo. Solo con l'esercizio dei diritti si può costruire la cultura della partecipazione democratica e della cittadinanza attiva. Bisogna scrivere un nuovo patto tra scuola e società, irrinunciabile per non tradire le giovani generazioni: grande, infatti, è la responsabilità degli adulti e dei genitori. Garantire ad ogni bambino ed a ogni ragazzo percorsi autonomi di crescita, nel rispetto di valori condivisi e di un’etica pubblica da riaffermare e rilanciare. Perché riformare la scuola significa porre con grande forza il tema della qualità del sapere. Non certo per praticare percorsi tradizionali, che vedono il primato della quantità sulla qualità, delle nozioni sulle conoscenze, ma per fare fino in fondo dell’apprendimento un processo che si alimenta per tutto il corso della vita. E’ un sapere che forma persone in grado di pensare criticamente, di avere conoscenze e strumenti di interpretazione, di conquistare una disciplina mentale che rifiuti le certezze affrettate ed il pensiero semplificato. In questo senso anche le associazioni di volontariato svolgono un ruolo fondamentale, offrendo alla comunità strumenti e modalità di apprendimento che possano affiancarsi all'attività delle scuole.
Fornire un contributo culturale alla collettività diventa proposito e motore di Intesa San Martino, che si impegna quotidianamente nel San Leonardo. Con la profonda convinzione dell'importanza di lavorare in sinergia con le scuole e le insegnanti, l'associazione organizza, con alcune classi degli istituti del quartiere, percorsi didattici per riscoprire le bellezze artistiche della città di Parma, mostre aventi come tema la condizione dei minori anche in altri Paesi e letture animate per incoraggiare la partecipazione attiva dei bambini. Parlare di cultura e fare cultura, con uno sguardo particolare rivolto ai più piccoli diventa, dunque, uno dei nostri principali obiettivi.
Rino Basili, Segretario di Intesa San Martino
Parma 27 settembre 2019 - Quando si parla di biblioteca, la visione che si forma subito nella mente è un luogo silenzioso in cui si studia, non si parla e la socialità è bloccata sul nascere e zittita da un fermo “ssssh!”.
Diverso, invece, è quando facciamo riferimento alla biblioteca sociale. Per biblioteca sociale si intende un luogo di incontro dove la cultura, i libri e l’informazione fanno da comune denominatore. In questa particolare tipologia non conta tanto la tecnologia, ma il calore umano di ogni persona che ne fa parte. Diventa dunque un luogo nato per incontrare persone, fare due chiacchiere, leggere il giornale o partecipare alle conferenze culturali proposte.
Una biblioteca sociale si colloca nell’esperienza individuale come luogo quotidiano d’aggregazione, aperto a tutti, gratuito e che fa della gradevole permanenza dell’utente il suo punto forte. Non risponde semplicemente ad una esigenza didattico-informativa, ma ad un bisogno sociale, creativo, ludico e ricreativo. La gestione di solo soci volontari, inoltre, rende l’ambiente della biblioteca allegro e familiare; l’impegno individuale diventa un mattoncino per la costruzione di un progetto che si rispecchia non solo nel singolo ma nell’intera collettività. A novembre del 2018 Intesa San Martino ha dato vita alla Biblioteca Sociale Roberta Venturini, nata in memoria della moglie del presidente Pasquale Leone Galimi, prematuramente scomparsa.
Attualmente la Biblioteca conta circa 5000 testi interamente donati dalla cittadinanza ed è gestita esclusivamente da soci volontari. L’obiettivo è creare un hub culturale nel quartiere San Leonardo (Via Venezia 123/A), quartiere famoso a Parma per le sue scottanti criticità: attraverso conferenze, letture animate, eventi e incontri vuole potersi sentire parte della comunità, contribuendo alla crescita del territorio e alla diffusione della cultura. Fortemente radicata nel territorio e nel quartiere nel quale sorge, si mette a disposizione per salvare dal macero i libri ormai dimenticati o indesiderati e, per dar loro, nuova linfa vitale.
L’associazione Intesa San Martino si impegna nella raccolta di donazioni di libri di ogni genere che andranno ad accrescere il patrimonio letterario della biblioteca e che verrà messa gratuitamente a servizio della collettività. Una collettività che sempre più risulta disgregata, frustrata e tendenzialmente proiettata verso il bisogno individuale. Il ruolo delle biblioteche sociali risponde dunque ad un bisogno di socialità che sempre più si sta perdendo, anche e soprattutto nella vita dei quartieri i quali hanno cercato di conservare quel senso di comunità e relazione sociale disperso nelle grandi agglomerazioni umane.
Quasi un ritorno alle origini in cui il punto di aggregazione principale è sostenuto dal contatto e confronto umano ed è arricchito dalla cultura e dalla sua promozione. La biblioteca diviene dunque un porto sicuro in cui approdare e conoscere persone dal vissuto differente che, attraverso il confronto, non solo si arricchiscono personalmente ma che donano agli altri una piccola parte di sé. Nell’idea di prestare volontariamente e gratuitamente il proprio tempo agli altri, che sta alla base della vita della biblioteca sociale, si radica dunque la cultura del dono che, in un’epoca dominata dal consumismo, rappresenta il più antico ma più significativo valore.
Eleonora Puggioni
Ufficio stampa Intesa San Martino
Parlare di disabilità non è mai semplice: si rischia di cadere in una generalizzazione che non rende merito all’individualità di ognuno. Non tutti i disabili sono uguali, non tutti hanno le stesse esigenze, ma soprattutto, non tutti vivono questa condizione allo stesso modo. Alcuni tendono a chiudersi nei confronti del mondo, perché il sentimento di vergogna che si prova nel non riuscire a svolgere mansioni considerate “normali” spesso è fonte di grande imbarazzo. Certo, bisognerebbe chiedersi se questo senso di vergogna sia da ricercare solo nella mente dei disabili o se, in qualche modo, sia anche la società a creare i presupposti affinché il pregiudizio venga portato avanti.
Mi chiamo Alessandro, ho 54 anni e a 18 anni ho avuto un incidente. Sono entrato in coma e dal quel momento la mia vita non è stata più la stessa. Per trent’anni ho convissuto con un certo tipo di disabilità fisica che ha peggiorato notevolmente la qualità della mia vita, ma non mi ha tolto l’autonomia e l’indipendenza. Un giorno, mentre lavoravo, a causa della forte stanchezza caddi, picchiai la testa e aggravai la mia situazione. Avevo 48 anni. Da lì in poi fu più difficile perché, nonostante la mia ferma volontà di conservare un po’ di autonomia, i miei problemi di equilibrio mi creano tuttora enormi difficoltà.
Ma sia chiaro, dai 18 anni in poi non ho mai permesso a me stesso di bloccarmi. Sono sempre stato curioso, attivo, sportivo e amante della vita. Prima dell’ulteriore peggioramento andavo a lavorare in autobus, facevo ginnastica, arrampicata e nuotavo. Una volta mi sono pure lanciato col paracadute, un’esperienza unica. Ora non rinuncio alla bicicletta, faccio km e km dal quartiere San Leonardo alla Cittadella dove faccio ginnastica, così come in casa dove ho i miei attrezzi. Ho viaggiato in tutto il mondo: Egitto, Jamaica, Cuba, Messico, Costa Rica, Romania, Bulgaria, Stati Uniti, Francia e Germania. Alcune volte con amici, altre volte completamente da solo. Perché la verità è che ho imparato a convivere con me stesso.
Quando ero più giovane, mi sforzavo di farmi vedere in un modo, non accettavo di mostrare le mie debolezze. È con la crescita e la maturità che le cose sono cambiate: non solo ho accettato me stesso, ma anche lo sguardo degli altri che si posa su di me. L’aiuto degli altri è importante, ma il primo a doversi sollevare e incoraggiare ogni mattino devi essere tu perché chiudersi non serve a nulla. I pensieri negativi che affollano la mia mente, spesso, sono tanto opprimenti da togliermi il sonno. I miei genitori sono ormai anziani e sono figlio unico. Non ho fratelli e sorelle con cui condividere alcuni momenti della vita, questo a volte mi rattrista molto. Ma quando mi sento sopraffatto, penso ai viaggi che ho fatto, le persone che ho visto, i suoni, gli odori che ho avuto la fortuna di sentire e gustare. Non tutti hanno avuto questa possibilità. Spesso accadono cose spiacevoli e capita che il motivo vada ricondotto alla mentalità: non si tratta solo di barriere architettoniche, piste ciclabili o strutture a norma, ma di una chiusura che porta ad una visione ottusa delle dinamiche della vita. Pensandoci, come si potrebbe ovviare a questo problema? Ho imparato che solo il confronto apre la mente. E il volontariato è un ottimo modo per conoscere davvero l’altro e uscire dalla proprio ‘comfort zone’: non ci si può arroccare nella propria fortezza senza mai avere la curiosità di conoscere ciò che c’è fuori. In una condizione come la mia bisogna essere sempre concentrati; non posso distrarmi nemmeno per un secondo, ma nonostante tutto non dimentico mai di godere di ogni sfumatura che la vita mi offre. Quando, come ho già detto, a 48 anni a causa della caduta sono peggiorate le mie condizioni e la mia mobilità, non esistevano più i presupposti per il Comune di Parma di offrirmi una Borsa Lavoro. Così sono finito qui, nell’associazione Intesa San Martino come socio della Biblioteca sociale. E da qui inizia una nuova avventura.
Sandro Tarasconi
Socio Biblioteca Sociale Roberta Venturini
Uno stivale ricco di storia e tradizioni in cui, grazie ai colori dell’estate e alle immancabili ferie, riscoprire tradizioni e antichi luoghi della nostra bella Italia.
Borghi, paesaggi, coste ma ancor più usi e costumi di popoli che, nel corso del tempo, han concorso ad arricchire i territori dando vita a monumenti dal fascino millenario e dalle tante storie eroiche, medievali e romantiche da apprendere tutte d’un fiato.
In quest’epoca sempre più green, in cui vi è un’attenzione crescente all’impatto zero dell’opera umana sul territorio, dedicare le proprie vacanze alla scoperta delle rare bellezze d’Italia, con riferimento a quelle meno note e meno affollate, può risultare l’utile alternativa a delle ferie in località caotiche e spesso costose. La riscoperta dei territori fa sì che si possano apprezzare cibi della tradizione a minor costo perché realizzati e serviti dallo stesso produttore; in ugual modo è possibile soggiornare in borghi non affollati ma dal grande fascino, apportando un netto calo di spesa sul proprio budget senza apporre alcuna rinuncia alla propria vacanza. La guida “I borghi più belli d’Italia”, ad esempio, si dimostra un utile strumento per la scoperta dei piccoli angoli di paradiso lungo tutto lo stivale: garantiti dall’omonimo club italiano, il cui obiettivo è quello di riscoprire i borghi pubblicizzandoli all’interno dell’omonima pubblicazione, si dimostra per noi vacanzieri garanzia per la scelta dei luoghi da visitare con annesse attività e iniziative da svolgere.
E via dunque tra le colline marchigiane e i suoi inebrianti panorami, i campi arsi dal sole color fieno del Grossetano, le rovine millenarie con le stupende basiliche del Sannio, i laghi, le fonti ed i boschi della sorprendente Lucania, i trulli ancora attivi del tavoliere con i tanti centri storici stracolmi di storia della grande Apulia.
Al centro del nostro impegno, all’interno di Intesa San Martino, ci siamo posti tre grandi concetti per noi d’ispirazione per continuare ad operare giorno dopo giorno sul territorio: Comunità, Crescita, Cultura.
Con l’idea di far parte, con le nostre iniziative, di una comunità crescente in grado di sostenersi a vicenda e completarsi affidandosi all’aiuto reciproco, cogliamo l’occasione per augurarvi una buona estate, fiduciosi che non mancherà occasione per tutti i nostri soci di impegnarsi anche in vacanza, nel favorire quelle piccole realtà dall’importante storia ma che, ancora oggi e forse sempre più, subiscono un continuo abbandono demografico e istituzionale.
Andrea Coppola
Dirigente Intesa San Martino
Vi sono povertà che vanno ben oltre la condizione economica di un soggetto che, rapportandosi con la società, si ritrova a vivere una situazione di disagio dettata dalla propria condizione educativa. Vi sono povertà che trascurate a lungo producono un impatto negativo sul territorio, le cui ripercussioni sociali permangono e si manifestano nelle generazioni avvenire per decenni. Vi sono povertà evitabili dettate da semplici distrazioni alle quali, per porvi rimedio, basterebbero poche attenzioni ed un impegno concreto della società affinché queste si colmino divenendo risorsa.
L'esempio più noto che giunge ad oggi ed in grado di contrastare questo fenomeno cosiddetto di "povertà educativa", utile a risolvere un problema sociale dall'elevata importanza, ruota attorno a ciò che potremmo definire un miracolo: gli oratori.
Diffusissimi nella storia d'Italia ed al centro di tante e positive storie nostrane, rappresentano da secoli luoghi di incontro, crescita e comunità, in cui non solo riuscire con successo nell'aggregazione dei giovani, ma in grado di concorrere ad educare in pieno le future generazioni, basandosi su quegli imprescindibili valori cristiani certi e duraturi. Ad oggi ne risultano censiti circa 8000 con un'attività proficua che persiste dal 1500, epoca in cui ad opera di San Filippo Neri, si diede vita a questa realtà con l'idea di unire persone di ogni ceto dietro la forza motrice di un grande valore: l'amicizia.
Nell'efficace contrasto alla povertà educativa gli oratori con la sola attività di dopo-scuola prestata alle famiglie, svolgono un ruolo centrale nella formazione del minore. Prettamente incentrati sul lavoro dei volontari, gli oratori si dimostrano utili strumenti di socializzazione, affiancando alla formazione scolastica le tante attività sportive, artistiche e ludiche avviate all'interno.
E' grazie anche a simili esperienze che la nostra associazione si spende attivamente intorno al tema dei minori, cercando con proprie risorse e nei limiti dei propri spazi e tempi dei preziosi soci volontari, di dedicare sempre maggiore attenzione alle giovani generazioni, coinvolgendole in progetti, laboratori ed eventi in grado di simularne gli effetti ed i benefici, nella speranza che vi siano future generazione dall'elevata cultura, dalla profonda preparazione ma soprattutto dotati di un'ampia e benevola sensibilità verso il prossimo.
Andrea Coppola
Tesoriere e Responsabile organizzativo
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