“All'Oste che non c'è” è il luogo che non ti aspetti: un casolare dell'800 tra le colline di Cartizze dove ci si serve, si paga e ci si fa lo scontrino da soli. La parola d'ordine è fiducia.
Di Chiara Marando -
Sabato 21 Gennaio 2017 -
Lo si nota arrivando dalla stradina che corre lungo il colle del Cartizze, un vecchio casolare in pietra dell'800 che ancora conserva quel fascino delle costruzioni di un tempo: essenziale, all'apparenza fuso con la natura circostante, che sembra voler raccontare le storie di chi ha vissuto tra le sue mura.
Qui c'è, o meglio non c'è, Cesare. E' lui a portare avanti l'usanza di famiglia di accogliere amici e clienti per far assaggiare loro i salumi di produzione propria. Solo che ha scelto un modo molto particolare per farlo : “Capitava spesso che nei più svariati pezzi di carta trovati sul posto quando i miei amici passavano, mi lasciassero dediche rimproverando che la mia assenza li lasciava a bocca asciutta e che la loro speranza di gustare un buon bicchiere di Cartizze o Prosecco rimaneva delusa – spiega Cesare – ho quindi deciso di mettere sul tavolo della cucina 3 bottiglie di Cartizze e Prosecco, 6 bicchieri con un'indicazione scritta "valore 10 euro servitevi da soli e buona degustazione. L'indicazione serviva solo per scopo evitare che amici o passanti si sentissero in imbarazzo , come si dice, degli scrocconi”.
In poco tempo la voce si è sparsa ed alcuni, passando dalla cascina, cominciarono a stappare qualche bottiglia e a lasciare delle piacevoli dediche anche il lingua tedesca, inglese, giapponese. Era nata “All'Oste che non c'è”.
Quello che si può mangiare sono le tipicità del territorio, servendosi quanto si vuole di "Bibanesi', polentine stuzzicanti, Prosecco e Cartizze provenienti da aziende della zona , formaggi di malga, dolcetti locali e salumi della casa come il “Salado” ossia il salame di Valdobbiadene, la prelibata “Soppressa con filetto”, i “Giacomini”, ovvero di suino stagionati ed affumicati, oppure il delizioso “Sacol” di manzo. Il tutto da assaporare insieme a dell'ottimo pane cotto nel forno a legna.
C'è la possibilità di fare il caffè mentre non sono disponibili cibi cotti e neppure superalcolici.
La formula è semplice: si entra liberamente, ci si serve come e quanto si vuole e si paga facendosi da soli lo scontrino (il valore, non il prezzo, degli alimenti è segnato su un pezzo di carta). La cucina può ospitare fino a 14 persone, circa 4 tavoli, mentre all'esterno si possono sfruttare altri 3 tavoli.
E alla domanda se non c'è la paura che gli avventori possano approfittarsene mangiando senza pagare, Cesare risponde: “Ammetto che qualche volta è successo, ci sono anche brutti ricordi, ma sono una minima parte. Le persone vengono conquistate da questo dare loro fiducia, che è poi la filosofia dell’Osteria”.
“All'Oste che non c'è”
Str. delle Treziese, 31049
Valdobbiadene (TV)
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Vi consigliamo una ricetta veloce, facile da preparare e molto gustosa: Conchiglioni “Andalini”, zucchine, ragù di cozze e zeste di limone. Provatela per una cena con gli amici o un pasto sfizioso da gustare in famiglia.
Ricetta e Foto di Chiara Marando
Mercoledì 18 Gennaio 2017 -
Non sempre servono tanti ingredienti e ore di tempo per preparare un piatto perfetto per deliziare i vostri ospiti durante una cena casalinga, oppure rendere un po' più speciale il pasto di ogni giorno.
Provate questa ricetta che ho sperimentato qualche sera fa: Conchiglioni "Andalini" con zucchine, ragù di cozze e zeste di limone.
Diciamo che mi sono divertita ad utilizzare alcuni elementi che avevo in casa con l'idea di realizzare un condimento gustoso, da sposare con una pasta in grado di imprigionarlo ed esaltarne i sapori.
Ingredienti per 4 persone:
- 300 g di Conchiglioni “Andalini”
- 2 zucchine di medie dimensioni
- 1 limone
- 250 g di cozze sgusciate
- 1 scalogno
- Olio EVO
- Sale e pepe q.b
Preparazione:
Tritate lo scalogno e fatelo appassire in una padella antiaderente con un filo d'olio. Aggiungetevi le zucchine tagliate con la grattugia e fate cuocere con un pizzico di sale e pepe; mescolate in modo che non si attacchino e lasciatele cuocere fino a quando non si saranno ammorbidite.
Nel frattempo, prendete la metà delle cozze e frullatele con un filo d'olio. Unite il ragù appena preparato alle zucchine mescolando in modo che i sapori si amalgamino, per poi aggiungere le restanti cozze intere.
Cuocete a fuoco medio per qualche minuto. Infine, aiutandovi con il pelapatate, togliete la buccia dal limone, tagliatela in pezzettini finissimi ed unitela al condimento ancora sul fuoco, spruzzando anche qualche goccia di succo. Se necessario, aggiustate di sale e pepe.
Fate cuocere la pasta in acqua bollente e salata per circa 10 minuti (rimarrà al dente); scolatela, unitela al composto di zucchine, cozze e limone e fate cuocere insieme il tutto per circa due minuti continuando a mescolare.
Servite e completate il piatto con un filo di olio a crudo.
Continuando con le nostra proposte dedicate al benessere, ecco per voi una appetitosissima e salutare ricetta di Ilaria Bertinelli, assolutamente da non perdere. Enjoy!
Di Ilaria Bertinelli e di Cecilia Novembri
Le polpettine di soia sono un'idea perfetta per chi desidera accontentare il gusto con un piatto leggero soprattutto dopo un periodo di impegnative mangiate come quelle delle feste natalizie appena concluse.
Per vari motivi questa ricetta è molto versatile, per esempio può essere preparata in anticipo, si può consumare come finger food e in qualsiasi portata ed è ideale per chi ha problemi di glutine (scegliendo un pangrattato senza glutine, identificato dai due asterischi), chi è intollerante al lattosio, per gli amici vegetariani e vegani: mettono davvero d'accordo tutti quanti!
Potete servire le polpettine accompagnate da un bel pinzimonio oppure semplicemente da salse o paté di verdure trattandole come un cracker: un veloce tuffo in una salsina e il boccone sarà semplicemente divino! Buon appetitoso weekend!
Ingredienti
150 g soia gialla secca (da tenere in ammollo per 12 ore)
70 g cipolla
50 g olio extra vergine di oliva
40 g pangrattato**
40 g sedano
40 g carota
1 uovo
10 g prezzemolo
1 spicchio d'aglio
- 1 foglia d'alloro
- q.b. sale e pepe, salsa per accompagnare
PREPARAZIONE
Scolare la soia lasciata in ammollo, lavarla, metterla in un tegame coperta di acqua con la foglia d'alloro e cuocerla per circa 90 minuti.
Nel frattempo, spuntare la carota e pelarla; pulire il sedano e privarlo dei filamenti; sbucciare le cipolle e tritare il tutto grossolanamente.
In un tegame con 2 cucchiai d'olio, fare appassire le verdure senza lasciarle colorire.
Una volta cotta la soia, passarla al passaverdura, aggiungere gli ortaggi appassiti, il restante prezzemolo tritato, il pangrattato, un uovo, un pizzico di sale e pepe e amalgamare bene.
Con questo composto, formare delle polpettine rotonde e leggermente appiattite.
In una padella antiaderente, scaldare 3 cucchiai d'olio e farvi soffriggere le polpettine per qualche minuto rigirandole in modo che dorino leggermente.
Servirle accompagnate da verdure fresche oppure da salse o paté di verdure come finger food.
L'Abbinamento Vino
Le polpettine di soia con il sedano, le carote presentano una tendenza dolce, una buona sapidità e grazie al sedano e all'alloro anche una grande aromaticità.
Ottimo un PIGATO DELLA RIVIERA LIGURE che dona un ottimo equilibrio tra freschezza e morbidezza, una buona struttura e persistenza aromatica con un gradevolissimo finale di mandorla, dal colore da giallo paglierino scarico a giallo paglierino con riflessi tendenti al dorato e odore ampio, fruttato, fragrante, persistente, con netti sentori di pesca matura e miele, fiori freschi di campo e salvia, lievi sentori di muschio e resine boschive.
CREDITS: fioridizucca.blogspot.com – mondodelgusto.it – cavolettidibruxelles.it – ricette.pourfemme.it – ricettedalmondo.it – insolitomenu.it – buttalapasta.it – naturasi.it – deabyday.tv – dreamstime.com – arredailverde.it – misya.info – benesserevillage.it – flickr.com – siciliancuisine.blogspot.com – cucchiaio.it – lascimmiacruda.info- che donna.it – svinando.com – gustoetradizione.eu – lavinium.com
Come ogni anno il New York Times arriva con la sua classifica e questa volta ha stilato una lista delle mete mondiali imperdibili per il 2017: tra queste c'è anche la Calabria. Tre i ristoranti segnalati.
Di Chiara Marando -
Sabato 14 Gennaio 2017 -
Come ogni anno il New York Times arriva con la sua classifica e questa volta ha stilato una lista delle mete mondiali imperdibili per il 2017. Tra queste c'è anche la Calabria, per il suo patrimonio gastronomico ricco di sapore e tradizione che si riflette in una cucina che ben esprime la vivacità del territorio: "Il cibo italiano oltre le mete tradizionali", questo è il titolo con cui la giornalista statunitense Danielle Pergament spiega la sua scelta, sottolineando che i migliori piatti italiani si trovano proprio in questa regione.
Perché? Semplice, la cucina calabrese non si basa solo sui prodotti più noti come 'Nduja e Bergamotto, ma ha saputo sperimentare ed evolversi coniugando la tradizione con l'innovazione contemporanea puntando, al contempo, sull'agricoltura biologica e la riscoperta di vitigni e colture autoctone.
Ma il New York Times non si limita solo a segnalare la Calabria come meta obbligata, si spinge a consigliare tre ristoranti considerati eccellenti.
Ristorante Dattilo
Strongoli (KR)
0962 865613
www.dattilo.it
"Essere citati su un giornale importantissimo come il 'New York Times' è per me una grande gioia. Mi fa molto piacere che la mia terra, la Calabria, venga messa insieme a posti come le Maldive perché vuol dire che si sta facendo bene - commenta entusiasta in un'intervista all'Adnkronos la proprietaria e chef stellata del "Dattilo" Caterina Ceraudo - “E' fantastico lavorare in questio territorio perché, nonostante non ci sia nulla, siamo riusciti a valorizzare i nostri prodotti, tutti provenienti da agricoltura biologica".
Il Ristorante “Dattilo” è uno dei primi agriturismi della Calabria, un'oasi di pace circondata da vigneti e uliveti. E' proprio Caterina, allieva dello chef tristellato Niko Romito, a considerare questo luogo l'espressione della propria passione per la cucina: materie prime del territorio, agricoltura biologica e piatti che raccontano i prodotti locali reinterpretando le ricette tradizionali.
Da provare, a scelta, tre percorsi degustazione: da 45-50 €, da 65 €, e il più completo a 90 €.
Ristorante Ruris
Isola Capo Rizzuto (KR)
0962791460
www.ruris.it
Aperto dal '76, il “Ruris” è un ristorante a conduzione familiare che solo recentemente ha deciso di far fare un salto di qualità alla sua cucina, passando da proposte tradizionali a piatti più gourmet. Re ai fornelli è lo chef Natale Pallone, che porta in tavola un menù esclusivamente di pesce, prodotti a Km zero, stagionali e biologici.
Tre i possibili percorsi degustazione: da 35 €, 45 € e 75 €. Scegliendo il menù alla carta la spesa si aggira sui 40 €.
Antonio Abbruzzino
Catanzaro
0961799008
www.abbruzzino.it
"Soddisfare anche i palati più esigenti, questo è il segreto dei prodotti calabresi – spiega il proprietario Antonio Abbruzzino - Ogni giorno dialoghiamo con le risorse professionali locali. Luca, mio figlio, mantiene rapporti con piccoli produttori agricoli, capaci di fornire cose eccezionali. Ecco perché in diverse parti del mondo oggi amano la cucina calabrese".
Aperto da otto anni, nel suo ristorante Antonio propone una cucina attenta ai prodotti del territorio, che unisce semplicità ed audacia creativa, anche e soprattutto grazie al talento del figlio Luca e della sua giovanissima brigata. Non a caso è arrivata la tanto attesa stella Michelin.
Protagonisti del menù sono il mare, le verdure e gli ingredienti della terra.
Anche in questo caso tre i menu degustazione, 50 €, 65 €, 80 €, ed una spesa alla carta che si aggira intorno ai 50 €.
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Un Ipad al posto del piatto: questa è l'idea con cui il Ristorante tristellato “Quince” di San Francisco presenta il suo “A dog in Search of Gold”, ovvero bocconcini di tartufo bianco, con un bucolico sfondo di cani che giocano in un prato.
Di Chiara Marando -
Sabato 07 Gennaio 2017 -
Che la tecnologia sia ormai diventata parte integrante della nostra vita, anzi per molti la vita stessa, è cosa ormai nota, ma che potesse addirittura entrare a piedi pari nella “mise en table” di un ristorante rinomato, questo no.
Invece, la realtà supera la fantasia e lo dimostra il “Quince” di San Francisco, ristorante con ben tre stelle Michelin che porta in tavola da 13 anni una scelta stilistica e culinaria consolidata, estremamente raffinata e di impatto. Ma il menù andava aggiornato, almeno così pensa lo chef Micheal Tusk : “sono più di vent'anni che vivo a San Francisco, conosco e ho vissuto il boom tecnologico – spiega Tusk - voglio combinare l’alta cucina con la tecnologia e anche un po’ di cultura”.
Come a deciso di farlo? Provate ad ordinare la portata “A dog in Search of Gold”, ovvero un cane in cerca d’oro, piatto servito su iPad, dentro uno speciale box di legno fatto a mano da un artigiano, che propone bocconcini di tartufo bianco con un bucolico sfondo di cani che giocano in un prato.
Inutile dire che non sono mancate le critiche ed i dubbi di chi storce il naso davanti a questa idea eccentrica, ma soprattutto pensando all'igiene degli alimenti. Una tematica che è lo chef stesso ad affrontare: gli Ipad vengono disinfettati rispettando le norme igieniche vigenti, inoltre lo schermo è protetto da una guaina atossica che, una volta utilizzata, viene rimossa.
Ma quella del Quince non è la prima esperienza in tal senso. Nel Regno Unito, infatti, altri locali avevano fatto da pionieri, ed anche il ristorante spagnolo Arzak, 3 stelle Michelin, ha servito le proprie pietanze su iPad per qualche anno.
Stranezze a parte, il menù proposto dallo chef Tusk è veramente un inno alla cucina d'eccellenza con piatti estremamente curati nei dettagli, in un gioco di ingredienti che spaziano tra mare e terra passando per culture anche lontane e materie prime eccellenti come il caviale e le aragoste migliori. Tra le proposte anche un omaggio alla bontà italiana con i Fagottini alla fonduta, realizzati con fontina della Valle D'Aosta e tartufo bianco d'Alba.
Dal 9 al 12 febbraio 2017 il MiCo di Milano ospiterà il Salon du Chocolat, evento internazionale interamente dedicato a questa delizia irresistibile. Tanti i nomi di spicco della cucina e della pasticceria italiana che si alterneranno sul palco in showcooking e dimostrazioni d'autore.
Di Chiara Marando -
Venerdì 06 Gennaio 2017 -
Non è mai troppo presto per programmare una pausa all'insegna del peccato di gola per eccellenza: il cioccolato. Quindi tenetevi liberi dal 9 al 12 febbraio 2017 quando Milano ospiterà il Salon du Chocolat, evento internazionale interamente dedicato a questa delizia irresistibile, nato a Parigi nel 1994 dall’idea di Sylvie Douce e Francois Jeantet con l’obiettivo di far scoprire il cioccolato in tutte le sue forme
Tanti i nomi di spicco della cucina e della pasticceria italiana che si alterneranno sul palco in showcooking e dimostrazioni d'autore: Ernst Knam, Carlo Cracco, Iginio Massari, Davide Oldani e Andrea Besuschio, sono solo alcuni dei protagonisti di questa edizione. Ed sarà proprio Ernst Knam, grande Maître Chocolatier, la sorpresa di questa edizione. A lui il compito di lasciare il pubblico a bocca aperta con una meravigliosa scultura in cioccolato a tema San Valentino, simbolo dell'evento. Ma non solo, perché lo chef sarà anche in uno stand di 60 metri quadrati all'interno del quale eseguirà i suoi dolci più celebri.
Lo spazio è quello del MiCo con 8.400 mq studiati appositamente per valorizzare gli espositori, i loro prodotti di altissima qualità, ma anche di creare ambienti ad hoc accoglienti e capaci di esaltare al meglio l'esperienza sensoriale e gustativa. Un altro esempio? Il Giardino Magico, creato con la collaborazione di Chocolate Academy, dedicato al Maestro Iginio Massari, grande e pluripremiato pasticcere italiano.
Quindi momenti dedicati al gusto, alla scoperta di sapori nuovi e intensi, ma anche alla moda. Si, proprio alla moda, con i pasticceri dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani (AMPI) che, oltre a dimostrazioni dell’antica arte dedicata al cioccolato, firmeranno i capi di moda realizzati in collaborazione con NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) per la sfilata “Chocolate Gallery”, presentata in anteprima il 9 febbraio 2017 e ripetuta tutti i giorni dell’evento. Ad arricchire il tutto
alcuni abiti dell’edizione parigina ed un abito in cioccolato realizzato dallo Chef Knam.
Il Salon du Chocolat 2017 sarà organizzatore anche di un importante progetto charity in collaborazione con Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Milano (LILT). Davide Comaschi realizzerà un cioccolatino dedicato a San Valentino in vendita esclusivamente durante il Salon du Chocolat e il cui ricavato andrà in favore di LILT Milano per i bambini malati, le Case Alloggio e l’accompagnamento alle terapie.
Oltre 35.000 i visitatori attesi per questa edizione 2017 ed espositori nazionali e internazionali pronti per far vivere la migliore esperienza a base di cioccolato: Amaro, Amedei, Antica Dolceria Bonajuto, Aruntam, Cacao Crudo, Cecilia Paul De Bondt, Chocome, Chocostore By Eurochocolate , Ciomod, Cisa 2054 Srl, Cocoa And Coffee Interprofessional Council, Costruttori Di Dolcezze , Domori, Enrico Rizzi, Ernest Knam, F.B.M , Gay Odin, Goufrais, Guido Gobino, Pâtisserie Des Rêves, La Perla Di Torino, Leone, Lindt, Majani, Marou, Modi', Neuhaus Maitre Cocolatier, Odilla Chocolat, Pacari, Papa, Pasticceria Cadario, Pasticceria Martesana, Pavoni Italia, Royal Duyvis Wiener, Sabadi, Soc. Coop. Soc. Quetzal - La Bottega Solidale, Torta Pistocchi, Venchi.
L’evento è patrocinato da Comune di Milano e Ampi, realizzato in collaborazione con Compagnia del Cioccolato, Grand Hotel et de Milan, Eataly, Naba, Wella e Pixartprinting e sostenuto nella comunicazione grazie ai media partner Italian Gourmet, Punto IT e RDS.
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Genuino, accogliente e rustico: Il “Gatto Gambarone” è la trattoria tipica dove sentirsi come a casa. Menù della tradizione ed atmosfera accogliente sono i segreti di questa realtà dalla lunga storia.
Di Chiara Marando -
Sabato 31 Dicembre 2016 -
Il pranzo della domenica è uno di quei riti da consumare con calma, godendosi la tranquillità di ogni momento, avvolti da un'atmosfera che trasmette quel senso di sicurezza dato dalle cose familiari.
Non si cerca il lusso, anzi si rifugge da quei contesti eccessivamente “arzigogolati” nell'arredo, ma anche dal minimal a tutti i costi: il pranzo della domenica vuole la semplice rusticità delle cose genuine. Potendolo fare si andrebbe anche a tavola in ciabatte.
Ed è proprio il sentirsi come a casa che conquista subito del “Gatto Gambarone”, trattoria tipica poco lontano da Parma, alle porte di Noceto, un piccolo mondo antico contadino che strappa un sorriso bonario già all'ingresso.
Sembra di entrare nel salotto dei nonni, riscaldato da un grande camino, con quadri di paesaggi campestri e foto d'epoca appesi al muro, tavoli di legno e sedie pesanti da sollevare e spostare, ma solide, sicure e accoglienti. Poco importa se il contesto non è raffinato e le tende sono legate con una spilla da balia, il profumo che arriva dalla cucina e la calma che regna vincono su tutto.
Qui fa da padrona la tradizione. Torta fritta e salume, tortelli, anolini, gnocchi e risotto non possono proprio mancare.
Esattamente come il carrello dei bolliti, vero trionfo per chi non teme la digestione lenta, l'anatra al forno, la punta di vitello ripiena ed il cinghiale con polenta.
Poi c'è il piatto che non ti aspetti ma che merita la sosta: il Merluzzo fritto, compatto e saporito con una sottile e croccante panatura degna dei migliori chef.
Inutile dire che si innaffia il tutto con il più classico dei lambruschi, vero signore dei vini frizzanti emiliani, e si conclude il pasto con torte della casa preparate ancora come una volta: sbrisolona, crostata di prugne, torta al cioccolate e si, anche i tortelli al forno...perché chi lo dice che sono buoni solo a colazione?
Trattoria B&B Gatto Gambarone
Via Gambarone, 17 - 43015 Noceto (PR)
Tel. 0521 621272
È un ex allievo della Scuola Alberghiera e di Ristorazione di Serramazzoni: prima stella Michelin per il modenese Valentino Cassanelli ed il suo ristorante Lux Lucis di Forte dei Marmi.
Di CM -
Lunedì 26 Dicembre 2016 -
L'11 dicembre ha compiuto 32 anni, è cresciuto a Spilamberto ed ha sviluppato e maturato la sua passione per la cucina nella Scuola Alberghiera e di Ristorazione di Serramazzoni: lui è Valentino Cassanelli, lo chef del ristorante “Lux Lucis” di Forte dei Marmi.
Ed è proprio qui che ha conquistato per il 2017 la prima stella Michelin della sua carriera, che si prospetta essere lunga e ricca di soddisfazioni.
«Ricordiamo Valentino come un allievo brillante e talentuoso – commenta il direttore della Scuola Alberghiera di Serramazzoni Giuseppe Schipano – I suoi successi non ci sorprendono, anzi li sentiamo un po’ anche nostri. Da noi ha appreso le nozioni basilari che ha poi saputo sviluppare e perfezionare».
Lo stretto legame con l'arte culinaria ed il desiderio di accrescere le sue conoscenze sull'argomento è vivo fin dalla prima infanzia, quando la nonna gli ha insegnato a chiudere i tortellini e tagliare le tagliatelle.
Dopo aver frequentato la Scuola Alberghiera di Serramazzoni, all’età di 17 anni è volato a Londra per lavorare prima alla “Locanda Locatelli”, poi da “Nobu”, tempio della cucina fusion. Il rientro in Italia coincide con la sua esperienza nel ristorante di Carlo Cracco, che nel febbraio 2012 lo porta dal “Principe”, uno degli hotel più prestigiosi di Forte dei Marmi.
Il 2012 è un anno importante per Cassanelli che crea e apre il ristorante Lux Lucis, il locale dove tradizione e modernità si fondono in proposte enogastronomiche originali, curate ed equilibrate.
Miglior chef della Versilia per il 2014, nel 2015 si aggiudica il prestigioso premio Guida Touring “Top di Domani”. La consacrazione definitiva arriva con la stella Michelin 2017 attribuita appunto al Lux Lucis, già premio Touring Club come "Cucina d'autore" nella guida "Alberghi e Ristoranti d'Italia 2016 e 2017" e premio~Gatti Massobrio il "Faccino Radioso 2017" destinato alle migliori tavole della guida.
La bellezza, l'originalità e la vitalità culturale dell'Italia si riconosce anche e soprattutto dalle sue tradizioni gastronomiche: ecco un breve giro alla scoperta dei dolci natalizi regionali
Di Chiara Marando -
Sabato 24 Dicembre 2016 -
La bellezza, l'originalità e la vitalità culturale dell'Italia si riconosce anche e soprattutto dalle sue tradizioni gastronomiche che caratterizzano ogni regione, ne raccontano le radici, le materie prime e la voglia di condividere il piacere della tavola. Soprattutto a Natale.
Ed effettivamente, quale migliore momento se non le festività natalizie per trascorrere dei momenti piacevoli gustando le ottime specialità che ogni famiglia si tramanda di generazione in generazione?
Proviamo a fare un piccolo viaggio tra queste delizie che rappresentano i dolci perfetti per il 25 dicembre.
Cominciamo con la Lombardia ed il suo classico Panettone, ovvero il tipico dolce natalizio di Milano. La ricetta per realizzarlo è veramente semplice, a fare la differenza sono i tocchi personali, gli ingredienti di alta qualità e la giusta lievitazione: si prepara unendo uova, latte, farina e zucchero e si attende un'intera giornata perché il tutto lieviti a dovere.
Sempre in Lombardia, o meglio Valtellina, c'è la deliziosa Bisciola con le sue noci, l'uvetta e i fichi secchi che predominano nell'impasto.
Trentino Alto Adige a Natale significa profumo di spezie, perfettamente interpretato dallo Zelten, ovvero il Pane fruttato, riccamente speziato, al cui interno trionfa la frutta secca.
Frutta secca anche nel Gubana, tipico del Friuli Venezia Giulia, che si completa con uvetta, amaretti e grappa.
Il Veneto dice la sua con l'immancabile Pandoro originario di Verona, soffice, perfetto mangiato da solo e goloso servito con una crema chantilly, con la sua nota forma a stella.
Piemonte è Tronchetto di Natale, specialità energetica che si prepara con uova, burro, mascarpone, crema di marroni, brandy, panna e cioccolato. Insomma un peccato di gola irresistibile e supercalorico.
Nel Lazio spicca il Pangiallo, per la sua glassa di colore giallo, la cui origine pare risalga all'Impero Romano. Si usa prepararlo il giorno del solstizio d'inverno come buono auspicio per il ritorno delle giornate più lunghe e soleggiate.
Umbria e Abruzzo si dividono la tradizione del Parrozzo, il cui impasto è a base di semolino o, in alternativa, farina gialla o farina bianca con fecola, zucchero, mandorle tritate, essenza di mandorla amara, buccia di arancia o buccia limone per profumare, e ricoperto poi con cioccolato fondente.
Il Bostrengo viene dalle Marche. Nato come piatto povero del periodo natalizio, proprio perché l'impasto recupera il pane raffermo, cambia nome e ricetta di paese in paese. Ci sono però alcuni elementi che non devono mani mancare: noci, mandorle, fichi secchi, pane raffermo, frutta candita, uva sultanina e mosto cotto.
La Toscana è famosa per il suoi Ricciarelli, dolci a base di mandorla, vaniglia e cannella della tradizione senese. Ma anche per il Panoforte: mandorle, arance e cedri canditi ne sono gli elementi primari.
Il Panspeziale, o Certosino, è originario dell'Emilia Romagna, con una ricetta addirittura certificata e depositata in Camera di Commercio dal 2003. Gli ingredienti sono cioccolato, miele, frutta candita, pinoli, mostarda bolognese e burro. Anche in questo caso con le calorie e la bontà non scherziamo! Simile, ma ancora più nutriente per l'aggiunta di nocciole, arachidi, mandorle, ciliege candite e cognac, è il Panone di Natale, il dolce natalizio delle campagne bolognesi.
La Liguria porta in tavola il delizioso Pandolce, panini/focacce dolci, farciti con uva sultanina, zucca candita, pistacchi e pino.
Scendendo verso la Campania troviamo gli Struffoli, palline di pasta fritte, unite con miele e guarnite con zuccherini colorati. Una festa per gli occhi.
La Calabria celebra il Natale con i suoi Fichi Chini. La ricetta originale prevede che i fichi secchi vengano riempiti con con mandorle, noci, cioccolato e canditi, per poi essere sovrapposti a formare una Croce.
Grande festa anche in Puglia con il Panciotto, dolce monoporzione fatto di pastafrolla, farcito con crema pasticcera, e con le Cartellate, una sfoglia sottile dove a catturare l'attenzione è il profumo di anice, mosto cotto e cannella.
Il Cubaita viene dalla Sicilia e prende il posto del torrone. Un croccante fatto con mandorle, sesamo, arance e miele. Poi ci sono i Buccellati, ciambelle di grandi o piccole dimensioni, con aromi di limone, arancia, cannella e vaniglia, ed ancora fichi secchi, mandorle, noci, nocciole e pistacchi. Insomma, tutto!
Infine, arriviamo in Sardegna con i Sebadas, un grande raviolo ripieno di pecorino e glassato con il pregiato miele di corbezzolo.
I consigli per affrontare il prima il durante e soprattutto il dopo maratona gustativa delle feste natalizie. Spunti, suggerimenti e preziose informazioni da Unika Medical Spa, il centro integrato di medicina del benessere.
di Alexa Kuhne
Milano, 24 dicembre 2016
Siamo alle solite, cioè all'irresistibile richiamo delle leccornie delle feste di Natale e, contemporaneamente, ai sensi di colpa che nascono quando l'abito per l'ultimo dell'anno non entra più, a causa del gonfiore diffuso indotto da abbuffata incontrollata.
Visto che lo sappiamo già, perché non prevenire le lacrime di coccodrillo?
Oltre al classico e sempre utile consiglio di consumare, più del solito, molta acqua, frutta e verdure, evitando tutti i piatti elaborati, le fritture e i grassi, per ritrovare l'energia indispensabile per affrontare gli impegni della routine quotidiana e per smaltire, dobbiamo scegliere vegetali ad hoc.
I broccoli, più che mai tra un cenone e l'altro, sono un toccasana, per ripulire l'organismo: ricchi di sostanze capaci di attivare enzimi, agiscono nel processo di detossificazione.
In generale, tutte le verdure a foglia verde, come l'insalata, gli spinaci, il sedano e la cicoria, essendo ricchi di clorofilla, possono disintossicare dai metalli pesanti, dagli agenti inquinanti e dalle tossine. Molto utili anche i carciofi, che esercitano un'azione depurativa nei confronti del fegato e della cistifellea e hanno un effetto diuretico, facilitando lo smaltimento delle tossine. Da non dimenticare, inoltre, le barbabietole, che abbondano di vitamine del gruppo B e C, di magnesio, calcio, zinco, ferro e betacarotene, tutti importanti per stimolare la purificazione del corpo.
Sorprende molto il potere del limone, spesso sottostimato ma prezioso: contribuendo a convertire in forma solubile le tossine nell'acqua, ne favorsice l'eliminazione.
Se si punta a una dieta depurativa, magari in vista della festa dell'ultimo dell'anno, è bene limitare i carboidrati, non rinunciare all'olio ed escludere completamente l'alcool, che ha un alto indice glicemico.
Le tisane sono l'elisir naturale per avere un effetto detox: quella al finocchio è magica. Questo ortaggio ha capacità stimolanti nei confronti dello stomaco e dell'intestino. Per questo motivo la tisana al finocchio contrasta i problemi di digestione e il dolore addominale. Possiamo mettere a punto un infuso depurativo naturale, utilizzando 30 grammi di tarassaco, 30 grammi di finocchio, 30 grammi di carciofo e 10 grammi di menta.
La tisana alla betulla non è da meno: è drenante e per preparala ci servono 50 grammi di betulla, 50 di ortica essiccata e altri 50 di gramigna. Tutti questi elementi vanno lasciati in infusione in un litro di acqua bollente.
Dieta dopo Natale: le insalate.
Le insalate hanno effetti portentosi. Oltre ad essere molto versatili, permettono abbinamenti di ingredienti ideali per depurarsi e disintossicarsi di grassi accumulati durante pranzi e cenoni. L'insalata con avocado e arance ha la capacità di far bruciare i grassi senza dover rinunciare al gusto ed è perfetta per la dieta dopo Natale. L'insalata con chicchi di melograno e mela è una ricarica di vitamine del gruppo C e del gruppo B con alte azioni antiossidanti.
Dieta dopo Natale: la frutta.
Via libera a tutta la frutta di stagione, consumata a colazione e negli spuntini di metà mattina e metà pomeriggio. Ricordatevi di non mangiare la frutta subito dopo il pranzo o la cena perché la sua tendenza alla fermentazione potrebbe crearvi una fastidiosa sensazione di gonfiore.
*Consulenza del dottor Mario Mariotti