Domenica, 11 Settembre 2022 07:04

Una riforma urgente tra le tante per il prossimo Governo: salviamo l’università! In evidenza

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Proteste all'Università di Parma febbraio 2022 Proteste all'Università di Parma febbraio 2022

Basta con la ‘fuga dei cervelli’.

Di Francesco Graziano Bologna, 11 settembre 2022 - L’università italiana, oramai da anni, lo sappiamo benissimo non gode di buona salute; prova ne sia il fatto che i cervelli migliori dopo essersi formati nei nostri atenei scappano.

Tutto ciò dipende da una serie di fattori, in primis la mancanza di finanziamenti, quelli che gli studiosi del Paese di Verdi, Dante, Fellini e altre eccellenze che il mondo ci invidia , si vedono garantiti con un’eccellente quantità non solo nelle università americane ma anche in quelle nord europee. Come tutti anche io ho conosciuto almeno una volta persone che mi hanno raccontato di essere andate negli Stati Uniti o in paesi come la Svizzera, la Francia, la Svezia e via discorrendo e di non essere più tornate; o meglio essere tornate solamente per le vacanze.

Il vero problema credo vada ricercato ab origine, ossia – e non mi si prenda per populista- nella mancanza di meritocrazia. Naturalmente la nostra è anche una Nazione dove puoi tranquillamente studiare e trovare lavoro senza bisogno di prendere l’aereo per poter vivere in modo dignitoso, ma quando si tratta di certe carriere – e credo i lettori siano d’accordo con noi – il contesto diventa ‘leggermente’ più difficile.

L’altra volta parlavo con un mio conoscente il quale mi raccontava che sua figlia dopo un dottorato in lettere classiche, pubblicazioni e assistenze varie ai professori ha deciso di mollare tutto per andare a fare un master in Beni Culturali a Parigi; il padre, totalmente d’accordo con la scelta della figlia, mi disse: “Sono d’accordo con la sua scelta, non può campare sempre con borse di studio. Sai cosa le ha detto il suo professore? Stai tranquilla che io sono diventato ordinario a cinquant’anni”.

Ogni volta che sentiamo queste storie non possiamo fare a meno di essere presi da un senso di scoramento e pensare che l’unica via per sopravvivere sia quella di andare via, questo nonostante una maggioranza silenziosa fatta di gente onesta e per bene ha deciso di rimanere e portare avanti la baracca ma perdendo spesso in molti casi la salute o la vita quando ha denunziato determinate irregolarità.

Norman Zarcone era un giovane dottorando di Palermo, giornalista, musicista e compositore morto il 13 settembre del 2010 quando per protesta con alcuni “Baroni” universitari si suicidò lanciandosi dal settimo piano della facoltà di filosofia del capoluogo siciliano.

Nel dodicesimo anniversario della morte il padre del ragazzo ha affermato: “è un omicidio di Stato, bisognerebbe applicare l’articolo 416 bis del Codice Penale. Sono passati dodici anni da quando Norman, mio figlio, sangue e carne del mio corpo, anima della mia anima, ha deciso di “scegliere diversamente” in segno di protesta contro il sistema delle baronie universitarie, tristemente note per la loro emulazione dell’appartenenza mafiosa. Infatti forza di intimidazione del vincolo associativo, condizione di assoggettamento e omertà sono i presupposti nefandi che reggono il baronaggio, sistema associativo e omertoso che assoggetta e intimidisce: quindi mafioso. Nell’urlo accusatorio (ancora purtroppo inascoltato) di mio figlio contro i “i padroni del Sapere” e i “mafiosi di Stato, c’è tutta l’ingiustizia della quale è capace questa Italietta cafona, orgogliosa della propria ignoranza, volgare e maleducata, generatrice di un sistema malato, deviato che non tentenno a definire di stampo mafioso. La nostra lotta con l’Associazione culturale che prende il nome di mio figlio non si fermerà mai, continueremo a denunciare la putrida coscienza di imbroglioni istituzionali che si sentono spavaldi perché sanno di poter contare sull’impunità e sull’assenza dello Stato”.

A volte mi capita di pensare a Norman, quando decise di togliersi la vita andavo al primo anno di università e – allora come oggi – avvertii dentro di me una gran tristezza; vedere il proprio figlio morire non è innaturale come molti erroneamente credono ma non è razionale e l’irrazionalità è pericolosa perché non è intelligibile. Pur leggendo da anni la politica cari lettori continuo ancora a sorprendermi. Tempo addietro una persona che conosco, un assegnista di ricerca in un’università del sud, che però vive a Palermo mi disse candidamente che a suo parere “il reddito di cittadinanza era ed è una vergogna”, il che è legittimo pensarlo ma ciò che mi lasciò basito durante quel dialogo fu che questa persona ammise candidamente di aver vinto un assegno di ricerca dopo un bando fatto ad hoc esclusivamente per lui. Indovinate quanti erano i candidati? Solamente lui ovviamente. Ribadisco tutto questo senza nulla togliere alle capacità del professionista che almeno il suo lavoro lo sa fare; ci sarebbe  per ribellarsi da ricorrere al suicidio come ‘atto eroico’, Alfierianamente parlando si intende; credo però che una strategia più produttiva sia il fare gruppo e lottare, all’insegna della legalità, rispettando l’ordinamento democratico, contro quelle forze oscure le quali tentano, ahimè spesso riuscendoci, di sovvertire quello stesso ordinamento e che dovrebbero pagare il fio della loro stoltezza, dovrebbero pagarla perché colpevoli in quanto hanno portato il giovane dottorando in Filosofia del linguaggio (privo di borsa) a voler abbandonare il mondo fisico ma non i cuori delle perone oneste e perbene. Un esempio potrebbe essere quello di andare a votare ad esempio visto che oramai sembra assodato corriamo il rischio di ritrovare un ex - non credo di cadere in errore – quattro volte ministro dell’Economia che disse che “con la cultura non si mangia”.

Per chiarezza non penso – pur con tutti i problemi – che costantemente la stampa denuncia che sì c’è una recrudescenza del fascismo sia livello politico che extra-politico ma quella recrudescenza lì rimarrà relegata ad un paio di nostalgici ignoranti che vorrebbero vedere ancora “il Mascellone” comiziare dal balcone di Piazza Venezia ma nessuno permetterà certamente che si ritorni ai tempi della seconda guerra mondiale che era un qualcosa di ben più diverso e terribile rispetto a quello che si vede oggi. Come qualche studioso ha ben scritto almeno da un trentennio siamo ‘spettatori della guerra’.

Il programma di giorno 13 settembre prevede alle 10.30 un’adunanza cittadina presso la Rotonda “Norman Zarcone” alla presenza del primo cittadino di Palermo, delle Autorità civili e militari, degli organi di informazione. Sarà osservato un minuto di silenzio e deposta una corona di fiori.

Alle 20.30 in Piazza Politeama- Concerto Musicale “ In memoria di Norman, contro la mafia dei colletti bianchi”. Si esibiranno tra gli altri la Norman Zarcone Orchestra.

Vi sarà inoltre una proiezione in loop del video “ Un cielo senza stelle” che prende il titolo di una canzone di Norman che decise di dedicare a Falcone (quel giudice che secondo un giornalista ‘antimafia’ morì – potete leggerlo nel suo libro – il 23 maggio del ’93) e Borsellino prima di venir meno.

La presentazione sarà a cura di Germana Nicolosi.