Di Giulia Bertotto Roma, 14 dicembre 2023 (Quotidianoweb.it) - Quotidianoweb intervista oggi Jacopo Coghe, presidente e portavoce di ProVita&Famiglia.
L’uccisione di Giulia Cecchettin da parte dell’ex fidanzato ha generato comprensibile indignazione e scandalo (ma anche morbosità e pornografia del dramma) nell’opinione pubblica, così si è tornati a parlare di educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Secondo Coghe, assistiamo ad una strumentalizzazione di questo delitto per portare nelle aule un piano educativo ideologico e propagandistico.
Dottor Coghe, secondo lei si sta imponendo in maniera pretestuale un nuovo modello di sessualità, intimità e dell’identità di genere, che stravolge i valori tradizionali della nostra società.
Sì, esattamente. A seguito di questo terribile omicidio il Ministero dell’Istruzione, nella persona del ministro Valditara, ha presentato un progetto da applicare in tutte le scuole, dal titolo “Educare alle relazioni” e nel suo discorso ha annunciato che il responsabile sarebbe stata Paola Concia, ex deputata del PD e attivista LGBT. Ci siamo opposti con fermezza per via delle sue idee e della sua provenienza politica. A noi sembra il colmo, dare in mano a una paladina LGBT il tema delicatissimo e profondo delle relazioni e dei legami intimi. E questo, per giunta, lo fa un Governo di destra, farebbe ridere se non fosse triste e pericoloso per i nostri giovani.
Nel caso si ammetta il valore di questa figura, dovrebbe almeno trattarsi di un professionista come uno psicologo, pedagogista, formatore dell’infanzia: una figura “neutra”, che non abbia un ruolo politico e non sia estratto da un ambiente politico.
Sì, sarebbe preferibile, tuttavia noi riteniamo che l’educazione affettiva, sessuale ed emotiva sia di competenza della famiglia e che la scuola trasmetta i valori che le spettano, come il rispetto tra coetanei e verso gli adulti. Questi sono i principi morali che competono all’istituzione scolastica, ma non sono quelli della coppia e della genitorialità. Da circa dieci anni infatti, la nostra associazione si occupa di difendere la libertà educativa dei genitori e sono sempre di più le segnalazioni dei genitori che ci raccontano come delle attività scolastiche dei figli “contro il bullismo” o presunti “corsi all’affettività”, poi si rivelano lezioni sulla masturbazione, istruzioni alla contraccezione, all’omosessualità, all’omogenitorialità e all’utero in affitto. È quindi molto difficile che venga nominata una figura neutra in quanto su questi temi anche l’Ordine degli psicologi è fortemente ideologizzato e molti temono il giudizio e lo stigma se non si allineano alle politiche della sessualità fluida. La nostra richiesta -per evitare quindi di fare danni nella psiche dei nostri bambini e ragazzi- è quindi quella di ritirare completamente il progetto.
Però si potrebbe replicare: è evidente che qualcosa non funziona nella nostra società se accadono questi eventi criminali e tragici in grande numero. La frequenza e gli elementi comuni dimostrano che non è solo un fatto individuale e famigliare ma anche sociale e collettivo. E dunque occorrerà pur fare qualcosa per tentare di arginare il fenomeno.
Sappiamo che in molti paesi del Nord Europa già da anni si sperimentano corsi scolastici sull’affettività, tuttavia i femminicidi non diminuiscono, anzi, e le violenze familiari accadono allo stesso modo. Perché dovremmo importare un modello educativo sperimentale che non sta affatto dando buoni risultati? Credo che questo tipo di crimini atroci sia da valutare caso per caso. Inoltre credo che non sia il patriarcato, ma semmai il disordine relazionale e il caos dilagante nelle famiglie a influire su questi fenomeni: per alcune delle femministe che hanno vandalizzato la nostra sede a Roma è sano emancipare la donna tramite il porno e siti che vendono i corpi per procreare neonati per altri.
Forse molti hanno letto cosa scriveva l’omicida di Giulia, messaggi di supplica, pare dormisse con un orsacchiotto. Non sto negando la ferocia di quanto ha commesso e che pagherà alla giustizia, ma non mi sembra l’atteggiamento di un maschio-patriarca, ma più quello di una persona con gravi disturbi dell’identità, dell’affettività, della capacità di comunicare, di stimarsi e stare con gli altri. All’interno della famiglia si impara l’alterità e la libertà dell’altro di amarci e di allontanarci.
A chi giova un mondo in cui i bambini non sanno se sono maschietti o femminucce? A chi giova un mondo in cui i riferimenti sociali, comunitari, famigliari, gerarchici, di appartenenza, saltano via?
La ragione è banale ma difficile da sradicare; è sempre il profitto. La fluidità di genere, ma anche nel lavoro, nell’abitare, lo sradicamento esistenziale giova al commercio e all’ordine capitalista, perché individui che non hanno nulla e non sanno chi sono, consumano in maniera sempre più compulsiva. Persone atomizzate senza una comunità sono manipolabili dalle mode del momento, che oggi sono anche quelle di una finta etica superficiale. Non solo, non conoscendo il valore dell’umano, venderanno anche loro stessi. È questo che si cerca di fare già con i nostri bambini.