La soluzione progettuale è pronta, tutte le Istituzioni sono impegnate con l'obiettivo di raggiungere il finanziamento in tempi rapidi. In aprile 2011 Regione, Aipo, Autorità di bacino del fiume Po, Provincia di Parma e i cinque Comuni interessati siglarono un protocollo d'intesa per la sicurezza idraulica della città di Parma e del nodo idraulico di Colorno -
Parma, 16 ottobre 2014 -
Per la cassa di espansione sul torrente Baganza c'è una soluzione progettuale messa a punto da Regione, Aipo e Università di Parma e trasmessa al Ministero dell'Ambiente. Tutte le Istituzioni - Regione, Provincia, Comune di Parma, Ministero dell'Ambiente e Italia Sicura - sono impegnate e stanno lavorando insieme con l'obiettivo del finanziamento in tempi rapidi; nei prossimi giorni su questo tema è previsto un incontro tra Regione ed Enti locali. I lavori potranno partire, infatti, quando saranno trasferiti alla Regione gli 8 milioni di euro già previsti nell'Accordo di programma e reperiti gli ulteriori 20 milioni necessari per la realizzazione dell'opera.
In aprile 2011 Regione, Aipo, Autorità di bacino del fiume Po, Provincia di Parma e i cinque Comuni interessati (Collecchio, Colorno, Felino, Parma e Sala Baganza) siglarono un protocollo d'intesa per la sicurezza idraulica della città di Parma e del nodo idraulico di Colorno. In seguito all'accordo sono state subito avviate le indagini tecniche e gli studi necessari alla definizione delle opere; in particolare, attraverso la convenzione stipulata tra Aipo e Università di Parma, sono stati realizzati gli approfondimenti idraulici per verificare la soluzione più adeguata all'inserimento della cassa di espansione nel nodo idraulico complessivo di Parma-Colorno. Da questi studi è emersa l'opportunità di costruire un'unica cassa di 4,6 milioni di metri cubi di invaso (corrispondente a poco meno della metà di quella già funzionante sul torrente Parma), anziché un sistema articolato di casse, come previsto in una prima ipotesi progettuale.
"Un'unica cassa in linea - spiega il professor Paolo Mignosa, responsabile scientifico della ricerca in materia idraulica per l'Università di Parma, che ha lavorato allo sviluppo della modellistica - rappresenta la soluzione più economica, più flessibile, grazie agli organi mobili analoghi a quelli presenti sulla cassa del Parma, e di minore impatto ambientale. Ma soprattutto, anche alla luce di quanto purtroppo è successo a Parma, la cassa di espansione costituisce la soluzione migliore per garantire la sicurezza del territorio".
L'ipotesi individuata comporta tuttavia la necessità di realizzare l'opera nella sua interezza, per cui è indispensabile, per poter avviare i lavori, avere a disposizione l'importo totale. Dal 2011 la Regione ha lavorato assieme ai vari Governi, Ministri e oggi con Italia sicura - Struttura di missione contro il dissesto, per costruire un'ipotesi di finanziamento. In attesa del trasferimento degli 8 milioni già definiti dall'accordo, nello scorso mese di gennaio la Giunta ha ribadito e trasmesso al Ministero dell'Ambiente la richiesta degli ulteriori 20 milioni necessari a completare il finanziamento dell'opera. Questa richiesta è stata inoltrata anche dall'Autorità di Bacino del Po, che candida la cassa al finanziamento per "infrastrutture verdi", ovvero per quelle opere che svolgono la duplice funzione di difesa del territorio e valorizzazione dell'ambiente. É una delle priorità che in ogni caso la Regione ribadirà nel prossimo Accordo di programma che verrà siglato con il Governo nelle prossime settimane.
(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)