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Nel DL 91 del 24/6/14, il cui oggetto è completamente diverso, all'interno è stato reintrodotto l'Anatocismo bancario.

- di LGC -
Parma 02 Giugno 2014 ----
Presi dall'euforia dei "mondiali" di calcio l'Italia s'é desta con l'anatocismo bancario riproposto nel decreto legge del 24 giugno il cui oggetto è totalmente diverso trattandosi di agricoltura. Tant'è che, di questo decreto, ne avevamo accennato la scorsa settimana relativamente alla norma riguardante l'accensione di fuochi con sterpaglie.

Cosa centra una modifica così importante di natura finanziaria e bancaria in un decreto che ha per oggetto il settore agricolo, l'edilizia ed il rilancio dell'economia? E' una domanda legittima che richiama immediatamente una raccomandazione dello stesso Presidente Napolitano di pochi giorni orsono allorquando il Governo tentò di realizzare un decreto "omnibus".
Ma di questo nessuno, o quasi, se ne era accorto. Certamente gli istituti bancari, così distratti dall'intensa attività di erogare finanziamenti a destra e manca sarà sicuramente sfuggito. Presi come erano a predisporre tutto il necessario per supportare la richiesta "spontanea" di POS che a loro, e soltanto a loro dovrebbe fruttare circa 5 miliardi di euro stando a una stima di confesercenti.
Non se ne sono accorti nemmeno la gran parte dei grandi media così impegnati a analizzare una sconfitta calcistica di immense proporzioni.
Fatto sta che la questione si ripete. Cambiano i governi, cambiano le bandiere, ma le cattive abitudini rimangono.
Già in molte circostanze, quando ad esempio il "popolo bue e schiavo" tenta una meritata vacanza ecco che il carburante cresce, crescono le accise e con essa la quota IVA che, anomalia nazionale, viene calcolata anche sulla quota di un'altra tassa (l'accise appunto) come se questa fosse un servizio erogato invece di una delle tante gabelle.
Nel DL 91 di pochi giorni fa, (24/6/2014) l'articolo 31 ha di fatto modificato l'articolo 120 del testo unico bancario (D.LGS.385/93), reintroducendo la capitalizzazione degli interessi nei contratti con gli istituti di credito (produzione di interessi su interessi), su base annua, secondo i criteri che saranno disciplinati dal CICR (Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio composto dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, che lo presiede, nonché dai Ministri delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti e dal Ministro per le Politiche Europee)
Una cosa davvero grave, se solo si pensa che appena pochi mesi fa con la "Legge di Stabilità 2014″ (legge 27.12.2013 n. 147), aveva modificato l'art. 120 del testo unico bancario dichiarando la pratica anatocistica fuori legge.
Per fortuna qualcuno vigila e in questo caso lo si deve www.usurabancaria.com che ci ha aperti gli occhi.

(allegato il DL 91 del 24 giugno 2014)

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Conclusa, con forte partecipazione da parte dei cittadini, la raccolta firme per l'Istanza-Petizione "Città Sicura", promossa da Civiltà Parmigiana e Territorio e Autonomia, indirizzata al Consiglio Comunale -

Parma, 28 giugno 2014 -

E' stata presentata questa mattina, in Piazza Garibaldi, l'Istanza-Petizione "Città Sicura", promossa da Civiltà Parmigiana e Territorio e Autonomia, indirizzata al Consiglio Comunale, per porre l'accento sul grave problema della sicurezza urbana.
Un "risultato molto positivo, ottenuto con la raccolta di 2.000 firme in pochissimo tempo" - spiega con soddisfazione Giampaolo Lavagetto (Territorio e Autonomia). "Una forte partecipazione dei cittadini che ha confermato l'urgenza di intervenire in materia di sicurezza urbana."
"La petizione è stata depositata ieri, presso l'ufficio protocollo del Comune di Parma a norma dell' art. 47 dello Statuto del Comune, che prevede per il Presidente del Consiglio l'obbligo di iscrivere e discutere l'argomento all'ordine del giorno entro 60 giorni dalla ricezione" - continua Lavagetto. "Ora chiederemo appuntamento al Presidente del Consiglio Comunale per spiegare i termini della petizione e dare seguito all'istanza".

Un'istanza nata dai bisogni dei cittadini, e per i cittadini e che ha trovato un forte riscontro fra la gente, come spiegato dalle parole di Cecilia Zanacca, (Civiltà Parmigiana) - "Nonostante sia un momento di allontanamento e diffidenza dalla politica, i parmigiani hanno dimostrato di essere stanchi della partitocrazia e desiderosi di civismo". "I punti che abbiamo presentato sono l'espressione dei problemi che preoccupano la gente". Una raccolte firme avvertita positivamente sul territorio e proprio sull'importanza dei banchetti, allestiti nei quartieri principali della città, Marco Spotti ( Territorio e Autonomia) - "La gente veniva da noi con il desiderio di dare opinioni e fare proposte. I punti che abbiamo presentato nascono dai bisogni della gente."
Ad esporre il progetto "Città Sicura", Giuseppe Tramuta (Territorio e Autonomia), per 35 anni al servizio della Polizia di Stato. Primaria la prevenzione, spiega Tramuta - "Bisogna potenziare la presenza delle Forze dell'ordine sul territorio". "Servono telecamere in entrata ed uscita dalla città e agenti della municipale che escano dagli uffici e siano presenti con il pattugliamento del territorio." - poi continua - "Serve un controllo 24 ore su 24 con commissariati in ogni quartiere e agenti in divisa ben visibili".

Pubblicato in Cronaca Parma
Domenica, 29 Giugno 2014 11:49

Italia da riformare

A partire dal calcio l'Italia è tutta da riformare. La nota positiva è che esistono ampi margini di miglioramento. Palla al centro e via.

di Lamberto Colla -
Parma, 29 giugno 2014 -
Non poteva che essere altrimenti. L'Italia nazionale di calcio è stata anch'essa, come gli spagnoli, rimandata a casa, alla fine del primo turno mondiale, incapace di sostenere la competitività agonistica delle due squadre sudamericane. Affrontare le sfide con l'idea di portare a casa il minimo risultato è , come insegna l'esperienza, una sconfitta certa.
L'avventura della nazionale di calcio ha rappresentato la metafora dell'intero nostro Paese tranne che per una circostanza: la solidità etica di chi ha guidato, seppur fallendo, la compagine italiana. E non è stato necessario nessun tipo di pressione mediatica o giudiziaria per indurre il CT Prandelli a rassegnare le sue dimissioni. Un gesto che fa onore prima all'uomo e poi al tecnico.
Forse sono state errate le scelte degli atleti che hanno composto la rosa dei partecipanti, forse anche i cambi in corso di gara, fatto sta che mentre lui, Prandelli, recita il mea culpa, gli uomini che in campo non hanno saputo guadagnarsi nemmeno gli onori che si riservano agli sconfitti, tacciono o ancor peggio si giustificano ritenendo i 16 milioni di telespettatori tutti ottenebrati dall'alcool quindi incapaci id interpretare un misera e semplice partita di pallone.
Tutto questo, esclusi i comportamenti di Prandelli e di Abete, sono la fotocopia del nostro Paese. Responsabilità da scaricare sugli altri e gli immensi guadagni invece privati e, come è ovvio, ben meritati.
Così come l'Italia economica e politica anche quella del calcio ha vissuto questi anni di crisi nella sopravvalutazione delle proprie risorse, nella presunzione di possedere skills rilevanti e capaci di fare la differenza, di contare troppo sulla creatività dell'ultimo minuto, la stessa che tante volte ha contribuito a riportaci ai vertici mondiali sia che fossero le pennellate di Pablito Rossi o le performance di qualche illuminato imprenditore.
Troppo poco per emergere e poi restare a galla in sistemi sempre più competitivi. Sistemi nei quali ogni giorno entrano nuovi attori capaci, preparati, affamati di gloria e motivati dalla determinazione a emergere. E noi, piccola nazione cullata sul mediterraneo, abbiamo la presunzione di mantenere un posto al sole senza nulla fare e nulla cambiare.
In assenza di organizzazione, di senso di compartecipazione e di sacrificio, di rispetto delle regole e della consapevolezza che la vera forza propulsiva deriva dal gruppo, continueremo ad assistere a tanti e frequenti fallimenti e a pochi e sporadici casi di successo.
L'orizzonte è arrivare a sera, poi domani, sarà un altro giorno e chissà che qualcosa di buono accada. La pratica attendista è diffusa in tutti i settori e è entrata nella mentalità di molti. Non fare niente, cercare qualche scappatoia, cercare di creare delle piccole "lobby di villaggio" in grado di garantire qualche piccolo privilegio e intanto le grandi e potenti lobby, quelle vere, modificano le norme, penetrano silenziosamente nei nostri tessuti vitali, indeboliscono il nostro organismo e infine ci impongono una cura costosissima con l'unica medicina esistente per quel male. E allora giù a piangere a dare la colpa agli arbitri (leggi UE) o alle scorrettezze altrui.
Vivere costantemente sul filo del rasoio prima o poi ci si taglia. E' successo alla nazionale di calcio sta accadendo all'intero Paese.
Che si apprenda quindi dalla metafora calcistica un insegnamento: risvegliare l'orgoglio e mettersi a disposizione della nazione e del suo CT di turno Non possiamo più essere in balia di un arbitro o di una "troika".
Riprogettare il futuro!

Pubblicato in Politica Emilia
Venerdì, 27 Giugno 2014 09:19

Parma - Città Sicura

La raccolta firme per l'istanza-petizione "Città Sicura" è ormai giunta al termine. Il risultato ottenuto (più di 2000 firme) in pochissimo tempo, va al di là delle nostre previsioni -

Parma, 27 giugno 2014 -

Sabato 28 Giugno 2014 - ore 11,00 - Via Mazzini angolo Piazza Garibaldi a Parma, i promotori del progetto di cui sopra (CIVILTA' PARMIGIANA e TERRITORIO & AUTONOMIA) terranno una Conferenza Stampa di illustrazione dell'Istanza-Petizione presentata al Consiglio Comunale secondo l'art.47 dello Statuto del Comune di Parma che prevede per il Presidente del Consiglio l'obbligo di iscrivere e discutere l'argomento all'ordine del giorno entro 60 giorni dalla loro recezione.

L'invito a partecipare è naturalmente esteso a tutti i cittadini di Parma, alle Istituzioni ed ai rappresentanti dei movimenti politici della città.
Confidiamo inoltre nella presenza della Stampa affinché tale progetto possa essere adeguatamente divulgato visto l'importante risultato raggiunto.

G- Lavagetto Giampaolo GDE

CP e Territorio e autonomia gde

Civiltà Parmigiana Territorio ed Autonomia

 

Domenica, 22 Giugno 2014 11:30

Son tornati i “Paperoni”

La crisi sembra terminata per i ricchi e super ricchi. In aumento il divario sociale.
di Lamberto Colla ---
Parma, 21 giugno 2014 -
Sono sempre più convinto che l'utilizzo del termine crisi per un periodo così lungo sia improprio. Al contrario credo che, la condizione economica e sociale attuale, sia da considerare la normalità. Attendersi un repentino passaggio dallo stato dalla "sofferenza" a quello di piena agiatezza come molti si erano abituati sino alla soglia del 2007 è pura illusione.
Sette anni consecutivi di crisi hanno, nemmeno tanto lentamente, via via eroso i risparmi di una vita di quel ceto medio, operai e impiegati, che grazie al sacrificio di entrambi i familiari erano riusciti a garantirsi una vecchiaia serena e una base di partenza per i figli. Un ceto medio che aveva come primo obiettivo l'acquisto della casa, come secondo il risparmio di salvaguardia e infine il piacere di "consumare" ovvero di regalarsi o di regalare qualcosa nella consapevolezza di fare un acquisto sopra le proprie possibilità. Un vezzo che, senza intaccare la propensione al risparmio consentitì di portare l'Italia al quinto posto tra i paesi più industrializzati. I consumi crescevano e l'economia girava, il lavoro o meglio i lavori, intesi come professioni , bene o male proliferavano. Da metà degli anni '90 si cominciò a sollecitare i giovani a non radicarsi sull'impiego fisso ma di girare tra le imprese a fare esperienza. E così è stato. I contratti di collaborazione coordinata e continuativa (così si chiamavano all'epoca) cominciarono a prendere piede e diffondersi. Ma anziché produrre turnover e esperienze destinati a favorire percorsi di carriera interaziendali produsse fior fiore di professionisti sottopagati e dall'incerto futuro. Minor propensione ai consumi e impossibilità "tecnica" ma anche psicologica a replicare le aspettative dei genitori riponendo i risparmi futuri nella rata di mutuo per la casa.
Poi venne l'euro e questa categoria di giovani ma non più giovanissimi, incocciò con una drastica riduzione di potere d'acquisto. Da un giorno all'altro, grazie a un assurdo tasso di cambio tra Lira e Euro, tutto divenne molto più caro tranne il lavoro. Chi non si ricorda il cambio dei cartellini da 1000 lire a 1 euro.
Per ultimo la crisi del 2007 diede il colpo di grazia alla nostra economia, al lavoro e ovviamente al ceto medio, quella borghesia che tanto aveva contribuito a rendere diversa e forte l'Italia nel contesto occidentale. La forza dell'Italia risiedeva proprio nella ricchezza diffusa su una relativamente ampia fascia sociale alimentata da speranze e generatore di consumi.
Per la maggior parte di costoro le conseguenze dello tsunami finanziario portarono via lavoro e speranza, sottraendo in tal modo il carburante destinato al motore Italia.
Il sistema economico "moderno", impostato sulla finanza, bruciava risorse a più non posso e con la scusa di spegnere l'incendio i governi intervennero chiedendo sacrifici andando a dragare nelle tasche dei cittadini. S'innescò quindi quella politica di lacrime e sangue che seguendo il postulato classico della conservazione della massa di Lavoisier "Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma" non ha fatto altro che ridistribuire arbitrariamente la ricchezza di tanti a favore di pochi.
La ripresa c'è... per i ricchi.
La conferma viene dal recente studio di Capgemini e RBC Wealth management "World Wealth Report 2014"nel quale si evidenzia come in Italia ci siano 203.000 persone con un patrimonio netto investibile superiore a un milione di dollari e poco più di tremila (3.050) di multimilionari, che possiedono oltre 30 milioni di dollari senza neanche contare residenze private e oggetti da collezione. Il numero dei paperoni italiani risulta pertanto in aumento nonostante la crisi: +15,6% rispetto il 2012. L'Italia torna così a toccare i livelli del 2007 quando i super ricchi erano 208.000 classificandosi al decimo posto al mondo per numero e ricchezza dei paperoni, l'Italia è preceduta da Canada e Svizzera e seguita da Corea del Sud, Olanda e Brasile.
Prendiamolo come segnale positivo ma il rischio reale è di un incremento del divario sociale che perdurando e aggravandosi non potrà che produrre nefasti risultati a meno di una rapida inversione di tendenza.

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Domenica, 15 Giugno 2014 12:19

Diamo i numeri?

Il balletto dei numeri. Dall'OCSE alle Agenzie di Rating è gara a chi la spara più grossa.
di Lamberto Colla ---
Parma, 15 giugno 2014 -
Un prossimo futuro eccezionale è quello che prevede l'OCSE (L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per l'Italia. Addirittura una delle migliori performance del mondo occidentale. A attenuare i bollori ci ha pensato, nelle medesime ore, Standard & Poor's asseverando che il nostro debito pubblico è una tale zavorra che comprometterà ogni iniziativa per una adeguata ripresa economica. Infatti, stando a S&P, il debito pubblico e privato di Italia, Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e Slovenia è mediamente raddoppiato nel periodo 2006-2013 (+71,6% per l'Italia) e , commenta l'agenzia di rating, la necessità di ridurlo "potrebbe bloccare la ripresa per anni".
Quindi, stando al superindice dell'Ocse (34 i Paesi aderenti e sede a Parigi), per l'Italia le previsioni dei prossimi 7 - 9 mesi si tradurrebbero, su base annua, in un incremento del 2,4% più che doppio rispetto alla Germania (+1,05%) che ci collocherebbe ai vertici dei G7. Al contrario, secondo S&P, se mettessimo mano alla riduzione del debito pubblico la ripresa sarebbe bloccata.
Un bel grattacapo. Il valzer delle cifre sulla eventuale ripresa continua a porre il medesimo interrogativo: a chi giova? Giova al ministro delle finanze per giustificare l'azione intrapresa che ancora non ha avuto effetto sugli indicatori promuovendo in questo modo altra inutile aleatorietà alle indagini statistiche previsionali? O forse giova agli investitori finanziari abili a speculare in quel mercato azionario così sensibile a ogni sparata di chicchessia? Fatto sta che gira che ti rigira tutte le azioni politiche ruotano attorno alla finanza. L'economia reale viene chiamata in causa solo quando si tratta di rastrellare liquidità, una volta per il mantenimento di uno Stato che erogava servizi ai cittadini e oggi per coprire i buchi di un apparato statale capace di intervenire sui comportamenti di tutti tranne che di sé stesso. Peccato che lo Stato siamo no e sarebbe ora che si tornasse a considerare questo sacrosanto principio. Un rapporto, quello tra cittadino e Paese, che è stato ancor più annacquato, per non dire affogato, dall'unione monetaria non seguita da una unione bancaria e militare (difesa dei confini) con l'aggravante di accogliere anche Stati che dell'Euro e del sistema metrico decimale - a torto o a ragione - non ne vogliono sapere. Così il Regno Unito mantiene una sua politica monetaria, opera in asse perfetto con gli Stati Uniti, e si arroga pure il diritto di dire la sua nelle scelte politiche dell'Unione arrivando a minacciare l'uscita in caso di mancato accoglimento delle sue istanze.
E che dire dei partner tedeschi che pur di contribuire pesantemente alla crisi politica hanno venduto, nella primavera 2011, una gran quantità dei titoli di stato italiani contribuendo all'innalzamento dello spread a 600 punti. Una operazione che non venne difesa dalla BCE e consentì alle borse di Londra e New York di realizzare incredibili guadagni scaricando la crisi sull'Italia e in parte sulla Spagna. Questi sì che sono degli alleati affidabili.
La casta dei "sacerdoti" o anche detti "maghi" della finanza ha quindi gioco facile. Una analisi previsionale mal esposta dà il la per l'esecuzione; chi ha disponibilità monetaria lancia la prima offensiva che in un attimo si trasforma in effetto domino, quasi sempre, verso quello che sino a pochi anni fa era il Paese più ricco d'europa: l'Italia.
Sarebbe anche giunta l'ora di fare un fronte politico comune verso l'europa per difendere i legittimi diritti degli italiani invece di perseverare nella demenziale e irresponsabile campagna di intrighi di corte.

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Nel tardo pomeriggio di oggi, la cerimonia di intitolazione del parco di via Indipendenza, nel giorno del 30° anniversario della scomparsa di Enrico Berlinguer. A seguire, in piazza XX Settembre alle 21, il documentario sul leader politico -

Modena, 11 giugno 2014 -

A trent' anni dalla scomparsa, Modena rende omaggio al grande leader del Partito Comunista Italiano scomparso l'11 giugno del 1984, attraverso due appuntamenti. Alle ore 18.30, la cerimonia di intitolazione a Enrico Berlinguer del parco di via Indipendenza, a cui parteciperà anche il nuovo sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli. L'area verde, di oltre 30 mila metri quadri, si trova nel quartiere di Modena Est, tra via Indipendenza, via Bazzini e via Paul Harris, fino a ora è stata chiamata impropriamente 9 Gennaio dal nome della struttura protetta che si trova nelle vicinanze. Questa serata, alle 21, in piazza XX settembre l' anteprima d'eccezione al film in programma per la rassegna "Venti di cinema", "La vita è bella" di Roberto Begnini, con la proiezione del documentario di venti minuti "La voce di Berlinguer" realizzato da Mario Sesti e Teho Teardo, che nel 2013 ha partecipato al Festival di Venezia. 

(Fonte: Comune di Modena)

 

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E' il sogno di tanti quello di diventare miliardari, ma l'Italia della corruzione sembra arricchire sistematicamente solo pochi.
di Lamberto Colla ---
Parma, 08 giugno 2014 -
L'obiettivo della ricchezza non è una colpa nemmeno una aspettativa insana ma è il mezzo per raggiungerla che può essere contestato. C'è chi cerca il colpo grosso con il "gratta e vinci" oppure chi freneticamente ritma sui tasti delle "Slot Machine" convinto di avere ben tenuto il conto delle sequenze di combinazioni delle figurine che lo stanno ipnotizzando nel loro ruotare continuo e chi, come certa casta privilegiata e nemmeno poi tanto intelligente, va a "dragare" nelle opere pubbliche e nelle emergenze (vedi terremoto de L'Aquila); più facile ancora che il rubare in Chiesa.
Non è necessario possedere doti e destrezza per questa tipologia di furti, basta essere una alta carica dello Stato, un "politichetto" spudorato e intraprendente o il "deficiente di turno" che solo per fare il parafulmine a qualcuno si arricchisce senza colpo ferire.
A quanto pare l'Italia è piena, anzi colma di questa gente, da Nord a Sud e da Est a Ovest. Una corruzione diffusa e radicata non solo nelle grandi città e nei grandi cantieri ma un meccanismo collaudato che interessa tutti i centri. Ne sono un esempio lo scandalo di Genova legato a CARIGE, quello senese legato a Monte Paschi o l'indagine "Public Money" di Parma che portò all'arresto di un ex sindaco e vide indagati politici locali, imprenditori e funzionari pubblici.
L'elenco sarebbe lungo ma il caso che più mi ha colpito e fatto vergognare come cittadino italiano è quello connesso al terremoto de L'Aquila. Quelle conversazioni intercettate di soddisfazione per la ricostruzione e gli appalti da non farsi sfuggire secondo l'equazione terremoto per tanti e "colpo di culo" per pochi. Giusto per non dimenticare riporto un tratto di conversazione intercettata 18 mesi dopo l'evento sismico, tra un ex amministratore e un architetto: "Con tutte 'ste opere che ci stanno...farsele scappà mo' è da fessi...".
Ma eccoci ancora a quanto accaduto nelle ultime settimane e poche ore fa.
EXPO2015 e il MOSE sono le due grandi opere che avrebbero dovuto riconciliare l'Italia con il mondo intero. Due prodotti di eccellenza in grado di fare ancora risplendere l'immagine dell'Italia creativa, tecnologica e organizzata. Quel sistema Italia al quale gli investitori internazionali potrebbero affidare i loro capitali.
Invece, queste due grandi opere, stanno trasformandosi in boomerang. I riflettori puntati su su di esse stanno illuminando un sistema di corruzione diffuso e radicato sino ai più alti vertici della politica. Una pubblicità negativa che invece di attrarre allontana gli investitori e con essi la ripresa economica.
- presunzione di innocenza -
La galera non sarebbe sufficiente per questi infami saprofiti. Dovrebbero imparare a sudare e a vivere di stenti, adoperarsi per lavori socialmente utili come ad esempio rappezzando gli asfalti in autostrada a ferragosto.
Alle pari dei ludopatici anche questi corrotti sono incapaci di fermarsi e freneticamente pigiano sui tasti della "Slot Italia" taroccata con la quale si vince a ogni colpo.
A un anno dall'inaugurazione di EXPO2015 e a due dalla messa in funzione della difesa attiva di Venezia (impresa ciclopica già tanto costata alla collettività) questa sequenza di arresti eccellenti produrrà un danno gravissimo a tutti. E' brutto da dire e pensare ma c'è da augurarsi che le accuse siano fondate almeno per salvare in corner la nostra "faccia". (Continua a pagina 9)
Ma se così non fosse? Ammettiamo per un attimo che il Sindaco, l'ex Ministro e il Generale della Finanza coinvolti nella vicenda del MOSE risultassero, fra una decina di anni, estranei ai fatti? Se risultasse che la capacità di spesa annuale, ben superiore alle entrate, riscontrata durante le indagini per alcuni di questi fosse plausibile e scollegata al MOSE, quindi legittima?
Chi risarcirà l'Italia per il danno d'immagine? Il massacro mediatico al quale sono sottoposti oggi gli indagati non sarà compensato da altrettanto battage mediatico di smentita perché non farebbe notizia. Ma i drammi personali di queste persone, accusate ingiustamente, come potranno essere cancellati e risarciti? Non credo che il solo fatto di essere un privilegiato, dal punto di vista economico, e di assumere una carica di vertice debba necessariamente coincidere con la figura del corrotto.
Credo che il buon senso debba essere le guida per le decisioni di chiunque e ciò vale ancor più per i giudici che hanno in mano la vita delle persone. Il principio di prudenza dovrebbe essere una costanza e il principio giuridico di presunzione d'innocenza sempre e comunque salvaguardato.
Ho il terrore che alle accuse non segua il riscontro oggettivo e quindi una colpa. Il danno sarebbe incommensurabile per le famiglie coinvolte, per il sistema economico italiano e per la giustizia. Se ciò dovesse accadere, a questi incauti giudici, applicherei il codice di guerra e assegnerei il reato di alto tradimento.
Comunque vadano le cose l'Italia ha perso, sia che vengano giudicati colpevoli sia che vengano assolti questi imputati "onorevoli". Il declino non si arresta!

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Domenica, 01 Giugno 2014 11:51

UE, alla vigilia del semestre italiano

Il 1° luglio inizierà il semestre italiano alla presidenza del Consiglio dell'Unione Europea. L'Italia si presenta compatta e solida.
di Lamberto Colla ---

Parma, 1 giugno 2014 -
Fresco di una straripante vittoria, il 1° luglio, Matteo Renzi assumerà per 6 mesi la carica di Presidente di turno del Consiglio Europeo in staffetta con il collega greco e lettone (1° 2015). In quest'occasione il nostro premier tenterà di dare una impronta più mediterranea alla germanocentrica europa.
Un anno e mezzo per passare da sindaco di Firenze al vertice Europeo all'insegna dei record. Metteo Renzi si presenta in europa al momento giusto. Non più da outsider della "vituperata" politica italiana bensì da giovane e dinamico premier sostenuto da un grande consenso popolare. 4 italiani su 10 lo hanno votato alle europee collocando, per di più, il PD come più forte partito della sinistra europea.
Se i voti che sostenevano Berlusconi non erano apprezzati in seno all'UE, al punto da tramare contro l'intero paese pur di farlo decadere, al contrario il plebiscito del PD Renziano dovrebbe far volgere il vento verso il Bel Paese. E un'occasione così ghiotta Matteo Renzi non se la farà sfuggire di certo.
La maturità dimostrata dal popolo italiano, orientando così precisamente le sue scelte, non può non avere impressionato gli osservatori politici internazionali. Una prova di responsabilità e lucida determinazione collettiva che tanto contrasta con l'immagine rappresentata dai "media" di mezzo mondo in questi ultimi anni. Un popolo ferito, sanguinante a seguito di una crisi rovesciata sull'Italia dal sistema finanziario internazionale, che ha con forza e dignità destinato il voto verso la "speranza" invece di seguire l'onda europea della "facile e populistica protesta". Ma ciò non vuol dire che le cose non debbano cambiare in seno all'UE e se il premier non riuscirà a negoziare alcuni punti fondamentali che riportino l'Italia nella giusta considerazione internazionale per poter riprendere un sano cammino di onesta crescita economica, allora questo stesso popolo potrà, con lo stesso lucido vigore, scegliere altre strade non avendo più nulla da perdere. Un colpo di reni che dal nord europa non si sarebbero mai attesi e che se Renzi riuscirà, sfruttando l'effetto sorpresa, a capitalizzare potrebbe veramente dare vita a una nuova epoca già dal 2015.
La politica è una cosa seria, anche se ce ne siamo dimenticati da qualche anno, e sembrano cominciare ad accorgersene anche i "grillini". Non può essere interpretata da mediocri parolai ma da capaci negoziatori. La politica è compromesso e come tale equilibrata per favorire ogni ceto e ogni settore economico. Politica vuol dire scegliere i tempi e i metodi affinché questo sogno di uguaglianza possa essere realizzato attraverso il consenso di tutti nell'accoglimento delle priorità.

- I punti del semestre italiano -
L'Italia vuole orientare l'agenda europea su tre priorità politiche, ha spiegato Renzi il 9 maggio scorso, giorno celebrativo dell'europa.
In primo luogo, porrà crescita e occupazione come obiettivi prioritari, "valori costitutivi" di un'UE che non sia "solo rigore". "Abbiamo salvato le banche e gli Stati", ha sottolineato il premier al "State of the Union 2014", organizzato dall'Istituto Universitario Europeo di Fiesole, "ora dobbiamo salvare i cittadini, le famiglie".
Secondo, l'Italia vuole rilanciare la "cittadinanza europea" riducendo il gap tra cittadini e Unione e favorendo l'integrazione sociale e politica del continente.
Terzo, l'Italia lavorerà per un'Europa globale. Nel semestre italiano probabilmente non si riuscirà a concludere il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) con gli Stati Uniti, ammette Renzi, ma Roma vuole accelerare i negoziati e mettere l'UE nelle condizioni di chiudere il dossier l'anno successivo.
E in questo specifico campo chissà che Renzi riesca a fare emergere i tanti lati oscuri che circondano il negoziato transatlantico, pomposamente soprannominato la "NATO del commercio".

- Il Logo del semestre italiano -

Il logo è una rondine stilizzata con i colori dell'Europa e dell'Italia e che – nella descrizione dei ragazzi autori del progetto (Liceo Artistico Design e Tecnico Grafico 'Giuseppe Meroni' di Monza) – è simbolo di amicizia. L'Europa è vista come una grande famiglia che unisce tutti i popoli che ne fanno parte e simboleggia il viaggio, la speranza e la libertà. La rondine è stata stilizzata lasciandone solo i tre elementi più importanti: il becco, rivolto verso l'alto, a simboleggiare il puntare al massimo; le ali, che simboleggiano orientamento, protezione e rispetto; e la coda, che distingue la rondine dagli altri volatili e simboleggia le diversità tra noi europei che pure rimaniamo uniti.

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Gli italiani affidano l'Italia e l'Europa a Renzi. Un terremoto politico di cui tutti dovranno trarre motivi di riflessione sia in UE sia in Italia. Il popolo italiano ancora una volta dimostra grandissima maturità.

di Lamberto Colla
Parma 26 Maggio 2014 ----
Il tanto vituperato sistema proporzionale, ancora utilizzato nelle elezioni Europee, ha dimostrato che può sorprendere per polarizzazione. Una conferma che, al di là dei meccanismi tecnici più o meno consoni a strategie elettorali dei partiti, il popolo italiano è capace di polarizzare le proprie scelte con grande efficacia anche attraverso il sistema proporzionale. 4 i partiti che di fatto hanno raccolto le preferenze degli italiani: PD (40-41%), M5S (20-22%), Forza Italia (16-17%) e Lega Nord (6-7%). Proporzioni e distanze che ricordano la prima repubblica quando in una classifica analoga vedeva DC seguita da PCI, PSI e infine MSI.
In questa delicata tornata elettorale europea l'Italia ha dato dimostrazione di essere un popolo maturo e sapiente. Quello che si interpreta è il  desiderio di cambiamnento rapido ma affidandosi alla guida di un partito "tradizionale" invece di cavalcare pesantemente i movimenti di protesta come invece accaduto in molti altri paesi.
In Italia, alla vigilia delle elezioni, il M5S era stato dato per vincitore assoluto con una percentuale addirittura superiore al 40%. Invece quella soglia è stata raggiunta dal Matteo Renzi (PD), relegando - si fa per dire- al 22% il movimento di Grillo e Casaleggio che possono ritenersi abbondantemente soddisfatti per il risultato ottenuto.
Già perché, almeno per ora, la vera rivoluzione l'ha fatta Matteo Renzi, cavalcando un simbolo, quello del PD, che ora sarà chiamato a darsi una nuova identità per reggere il futuro.
41,56% (dato non ancora ufficiale) è un risultato che solo la DC prima repubblica era capace di raggiungere.
Oggi il PD, del dopo Bersani, in poco più di un anno dalla presa di potere di Renzi, ha conquistato il Governo e 85 giorni dopo l'Europa diventando il partito di sinistra più forte. Tutta la sinistra europea ha arretrato sotto le spallate dell'euroscetticismo fatto salvo per la sinistra Italiana o meglio il PD designed by Matteo Renzi. Un marchio di fabbrica tutto suo. D'Alema, Bersani, Bindi e forse Prodi (anche se qualche dubbio sulla sua celata presenza ci sia) dovranno fare i conti con una nuova idea di partito e con delle responsabilità non solo verso l'elettorato di sinistra ma anche verso quel "centro moderato" da sempre corteggiato ma che, solo ora, ha bussato alla porta di casa "Renzi".
L'Italia ha quindi raccolto la promessa di cambiamento di Matteo Renzi su entrambi i fronti, quello nazionale e quello europeo dimostrando di voler partecipare alla ricostruzione dell'europa con regole nuove e soprattutto ha detto basta alla politica del cilicio imposta dalla Merkel. Sobrietà sì ma il limite della sofferenza è stato abbondantemente superato.
L'Europa intera però ha mandato un segnale inequivocabile: basta con la trazione 4x4 tedesca. Francia e Inghilterra sconvolte rispettivamente da Marine Le Pen (Fronte Nazionale) e da Ukip di Nigel Farage. Quest'ultimo, rappresentante britannico dell'euroscetticismo, con il 31% dei voti porterà una corposa rappresentanza in parlamento europeo che si aggiungerà alla compagine francese, italiana, austriaca e così via.
Meno Germania e più autonomie è la richiesta degli europei. Intanto, l'alfiere della Merkel, Jean Claude Junker si candida alla presidenza della commissione europea. Chissà se è consapevole del cambiamento.

Staremo a vedere la composizione dell'Europarlamento e soprattutto alle alleanze che si formeranno per meglio comprendere se l'indicazione degli elettori sarà soddisfatta.

 

Pubblicato in Politica Emilia
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