In attesa di della pubblicazione del decreto, quale è lo stato dei lavori avviati con il D.L. 91/2017, istitutivo delle Zone Economiche Speciali, e il D.P.C.M. 12 del 25 gennaio 2018?
Attualmente le strutture interne delle otto ZES attive nelle Isole e nel Sud (Abruzzo, Adriatica interregionale Puglia-Molise, Calabria, Campania, Ionica interregionale Puglia-Basilicata, Sardegna, Sicilia Occidentale e Sicilia Orientale) stanno preparando la documentazione attestante il lavoro svolto nell’ultimo anno, tra domande ricevute, autorizzazioni concesse, insediamenti aziendali e dati occupazionali previsionali.
Ricordiamo che lo sportello unico di ogni singola ZES è nato per garantire un punto di accesso a cui possono rivolgersi i soggetti interessati a investire nelle aree portuali, retroportuali o nelle piattaforme logistiche, per usufruire di semplificazioni amministrative, agevolazioni fiscali e altri potenziali benefici previsti dalle singole regioni fino al 31 dicembre 2023.
E’ facilmente immaginabile quali siano stati gli impegni assunti dalle singole strutture, i problemi riscontrati e le difficoltà superate dalla filiera strutturale, a partire dai commissari straordinari, dai direttori generali, dai project manager fino a tutti i funzionari coinvolti nelle relazioni avviate cittadini interessati e addetti ai lavori.
I funzionari degli Enti Locali, a quanto pare, non sempre conoscevano le norme agevolative previste dal D.L. 91/2017, a cui ha fatto seguito il D.P.C.M. 12 del 25 gennaio 2018 che ne ha stabilito modalità, benefici, strutture, durata, ecc.
Le problematiche da risolvere, in verità, apparivano già evidenti dall’analisi delle aree candidate dai Comuni interessati: aree frastagliate, particelle catastali parzialmente ammesse, aree spesso identificate velocemente con le zone PIP, l’ assenza di collegamenti infrastrutturali tra le aree individuate, ad esempio.
Successivamente, sono emerse ulteriori problematiche legate ai tempi di accesso alle agevolazioni fiscali previste (l’estensione dei benefici al 2023 è stata comunicata solo a fine dicembre 2022) rispetto alla reale durata dell’investimento per l’insediamento aziendale (un esempio su tutti: l’acquisizione del terreno, la costruzione dell’opificio e l’implementazione di macchinari e di attrezzature è difficilmente realizzabile nell’arco di un singolo periodo d’imposta) che ha portato spesso il management aziendale estero a desistere dall’insediamento.
E la previsione di nessuna agevolazione per il recupero di immobili esistenti e in stato di abbandono, nonostante il migliore impatto ambientale prevedibile, non ha di certo favorito gli insediamenti.
Altro aspetto fondamentale emerso negli ultimi mesi è l’esistenza di autorizzazioni parziali in attesa delle valutazioni di impatto ambientale, ove necessario, che ha reso il nuovo decreto legge necessario nei punti della bozza in cui l’autorizzazione unica deve comprendere la valutazione di impatto ambientale.
Insomma, una miscela che ha generato scarso appeal, senza tralasciare un dato evidente che ha segnato fin dall’istituzione le nostre ZES le forme agevolative di altri Stati amministrative (autorizzazioni in 24 ore) e fiscali (detassazione degli utili societari).
I problemi erano noti, certo, tra gli esperti di settore. Non a caso, a inizio anno la Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli esperti Contabili di Taranto ha sottolineato la necessità di “lanciare la necessità della riperimetrazione delle aree ZES basata sulla caratterizzazione di ogni singola area favorendo filiere produttive in una economia circolare degli scarti. Una logistica da “ultimo miglio o km zero” per esaltare la funzionalità dei collegamenti e dei trasporti all’interno di un’area ZES specifica e per rendere maggiormente appetibile l’insediamento nel nostro territorio di imprese italiane e internazionali e favorire la crescita occupazionale ed economica del nostro territorio”.
“Una previsione normativa di una durata almeno triennale delle agevolazioni fiscali per l’attrazione degli investimenti produttivi nelle aree della ZES e la necessità di previsioni normative sospensive delle imposizioni fiscali sui tributi locali e regionali e delle contribuzioni per le nuove assunzioni”.
In attesa della pubblicazione del decreto, nella bozza del D.L. recante le “disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese”, possiamo prevedere quali saranno i benefici e le criticità?
La riorganizzazione prevede la gestione centralizzata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con i poteri assegnati ad una Cabina di Regia e ad una Struttura di Missione che, probabilmente, appesantirà l’iter amministrativo di gestione di numerose pratiche a cui far fronte.
Facile immaginare sia possibili conflitti operativi tra la Struttura di missione e i singoli Enti Locali e sia sovrapposizioni di competenza tra tutti gli Enti coinvolti, certamente non auspicabili.
La prima criticità operativa è stata affrontata con una soluzione poco condivisibile:
ci ritroviamo adesso di fronte ad una riperimetrazione che ha esteso alcuni benefici economici dalle aree portuali e retroportuali all’intera area SUD, con facili deduzioni circa l’impatto dei ridotti benefici fiscali e la conseguente riduzione della capacità attrattiva per i futuri insediamenti aziendali di multinazionali estere e, a cascata, un lieve impatto occupazionale.
La seconda criticità è stata accolta:
è prevista l’estensione triennale dei benefici economici laddove si legge che le somme di 1,5 miliardi di euro annuali sono previste per tre anni (incluse però le somme già precedentemente destinate dai fondi strutturali al SUD).
Risorse che, rispetto alla precedente previsione di aree localizzate presso porti e interporti, sono esigue per l’intera area del SUD e delle ISOLE.
Alcuni passaggi circa i procedimenti amministrativi e i beni agevolabili li riportiamo integralmente a beneficio dei lettori più esigenti.
Infatti, nella bozza del Decreto Legge recante le “disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese” si legge:
“Nell’ambito dell’area della ZES Unica il Sportello Unico Digitale ZES rappresenta il livello essenziale delle prestazioni e ha competenza in relazione:
- ai procedimenti amministrativi inerenti alle attività economiche e produttive di beni e servizi e di tutti i procedimenti amministrativi concernenti la realizzazione, l’ampliamento, la cessazione, la riattivazione, la localizzazione e la rilocalizzazione di impianti produttivi;
- ai procedimenti amministrativi riguardanti l’intervento edilizio, compresi gli interventi di trasformazione del territorio ad iniziativa privata e gli interventi sugli edifici esistenti e quelli necessari alla realizzazione, modifica ed esercizio di attività produttiva;
- ai procedimenti amministrativi riguardanti la realizzazione, l’ampliamento la ristrutturazione di strutture dedicate ad eventi sportivi o eventi culturali di pubblico spettacolo.
Nel rispetto delle normative vigenti in materia di valutazione di impatto ambientale. L’autorizzazione unica sostituisce tutti i titoli abilitativi e autorizzatori comunque denominati, necessari alla localizzazione, all’insediamento, alla realizzazione, alla messa in esercizio, alla trasformazione, alla ristrutturazione, alla riconversione, all’ampliamento o al trasferimento nonché alla cessazione o alla riattivazione delle attività economiche, industriali, produttive e logistiche.”
E ancora:
“A decorrere dal 1° gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2026, alle imprese che effettuano l'acquisizione dei beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise, sarà attribuito un credito d'imposta nella misura massima consentita dalla medesima Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027.
Alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli, nel settore della pesca e dell'acquacoltura, e nel settore della trasformazione e della commercializzazione di prodotti agricoli, della pesca e dell'acquacoltura, che effettuano l'acquisizione di beni strumentali nuovi, gli aiuti sono concessi nei limiti e alle condizioni previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali e ittico.
Sono agevolabili gli investimenti, facenti parte di un progetto di investimento relativi all'acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio, nonché all'acquisto di terreni e all'acquisizione, alla realizzazione ovvero all'ampliamento di immobili strumentali agli investimenti. Il valore dei terreni e degli immobili non può superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato.”
In conclusione, dal prossimo 1° gennaio 2024 sarà dunque istituita la Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno, di seguito denominata «ZES» o «ZES UNICA», che ricomprende Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, e l’auspicio è che il Ministro Fitto ci abbia visto giusto. E che ci sia, soprattutto, una forte accelerazione degli investimenti al SUD.