Giovedì, 18 Settembre 2014 11:38

Modena - "Non profit, agevolazioni non per tutti" In evidenza

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Numerosi addetti ai lavori all'incontro organizzato da CNA sul terzo settore con Giovanni Moro, invitato dall'Associazione modenese a discutere sul mondo del non profit e sul suo saggio dal titolo provocatorio "Contro il non profit" -

Modena, 18 settembre -

Oltre cinquanta persone hanno preso parte all'incontro organizzato da CNA con Giovanni Moro, invitato dall'Associazione modenese a discutere sul mondo magmatico del non profit e sul suo saggio dal titolo provocatorio "Contro il non profit", interesse giustificato dall'attività di consulenza che da oltre vent'anni CNA svolge nei confronti del terzo settore, con seguendo circa 500 società attive in campo assistenziale, sportivo e culturale. Una definizione questa che nasconde in sé una contraddizione e che potrebbe risultare fuorviante: il sociologo romano non critica il terzo settore, ma analizza questo "magma" caotico di norme e definizioni opache caratterizzato solamente per esclusione (non profit). È infatti la stessa origine del fenomeno, secondo l'autore, a determinarne la natura confusa, un calderone dove convivono ristoranti e mense per i poveri.

Durante la serata, Moro ha analizzato le specificità e il problema della normativa che disciplina questo settore, portando ad avere sotto una stessa voce più attività tra loro differenti, non solo nell'attività, ma anche nelle modalità con la quale viene reso il presunto servizio di utilità sociale. "L'invenzione chiamata no profit ha avuto successo – spiega Giovanni Moro - perché attorno ad essa è stato creato un alone di benevolenza che ricade su tutti gli enti che rientrano in questo ambito. Ed è inaccettabile – continua il sociologo - il fatto che un ente previdenziale di categoria – perché capita anche questo - sia considerato come la cooperativa che si occupa di impiegare giovani nei territori confiscati alla mafia, o che fondazioni e imprese private abbiano il diritto di raccogliere il 5xmille. Basti pensare che a Roma operano 22 associazioni di clown terapia e solo 5 che si occupano di assistere i malati terminali e le loro famiglie. E' la stessa cosa? Ovviamente no. In questo marasma nascono così comportamenti scorretti, il più delle volte, però, legali, determinati dalle ambiguità legislative e da una definizione a maglia troppo larga".

Secondo il docente universitario, che ormai da decenni si occupa di queste problematiche, la vera definizione di no profit ruota attorno alla risposta a una domanda: "qual è l'interesse generale che riveste una determinata attività? Che differenza c'è tra un circolo privato e una polisportiva, se pago i campi allo stesso modo o se ho gli stessi servizi. Al contrario, se la società fa pagare meno i ragazzi in difficoltà economica, favorisce l'integrazione, affitta gli impianti a costi minori, allora ho una ricaduta per la collettività che merita di essere premiata".
Insomma, non sono in discussione le agevolazioni al terzo settore, ma la base confusa ed eterogenea alla quale oggi queste si rivolgono. Il problema è soprattutto normativo, affinché i privilegi ossi in essere siano restituiti a chi davvero ne segue i principi.

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA MO)