Food Valley protagonista a New York. Taglio del nastro per la rassegna delle eccellenze enogastronomiche dell'Emilia-Romagna. Con il via alla 'mostra' dei prodotti Dop e Igp regionali: si apre la settimana della cucina emiliano-romagnola nella Grande Mela. Usa primo mercato extraeuropeo per l'export agroalimentare made in Emilia-Romagna.
Bologna, 17 novembre 2016
Il Made in Italy sbarca nella Grande Mela con i prodotti simbolo dell'agroalimentare. Dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, dagli Aceti balsamici alla Padina Romagnola, alla Mortadella Bologna, passando per il Sale di Cervia, il Cotechino Modena e i grandi vini. Grandi nomi e grandi marchi di una filiera – il comparto agroalimentare dell'Emilia-Romagna - che vale oltre 20 miliardi di euro, il 15% del totale nazionale, che dà lavoro (considerando anche i settori collegati) a oltre 300 mila persone e che nel 2015 ha messo a segno un valore record dell'export con quasi 5,8 miliardi di euro, +6,2% rispetto all'anno precedente. Un trend che continua anche nel 2016.
Ieri il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha inaugurato la rassegna delle eccellenze enogastronomiche emiliano-romagnole, prodotti che fino al 20 novembre saranno in vetrina a Eataly Dowtown nell'ambito della prima Settimana della cucina italiana nel Mondo, l'iniziativa promossa dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale in collaborazione con quelli dell'Agricoltura, dello Sviluppo economico e dell'Istruzione.
Il taglio del nastro con il presidente Bonaccini anche l'assessore regionale all'Agricoltura, Simona Caselli, il Console generale d'Italia a New York, Francesco Genuardi, e l'ad di Fico Eataly World, Tiziana Primori - vede dunque l'Emilia-Romagna mettere a tavola il mondo. Esordio con il Parmigiano Reggiano Day, organizzato dalla Regione in collaborazione con il Consorzio del Parmigiano Reggiano, l'Enoteca dell'Emilia-Romagna e i cuochi dell'Associazione Chef to chef, la prima di una serie di giornate dedicate che fino al 20 novembre vedrà protagonisti i prodotti Dop e Igp regionali. Obiettivo, raccontare le storie che hanno reso possibili alcune delle eccellenze enogastronomiche della Food Valley, con degustazioni guidate in tre appuntamenti quotidiani.
L'Emilia-Romagna è la prima regione in Italia e in Europa per prodotti Dop e Igp: ben 44, con un valore alla produzione di oltre 2,5 miliardi di euro, il 40% del dato nazionale e il 15% di quello europeo. Secondo la classifica Qualivita Ismea sull'impatto territoriale dei prodotti a Indicazione geografica in Italia, su 20 province, al primo e al secondoposto ci sono Parma (950 milioni di euro) e Modena (376 milioni), al quarto Reggio Emilia con 355 milioni. All'ottavo posto Bologna con 290 milioni. Emiliano-romagnolo anche il ristorante che nel 2015 è stato incoronato migliore del mondo da "50 Best Restaurant" , ovvero l'Osteria Francescana di Modena dello Chef Massimo Bottura, tra i protagonisti della missione emiliano-romagnola negli Usa insieme ad altri grandi cuochi stellati di Chef to Chef quali Igles Corelli, Riccardo Agostini e Alberto Bettini, insieme alle Mariette di Casa Artusi. Gli Stati Uniti sono per l'agroalimentare regionale il mercato più importante fuori dall'Unione europea con un export in costante crescita e che dopo il +28,5% messo a segno nel 2015 vede proseguire il trend positivo anche nei primi sei mesi del 2016, che hanno fatto registrare un +8,9%.
La missione a New York, guidata dal presidente Bonaccini, vede la partecipazione del Comune di Bologna, del Comune di Parma, città designata nel 2015 dall'Unesco come Città Creativa della Gastronomia, di FICO Eataly World (il grande parco tematico che a Bologna vedrà riuniti tutti i saperi dell'eccellenza enograstronomica emiliano-romagnola e italiana), della Fondazione FICO per l'Educazione alimentare e alla sostenibilità, di Casa Artusi, dei Consorzi di tutela e dell'Enoteca regionale dell'Emilia-Romagna.
Editoriale: La Hillary Trumpata. Parmigiano inarrestabile. Eima International, qualità e quantità. Apertura in grande stile. Cereali e dintorni: ancora segnali di volatilità. Sud Est Asiatico. L'UE sta lavorando per abbattere le barriere. Wiki Loves Monuments. Emilia Romagna si fa onore. Ismea, a ottobre in ripresa i prezzi agricoli
SOMMARIO Anno 15 - n° 45 13 novembre 2016 (File scaricabile in pdf)
1.1 editoriale La Hillary Trumpata
2.1 lattiero caseario Parmigiano inarrestabile.
3.1 meccanizzazione Eima International, qualità e quantità.
3.2 EIMA International EIMA apre in grande stile: +20% i visitatori nel primo giorno
4.1 cereali Cereali e dintorni. Ancora segnali di volatilità.
5.1 export FOOD Sud Est Asiatico. L'UE sta lavorando per abbattere le barriere
5.2 meccanica agricola Politiche europee, un "new deal" per l'agricoltura
6.1 Turismo Wiki Loves Monuments. Emilia Romagna si fa onore.
7.1 prezzi agricoli Ismea, a ottobre in ripresa i prezzi agricoli
10.1 promozioni "vino" e partners
10.2 promozioni "birra" e partners
I sondaggi han fatto flop, gli intellettuali hanno capito poco per non dire altro, i media non hanno condizionato come pensavano e il popolo americano ha scelto quello che non piaceva a nessuno dei "radical chic". E allora giù a manifestare come se la maggioranza non avesse più potere democratico solo perché non è più "Dem".
di Lamberto Colla Parma 13 novembre 2016
La più grande sorpresa, ciò che ancor più sconcerta, è la sorpresa di chi si dice sorpreso. Come se, tutto quello che sta accadendo nel mondo occidentale, ancor più in Unione Europea ma trova la massima espressione nella nostra piccola repubblica mediterranea, fosse cosa normale e non straordinaria, illogica e antidemocratica.
Senza entrare nel merito delle qualità dei due ex candidati alla Casa Bianca, giusto o sbagliato che sia il metodo elettorale statunitense, il popolo, o quantomeno la maggioranza di esso, ha scelto Donald Trump come Presidente.
La tanto celebrata democrazia statunitense, oggi che ha scelto il candidato "stravagante", comincia a offuscarsi? Il vero potere, quello meno visibile, quello che governa i Governi, attraverso la finanza con l'ausilio delle "teste" di legno poste nei ruoli chiave dell'economia e della politica, sta cominciando a fare i conti con la democrazia e la volontà popolare e paradossalmente fuori dall'obliante ombrello delle sinistre che stentano sempre più a interpretare i reali bisogni di base, anzi, sempre più risulta connivente con il "quarto, quinto e sesto potere".
Della sinistra sono rimasti gli argomenti ma non le ideologie, il linguaggio divulgativo si è trasformato in retorica demagogica e la fatale attrazione per il denaro, quello che tutto può, l'ha fagocitata alienando i loro antichi valori, non sempre condivisibili ma onesti.
Memorabile fu l'intercettazione telefonica di Piero Fassino (all'epoca segretario DS) con Giovanni Consorte "abbiamo una Banca?" e l'esclamazione di Massimo d'Alema, "Facci sognare, Dai!", anch'essa intercettata in un colloquio con Consorte durante l'operazione BNL-UNIPOL del 2005. La "Banca", volevano la banca a tutti i costi, il simbolo di quello che contestavano, nella speranza di poter pendere in mano le redini della società intera. Invece non hanno fatto altro che intrappolarsi negli strumenti perdendo il contatto con la società civile.
Comunque, per tornare oltreoceano, è stato Trump a intercettare le esigenze della maggioranza della popolazione, comprendendo perfettamente che l'America non è limitata a New York e Los Angeles ma esistono anche gli sconfinati territori centrali e che oltre alle "Star" e ai "Finanzieri" ci sono i lavoratori e milioni di persone che hanno estrema necessità di riscatto, di uscire dalla morsa della crisi e di riaccendere la speranza di un futuro, almeno per i loro figli, avendo dato per scontato il loro sacrificio terreno sino alla chiamata al cielo.
Tutti questi, giovani e meno giovani, dotati di uno smartphone, che non leggono il Wall Street Journal, che non leggono gli editoriali delle altre grandi testate editoriali, che non ascoltano i notiziari e i talk show dei potenti media statunitensi, hanno seguito l'onda mediatica e "popolare" dei social media. Il Tam Tam digitale delle opinioni della base sociale ha decretato che fosse Donald Trump il migliore (o il meno peggio) tra i due e non gliene poteva fregare di meno di avere un nuovo primato eleggendo la prima donna allo scranno più alto del mondo. Insomma, hanno pensato per sé stessi, attraverso lo strumento meno pericoloso e più saggio: IL VOTO.
Un voto che ha fatto comunque storia. Val la pena di ricordare infatti che la vittoria è stata totale, potendo perciò i Repubblicani, contare sulla maggioranza sia al Congresso e sia al Senato.
E tutto ciò è accaduto avendo contro tutta la stampa statunitense. Non un appoggio malcelato alla Hillary Clinton, bensì una spudorata, quanto schifosamente ben poco elegante, campagna diffamatoria contro il Tycoon Typhoon Trump.
Una presa di posizione che ha sepolto, in un batter d'ali, la fama di giornalismo equidistante e libertario che la stampa anglosassone si era conquistata in secoli di storia.
Comunque tutto tornerà come prima. Le borse infatti si sono riprese dopo solo poche ore dall'elezione, i giornalisti faranno il solito voltagabbana, almeno sino alla prossima ghiotta occasione, e la finanza spenderà un po di più per ricostruire le strade che portano alle stanze dei bottoni.
Nel frattempo, qualche "intellettuale" nostrano, Fabrizio Rondolino giornalista de l'Unità, tanto per non fare nomi, comincia a pensare che il suffragio universale sia pericoloso per l'occidente.
Pericolosi sono invece tutti, e sono tanti, che la pensano come questo incauto professionista della comunicazione.
Editoriale: Confusion. Latte e formaggio. Sempre più su. Ismea, costi di produzione in ulteriore calo nel III trimestre. Cereali e dintorni. Effetto Trump anche sui mercati agricoli. Lattiero caseari, in espansione all'estero e domanda interna stagnante. La Regione frena il consumo del suolo
SOMMARIO Anno 15 - n° 44 06 novembre 2016 - (in allegato il file scaricabile in PDF)
1.1 editoriale Confusion
2.1 Lattiero Caseario Latte e formaggio. Sempre più su.
3.1 Costi agricoli Ismea, costi di produzione in ulteriore calo nel III trimestre
3.2 turismo esperienziale L'Emilia Romagna al World Travel Market di Londra:
4.1 cereali Cereali e dintorni. Effetto Trump anche sui mercati agricoli
5.1 lattiero caseario Lattiero caseari, in espansione all'estero e domanda interna stagnante
5.2 caccia Caccia. Pompignoli su piano venatorio: non contrapporre agricoltori e cacciatori
6.1 SUOLO La Regione frena il consumo del suolo
7.1 eima bologna Viabilità e trasporti: le novità "intorno" ad EIMA International
8.1 promozioni "vino" e partners
8.2 promozioni "birra" e partners
Tra certezze e sondaggi. Dal Brexit non più Brexit, alla vittoria non più scontata di Hillary al referendum costituzionale e la presumibile vittoria del NI. O forse non ci sarà proprio.
di Lamberto Colla Parma 6 novembre 2016
Sino a poche ore fa, se una certezza v'era, risiedeva nell'uscita del Regno di Sua Maestà Elisabetta II dall'UE. Il referendum popolare aveva sancito, seppure non in modo chiarissimo, la volontà del popolo britannico a abbandonare l'Unione, decidendo quindi di non completare il processo di integrazione avviato e mai portato a termine nel 1972. Tanto è vero che oltremanica è sempre stata in vigore la moneta locale (Sterlina), le unità di misura erano e sono ancora quelle anglosassoni (ll Chilogrammo, il litro e il metro sono noti agli inglesi come a noi lo sono la libbra, l'oncia e il miglio).
Fatto sta che, mentre era in pieno allestimento la laboriosa macchina che avrebbe dovuto traghettare "rapidamente" ogni cosa di sua Maestà sulla grande isola del Mare del Nord, la Corte Suprema di Londra ha accolto il ricorso presentato dalla nutrita fronda degli europeisti, stabilendo che il governo britannico dovrà richiedere il voto del Parlamento per avviare il processo di uscita dall'Unione Europea. Una questione imbarazzante per la premier Theresa May la quale sembra invece orientata a proseguire il cammino intrapreso e a far votare l'articolo 50 del trattato di Lisbona, contando su una solida maggioranza. Brexit Si o No?
Incertezza per incertezza, oltreoceano invece, il "Typhoon Trump" sta investendo la "Clinton Troop".
Un uomo solo contro tutti, contro persino il proprio partito, sta navigando a gonfie vele e, proprio nelle ultime ore, i sondaggi lo vedono addirittura favorito. Pochi punti percentuali separano i due candidati al governo della più grande potenza economica e militare del mondo e la vittoria dell'uno sull'altra sarà determinante dal numero di coloro che andranno a votare.
Urne tradizionalmente poco frequentate, quelle statunitensi, che nel caso dovessero, anche di poco, superare la quota delle precedenti tornate elettorali, i nuovi voti sarebbero, molto probabilmente, della frangia di protesta e quindi favorevoli a Trump, o per meglio dire, assolutamente contrari alla Clinton e al "mondo" che rappresenta. Martedi 8 novembre il popolo americano sarà protagonista, almeno per un giorno.
E qui, nella piccola Italia, nel regno dei complotti e delle trame oscure di medievali ricordi, la personalizzazione del Referendum voluta da Matteo Renzi non sta dando i frutti sperati. Gli ultimi sondaggi indicano il fronte del "No" avanti (tra il 51,5 e il 52%) sui sostenitori del "Si" e la paura di perdere sta facendo tremare il Governo al punto tale da avanzare l'ipotesi di uno slittamento primaverile della data delle consultazioni referendarie.
Voci di corridoio s'intende, alle quali però fa seguito la proposta ufficiale dello stesso Ministro dell'Interno, leader di NCD, Angelino Alfano lanciata dai microfoni di rete 102.5 lo scorso giovedi, invocando la scusa del terremoto che ha tramortito il centro Italia. Smentita immediata di Renzi ma in seguito fatta propria da alcuni Sindaci dei comuni terremotati.
E se una tale richiesta dovesse venire formalizzata da quella popolazione, chi mai avrebbe il coraggio di opporsi pur di garantire un po' di tranquillità a quei concittadini che, dal 24 agosto a oggi, sono stati "torturati" da oltre 22.000 scosse telluriche? La paura fa 90.
Troppa segretezza pone dubbi sulla equità del corposo trattato di libero scambio n discussione tra USA e UE. I tanti dubbi sulla "NATO del commercio" che emergono qua e là sono stati "dimenticati" dalla politica europea.
di Lamberto Colla ---
Parma, 25 maggio 2014 -
La prima battuta d'arresto sul negoziato tra USA e UE per un libero scambio commerciale avvenne poco meno di un anno fa all'indomani dello scandalo delle intercettazioni statunitensi (Data Gate - svelato da Edward Snowden) nei confronti di alti diplomatici e politici UE. Non era ancora trascorso un mese dalla firma di interesse a procedere verso quello che fu soprannominato la "NATO del commercio" che il programma già rischiava di abortire. Poi più nulla o quasi. Un silenzio quasi totale sull'argomento, almeno sino a pochi giorni fa. Un leggero venticello ha iniziato a muovere qualche foglia con l'arrivo di Obama in Europa nei giorni scorsi. Un tour, che a detta di alcuni osservatori, aveva come scopo principale di fare pressione perché si raggiunga in tempi brevi alla stipula del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) o TAFTA (Transatlantic Free Trade Area).
Certamente un mercato molto appetibile quello che si realizzerebbe, il più grande in assoluto, coinvolgendo una popolazione complessiva di 800 milioni di persone. Ma, come è prerogativa americana, l'apertura liberale dovrebbe propender molto maggiormente verso gli altri. Le potenti lobby USA, secondo una ricostruzione di Paolo Raffone sul sito illsussidiario.net e riportato da Italia Oggi lo scorso 29 aprile a firma di Tino Oldani, hanno messo in campo 600 consulenti (altre fonti sostengono 400, ma pur sempre è un piccolo esercito) a disposizione dell'amministrazione Obama che si contrappone a soli 6 o 7 rappresentanti UE guidati dal tedesco Paul Nemitz, che fa parte della Direzione Generale Giustizia della Commissione Ue.
- Un segreto tra i meglio custoditi in Europa -
Ma quali segreti devono essere così gelosamente custoditi tanto che nessun membro di gabinetto di Manuel Barroso sembra autorizzato a partecipare alle riunioni bilaterali? Tanta segretezza fa sorgere altrettanta diffidenza rafforzata dal fatto che alla guida della commissione ci sta un tedesco ma, guarda caso, nessun italiano. Il dubbio che ancora una volta l'europa lavori per Berlino ci sta tutto.
Ma ciò che risulterebbe inaccettabile, almeno dal poco che è trapelato e immediatamente diffuso dalle testate nazionali dei diversi paesi europei, è il forte sbilanciamento verso una liberalizzazione quasi totale a favore delle "Multinazionali" a danno addirittura dei Paesi sovrani.
Sull'argomento si è espresso molto categoricamente il senatore francese (centrista) Jean Arthuis che, a dir il vero, nel suo post parla di "7 buone ragioni per opporsi"
Al primo punto pone proprio la questione della sovranità nazionale: " Primo – mi oppongo alla composizione privatistica delle controversie fra Stati ed imprese. Domani, come vuole la proposta americana, un'azienda che si ritenga lesa dalla decisione politica di un Governo vi potrebbe ricorrere. È l'esatto contrario della mia idea della sovranità degli Stati." In pratica verrebbe a crearsi un "tribunale speciale" che giudicherebbe i contenziosi tra Imprese (leggi multinazionali) e Stati sovrani.
Di fatto quindi, verrebbe creata una istanza giuridica davanti alla quale un investitore potrà trascinare uno Stato europeo, se questo ha messo in atto misure che possano danneggiarlo economicamente e richiederne il risarcimento.
E poi c'è tutto il grande capitolo dell'agroalimentare. Due opposte filosofie che si scontrano duramente. OGM dal lato statunitense e DOP da quello europeo, seppure molto più sentito nell'area mediterranea ma concetto molto meno radicato nei paesi del nord. Senza nulla togliere alla ricerca scientifica, da sempre motore di sviluppo sociale e economico, ma personalmente preferisco la DOP!
La partita alimentare, da italiano, mi sta molto a cuore e mi auguro che di questo sentimento siano anche gli Eurodeputati che oggi - 25 maggio 2014 - verranno eletti al Parlamento Europeo .
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