Truffe agli anziani: oltre 150.000 euro il provento dei raggiri. Le indagini sono state avviate dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Parma, quando un'attenta signora parmigiana ha avvertito il 112 di una telefonata sospetta.
5 dicembre 2017
Telefonavano a casa delle vittime spacciandosi per avvocati, funzionari in servizio presso le cancellerie o gli uffici contenziosi - recupero crediti di vari Tribunali o presso la Corte dei Conti; segnalavano il mancato pagamento di abbonamenti a riviste riconducibili alle Forze di polizia e l'esistenza di una conseguente consistente esposizione debitoria; proponevano una transazione bonaria per estinguere il debito a mezzo di bonifico bancario di cui fornivano il codice iban per scongiurare l'attivazione del recupero forzoso del credito attraverso atti di pignoramento. Era questa la tecnica adottata da una banda che ha compiuto decine di truffe in tutta Italia, sgominata, questa mattina, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma.
Arrestati 8 indagati, tutti italiani: associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di truffe e riciclaggio i reati contestati.
Le indagini
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, sono state avviate dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Parma nel mese di febbraio 2016, quando un' attenta signora parmigiana di 75 anni riferiva al 112 di essere stata appena contattata da tale dottor Peruzzi che le imputava uno stato di insolvenza, pari a circa 4 mila euro, derivante dal mancato pagamento di alcune rate di un abbonamento ad una rivista inerente le Forze di polizia. Il dottor Peruzzi, che affermava trovarsi nella stanza di un magistrato presso il Tribunale di Milano, la sollecitava –a suoi dire in accordo con il magistrato – a liquidare l'importo, comprensivo di iva all'11%, entro il mattino successivo in modo da evitare il pignoramento dei suoi beni a mezzo di ufficiale giudiziario. Forniva anche il codice iban, l'indicazione della ditta beneficiaria e la causale del bonifico bancario: "chiusura rapporti in essere".
Le prime verifiche condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Parma hanno ricondotto il codice iban ad un conto corrente acceso presso la United Bulgarian Bank di Sofia e che le utenze telefoniche utilizzate dal dottor Peruzzi erano intestate a persone inesistenti e peraltro mai più utilizzate dalla banda.
Come avveniva la truffa: la scelta delle vittime
L'indagine che ha consentito di documentare 16 casi di truffe (ma si ritiene siano molti più numerosi) e di impedire che fossero portati a consumazione numerosi altri tentativi ha dimostrato che il modus operandi era consolidato e si fondava su un'organizzazione strutturale perfettamente aderente alla realizzazione del programma criminoso. Dagli sviluppi investigativi è emerso infatti che nella quasi totalità dei casi le vittime avevano effettivamente sottoscritto in precedenza abbonamenti a riviste e che i loro nominativi erano confluiti in un archivio in possesso di uno dei componenti dell'organizzazione criminale A.D. (classe 1973) operante nel settore dell'editoria.
A fronte della prospettazione della omessa tempestiva disdetta degli abbonamenti, gli indagati richiedevano alle vittime il pagamento di somme rilevanti, variabili tra 2mila e 6 mila euro, minacciando conseguenze legali in caso di inottemperanza alle richieste formulate. Nell'ipotesi di pagamento immediato la vittima beneficiava invece di uno sconto anche fino al 50%. Gli approfondimenti dei militari del Nucleo Investigativo hanno definito il ruolo di tutti i componenti l'associazione criminale: V.F. (classe 1981), operante nel settore immobiliare, abile organizzatore del gruppo, era preposto alla ricerca delle basi logistiche, fornendo gli arredi, i telefoni cellulari e le relative schede; M. G. (classe 1977), S.A. (classe 1984), N.B (classe 1989) e P.F. (classe 1992) erano i telefonisti del sodalizio che si presentavano rispettivamente come il dottor Peruzzi e il dottor Paganella i primi due e la dottoressa Perego e la dottoressa Nava le ultime, ovviamente tutti nomi di fantasia.
In caso di esito favorevole del meccanismo fraudolento messo in piedi, il maltolto veniva suddiviso al 50% tra il telefonista e i primi due indagati (A.D. e V.F.); M.F (classe 1974) era intestataria di 4 conti correnti postali tra cui quello indicato alle vittime per l'effettuazione dei bonifici; M.S. (classe 1961) era intestatario di una carta postepay sulla quale il sodalizio criminoso faceva transitare i profitti del reato. Agli ultimi due indagati il Pubblico Ministero di Monza, dottoressa Michela Versini, ha contestato anche il reato di riciclaggio per avere ricevuto sulle rispettive posizioni bancarie i bonifici provento delle truffe commesse dal sodalizio e compiuto o fatto compiere operazioni tali da occultare la provenienza delittuosa del denaro.
In quattro dei casi documentati e compendiati nell'ordinanza del Giudice per le Indagini preliminari di Monza, dottoressa Pierangela Renda, agli indagati è stata contestata l'aggravante di aver profittato dell'avanzata età delle vittime.
Oltre 150.000 euro il provento dei raggiri.
L'ingente quantitativo di carne scaduta e senza etichettatura e tracciabilità è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza Piacenza.
Piacenza, 5 dicembre 2017
La Guardia di Finanza di Piacenza ha sequestrato quasi 140 tonnellate di carne potenzialmente dannosa per la salute dei consumatori.
L'attività, svolta nell'imminenza delle prossime festività natalizie, scaturisce da un accurato monitoraggio effettuato nell'intera provincia, su soggetti operanti nel settore del commercio alimentare.
Il tempestivo intervento delle fiamme gialle ha scongiurato il rischio concreto che il prodotto venisse illecitamente lavorato, e rietichettato per la reimmissione in commercio di carne che, data l'ingente quantità, avrebbe potuto raggiungere migliaia di ignari consumatori.
I militari, con l'ausilio di personale dell'azienda sanitaria locale, hanno rilevato che gran parte della carne recava una data di scadenza superata (a volte di oltre quattro anni) e sprovvista di etichettatura utile a tracciarne provenienza e destinazione.
All'accesso nelle celle congelanti dello stabilimento di stoccaggio e trasformazione delle carni situato nella Bassa piacentina, le fiamme gialle si sono trovate di fronte ad una situazione che avrebbe potuto provocare gravi ripercussioni sulla salute e sul mercato alimentare se non fosse stata stroncata prima dell'immissione in consumo del prodotto. Carenze igieniche, mancato rispetto delle procedure di autocontrollo e di un corretto mantenimento della catena del freddo (la carne era stata ricongelata dopo aver subito un fortuito decongelamento), hanno determinato il sequestro di tutto il prodotto e sanzioni di carattere pecuniario.
L'operazione ha consentito al servizio veterinario della Ausl, l'emanazione di un provvedimento di sospensione temporanea dell'attivita' di stoccaggio e deposito del prodotto congelato, che verra' in seguito interamente distrutto.
Parte della carne, pur correttamente conservata, era posizionata all'interno delle celle in modo da occultare a prima vista i bancali di prodotto non in regola con la vigente normativa sanitaria.
Sono tuttora in corso ulteriori accertamenti finalizzati a ricostruire la reale provenienza della carne ed a verificare il rispetto della normativa fiscale nell'ambito dell'attivita' commerciale esercitata.
Ha percosso la compagna trentenne, al quinto mese di gravidanza, per poi portarle via il cellulare e spiarne i contenuti. Il grave episodio di violenza si è verificato ieri mattina verso le 10.00 nella loro abitazione di via Toscana. Il 34enne modenese, censurato, si è poi dileguato, ma è stato rintracciato e bloccato dalla Polizia nei pressi della stazione ferroviaria. Condotto in questura e tratto in arresto, questa mattina è stato processato con rito direttissimo presso il Tribunale di Modena.
Modena, 4 dicembre 2017
Hanno un nome ed un volto i cinque responsabili dell'omicidio avvenuto il pomeriggio di sabato 25 novembre, intorno alle 15.00, in piazza Dante Alighieri a Modena. Sono stati individuati dalla Polizia di Stato nell'arco di quarantotto ore. Si tratta di cinque connazionali della vittima, di età compresa tra i 16 ed i 17 anni, tutti dimoranti a Prato, responsabili, in concorso, di omicidio e rapina di un telefono e di una consolle per video giochi.
Movente del gravissimo atto, la minaccia di divulgazione di alcune foto a sfondo sessuale di cui HU Congliang era in possesso e che ritraevano uno dei soggetti coinvolti nella vicenda. Il giovane HU sarebbe morto per soffocamento. I cinque, dopo la consumazione dell'efferato delitto, avrebbero poi cercato di occultare il cadavere all'interno di una valigia per liberarsene successivamente. L'intento non sarebbe riuscito per via dell'intervento del padre adottivo del minore insospettito dai rumori che provenivano dalla stanza, sebbene il cadavere sia stato scoperto in un momento successivo.
Nell'immediatezza le indagini si sono concentrate sul gruppo di giovani cinesi che si era introdotto nell'appartamento e già nella notte, grazie all'ausilio di attività tecniche attivate dagli uomini della Squadra Mobile, la Polizia è riuscita ad individuarli e fermare i primi 3 giovani responsabili della morte di HU, rintracciati a Prato.
La scorsa notte sempre a Prato, gli uomini della Polizia di Stato di Modena coi colleghi di Prato, hanno proceduto ad individuare e sottoporre a fermo un quarto soggetto. L' ultimo si è costituito, assistito da un proprio legale, presso la Questura toscana.
I quattro, sottoposti a fermo, sono stati associati presso le strutture carcerarie di accoglienza minorile di Firenze e Bologna. Le indagini coordinate, in un primo momento, dalla Procura della Repubblica di Modena, nella persona della dott.ssa Marino, sono state successivamente condotte, attesa la minore età dei presunti responsabili, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna con il coinvolgimento della Procura della Repubblica del Tribunale dei Minori di Firenze per le relative convalide di fermo.
Modena, 28 novembre 2017
Furti su auto in Via Benassi: la Polizia è immediatamente intervenuta e dopo un lungo inseguimento ed una breve colluttazione, è riuscita a bloccarti.
Modena, 27 novembre 2017
Sono stati arrestati dagli operatori della Squadra Volante, la notte di domenica, due cittadini stranieri: A.R.L. marocchino di 30 anni e H.D. algerino di 40 anni, entrambi con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio, stupefacenti ed altro, protagonisti di una serie di furti. Le auto prese di mira erano parcheggiate in via Benassi. I due sono stati rintracciati, a seguito di una segnalazione di furto in atto. Una volante è immediatamente intervenuta e dopo un lungo inseguimento ed una breve colluttazione, è riuscita a bloccarti. Un degli agenti ha riportato alcune ferite e 10 giorni di prognosi.
I due sono risultati in possesso di numerosi oggetti rubati dalle autovetture: occhiali, Tom Tom ed altra refurtiva è stata recuperata nell'immediato e restituita ai legittimi proprietari. Ancora da individuare i proprietari di alcuni paia di occhiali, autoradio ed un navigatore.
Nella foto si vede parte della refurtiva da riconsegnare ai legittimi proprietari. Chiunque riconosca propri beni potrà recarsi in Questura, munito di denuncia di furto, per il relativo riconoscimento.
Sono in corso indagini di Polizia per verificare se i due soggetti siano anche responsabili di ulteriori cinque episodi di effrazione di auto, con medesime modalità, avvenuti domenica scorsa in strada Fossa Monda.
La Polizia di Stato ha arrestato 7 componenti di una banda dedita ai furti in negozi, supermercati e magazzini tra Parma, Reggio Emilia, Cremona, Padova e Piacenza: 15 denunciati 2 irreperibili. Bloccata la banda in un ristorante di Cella.
27 novembre 2017
La Squadra Mobile di Parma ha concluso una lunga indagine su un gruppo di cittadini Moldavi che, per mesi, ha compiuto furti ai danni di molte aziende ed esercizi commerciali fra le province di Parma, Reggio Emilia, Cremona, Padova e Piacenza.
In particolare, verso le ore 21,30 di sabato 25 novembre, oltre 50 uomini delle Squadre Mobili di Parma e Reggio Emilia e del Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia e della Polizia Scientifica si sono recati presso un ristorante di Cella di Reggio Emilia dove erano in corso i festeggiamenti per un familiare di uno dei componenti del gruppo criminale indagato. Dopo aver circondato il locale, i poliziotti sono entrati arrestando 6 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa i giorni scorsi dal GIP presso il Tribunale di Parma dr. Mattia Fiorentini su richiesta del Pubblico Ministero dott.ssa Emanuela Podda.
Contemporaneamente altri equipaggi della squadra Mobile di Parma si sono recati presso le abitazioni di altri tre stranieri destinatari della predetta misura restrittiva della libertà personale traendo in arresto un settimo cittadino Moldavo. Tutti sono già gravati da numerosi precedenti di Polizia tranne V. M. e C. M. che erano incensurati.
Sono ancora in corso le ricerche di due destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere anche se probabilmente si trovano all'estero. Durante le perquisizioni è stato rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di merce provento delle numerose razzie ai danni delle diverse aziende colpite. In particolare, durante la perquisizione nell'abitazione di D. C., è stata sequestrata anche una pistola a tamburo con 21 proiettili ed una carta d'identità Romena falsa.
Altresì, nell'abitazione di C. C. è stata sequestrata la somma di 9.000 euro in banconote di vario taglio, sicuramente provento delle attività illecite.
Negozi e aziende colpiti dai furti
In particolare nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere sono contestati furti ai danni delle seguenti aziende:
Bar "Red Passion" ubicato a Guastalla (RE) commesso tra il 27 e 28 marzo 2017; (bottino 5.000 euro)
Bar "Nuovo Bar-Ile Antico" ubicato a San Polo di Torrile (PR) commesso il 28 marzo 2017 ( numerosi gratta e vinci);
Negozio di biciclette denominato "R. Revolution" con sede a Boara Pisani (PD) commesso il 27 aprile 2017 (solo tentativo);
Ditta "R.G. AUDIO SERVICE Snc" con sede a Parma commesso il 3 giugno 2017 (chiavi furgoni);
"Gran Caffè Italiano" con sede a Parma commesso il 3 giugno 2017 a Parma (2.000 euro);
Supermercato "DI PIU'" con sede a Caorso (PC) il 27 giugno 2017 (tentativo);
Tabaccheria "LORENZINI" a Cingia de' Botti (CR) commesso il 29 giugno 2017 (tentativo);
Supermercato "CRAI" a Mezzani (PR) commesso il 01 luglio 2017 (sigarette x 15.000 euro);
Bar "Caffè Viadana" commesso il 2 agosto 2017 (7.000 euro);
supermercato "INTERSPAR" di Parma commesso il 3 agosto 2017 telefoni e tablet x 6.000 euro;
Circolo sport Club dilettantistico "RAPID", con sede a Parma commesso il 04 agosto 2017 (5.000 euro);
Supermercato "COOP" con sede a Fontanellato (PR) commesso il 26 agosto 2017 (tentativo);
Circolo Arci "FILIPPELLI" con sede a Parma, commesso il 31 agosto 2017 a Parma (2.600 euro);
supermercato "SIGMA" ubicato a Medesano (PR) commesso il 01 settembre 2017 (20.000 euro)
Magazzino PINKO di Fidenza (PR) commesso tra il 5 e 6 ottobre 2017 (abbigliamento x 70.000 euro)
Altresì, al gruppo criminale è stata contestata la ricettazione di uno scooter, 5 furgoni e 4 autovetture e 3 trattori agricoli rubati, ed utilizzati per la consumazione dei predetti furti.
Tantissima gente è accorsa a portare l'ultimo saluto a Gianmaria Piccinini. Amici, conoscenti e ovviamente i colleghi del Teatro Regio, dove lavorava come fonico, e i compagni della tifoseria, i Boys, con i quali condivideva la passione per il "Parma".
Il feretro di Gianmaria Piccinini (Piccio x gli amici Boys) è arrivato alle 14 alla chiesa di Collecchio, al fianco del Parco Nevicati, accompagnato dai genitori il fratello Nicolò.
La chiesa era gremita di amici e conoscenti tutti stretti attorno alla famiglia. Gianmaria "ha saputo unire - ha commentato nell'omelia il sacerdote - molti che lavoravano in vari settori, dallo sport, al teatro alla musica".
Una funzione molto toccante che si è conclusa un corale e composto applauso.
Gianmaria è venuto a mancare a soli trentanove anno dopo circa 7 mesi di malattia. Il Teatro Regio e la Curva Nord piangono GianMaria "Gianma" Piccinini, Piccio per i più intimi. Aveva collaborato alla realizzazione del disco "Crusaders" e del "Va Pensiero", tante volte suonata al Tardini.
Il saluto dei BOYS dal sito web
Ciao Piccio!
Ciao Piccio, proprio ora che abbiamo praticamente terminato la nostra iniziativa per l'Ospedale dei Bambini te ne sei andato.
E' stato fondamentale il tuo aiuto nel coinvolgere il Teatro Regio per cantare "La Canzone dei Crusaders".
Ora sei con tutti gli altri fratelli nel Vento della Nord, canta con loro, dalla Curva vi sentiamo...
Poco dopo le 5 di questa mattina, la Polizia è intervenuta presso la concessionaria Boselli Moto di Parma in Via La Spezia, per la segnalazione di un furto.
I ladri, dopo aver abbattuto ed infranto la vetrata del salone adibito ad esposizione, danneggiando tra l'altro 2 motociclette e 3 scooter, hanno portato via, probabilmente stipandole sopra un furgone, 4 motociclette marca Husquarna, nuove, ancora da immatricolare.
Sono in corso i sopralluoghi tecnici della Polizia.
Parma, 23 novembre 2017
Questa mattina cinque equipaggi della Polizia di Stato coadiuvati dal Reparto Prevenzione Crimine di Reggio Emilia hanno svolto mirati controlli in zona via Cibeno ed in via lago di Bolsena. L'attività è stata estesa anche ad un campo nomadi cittadino. Controllati anche 30 autoveicoli e 66 persone di cui 30 straniere. Nelle attività di controllo sono stati impiegati 18 operatori di polizia.
Il coraggio della ragazza, che era stata "agganciata" in patria da una connazionale 29 enne, regolarmente residente a Modena, poi rivelatisi la sua aguzzina, ha consentito di trarre in arresto la sua "protettrice" e un 63 enne modenese, che fungeva da "accompagnatore". Dalla denuncia della giovane è emersa una storia di violenze e abusi.
Di Manuela Fiorini – foto di Claudio Vincenzi
MODENA – Una storia simile a tante altre, quella della ragazza nigeriana 21 enne che in patria è stata "agganciata" da una connazionale, regolarmente residente a Modena e con permesso di soggiorno per motivi di lavoro come badante, che l'ha attirata con la promessa di un futuro roseo in Italia e di un lavoro come parrucchiera. Il costo? 30 mila euro, che la 29 enne avrebbe anticipato alla connazionale. Denaro che la giovane avrebbe poi dovuto restituire con i proventi del suo lavoro. Come "garanzia", la 21 enne era stata sottoposta a un rito voodoo, molto vincolante in patria, e costretta a mangiare fegato crudo di gallina. A questo punto, insieme al denaro, le sono stati forniti documenti falsi, istruzioni e contatti per affrontare ogni singola tappa del viaggio alla volta dell'Italia, con la raccomandazione di dichiararsi sempre minorenne.
Per la giovane è quindi cominciata una vera e propria odissea, che l'ha prima portata a un viaggio estenuante nel deserto, fino in Libia, dove è stata portata in un centro di detenzione. Dopo un periodo di carcere, anche grazie ai contatti giusti, è stata liberata ed ha potuto imbarcarsi su una "carretta del mare" alla volta di Lampedusa dove, forte dei documenti falsi, è stata trasferita in un centro di accoglienza per minori. Da qui la ragazza avrebbe tentato la fuga, ma sarebbe rimasta ferita e in seguito trasportata all'ospedale di Agrigento per le cure del caso. Aiutata da un contatto locale, sarebbe infine riuscita a fuggire dal nosocomio e facendo tappa prima a Napoli, poi a Bologna, sarebbe infine giunta a Modena, dove l'attendeva la connazionale 29 enne.
Qui, però, lo scenario non è quello che la ragazza si aspettava. Nessun lavoro da parrucchiera, ma la prospettiva di un futuro sulla strada a vendere il suo corpo. La giovane viene rinchiusa in una casa insieme a un'altra sfortunata e avviata alla prostituzione. Quella che si rivela essere la sua aguzzina le fornisce vestiti succinti, tariffario delle prestazioni e anticoncezionali. Per due mesi, ogni notte la giovane viene accompagnata "sul luogo di lavoro", tra la Bruciata e la zona industriale di Modena Nord, da un 63 enne modenese, che riceve in cambio dalla "matrona" qualche spicciolo e pagamenti "in natura".
L'incubo della ragazza avrebbe potuto durare anni, ma è qui che il finale cambia, grazie al coraggio della giovane e al supporto di un fidanzato rimasto in Nigeria. Dopo essere stata picchiata e aver subito vessazioni, la giovane non ce la fa più e approfitta di un litigio in strada con la sua protettrice per chiamare la Polizia e raccontare quello che stava subendo. Dalla denuncia della 21 enne sono quindi partite le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Modena, nella persona del Sostituto Procuratore Dott. Imperato che hanno portato all'arresto della 29 nigeriana, detenuta presso la casa Circondariale di Modena, e del 63 enne "tassista", a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari. La coraggiosa 21 enne è invece stata affidata alle cure di un Centro Antiviolenza.
Soddisfatto della buona riuscita dell'operazione il nuovo questore di Modena Filippo Santarelli, che dopo essersi complimentato con gli investigatori ha sottolineato l'importanza di denunciare ogni tipo di abuso.
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